Nursery Cryme: l’eterno contrasto tra reale e ideale

  • Nursery Cryme è un album tutto da scoprire, un album in cui fantasia e realtà si fondono con una potenza tale da stupire chiunque si addentri in questo universo costituito da melodie che richiamano alla mitologia e alla letteratura, come testimoniato dai testi che lo costituiscono. Incredibile come  i Genesis, pur essendo molto giovani, siano riusciti a comprendere le dinamiche sociali molto più rapidamente di quanto non abbiano fatto altri. Il collegio, le numerose esperienze scolastiche e non hanno, ancora una volta, influenzato la produzione musicale di questo magnifico quanto eccentrico album. 

 

Nursery Cryme: la genesi dell’album

Terzo album del gruppo britannico “Genesis” pubblicato il 12 Novembre 1971, “Nursery Cryme” è un album in puro stile progressive caratterizzato da un’atmosfera favolistica, in cui, allo stesso tempo, vi si intreccia una macabra storia. Infatti, all’innocenza e al candore infantile viene ad opporsi un marcato e spietato materialismo finalizzato alla lussuria, ovvero al soddisfacimento dei propri desideri carnali.

Tale caratteristica è simboleggiata da un vecchio dal temperamento licenzioso, tornato dall’aldilà per soddisfare tali desideri verso la ragazzina che l’aveva ucciso. Quest’ultimo atto viene rappresentato dal titolo dell’album “Nursery Cryme” (letteralmente “Il crimine della bambinaia”).

La copertina dell’album, realizzata da Paul Withehead, mostra la ragazzina sorridente intenta a colpire una testa mozzata di bimbo con una mazza da croquet; visione piuttosto inquietante che contrasta con l’apparente armoniosità compositiva dello stesso. Alle spalle della ragazzina, è presente una bambinaia con i pattini e con un frustino in mano.

Cosa potrebbe rappresentare? Probabilmente la punizione che questa vorrebbe infliggere alla sfrontata ragazzina che, indifferente, non accenna la benché minima insicurezza o il minimo rimorso per ciò che sta per compiere.

Il titolo dell’album si riferisce alle “nursery rhymes”, filastrocche narrate ai bambini, tradizione facente parte della cultura anglosassone. L’assonanza “rhymes” con “cryme” è infatti particolarmente evidente.

 

Nursery Cryme
La copertina di Nursery Cryme

 

Il disco si compone, come il precedente, di due parti:

LATO A:

  • The Musical Box
  • For Absent Friends
  • The Return Of The Giant Hogeweed

 

LATO B:

  • Seven Stones
  • Harold The Barrel
  • Harlequin
  • The Fountain Of Salmacis

 

Tutte le canzoni dell’album godono di grande favore tra il pubblico, in quanto presentano grande originalità. I pezzi strumentali, alternati a prestazioni vocali sempre impeccabili e di grande effetto del vocalist del gruppo, Peter Gabriel, fanno di “Nursery Cryme” una pietra miliare a tutti gli effetti.

La mia canzone preferita è, senza dubbio, quella che apre le porte al magnifico mondo dell’antichità, mescolato a delle tematiche sempre attuali: The Musical Box (“La Scatola Musicale”). Essa tratta il tema della morbosità associata al desiderio sessuale del vecchio accennato nei paragrafi precedenti.

Nello specifico, il testo narra la storia della bambina Cynthia  che, giocando a croquet, uccide il suo amico Henry, decapitandolo. Entrata nella sua camera, questa scopre il carillon dell’amico e, mettendolo in funzione, vede lo spirito di Henry materializzarsi davanti a lei.

Nel frattempo, la filastrocca The Old King Cole fa da sfondo a questa scena inquietante: lo spirito dell’amico invecchia rapidamente, chiedendo alla ragazza di toccarlo in modo da soddisfare le pulsioni carnali mai vissute. Proprio in quel momento, entra la tata di Henry che, spaventata, scaraventa il carillon su di lui, smaterializzando entrambi.

