Ottobre in musica – Atmosfere progressive (e non solo…)

Sì, so benissimo che il mese di Ottobre non è ancora terminato, ma la mia passione per la musica mi impedisce di aspettare di pubblicare questo post l’ultimo giorno del mese, perciò… gustiamoci questo interessante tour all’insegna di un passato che, per nostra fortuna, è e sarà ancora il nostro presente (nonché futuro). Chissà, magari a Novembre proporrò un altro articolo del genere, nel frattempo “becchiamoci” questo.

Ottobre 1968

Nasceva in questo periodo il secondo (ed omonimo) album dei The Traffic, band dal carattere squisitamente folk, condita da qualche sprazzo di progressive che apparirà esplicitamente nel 1970, anno nel quale fu pubblicato il capolavoro “John Barleycon Must Die”. In questo secondo album, colpisce soprattutto il grande apporto del chitarrista Dave Mason, il quale diventa anche protagonista di alcune canzoni dell’album. Prima fra tutte, l’allegra “You Can All Join In” e “Vagabond Virgin”. Particolarmente suggestiva e malinconica è invece “No Time To Live”, forse la canzone più commovente del disco.

10 Ottobre 1969

Venne concepito un capolavoro senza tempo, dall’atmosfera squisitamente “progressive”: “In The Court Of The Crimson King”. Secondo molti critici, questo album rappresenta il primo ed autentico esperimento afferente al genere rock progressivo, condito da elementi di musica classica e melodie jazzistiche. Dopo “The Dark Side Of The Moon” dei Pink Floyd, tale album viene collocato al secondo posto nella lista dei migliori 50 album progressive di tutti i tempi. Si narra, però, che la copertina rappresentativa dell’album giocò un ruolo fondamentale nel decretarne il successo immediato.

Effettivamente, la stessa è alquanto originale e venne disegnata da un giovane programmatore di 23 anni che scomparve prematuramente a causa di un attacco cardiaco. In essa viene raffigurato il volto di un uomo spaventato e urlante, simile in prima approssimazione all’urlo di Munch, ma con una denominazione ben precisa. Quell’uomo misterioso è uno schizoide, simbolo dell’individuo del XXI secolo di cui si parla nel primo brano. A causa dell’enigmaticità associata a tale copertina, la stessa viene considerata una delle più significative della storia del rock, insieme a quella di “Dark Side Of The Moon” e quella di colore bianco dei “The Beatles”.

10 Ottobre 1970

Come non ricordare una delle copertine più curiose della storia del rock? Sto parlando di una mucca di razza Frisona, la stessa mucca rappresentante dell’album “Atom Heart Mother” dei Pink Floyd. Il disegnatore che la propose al gruppo asseriva che tale immagine avrebbe avuto un gran successo proprio a causa della presenza della mucca la quale, a suo dire “attirava lo sguardo più di quanto potesse sperare: era diversa perché così normale.”

Questo album presenta una struttura davvero particolare, considerando che il primo lato del disco è interamente dedicato alla suite omonima al titolo dell’album (come tra l’altro accade anche nel Lato B di “Foxtrot”, album dei Genesis). Tale suite, della durata di 23 minuti circa, è particolarmente evocativa anche grazie alla presenza di un arrangiamento orchestrale. Ma ciò che forse potrebbe lasciare ancora più di stucco è l’ultima track dal titolo “Alan’s Psychedelic Breakfast”, un brano strumentale diviso in tre sezioni con in sottofondo i rumori associati alla prima colazione. Nello specifico, come da titolo, una colazione psichedelica “alla Pink Floyd”.

23 Ottobre 1970

No, all’appello non potevano certamente mancare i grandi Genesis, profondi sperimentatori del genere progressive e fautori dello straordinario “Trespass” (Genesi dell’album). Un album peraltro ispirato, come da loro stessi dichiarato, al primo lavoro dei King Crimson. L’atmosfera agreste e celestiale che permea in tutto l’album è essenzialmente dovuta al significativo apporto di Anthony Phillips, grande chitarrista che da lì a poco avrebbe abbandonato il gruppo causandone uno smarrimento iniziale che ben presto sarà colmato dalla successiva nascita di “Nursery Cryme” (per approfondire: cliccate qui). Tra tutte le canzoni dell’album, particolarmente intrigante è “Stagnation” nella quale si narra, a detta di Gabriel, lo scoppio di una guerra nucleare. Nelle note di Giovanni De Liso, il brano viene così introdotto.

 

Dedicata a Thomas S. Eiselberg, uomo molto ricco, che fu abbastanza saggio da spendere tutta la sua fortuna per seppellirsi molte miglia sotto terra. Come ultimo membro sopravvissuto della razza umana, egli ereditò il mondo intero.

 

Un’altra canzone di rilievo è “The Kinfe”, che peraltro simboleggia la copertina stessa dell’album, “sfregiata” da un coltello.

