Trespass: l’atmosfera agreste, celestiale e nero-gotica siglata Genesis

  • Questo album, seppur non molto famoso, è molto particolare e, come tutti gli album appartenenti alla cosiddetta “Era Gabriel”, di difficile interpretazione. Provando ad analizzare i testi che lo compongono, però, risulta indubbio evidente la profonda maturità di queste giovani promesse della musica degli anni 70′.

 

Secondo lavoro in studio del gruppo Genesis, pubblicato il 23 Ottobre 1970, Trespass è un album di qualità le cui canzoni presentano un’atmosfera pastorale, agreste e celestiale, come suggerisce la copertina di colore azzurro tenue, che, paradossalmente, presenta un lato oscuro: infatti, questa è sfregiata da un coltello, in quanto fa riferimento alla specifica canzone dell’album “The Knife” (appunto “Il Coltello”).

Inoltre, nonostante musicalmente sembri un album dalla quieta e silenziosa atmosfera, la traduzione del titolo suggerisce tutt’altro: “Trespass” significa infatti “Trasgressione”. Questa antinomia è rappresentata dalle immagini raffigurate agli angoli della copertina: in alto a destra sembra esserci un volto somigliante a un demone, contrapposto all’amorino in basso a sinistra, il cui volto suggerisce, al contrario del precedente, purezza ed innocenza. L’architettura gotica rappresentata contribuisce alla creazione di un clima ricco di mistero e di immagini occulte.

Il tema del doppio sembra quindi perpetrare anche in tale contesto ed investire con forza la tanto impetuosa lotta tra bene e male.

Trespass
Trespass: la copertina dell’album

Trespass è l’ultimo lavoro con il chitarrista Anthony Philips, cui membri del gruppo erano molto legati. La sua dipartita lascerà infatti un grande vuoto e ai Genesis occorrerà parecchio tempo per riprendersi da questo abbandono, motivato dai problemi di salute dell’artista manifestatisi durante le sessioni di registrazione e dalla sua cosiddetta “fobia da palcoscenico.”

Per quanto mi riguarda, mi è occorso del tempo per apprezzare questo album. All’inizio lo trovavo noioso, o meglio, poco interessante rispetto agli album successivi, le cui canzoni risultano più diversificate dal punto di vista melodico e compositivo. Ma, come spesso accade, il primo ascolto non è sempre determinante al giudizio di un album, specialmente del genere rock progressivo.

È necessario analizzare ulteriormente il lavoro per comprenderne appieno l’originalità, occorre concentrarsi per fare in modo che ogni singola emozione provata dai componenti della band – allora nemmeno ventenni – venga trasmessa all’ascoltatore, affinché egli stesso riesca ad interiorizzare e a comprendere, secondo le sue personali impressioni, ogni singola canzone.

Infatti, ho avuto modo di notare, dopo ascolti frequenti, degli slanci compositivi molto elaborati – nonché più maturi – rispetto al precedente album d’esordio “From Genesis To Revelation“.

L’album è diviso in due parti che contengono tre canzoni ciascuna:

 

LATO A:

  • Looking For Someone
  • White Mountain
  • Visions Of Angels

 

LATO B:

  • Stagnation
  • Dusk 
  • The Knife

 

La traccia che preferisco in assoluto è Stagnation, la cui melodia paradisiaca mi conduce in un’oasi di tranquillità. Soltanto nel finale la canzone acquista un ritmo più duro, scandito dalla grande voce di Peter Gabriel e dai cori degli altri membri della band (Tony Banks, Mike Rutherford, Anthony Philips, John Mayhew).

La canzone inizia con un meraviglioso arpeggio di chitarra e con dei cori che io definirei “celestiali”, facendo ancora una volta riferimento alla copertina dell’album. In particolare, dal minuto 1’17” al minuto 1’41”, sembra essere avvolti da una delicata sensazione che dona allo spirito un senso di appagamento e di serenità. Questa percezione si protrae per buona parte della canzone ed è sublimente scandita dal flauto traverso suonato da Peter, che inoltre contribuisce alla costruzione di un’atmosfera pacifica, magica e surreale.

Sono comunque presenti vari cambi di ritmo, e, al minuto 4’02”, la delicata voce di Peter fa di nuovo capolino, tingendo la canzone di una tristezza silenziosa, che suscita compassione nell’ascoltatore. Questa parte compositiva è tratteggiata dal suono delle chitarre in sottofondo, che accentuano tale stato d’animo.

Successivamente, la voce di Peter cambia nuovamente, trasformandosi, dopo “i cori angelici” intonati ad arte dagli altri componenti della band – in una voce roca e forte, forse bisognosa di aiuto; una voce disperata, accentuata dalle parole “I wanna drink!” (Ovvero: “Ho bisogno di bere!”).

Secondo la mia personale interpretazione, questa canzone potrebbe essere rapportata alla Divina Commedia, e, in particolare, all’ultimo canto del Purgatorio in cui Dante cerca di purificarsi dai propri peccati in modo da accedere al tanto agognato Paradiso. Infatti, egli si reca sulle sponde del fiume Letè  per battezzarsi nuovamente, aiutato da Virgilio, sua fedele guida spirituale.

