Foxtrot: l’eterna lotta tra bene e male, miseria e nobiltà

  • Ed ecco che, dopo una lunga assenza in fatto di musica, ‘torno alle origini’ apprestandomi a redigere un articolo di non poca complessità. Infatti, quest’ultimo è dedicato nuovamente ai Genesis e, in particolare, al loro fantastico album ‘number four’: “Foxtrot”.  Pubblicato il 6 Ottobre 1972, questo lavoro verrà classificato come l’ennesima pietra miliare del rock progressivo. Insomma, sembra proprio che i Genesis siano inarrestabili. Quale altro gruppo potrebbe contestare la loro sovranità? E, a proposito di sovranità, chi potrebbe mai contrastare la suprema regalità di Fox, l’inquietante volpe raffigurata nella copertina dell’album, agghindata di tutto punto con un magnifico vestito rosso fuoco, simbolo della sua sanguinosa furia e, forse, della sua dedizione alla carriera militare?

 

Tra sogno e realtà, virtuosismo e semplicità, Foxtrot rappresenta un viaggio. Un viaggio all’interno di se stessi… Un viaggio che non conduce ad un preciso punto di arrivo, bensì ad un punto di inizio. Quel nuovo inizio che si spera costituirà, un giorno, il nostro nuovo futuro… Un futuro pieno di possibilità e di esaltanti emozioni.

 

È in una fredda giornata di Ottobre che i Genesis firmano il contratto con le etichette discografiche ‘Charisma Records’ e ‘Atlantic Records’.

Una firma importante, che li condurrà nuovamente al successo planetario.

Una firma che sancirà una volta per tutte la loro indiscussa sovranità tra le molteplici ‘opere progressive’ del tempo. Ed è proprio nel tempo e nello spazio di miti e leggende, favole ed episodi storici realmente accaduti che si colloca l’effettiva genialità del gruppo, sempre pronto ad incantare gli ascoltatori con struggenti melodie strumentali ed effetti musicali sempre nuovi.

La copertina di Foxtrot, di grande impatto visivo, è secondo me un capolavoro di straordinaria originalità, sebbene risulti di non facile lettura. Questa, infatti, sembra raccontare una storia fantastica in cui però si intrecciano degli elementi inerenti la realtà inglese dell’epoca.

La copertina dell'album Foxtrot
La copertina dell’album Foxtrot

Creata anch’essa dall’artista Paul Whithead, Foxtrot contiene, come già detto, numerosi riferimenti storici, mitologici ma anche fantastici, primo fra tutti, la volpe. È lei l’indiscussa protagonista della composizione.

Ed è sempre lei che riesce a scampare alla morte e a non essere catturata da quei cacciatori (rappresentati a sinistra) accecati dal successo economico che potrebbero riscuotere attraverso la vendita della pregiata pelle dell’animale.

Insomma, non c’è da stupirsi della furbizia della volpe, sebbene non si possa non provare meraviglia e stupore per il suo assurdo travestimento.

Per quale motivo la volpe è vestita con abiti femminili? Quale potrebbe essere il senso metaforico che si potrebbe trarre da tale raffigurazione?

Pazienta, lettore. Ci vorrà ancora del tempo per scoprirlo.

Nel frattempo, dedichiamoci ancora un poco alla descrizione della copertina. Sullo sfondo, sono presenti delle montagne che ospitano un edificio che sembra avere le sembianze di un ufficio o di un laboratorio. Inoltre, sebbene non risulti immediatamente visibile, è presente un dettaglio inquietante che mette ancora più in confusione: una setta del Ku Klux Klan si appresta a svolgere un rituale. Questa organizzazione segreta statunitense, creatasi a partire dall’Ottocento, si propone lo scopo di promuovere un movimento le cui finalità politiche, terroristiche e razziste dichiarano la superiorità della razza bianca.

Ed eccoci, ancora una volta, vivi testimoni di come un ‘semplice’ disegno sia in grado di spalancare le porte ad un’altra interessante tematica concernente l’eliminazione della diversità e la promozione dell’omologazione sociale e razziale che, come vedremo, sarà affrontata nel dettaglio dal brano “Time Table”, afferente al LATO A del disco.

Un’ulteriore dettaglio che sfugge ai più e che è sfuggito persino a me (fan accanita di questo gruppo) – almeno fino ad oggi – è un chiaro riferimento all’album precedente del gruppo inglese: Nursery Cryme. Perché Whithead avrebbe deciso di riprendere la macabra situazione rappresentata nella copertina dell’album antecedente?