31 Ottobre 1971

Nasceva “Meddle”, sesto album dei Pink Floyd, il cui Lato B è interamente occupato dalla suite “Echoes”. La prima traccia, “One Of These Days”, divenne un singolo di successo, sebbene io nutra particolare ammirazione per “A Pillow Of Winds”, una canzone d’amore scritta da Roger Waters e composta dal chitarrista David Gilmour. La copertina dell’album è piuttosto enigmatica e ancora oggi suscita nei fan i più profondi interrogativi. Sembra che in essa vi sia raffigurato un orecchio in posizione ravvicinata ma in qualche modo confuso dagli anelli d’acqua scattati da Robert Dowling e che furono sovrapposti insieme alla foto dell’orecchio.

6 Ottobre 1972

I Genesis produssero il famigerato “Foxtrot” (potete trovarlo in un mio vecchio articolo, a questo link) album meraviglioso nel quale figura una delle suite più emblematiche e rappresentative del rock progressivo: “Supper’s Ready” (per tutti i dettagli vi rimando qui).

10 Ottobre 1973

La band progressiva “Renaissance” (nata dalle ceneri degli “Yardbirds”), la cui frontman fu la straordinaria Annie Haslam (ebbene sì, finalmente una donna attiva nel campo del progressive!) può anch’essa vantare di una corposa e interessante discografia. In particolare, si sviluppò in questo periodo l’album “Ashes Are Burning”, considerato uno dei migliori album del gruppo, nel quale figura la presenza di un’orchestra sinfonica. Tale band ha sempre coltivato un forte interesse per la musica classica, elemento che si riscontra spesso nella loro produzione discografica. Nel particolare, il pianoforte si rivela essere lo strumento principe della prima traccia del disco appena menzionato, nonché dell’ultima (Ashes Are Burning).


26 Ottobre 1973

Un classico dei The Who fa capolino nel panorama del rock/hard rock: “Quadrophenia”, lo spettacolare concept album elaborato di sana pianta da Pete Townshed, principale vocalist della band. Questa opera rock vede come protagonista Jimmy, un adolescente alle prese con i tipici problemi legati alla sua età. Ogni singola canzone dell’album racchiudé in sé un significato alquanto profondo e la copertina dai toni scuri e malinconici richiama alla mente la profonda crisi interiore del giovane, nonché il suo desiderio di affermazione nella spietata società in cui vive.


5 Ottobre 1974

I King Crimson producono “Red”, classificato come pietra miliare da Ondarock. La prima traccia omonima al disco è interamente strumentale ed è costruita attorno ad un energico riff di chitarra, sebbene la parte centrale della stessa includa una sovraincisione di violoncello accreditata a un turnista di cui tutt’oggi non si conosce l’identità. Nella copertina dell’album sono raffigurati (a partire da sinistra): John Wetton, Bill Bruford e Robert Fripp.

18 Ottobre 1975

I The Who si ripropongono con un classico di minore spessore rispetto ai precedenti ma comunque piacevole da ascoltare: “The Who By Numbers”. In questo album traspare tutta la tristezza di un Pete Towshend alquanto disilluso dal mondo e dall’industria musicali, tanto da considerare l’idea di smettere di suonare e di abbandonare la band all’età di trent’anni, considerando che ormai il gruppo stava perdendo lo spessore culturale che aveva acquisito in precedenza. La copertina del disco è composta da un disegno del bassista John Entwistle che raffigura tutti i membri della band. Una canzone particolarmente significativa è “Imagine A Man”, nella quale traspaiono sentimenti malinconici conditi da profondi interrogativi concernenti un futuro personale e musicale assai incerti.

3 Ottobre 1983

I Genesis tornano all’attacco con un album ben poco acclamato dai fan storici del gruppo. In effetti, il titolo del disco non è per nulla originale (“Genesis”), ma la preponderanza del pop mescolato al rock non può non catturarci per lo meno nelle prime canzoni che lo costituiscono. In effetti, la potenza vocale di Phil Collins non si può discutere (la sua risata è a dir poco agghiacciante) e nella prima traccia siamo testimoni della disperazione di un cliente alle prese con una prostituta della quale sembra essersi perdutamente innamorato e che egli chiama “Mama”. Ma questa sorta di innamoramento non è altro che una pericolosa ossessione.

Riuscirà mai a liberarsene?

Ottobre in musica
Ottobre in musica

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

4 Risposte a “Ottobre in musica – Atmosfere progressive (e non solo…)”

  1. Mi fa piacere sapere che ti piace anche il progressive di Canterbury, considerato un po’ di nicchia, ma che io amo particolarmente.
    Quadrophenia però non saprei se considerarlo progressive… Concept album, opera rock, sicuramente, però mancano gli elementi tipici del genere.

    1. Sì, mi piacciono molto anche i Camel, soprattutto “Mirage” e “The Snow Goose”. In effetti “Quadrophenia”, così come un po’ tutte le opere dei The Who, è un’opera rock/hard rock a tutti gli effetti e di rock progressivo non c’è nulla…

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