“Play me Old King Cole…”

È con queste parole che comincia a cantare Peter Gabriel. Canta in maniera sommessa, delicata, quasi avesse paura di ciò cui la bambina, di lì a poco, assisterà. Il cantante, rappresentando il suo inconscio intriso di paura, costruisce un’atmosfera in cui si registra un crescendo di sensazioni tutt’altro che positive.

Gli effetti musicali sembrano confermare questo senso di “pathos” che si fa strada nella mente della bambina, timorosa ma allo stesso tempo impaziente di ascoltare la filastrocca del vecchio carillon che gli ricorda l’amico scomparso. In alcuni punti, il canto di Peter è accompagnato dall’eco di Phil Collins, all’epoca talentuoso batterista appena entrato nella band e contraddistintosi per la sua brillante personalità.

I suoi interventi contribuiscono, infatti, a creare quell’atmosfera tipica dell’età vittoriana in voga nell’era del progressive vero e proprio. Il flauto traverso di Peter si fa spazio all’interno della canzone, creando una piacevole sensazione nell’ascoltatore. Una sensazione che si accompagna, al contempo, al senso di inquietudine che la narrazione della storia trasmette.

Verso il minuto 3’33”, il ritmo cambia improvvisamente e si fa strada un coinvolgente pezzo strumentale.  Al minuto 5’01”, la voce del cantante fa di nuovo capolino, in modo sommesso e pacato. Pochi istanti dopo, però, la sua voce si fa più roca, più forte, in contemporanea all’accompagnamento musicale sempre più aggressivo e incalzante.

Ciò simboleggia proprio il momento in cui lo spirito di Henry comincia a materializzarsi davanti a lei. È un momento epico, di grande tensione. Una tensione che sembra sciogliersi soltanto al minuto 7’40”, ovvero quando Henry comincia a parlare.

 

“She’s a lady, she’s got time… Brush back your hair and let me get to know your face.”

 

Il monologo del ragazzo continua e in particolare, dalle parole successive “She’s a lady, she’s mine…” (“Lei è una ragazza, lei è mia…”) traspare quel senso di morbosità e di possessività che egli rivendica su Cynthia. Comunque, inizialmente, il tono di Henry sembra tranquillo e ciò non lascerebbe presagire alcunché.

Al minuto 8’40”, però, in contemporanea al crescendo della musica, anche la voce di Peter si trasforma nel grido impaziente di un ragazzo che cerca in ogni modo di appagare i suoi impulsi sessuali.

La canzone si conclude con delle frasi ripetute molte volte, proprio per rimarcare questo senso di insoddisfazione che Henry covava dentro se stesso fino a quel momento. In effetti, egli aveva atteso molto tempo prima di poter esternare i suoi desideri e, grazie all’ingenuità della ragazzina, era in procinto di riuscire nel suo intento.

La storia rivela, infatti, che il misfatto sia stato evitato dalla tata di Henry, riuscita a difendere la bambina da questo atroce atto di violenza. Inevitabilmente, questa canzone conduce ad un’attenta riflessione sulla società odierna e sui suoi usi e costumi, troppo spesso spregiudicati e privi di alcuna morale.

Questo cattivo esempio riguarda essenzialmente il mondo adulto sebbene coinvolga, purtroppo, anche ragazzi di giovane età. La violenza è un argomento sempre attuale e molto discusso. Un argomento la cui manifestazione è testimoniata non solo a livello fisico, ma anche dai social network e dai nuovi mezzi di comunicazione di massa, in cui si assiste a feroci scontri verbali e violenza di ogni genere.

L’invecchiamento associato al ragazzo può essere simbolo della deformità interiore, ovvero emblema di come la violenza possa trasformare completamente gli individui. Dunque, l’apparente bellezza esteriore può essere facilmente contaminata dalla lussuria, dai piaceri materiali e da tutto ciò che si propone come sfondo alla violenza.