La raffigurazione dell’inquietante scenario è esattamente identica: la bambina con in mano la mazza da croquet si appresta a colpire la testa mozzata del suo amico d’infanzia Henry, mentre la bambinaia cerca, inutilmente, di punire la sua inspiegabile sete di malvagità e di evitare l’atroce misfatto.

Quale analogia potrebbe esistere tra le due copertine? Vi è forse un implicito collegamento tra questi due album apparentemente così diversi eppure, in un certo senso, complementari?

È giunto finalmente il momento di scoprirlo, addentrandoci – per quanto possibile – nella lettura e nell’interpretazione di Foxtrot in chiave filosofica, moderna, storica e letteraria.

Il disco si compone di due parti:

LATO A:

  • Watcher Of The Skies
  • Time Table
  • Get ‘Em Out By Friday
  • Can-Utility And The Coastliners

 

LATO B:

  • Horizons
  • Supper’s Ready (Lover’s Leap, The Guaranteed Eternal Sanctuary Man, Iknhaton and Itsacon And Their Band Of Merry Men, How Dare Is Be So Beautiful, Willow Farm, Apocalipse in 9/8 (Co-Starring The Delicious Talents Of Gabbie Ratchet), As Sure As Eggs Is Iggs)

 

In particolare, la seconda parte dell’album rappresenta un vero e proprio capolavoro del panorama musicale attuale e dell’epoca: la suite Supper’s Ready, della durata di ben venti minuti, è un pezzo di una bellezza e originalità indescrivibili. In  effetti, trascriverne il significato – alquanto complesso – in questo articolo non sarebbe sufficiente. Pertanto, la descrizione  e la valutazione di questo album verrà divisa in due parti distinte, proprio come i due ‘lati’ di cui è costituito lo stesso Foxtrot.

Secondo le fonti, il brano Watcher Of The Skies (“Guardiano Dei Cieli”) è ispirato al romanzo Childhood’s End di Arthur Clarke. Il titolo, invece, sembra riferirsi ad una raccolta di poesie di J. Joice (Chamber Music) e al poema On First Looking Into Chapman’s Homer di J. Keats.

La genesi di questo brano è molto particolare. I musicisti Tony Banks e Mike Rutherford lo composero, infatti, mentre osservavano il cielo da un tetto di un albergo a Napoli.

Dunque, si potrebbe quasi dire che siano loro i protagonisti della canzone. Quel sentirsi alienati dalla società, osservare ‘in silenzio’ l’immensità del cielo e farsi trasportare dalla sensazione di essere, in quel preciso istante, fautori delle sorti dell’intera umanità.

È proprio questo ciò di cui parla la canzone. Parla di un futuro che potrebbe avverarsi e di un presente in cui ci si sente sempre più soli, sempre più distanti dal mondo e dalle sue assurde convenzioni. Questo stesso concetto di alienazione cui allude il pezzo, risulta intimamente connesso con l’effettivo protagonista del brano: un alieno che ammira estasiato la Terra, dopo la distruzione totale della razza umana.

Ma c’è solo un piccolo dettaglio: è l’uomo ad aver provocato la sua stessa disintegrazione. L’uomo e i suoi costumi spregiudicati, la sua malvagia sete di potere, la sua irrefrenabile brama di controllo. Ecco, sono proprio questi i mali che affliggono il mondo contemporaneo, un mondo in cui le nuove generazioni sembrano non trovare un posto…

Quel posto che li renda orgogliosi e partecipi di una realtà le cui sorti dipendono, in primo luogo, dalle famiglie in cui loro stessi crescono, imparando a poco a poco i principi dello stare insieme e del bene comune.

Ebbene, sono questi i valori che dovrebbero perpetrare all’interno di ciascun individuo.

 

As life again destroyed life?

 

Recita una parte del testo.

 

La vita ha di nuovo distrutto la vita?

 

Sembra proprio di sì. Spesso, l’uomo cova dentro se stesso un senso di ‘morte spirituale’, di violenta oppressione. Un soffocante senso di debolezza e una profonda repulsione per tutto ciò che rappresenta il male di vivere. Per quale motivo, però, non riesce a combatterlo?

Semplice: non può riuscirci da solo. Nobili propositi possono avverarsi soltanto se ciascuno di noi decide spontaneamente di mettere in campo il proprio sapere, la propria sapienza.

