…E un ‘bel’ diciotto da accettare

In alto a questo (ennesimo) post (inutile), sotto la solita scritta Passion Is Life, qualcuno avrà forse intravisto la dicitura seguente: “L’autrice se n’è andata in vacanza (e ci resterà per un pezzo). In effetti, mi sa tanto che mi prenderò una gran bella pausa dalla scrittura – anzi, magari sarebbe più corretto dire di aver tutta l’intenzione di non scrivere più nulla su questi lidi per un bel po’. Tanto, comunque, a chi vogliate che interessi l’aggiornamento periodico di un blog? La risposta, come sempre, è più che banale.

In ogni caso, proprio oggi ho saputo che la mia intera sessione invernale non è stata poi così “disastrosa” come avevo previsto. Certo, non è stata comunque per niente brillante, ma tant’è. Sì, alla fine ci ho riprovato. Ho riscritto su quei dannati fogli riciclati (si è mai visto che un esame universitario si debba svolgere su dei fogli parzialmente bianchi nei quali c’è scritto di tutto, in italiano o in inglese, persino decreti e/o leggi assurde?) con in tasca la speranza di arraffare un miserissimo 18, ovviamente in quella terribile materia che si chiama Elettrochimica. Da premettere, comunque, una qualcosa di abbastanza prevedibile: ci siamo aiutati TUTTI, nessuno escluso. E questo perché comunque, come forse era altrettanto prevedibile, nemmeno questa volta ci sono capitati tra le mani degli esercizi (ergo, anche stavolta le mie due calcolatrici si sono fatte un altro bel sonnellino). O meglio, sono capitati a due persone di numero (nello specifico, su tre domande è capitato un solo esercizio a entrambi). A tutti gli altri, solo ed esclusivamente teoria. E quindi pure a me (come sempre, “”la fortuna aiuta gli audaci!””). Tra l’altro, tutti compiti fatti alle tre-le quattro, con il professore che puntualmente spariva dai radar per poi lasciarci per ore con un ragazzo in cattedra, che ci ha permesso (letteralmente) di parlottare tra di noi per cercare di non arrivare all’esame orale (per molti di noi era, in effetti, il secondo e ultimo tentativo per passare l’esame scritto). Perché, intendiamoci, se io avessi potuto sostenere ancora quello schifoso scritto, all’infinito, magari all’infinito avrei rifiutato il voto fino a prenderne uno decente (sempre ammesso che ci sarei mai riuscita). Arrivando, magari, a un 24 (non che aspirassi a chissà cosa, per carità).

Che poi, io penso che sia sempre molto meglio (se non assolutamente giusto!) prendere un 18 sapendo di aver ricevuto quell’aiuto necessario per arrivarci, che non un 30 ottenuto con gli stessi, medesimi aiuti. Io, per quanto mi riguarda, ho arraffato proprio il minimo indispensabile; a dirla tutta, ho preferito scientemente puntare al minimo (rischiando persino di non prenderlo), se proprio mi dovevo arrabattare in questo modo per non arrivare a sostenere l’esame orale con un folle. Prendere un 30 “non mio” (sì, di voti alti ce ne sono stati) – per quanto qualcuno, già lo so, mi darebbe della fessa – mi sarebbe dispiaciuto molto di più (in barba alla media caruccia che avevo prima di questo scempio). Tanto, comunque sia, non uscirei di certo con 110, sempre ammesso che io ci arrivi, al termine di questo sali-scendi. Ma forse, io sono soltanto troppo onesta. Qualsiasi altro studente, non avrebbe certamente mai scritto questo post (forse, l’avrebbe fatto soltanto in condizioni veramente, ma veramente, tanto estreme). Tanto, ormai i suddetti studenti (quasi tutti, perlomeno) si sbottonano soltanto se prendono un 30, altrimenti ti dicono sempre “sì, è andata abbastanza bene”, o addirittura il più scemo (o pieno di sé?) arriva persino a dire “il professore mi ha proposto un voto, ma non so se lo accetterò”. Un segreto di stato, insomma. E si parla di persone che in teoria sono i tuoi stessi compagni, e non perfetti sconosciuti. Eppure, regna la più assoluta omertà. Ma vabbè, in questa vita vogliono tutti quanti incarnare la parte degli invincibili.

Se è questo che li rende felici e, perlomeno sulla carta, degli “scienziati grandiosi”, be’… che lo facciano, allora. Io non mi unirò certo a loro.

E, in ogni caso, certe cose non le capirò mai. Come non capirò mai il senso di doversi imparare centodiecimila formule a memoria (molte delle quali assurde, per giunta), senza appurare le effettive competenze dello studente.

Perché, parliamoci chiaro: che razza di senso può avere mettere in quei dannati compiti delle domande nelle quali si deve recitare (e quindi scrivere) a memoria un’equazione per poi specificarne gli annessi parametri, le annesse unità di misura, senza appurare effettivamente di aver compreso IL QUANDO la stessa equazione dovrebbe essere applicata? Questo esame, per come è stato concepito dal docente – e in barba al fatto di star frequentando una facoltà scientifica – non presuppone affatto l’utilizzo del cervello, o, perlomeno, non nel vero senso della parola. Non presuppone certo l’utilizzo di una logica per poter quantomeno dedurre la risposta corretta. Quindi, a questo punto, prendere un 18 non fa poi così male, alla fin fine, per quanto io possa, almeno in gran parte, dispiacermene. L’unica cosa da mettere in campo, in questo caso specifico, era la memoria. Proprio per questo, trovavo molto più sensato che tutti i compiti potessero essere misti, in modo tale da proporre anche un esercizio nel quale, per carità, si andava meramente ad applicare una formula, senza troppi ragionamenti nel mezzo. Però, perlomeno, la nostra capacità nello svolgere i calcoli (d’altra parte, ce l’hanno sempre detto che un chimico deve saper far di conto, no?) sarebbe stata appurata. Non la capacità (che io trovo comunque senza senso, nella nostra facoltà) dettata dalla SOLA memoria. In ogni caso, non penso proprio che all’esame orale di questa materia tanto orripilante, il cui professore è altrettanto assurdo, io avrei potuto aspirare a qualcosa di più che a questo tiepido 18.

Quindi, che dire… Intanto me lo sono preso, il resto si vedrà. E per questo resto, ancora una volta, non mi accingerò a fare pronostici.

Una cosa la so, comunque: fingerò di non aver mai sostenuto questo esame (per quanto questo post me ne ricordi comunque l’effettiva esistenza).

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

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