Carramba, che sorpresa! – Analisi I

 

Meno di una settimana… Un attimo!

 

 

Esordisce il mio professore, visibilmente estasiato per il prossimo esonero e, a quanto sembra, in vena di fare la sua solita battuta. Sono pronta a giurare che sia addirittura più emozionato di me.

 

 

Solo sessanta ore di lavoro…

 

 

Ma che diavolo sta dicendo? Ok, è ubriaco.

 

 

Il secondo esonero è un po’ un discrimine, di solito… Diciamo…

 

 

Adesso farfuglia pure, bene.

 

 

Diciamo… Se qualcuno cade… Cade nel secondo esonero.

 

 

 

Ecco. Lo ha detto.

 

 

Quindi… È il momento buono per impegnarsi in modo particolare e… Il punto è un po’ questo.

 

 

Dove vuole arrivare, professore?

 

 

Ci sono delle squadre che, quando giocano, magari perdono 2-0. E potrebbero perdere pure 4-0, oramai hanno perso… Ecco, queste sono le squadre perdenti. Ma quando le squadre sono forti, anche se stanno perdendo 2-0, cercano di perdere 2-1.

 

 

Ecco fatto. Il matematico-filosofo entra in azione.

 

 

… Che è decisamente meglio. Dunque, la stessa cosa vale per ognuno di noi. Bisogna capire che c’è una gradazione che passa da 32, il voto massimo, a zero.

 

 

Che scoperta.

 

 

… E fa una bella differenza prendere un 23 anziché un 18. Quindi, bisogna avere quella tenacia di continuare a studiare, sebbene qualcuno capisca di non poter prendere 32. Insomma, se ci sono degli esercizi in cui non si vince, non per questo si deve perdere 4-0. Di solito, alcuni di voi, sapendo che non prenderanno 32, sono disponibili a prendere 0, e questo non va bene. Non potete mollare tutto e dire ‘Oddio, andrò malissimo!’ No, dovete dire: ‘Andrò… Benino… Non lo so come andrò, vedremo…’

 

 

Apprezzo il tentativo prof, davvero. Confesso che un pochino sta funzionando, sono un poco più ottimista adesso, e la mia, almeno questa volta, non è una battuta.

 

 

Come diceva Boskov, la partita finisce quando l’arbitro fischia. Dunque, anche l’ultimo minuto prima dell’esonero possiamo imparare qualcosa.

 

Wow, ammiro davvero il suo ottimismo e apprezzo la sua metafora (o battuta?) calcistica. Dico sul serio.

No, non sto scherzando. Sono state esattamente queste le parole che il nostro professore ha pronunciato circa una settimana prima dell’esonero, insieme all’avvertimento dal ‘sapore squisitamente liceale’: “Ragazzi studiate perché il secondo esonero non è come il primo.”

E io ho studiato come non mai sebbene, caro prof, debba farle un appunto: non sminuisca tutto ciò che ho fatto per passare il primo esonero. Non sminuisca la sua difficoltà.

Poiché, alle volte, quella prova precedente è tutto ciò cui ci si può appellare per andare avanti nell’insidioso percorso accademico.

 

4 Dicembre

Solo una parola: delusione. Cocente e amara delusione. Un fulmine a ciel sereno, un fallimento di cui, mio malgrado, sapevo avrei di nuovo pregustato la fragranza. Un fallimento con il quale si dovrà nuovamente imparare a convivere, con la speranza di non abbattersi.

Ecco, sono proprio queste le parole che il mio cuore ha pronunciato, non appena consegnato il compito di esonero.

Già, sembra proprio che il mio treno, in corsa per la tanto agognata ‘libertà’, si sia fermato prima del previsto.

Sì, è stata proprio questa la mia reazione, una reazione in cui è trapelato un senso di profonda amarezza, nonché un certo senso di attribuzione di colpa ai professori di matematica. Esatto:  questa volta, credo proprio che i docenti abbiano ‘rincarato la dose’ proponendo degli esercizi di risoluzione piuttosto complessa.

Eppure, dovevamo essere pronti a tutto o, almeno, così pensavamo… La domanda è: cosa hanno combinato i nostri insegnanti?

Sì, stavolta questa è una domanda più che legittima.

Ebbene, i nostri carissimi insegnanti hanno avuto la brillante idea di ‘somministrarci’, la settimana antecedente all’esonero, dei pre-esoneri esattamente uguali tra di loro. In soldoni, cambiavano i numeri ma il procedimento per rispondere alle domande non cambiava di una virgola.