Un piccolo passo per l’uomo è, infatti, un grande passo per l’umanità.

Solamente rischiando tutto, si potrà giustificare appieno l’utilità di quel passo. In questo modo, non saremmo costretti ad affrontare da soli le impervie difficoltà che ci presenta la vita, né tantomeno eventuali dispiaceri derivanti dalla convinzione di non aver fatto tutto il possibile per migliorare se stessi e, conseguentemente, l’intera società.

Il secondo brano dell’album inizia con uno stupendo assolo di pianoforte firmato da Tony Banks. Time Table (“Il Tavolo Del Tempo”), riprende uno scenario favolistico, tipico dei romanzi medievali e arturiani. La tematica affrontata è infatti correlata al contesto storico in cui i cavalieri lottavano con coraggio per difendere la loro patria o per conquistare una giovane donzella.

Non è però questo il cuore della canzone. Infatti, il ritornello della stessa propone all’ascoltatore una domanda interessante e alquanto profonda:

 

Why, why can we never be sure till we die, or have killed for an answer?

Why, why do we suffer each race to believe that no race as been grander?

It seems because through time and space

Though names may change his face retains the mask it wore.

 

Ovvero:

 

Perché, perché non possiamo essere sicuri di qualcosa finché non moriamo o non uccidiamo per ricevere la risposta a quel qualcosa?

Perché, perché dobbiamo far soffrire ogni singola razza per renderci conto che, in realtà, nessuna razza è superiore alle altre?

A quanto pare è perché nel tempo e nello spazio

I nomi possono anche cambiare ma ogni faccia conserva la maschera che ha indossato

 

Inevitabilmente, queste frasi rimandano al concetto di omologazione cui accennavo all’inizio. Nello specifico, la superiorità della razza bianca, peraltro promulgata dal Ku Klux Klan, è senza dubbio l’argomento centrale del brano.

Perché l’uomo desidera perdere se stesso commettendo delle atrocità? Quale sarebbe il motivo di cotanto disprezzo per le altre razze?

La storia si ripete e, purtroppo, si potrebbero trovare molteplici esempi riguardo al pregiudizio che alberga tuttora nella mente umana. Basti pensare, infatti, al terrorismo islamico e alle sue conseguenze o, facendo un tuffo nel passato, al genocidio degli armeni avvenuto tra il 1915 e il 1916 e, ovviamente, allo sterminio degli ebrei contemplato e attuato dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale.

Perché tutto questo?

Dal finale della canzone, ne deduciamo un’amara – quanto spesso veritiera – ‘risposta’:

 

And the weak must die according to nature’s law…

 

I deboli devono morire secondo le leggi della natura…

 

Ma è davvero la natura ad esercitare un potere incontrastabile su di noi? Certamente l’uomo non può nulla contro la morte, ma non può forse reagire contro le ingiustizie e le calunnie del mondo?

Ovviamente, la risposta viene da sé. Finché l’uomo sarà padrone della propria vita, egli potrà combattere incessantemente la sua battaglia per la ‘sopravvivenza’ e coltivare i propri sogni  e le sue speranze contribuendo, al contempo, al benessere comune. Difficile, al giorno d’oggi così come ieri, che i deboli riescano a conquistarsi un posto nella società, ma ciò non sarebbe del tutto impossibile.

Nel nostro piccolo si potrebbe, infatti, fare del nostro meglio per aiutare queste persone dimenticate, ferite nell’orgoglio dall’impossibilità di modificare la loro condizione. Molte volte basta un piccolo gesto, persino un sorriso, affinché una persona dall’animo fragile possa recuperare un briciolo di ottimismo ma, soprattutto, un pezzo della sua dignità… Poiché anche quelle persone da noi giudicate estranee sono parte di una comunità che dovrebbe promuovere i valori dell’uguaglianza e del rispetto.

Peccato, però, che il potere prenda sempre il sopravvento, rendendo difficile l’attuazione di qualsiasi proposito benevolo. Le istituzioni governative sono, effettivamente, i primi organi a fornire il cattivo esempio calpestando, senza alcun ritegno, i principi della convivenza civile.

L’ossessione della ricchezza e degli interessi personali continuano, infatti, ad attanagliare i governanti, che si ostinano nel promettere dei cambiamenti che trovano pieno riscontro solamente nelle parole, non certo nei fatti.