La seconda canzone dell’album, For Absent Friends (letteralmente “Per Gli Amici Scomparsi”) è un breve pezzo cui trova spazio, per la prima volta, il novellino Phil Collins. La delicata voce del cantante conduce in un’oasi paradisiaca condita di tranquillità e serenità, sebbene la tematica affrontata sia molto triste.

Tale contrasto conferisce maggiore importanza alla canzone, il cui messaggio è, a mio avviso, di trasmettere forza e coraggio a coloro che stanno attraversando un momento difficile a causa della perdita di persone care.

Spesso, la realtà della vita ci appare nuda e cruda, ma c’è sempre una speranza per uscire da qualsiasi sofferenza. Ovviamente, la volontà dell’uomo la fa da padrone, dunque è il libero arbitrio ciò di cui l’individuo deve servirsi per fronteggiare qualsiasi ostacolo.

Questo brano, inoltre, venne composto da Steve Hackett, anch’egli nuovo arrivato e nuovo chitarrista della band. Infatti, dopo la dipartita di Anthony Philips, la ricerca di una figura altrettanto valida che contribuisse all’ascesa della band era indispensabile. Effettivamente, Steve contribuì enormemente al successo del gruppo inglese producendo, negli anni seguenti, composizioni di intensa e straordinaria bellezza.

La canzone successiva, The Return Of The Giant Hogeweed (“Il Ritorno Del Gigante Hogeweed”) sarebbe da introdurre nella raccolta di quei fenomeni naturali dal titolo “La natura si ribella”. Infatti, la storia narra di una pianta esportata dalla Russia che, avendo subito l’oltraggio di essere stata esiliata, desidera vendicarsi sterminando la razza umana.

Questa tematica è stata oggetto di numerose discussioni inerenti l’esilio e non solo: anche il tema della natura risulta intimamente connesso all’umanità. Numerosi poeti, tra i quali spicca senza dubbio Leopardi, hanno affrontato meticolosamente i “pregi e i difetti” della natura.

Basti pensare ad uno dei dialoghi più famosi delle Operette Morali, opera leopardiana concernente numerose riflessioni sulla felicità connessa al piacere, sulla filosofia e sulla letteratura classica: Dialogo della natura e di un islandese.

In tale dialogo emergono profondi interrogativi sull’uomo e sul suo rapporto con la natura, accusata di essere menefreghista nei confronti delle sventure dell’umanità, pur manifestando la sua imponente bellezza agli occhi di chi guarda. Ecco parte del dialogo:

Sicuramente, accusare la natura dei mali del mondo non rappresenta la soluzione ai problemi esistenziali dell’individuo. Leopardi, però, ha avuto il coraggio di affrontare uno studio impervio è difficoltoso: lo studio della psiche umana. In effetti, il suo obiettivo consisteva nel cercare le cagioni del dolore psichico al di là di quello fisico.

È riuscito nel suo intento? In parte sì, sebbene non sia sempre possibile trovare e contrastare le cause del malcontento e del malessere generale che affligge ciascuno di noi. Il Leopardi filosofo sentenzia l’idea che il piacere e la sua bellezza sono qualità effimere, destinate ad essere assaporate in un determinato e circoscritto istante.

È questa, a suo avviso, una delle tante cause di infelicità. Chi potrebbe dire il contrario? Comunque, nonostante sembri non esserci soluzione apparente a queste sofferenze, in realtà lo scrittore propone coraggiosamente il suo nuovo pensiero, attraverso una poetica che differisce enormemente dalle precedenti. Il cosiddetto “pessimismo eroico”, ne rappresenta proprio l’ideologia:

 