Che fantasia, insomma. Comprendo che voi dobbiate preparare cinquecento pre-esoneri per tutti noi studenti, ma potevate almeno cambiare una funzione in un esercizio, non metterne una uguale per tutti e poi, all’esonero… Kabooom!

Mettere delle funzioni e dei limiti mostruosamente mostruosi (scusate il gioco di parole). Sì, per me è stata davvero una sorpresa: non sapevo proprio come trattare quella dannatissima funzione. E, cosa ancora peggiore, non sapevo nemmeno in che modo avrei potuto sfruttare le due ore a disposizione.

Esco dall’aula alle ore 16:00 e cerco di mostrarmi sorridente agli occhi della mia amica. Ma lei sa… Sa benissimo che dietro quel mio sorriso si nasconde una forte delusione.

“Dai, non prendertela, non ci pensare!” mi dice. “La cosa più importante è che questa sera non avremo di che studiare. Ti sembra niente?”

Accenno un sorriso.

Cavolo, quanto mi conosce.

E sì, ha ragione da vendere. Questa sera non dovrò ricontrollare gli appunti della scorsa lezione, non dovrò andare necessariamente a dormire a mezzanotte. Non dovrò fare niente di niente.

A passo moderato, raggiungiamo la metro. Poco prima di prenderla, ecco che la mia amica mi regala l’ennesima consolazione.

“Mi raccomando Ele, adesso non buttarti giù, capito?”

Annuisco e sorrido. Ma stavolta è un sorriso che sfocia nella risata e nella più perfetta indifferenza. Sì, ci è riuscita anche stavolta.

Ma ciò non dura che pochi minuti. Non riesco a smettere di pensare che, forse, avrei potuto concentrarmi meglio durante il compito e magari avrei potuto essere più combattiva.

Ed ecco che, in quell’istante, mi perdo nella mia ennesima riflessione ‘post esonero’. No, le mie sensazioni non sono state affatto positive. In molti – me compresa, in realtà – hanno addirittura maturato il pensiero che tale esonero non fosse fattibile in due ore.

Complici le numerose quanto difficili domande e, diciamocelo, complice anche l’emozione e, in un certo senso, l’ombra di quel fallimento che avrebbe potuto prospettarsi ai nostri occhi.

Quegli occhi che, in quel frangente, ben fatico ad immaginare come pieni di nuove aspettative e speranze. E se questa volta tali speranze, le mie speranze, si rivelassero disattese? Non posso non pensare all’ipotesi di aver fallito e di aver deluso, almeno in parte, me stessa. Nel profondo so bene, però, di non potermi rimproverare nulla: ho fatto tutto ciò che era in mio potere per riuscire nell’impresa… Esattamente come gli altri studenti.

 

Ore 18:00

Finalmente sono sul pullman e mi butto sul sedile sperando di far tacere i miei pensieri. Niente da fare: come al solito, non riesco a dormire. Ho sempre il brutto viziaccio di pensare e ripensare a ciò che è stato e, forse, a ciò che sarebbe potuto essere.

“Bene, ripercorriamo di nuovo la breve esperienza inerente questo secondo esonero…” dico a me stessa, assecondando di nuovo quella parte del mio cervello, evidentemente non del tutto stanca.

“Torniamo indietro, cominciamo dal principio…”

 

Non appena entrata nell’aula III di Matematica, ognuno si dispone al proprio posto, ancora incosciente di ciò che lo aspetterà di lì a poco. Dal canto mio, questa volta non nutro alcuna aspettativa sebbene mi convinca che la prova, pur non essendo esaltante, potrebbe almeno essere sufficiente.

Sbagliato.

Un senso di frustrazione mi pervade non appena mi viene consegnato l’elaborato.

Dopo qualche istante, il professore passa per i banchi per controllare le nostre carte d’identità. Come al solito, si mostra tranquillo e fiducioso. Vorrei tanto esserlo anch’io.

“Ah, qui ci sono le due Eleonora…” dice sorridendo.

“Prof, non sono in vena di scherzare oggi… e ciò non può che dispiacermi.” penso in cuor mio, ‘rispondendogli’ con un sorriso forzato.

Cosa faccio, adesso?

Fisso il foglio e provo a scarabocchiare qualcosa, ma mi accorgo immediatamente di quanto sia inutile. Eppure, avevo studiato. Non da 30 e lode, ma avevo studiato. E io ci avevo creduto fermamente, fino in fondo.