Ma è così che va il mondo, direbbe il mio professore universitario – o almeno diceva così ogni qualvolta il suo discorso cadeva su concetti astrusi di termodinamica apparentemente inspiegabili – e noi dobbiamo accettarlo.

D’accordo, rispondo. Ma non dobbiamo certamente condividere la follia di quei tiranni. Dunque, “Stand up and fight!” – Alzati e combatti! – griderebbe Peter Gabriel.

Il prossimo brano di Foxtrot, Get’Et Out By Friday (“Cacciateli Prima Di Venerdì”) è davvero particolare, sia dal punto di vista compositivo che interpretativo. L’oggetto di discussione, questa volta, è una violenta speculazione edilizia progettata da tizi poco raccomandabili che si prefiggono lo scopo di trasportare la società immobiliare in un futuro in cui dominano tirannia e distopismo.

Anche in questo caso, dunque, i più deboli vengono schiacciati dal peso incombente dell’egoismo di quegli individui che vogliono attuare uno spietato controllo delle masse, nonché controllare, tramite programmi di eugenetica simili a quelli attuati dai tedeschi, la statura degli altri esseri umani.

Nello specifico, il progetto prevede di limitare la crescita di altezza delle persone, in modo da poterle collocare in abitazioni e spazi sempre più piccoli.

In questa sorta di mini-operetta, Gabriel assume – attraverso dei cambiamenti di voce – i tratti distintivi delle vittime e dei carnefici, rimarcando il senso di sofferenza che i secondi provano nei confronti di tale norma legislativa.

 

Now we’ve got them

I’ve always said that cash cash cash can do anithing well

Work can be rewarding

When a flash of intuition is a gift that hepls you excel-sell-sell-sell

 

Adesso li abbiamo in pugno,

Ho sempre detto che con il denaro si può fare qualsiasi cosa

Il lavoro può essere ricompensato

Quando un lampo di intuizione è un dono che ti aiuta ad eccellere – vendere, vendere, vendere

 

Da queste parole traspare il senso di corruzione che investe la società distopica descritta da Peter, nonché la genialità del cantante (si noti infatti l’assonanza excel/sell). I consensi dei cittadini, secondo il mandante della spedizione, Pebble, si possono ‘comprare’, ma non si può certo dire lo stesso dello scibile umano.

Ovviamente, se l’uomo conosce i rischi e le eventuali soluzioni ad un problema, farà di tutto per uscirne, facendosi vivo portavoce della libertà. Quella libertà che, in una società in cui domina la politica del distopismo, viene indubbio negata.

Tale tematica viene trattata da molteplici scrittori del passato, in particolare da George Orwell e dallo statunitense Ray Bradbury. Il primo, con il suo romanzo “1984”, proietta la società da lui descritta in un futuro in cui ciascun individuo è sorvegliato da ‘Big Brother’, il cosiddetto ‘Grande Fratello’.

Nessuno può sfuggire al suo controllo: all’interno di ogni singola casa, infatti, sono presenti delle telecamere in grado di filmare ogni singola azione dei suoi ‘sottoposti’.

Dunque, nessuno può ribellarsi al suo volere.

“War, is Peace, Freedom is Slavery, Ignorance is Strenght” (Guerra è Pace, Libertà è Schiavitù, Ignoranza è Forza), recita uno dei manifesti da lui ideati.

Un manifesto di cui si fanno portavoce anche i personaggi del romanzo di Bradbury, “Fahrenheit 451”. In questo libro, però, il tema affrontato si presenta in un ottica differente. Infatti, lo scopo primario del protagonista è, almeno inizialmente, quello di bruciare i libri, distruggendo la cultura e qualsiasi altro mezzo che possa ampliare la conoscenza dell’uomo. Per tutti i dettagli, rimando a una mia personale recensione del libro, a questo link.

La realtà odierna, comunque, non è molto diversa. Siamo, molto spesso, ‘burattini’ nelle mani di un governo che promulga libertà e onestà; principi che, paradossalmente, faticano a trovare la propria voce, il loro spazio.

L’umanità intera è nelle mani di persone capaci di qualunque gesto possa aiutarli al fine di accaparrarsi la fiducia dei cittadini abbindolandoli con delle false promesse e, una volta ottenuta tale stima ecco che, ben presto, si viene a conoscenza della ‘triste’, quanto ovvia, verità: il potere è troppo appetibile per lasciarlo andare ed occuparsi dei problemi che attorniano la società.