“È necessario amarsi l’un l’altro ed essere forti alle sofferenze arrecate da qualsiasi agente esterno o da qualsiasi evento tragico possa capitare nella nostra vita, in modo da scoprire la solidarietà che si cela nell’animo di ciascuno di noi. È necessario spogliarsi del proprio egoismo, privarsi delle proprie comodità, per scoprire che c’è qualcosa di ancora più grande che vale la pena vivere insieme agli altri, insieme a coloro che amiamo di più. C’è sempre qualcosa da condividere, persino con gli sconosciuti. Poiché siamo tutti uomini, e tutti meritiamo di essere felici nell’infelicità… Perché si sa, non esiste individuo alcuno che riesca ad accontentarsi facilmente di ciò che possiede. L’uomo desidera e desidererà sempre ardentemente un qualcosa di apparentemente inafferrabile. Ma finché ci sara l’amore, in verità saprà, in fondo al suo cuore, che non gli mancherà proprio nulla”.

 

Ovviamente, ciò che ho scritto non è il diretto pensiero di Leopardi, ma una mia interpretazione in merito. Tale ideologia riflette comunque quella del poeta. Infatti, le parole chiave per comprendere la sua poetica sono, senza dubbio, “Amore” e “Solidarietà”, presupposti irrinunciabili per poter affrontare senza paura le numerose difficoltà della vita. Questo è il grido di speranza lanciato dal grande scrittore.

Ricollegandosi dunque, alla terza canzone di “Nursery Cryme”, essa è intimamente connessa con la precedente, “For Absent Friends”, dato che tratta il tema della speranza e della forza come mezzi di contrasto per il dolore spirituale.

Invece, la canzone che inaugura il LATO B del disco è Seven Stones (“Sette Pietre”)Il protagonista della storia è un vecchio vagabondo, che sembra essere guidato dal caso. Ciò contrasta vivamente con il concetto di libero arbitrio precedentemente esposto. Forse, il messaggio che il pezzo intende trasmettere riguarda l’impotenza umana di fronte i disastri naturali?

Ebbene sì: anche stavolta, la natura viene chiamata in causa. In effetti, la prima riga del testo afferma: “Thinker, alone within a storm…” (“Vagabondo, solo in una tempesta…”). Questa proposizione simboleggia, senza dubbio, il senso di disperazione che coinvolge l’uomo avvolto da questo impressionante fenomeno.

Inevitabilmente, si intravede una connessione concettuale con la “natura matrigna” di cui discuteva il grande Leopardi. Adesso però, in contrasto con la presunta cattiveria della natura, viene associata ad essa la casualità, ben diversa dalla causalità. Infatti, è nella seconda che si cerca di indagare sulle cause delle vicissitudini umane.

Il vagabondo però, non sembra preoccuparsene minimamente, anzi. Come afferma il testo, il vecchio sembra ridere della disperazione che affligge il mondo. Ciò che lo affligge sono, in  particolare, le “risate del mondo”: è l’universo che si fa beffe di lui e conseguentemente dell’umanità.

Questa estensione del pensiero porta ad una riflessione personale concernente il pessimismo che aleggia in ciascuno di noi. Troppo spesso, siamo infatti preoccupati di affrontare determinate situazioni con eccessivo ottimismo, colpiti dal timore che quelle speranze possano venir deluse. Forse, però, se avremo fiducia nel mondo, il mondo avrà fiducia in noi e ciò che ci appare come insormontabile può diventare improvvisamente meno faticoso.

Ovviamente, conta l’attitudine di ciascuno: la positività è un requisito indispensabile per riuscire a raggiungere qualsiasi obiettivo, o quantomeno provare a realizzarlo. La riuscita non è garantita. E in questo, proprio il caso trova posto nella vita di ciascuno di noi.

Si può avere fortuna o meno. Eppure, il grande fisico Albert Einstein affermava: “Dio non gioca a dadi!” per esprimere l’idea che ciascun fenomeno potesse essere determinato precisamente, secondo precise dinamiche e conoscendo opportuni parametri. Ma è pur vero che molti fenomeni non trovano ancora una valida spiegazione scientifica e sono perciò oggetto di numerosi studi e sperimentazioni.