Anche nella canzone viene menzionato un generico fiume, simbolo di purezza e di riscoperta della propria identità. Infatti, proprio come Dante, il protagonista della canzone cerca di sbarazzarsi totalmente del “sudiciume presente nelle sue viscere” (così suggerisce la traduzione italiana del testo). Quindi, molto probabilmente, la frase menzionata precedentemente – “I wanna drink!” – fa proprio appello all’impellente bisogno di purificazione dello spirito al fine di guadagnare la libertà.

A tale proposito, le ultime parole della canzone “Then let us drink – Then let us smile – Then let us go” (“Allora lasciateci bere – Allora lasciateci sorridere – Allora lasciateci andare”), rappresentano proprio questo inno alla libertà… Un inno alla vita, un inno all’importanza che il sorriso ha nella vita di tutti i giorni. Perché solo con il sorriso è possibile combattere la tristezza, nonché reagire contro le ingiustizie e le oppressioni del mondo.

Sebbene questa interpretazione potrebbe effettivamente avere un senso, essa differisce totalmente da quella reale. Infatti, in verità, come dichiarato da Peter Gabriel, la canzone riguarda il possibile scoppio di un disastro nucleare e le sue conseguenze.

A questo proposito, Il titolo della canzone può essere tradotto come “stasi”, termine che indica la cessazione di qualsiasi cambiamento – forse morale o spirituale – nonché l’interruzione o il rallentamento di un’attività.

Infatti, a causa dei disastri naturali e artificiali, l’attività di recupero dal punto di vista ambientale può essere più o meno lunga a seconda dell’entità del problema e purtroppo, molte volte, i danni provocati sono irreversibili.

Il messaggio di libertà viene rappresentato anche dalla canzone “The Knife“, ed in particolare, dalla frase:

 

Now, in this ugly world, it is time to destroy all this evil. Now, when I give the word get ready to fight for your freedom? Now! 

 

Adesso, in questo turpe mondo è giunto il tempo di distruggere tutta questa malvagità. Ora, quando darò il segnale, sarete pronti a combattere per la vostra libertà?  Ora!”

 

“Dusk” (“Crepuscolo”), è allo stesso modo una canzone molto profonda e significativa, la cui tematica viene spiegata da Anthony Philips: “Qui immaginiamo una persona morbosa, qualcuno  a cui sta sfuggendo la vita e ripensa alla propria esistenza. La cosa buffa è che avevamo sedici, diciassette, diciotto, diciannove anni: perché mai ci sarà venuto in mente qualcuno che stava morendo e ripensava alla sua vita?

Il cantante, quindi, sottolinea anche il genio compositivo che ha sempre contraddistinto i Genesis, creatori di straordinarie ed insolite metafore che appariranno sempre più evidenti negli album successivi, così come i numerosi riferimenti letterari, correlati, in questo specifico repertorio, alla canzone “White Mountain”(“Montagna Bianca”), ispirata al romanzo “Zanna Bianca” di Jack London.

In particolare, nella canzone menzionata precedentemente da Philips, la foglia caduta evocata nel testo simboleggia la fragilità umana e la caducità della vita, mentre l’alba che sorge è sinonimo di rinascita e di ottimismo.

Infatti, sebbene venga richiamata la morte come soluzione finale al male del mondo, è sempre possibile rimediare agli errori storici del passato per fare in modo che questi non possano più accadere.

In conclusione, nonostante Trespass tratti tematiche molto cruente come la guerra, le varie sofferenze che questa comporta e il disagio interiore umano, spesso caratterizzato da sensi di colpa e da domande esistenziali “alla Leopardi”, il messaggio che esso trasmette è un messaggio di speranza e di pace, pieno di amore per tutti coloro che riescono a cogliere appieno la bellezza della vita.

Questa speranza è altresì rappresentata dalla canzone “Visions Of Angels” (“Visioni Di Angeli”), in cui, anche in questo caso, la morte si rivela quale unico strumento che permette il raggiungimento della beatitudine eterna.

Ovviamente, tale visione può essere metaforicamente interpretata come la “morte” delle nostre cattive abitudini e dell’egoismo che le governa, nonché come l’eliminazione dell’idea di profitto come scopo finale dell’esistenza.

Ed è proprio questa “morte spirituale” che potrà favorire una rinascita che ci renderà più forti e più consapevoli di ciò che ci attende in questa vita.

Trespass vs From Genesis To Revelation

Sebbene l’album Trespass presenti ancora un carattere acerbo nonché numerosi concetti che rimandano al primo album, la crescita del gruppo è evidente. Infatti, questa si percepisce sia dal punto di vista compositivo che sperimentale. Le tracce risultano maggiormente elaborate, come testimoniato dalla loro considerevole durata. Ma aspettate di sentire Supper’s Ready, uno straordinario capolavoro della durata di 22 minuti afferente all’album Foxtrot, pubblicato dal gruppo nel 1973. Una suite da togliere il fiato!

Trespass – I fondamenti religiosi e la lotta contro il male

Nonostante siano ancora presenti riferimenti religiosi, questi ultimi assumono un’accezione più terrena, che si rapporta profondamente all’essere umano e al suo intimo. Ovviamente, ognuno può fornire una propria chiave di lettura, atta all’interpretazione delle tematiche e dei concetti esposti nell’album.

Dusk: testi e traduzioni di Trespass

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

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