Non ci resta altro che sperare in un miracolo, dunque, pregando che un giorno l’onestà e la rettitudine siano i primi valori ad essere promossi da tali istituzioni, sebbene la canzone termini con un messaggio amaro condito, però, di una certa speranza.

I beni terreni non costituiscono la felicità dell’uomo, perciò occorre investire in qualcosa di più grande: nella fede, l’unica in grado di condurci verso il Paradiso Celeste.

Ecco, in questa traduzione non vi è nulla di negativo o, almeno, non in apparenza. Secondo Gabriel, infatti, è impossibile trovare la felicità sulla Terra: l’unica cosa che ci resta è la fede in Dio, l’unico essere la cui supremazia è indiscussa.

Noi uomini, però, dobbiamo rifiutarci di arrenderci al pessimismo poiché ciò che afferma il cantante potrà realizzarsi soltanto se l’umanità getterà definitivamente le armi utili a difendere i propri diritti. Dunque, l’obiettivo del vocalist consiste, in realtà, nell’instillare in ciascun individuo proposti di coraggio, ribellione e, appunto, fervida speranza.

La prossima canzone, Can-Utility and The Coastliners, prende spunto da un fatto storico reale. La straordinaria bellezza del pezzo è testimoniata dalla viva presenza del mare – elemento preponderante nella copertina di Foxtrot.

Infatti, le onde del mare che si rifrangono dolcemente vengono in qualche modo riprodotte attraverso il tipico sound della chitarra acustica.

Ed ecco che, dal minuto 1’49” al minuto 3’23”, la mia mente si perde in quelle dolci note suonate dal grande Steve Hackett – autore del pezzo – : impossibile non innamorarsene all’istante. Ma questo apparente senso di imperturbabile tranquillità e beatitudine viene, al minuto 3’24”, violentemente troncato dall’implacabile furia di Canuto il Grande, proclamato re della Danimarca durante il Medioevo.

In particolare, si racconta che tale personaggio covava dentro di sé un forte senso di vendetta causato dal fatto che non fosse stato accettato come re dai magnati danesi. Dunque, come punizione per il loro ‘affronto’, Canuto ordinò la mutilazione degli ostaggi donati a suo padre come appoggio da parte dei nobili del posto.

Il contenuto del brano dei Genesis è però diverso rispetto a ciò che è raccontato sui libri di storia. Secondo quanto detto nel testo, Canuto voleva dimostrare di saper dominare il mare proprio come Mosè, ordinando alle acque di arrestarsi di fronte al suo trono. Ovviamente, il finale della storia è facilmente prevedibile.

Ancora una volta, il delirio di onnipotenza e la vanità hanno insediato il cuore dell’uomo.

Riuscirà quest’ultimo a liberarsi di questa sorta di ‘pestilenza interiore’ che sembra diffondersi a macchia d’olio in questa nostra società?

Eccoci finalmente arrivati al LATO B di Foxtrot, che si apre con un pezzo breve ma semplicemente straordinario: Horizons (“Orizzonti”). Ispirato alla composizione di J. S. Bach: Suite per violoncello solo BWW 1007, il brano viene eseguito magistralmente da Hackett.

Un brano ‘semplice’ ma profondo, da ascoltare con gli occhi chiusi e il cuore sempre aperto alla speranza.

Anche la versione bachiana è di intensa e straordinaria originalità. Insomma, Foxtrot è un album davvero ricco di sorprese…

La mia versione preferita? Non posso e non voglio scegliere!

Bene, per il momento mi fermo qui. Il nostro viaggio nei meandri di Foxtrot, però, non è ancora terminato, anzi. Tenetevi pronti a salpare e a gettare l’ancora… Vedrete che non resterete affatto delusi!

Dusk: testi e traduzioni delle canzoni di Foxtrot

Foxtrot
Foxtrot
Foxtrot - LATO A
LATO A – Foxtrot
Foxtrot: la volpe e il Ku Klux Klan
Foxtrot: la volpe e il Ku Klux Klan
Nell'immagine: Peter Gabriel travestito da volpe, e affiancato dai tre album di successo del gruppo: Trespass, Foxtrot, Nursery Crime
Nell’immagine: Peter Gabriel travestito da volpe e affiancato dai tre album di successo del gruppo: Trespass, Foxtrot, Nursery Cryme

        

 

TO BE CONTINUED…

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

2 Risposte a “Foxtrot: l’eterna lotta tra bene e male, miseria e nobiltà”

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