Si pensi agli studiosi della meccanica quantistica, quella branca della fisica piena di affascinanti e incomprensibili misteri inerenti la luce e altre particelle infinitamente piccole. Da ciò si deduce il fatto che molteplici eventi possono essere descritti solamente tramite concetti probabilistici.

Qual è la probabilità di fallimento o riuscita, applicata al caso umano? Ovviamente, sta solo a noi scoprirlo.

Nell’album, seguono altre tre canzoni che concludono il LATO B di “Nursery Cryme”: Harold The Barrel è una sorta di operetta comica in cui si tratta il tema della giustizia (viene infatti nominata la BBC) ma soprattutto dell’apparenza. Spesso, l’apparenza non corrisponde effettivamente alla realtà. Da ciò, si costruisce il  netto contrasto tra ideale – ovvero ciò che si vorrebbe essere – e reale – ciò che si è realmente -.

La realtà effettiva è insita in ciascuno di noi e il concetto di ideale e reale è stato ampiamente discusso da numerosi filosofi e poeti, quali Hegel, Keats e molti altri. L’ideale è sicuramente un’aspirazione  irraggiungibile ai più. Ciò non significa che si debba rinunciare ai propri sogni, anzi: sono proprio questi il motore della nostra esistenza.

Nella canzone, si rivela particolarmente vincente il duetto Peter-Phil, che riproducono perfettamente il divertimento caratterizzante la scena e la nota satirica che intendevano trasmettere con tale brano.

Harlequin (“Arlecchino”) è un frammento musicale di circa due minuti e mezzo particolarmente coinvolgente. Questo descrive un bellissimo quadretto impressionistico che ispira fiducia e tranquillità, a dispetto dei pezzi precedenti riguardanti temi di maggior rilievo.

L’impressionismo, corrente artistica formatasi in Francia intorno alla metà dell’Ottocento, conferiva grande importanza al colore e al suo utilizzo mediante tecniche ispirate a principi scientifici. Probabilmente, il titolo della canzone allude proprio a tali ideologie artistiche.

Il nostro viaggio nei meandri di “Nursery Cryme” sta per concludersi con un capolavoro di una bellezza disarmante: The Fountain Of Salmacis (“La Fontana Di Salmace”)Ed ecco il riferimento alla letteratura classica, in particolare al mito ovidiano di Ermafrodito e Salmace. In questo brano, l’influenza degli studi scolastici intrapresi dai Genesis è particolarmente sentita dai giovani artisti.

L’inizio della canzone rappresenta in maniera inequivocabile l’atmosfera mitologica e favolistica caratteristica di questi miti letterari. La straordinaria bellezza di questo brano è testimoniata dalle meravigliose melodie che si susseguono all’interno del pezzo. Si rimane letteralmente senza fiato. A voi l’ascolto!

Conclusioni – Nursery Cryme

“Nursery Cryme” è senza dubbio un capolavoro. L’alpha e l’omega dello stesso sono, a mio avviso, la prima e l’ultima canzone, che suggellano perfettamente le tematiche esposte finora.

Ovviamente, le canzoni dei Genesis sono di difficilissima interpretazione, ma è proprio questa la bellezza di cui disponiamo. Avere libertà di espressione e giudizio, ma soprattutto curiosità di scoprire ciò che si cela dietro un testo o qualsiasi studio, sia esso accademico e non.

Qui sotto propongo la visione di alcuni link molto interessanti con numerosi approfondimenti riguardanti, in particolare, la canzone “The Return Of The Giant Hogeweed” e “The Fountain Of Salmacis”.

 

The Return Of The Giant Hogeweed

The Fountain Of Salmacis

 

Nursery Cryme
Il CD di Nursery Cryme
Nursery Cryme - Live in Genova (1972)
Nursery Cryme – Live in Genova (1972)
Il testo di "The Musical Box" (Nursery Cryme)
Il testo di “The Musical Box” (Nursery Cryme)

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

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