In quel momento, invece, si fa strada in me l’idea che forse non riuscirò nemmeno ad arrivare a dieci punti. Insomma, sembra proprio che io abbia perso completamente il senno. No, stavolta ‘non c’è Astolfo che possa recuperarlo’. Non riesco più a formulare un ragionamento sensato. Eppure, credevo davvero di riuscire a risolvere quell’esercizio, peraltro visto e rivisto.

“Mancano solo quindici minuti!” tuona il nostro professore.

Perfetto. Adesso non c’è più alcunché che io possa fare. Posso solo sperare di aver totalizzato qualche punto nelle domande vero o falso. Sulle domande aperte, non ci conterei troppo. In alcune risposte, non sono sicura che la notazione utilizzata sia quella giusta. Sembra che io non sia più sicura di niente.

Alla fine, io e la mia amica consegniamo il compito. Sul momento penso sia stato un disastro ma, forse, ragionandoci meglio, sarò almeno riuscita a totalizzare dieci punti…

Oppure no?

Non so più cosa pensare. So soltanto che sono terribilmente confusa e non mi resta altro che aspettare il responso di questo secondo esonero.

 

Lunedì 10 Novembre – Ore 9:00

Il mio professore entra in classe e, come al solito, sembra felice. Io sono già seduta al primo banco, proprio come ai tempi del liceo. Il professore alza lo sguardo e, casualmente, incrocia il mio. Ancora prima che possa dirgli ‘buongiorno’, ecco che mi precede e dispensa l’ennesimo sorriso. Il sorriso di un professore il cui cuore è sempre così intriso di speranza e positività che io, a confronto, mi sento una persona decisamente pessimista.

Insomma, non è da tutti manifestare palesemente la propria concezione positiva della vita, una concezione che io, pur sapendo di avere, devo ancora imparare ad esternare pienamente.

Sì, sto cominciando di nuovo a ‘straparlare’…  Ma non posso farne a meno.

“Come state?” esordisce poi. “I risultati dell’esonero usciranno entro oggi. La media complessiva è di circa 21, quindi alla fine non male. Ci sono state delle persone che sono andate molto male e, addirittura, non hanno nemmeno provato a rispondere alle domande aperte. Ma questo credo sia sintomo del fatto che non abbiano mai frequentato le mie lezioni.”

A quelle parole, tiro un sospiro di sollievo. Io ho lasciato ben poche domande aperte cui non ho risposto, dunque, potrei rivalutare l’esito della prova. Già, per un momento, il mio cuore si apre nuovamente alla speranza e a quell’ottimismo che sembrava essersi addormentato.

Conclusa la lezione, mi appresto a tornare a casa. Non vedo l’ora che escano i risultati dell’esonero, se non altro per pubblicare finalmente l’articolo inerente questa esperienza.

Chissà, magari i miei lettori si staranno chiedendo dove sono finita. Scherzi a parte, sono felice di poter tornare nuovamente a scrivere delle mie vicende, indipendentemente dai risultati conseguiti. Inaspettatamente, i risultati tanto attesi arrivano proprio nel momento in cui il mio pullman è in moto verso il mio paesino. Già, sembra proprio che la mia amica Eleonora non abbia perso tempo nel farmi sapere l’attesa notizia.

Apro il file e rimango letteralmente paralizzata: ho preso un inaspettato – quanto sudatissimo – 18.

“Carramba, che sorpresa!” mi viene da dire.

Ho preso poco più della sufficienza. Già, non è poi molto… Ma allora perché non riesco a smettere di sorridere e sì, anche di ridere? Lo so, mi prenderanno per pazza ma, anche stavolta, non mi importa.

Sono riuscita di nuovo nell’impossibile e ho imparato un’altra lezione di vita: mai pensare di aver perso senza aver prima pensato ad una possibile vittoria. E io ci avevo pensato, ci avevo creduto fino in fondo. Per un attimo, però, avevo riposto le mie speranze in un angolo, preparandomi ad un’eventuale delusione.

No, ancora non riesco a crederci… Sono addirittura quasi più felice della votazione conseguita al primo esonero. Il perché? Chissà, magari perché avevo perso quelle speranze, magari perché pensavo veramente di aver fatto un caos nel rispondere a quelle insidiose domande.

Cos’altro posso dire?

Manca solamente un punto per essere ammessi all’esame orale. Già, posso ancora dimostrare qualcosa al terzo esonero e magari provare ad alzare di poco la media. La cosa più importante è però una sola: sono riuscita a superare i miei limiti. No, non la sufficienza, i miei limiti. E credo sia questa la vera vittoria. Credo sia questo, ciò che conta davvero.

 

 

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!