Analisi I & Analisi II – La mia Odissea

Io e il ‘matematichese’ <∂∫∑≤≥∞∆√∩)>

“L’analisi matematica non è il mio forte, si sarà capito. E per quanto io mi sforzi, ce l’ho a morte con gli integrali doppi (e già che ci siamo, pure con le equazioni differenziali…). Sì, li odio veramente con tutta me stessa, tanto da arrendermi di fronte alla loro complessa risoluzione. Sarà perché in essi sono presenti fondamenti di geometria analitica, trigonometria e assimilati. E sarà anche perché alla minima difficoltà la mia mente entra in un tunnel dal quale uscire risulta, nel peggiore dei casi, quasi del tutto impossibile.”

Sì, esattamente. Questo è quanto avevo scritto qualche mese fa, prima di comprendere finalmente ambedue gli argomenti (in modo discreto, s’intende), dopo numerose sofferenze. Inizialmente, avevo puntato tutto sul resto del programma con la vana speranza di riuscire a superare questo famigerato “Istituzioni di Matematica II”, battezzato dagli studenti più semplicemente come “Analisi II”. Ma non è bastato. Ho dovuto attendere il 10 Settembre (terzo appello) per potergli dire finalmente addio.

Adesso, a esami espletati, posso addirittura azzardare un confronto tra le due “Istituzioni”. Per quanto concerne la prima, il programma della stessa è senza dubbio molto più lineare e, nonostante la complessità degli argomenti, per me è stato un piacere studiarla (e se lo dico io vuol dire che c’è davvero da stupirsi). Eh già, credo proprio sia stato il mio professore a compiere il “miracolo di Natale” (nonché il vigore fisico e soprattutto mentale di cui godevo al primo semestre, c’è da dirlo…).

(Per chiunque volesse ripercorrere “l’avventura” da me intrapresa nel primo semestre (perché davvero lo è stata!):

Finora, nessun docente era riuscito a farmi comprendere fino in fondo lo svolgimento ragionato e non puramente mnemonico che si richiede nei vari esercizi e questo professore, alla luce della sua – oserei dire – folle passione per la matematica, aveva fortemente instillato in me fiducia, tolleranza e rispetto nei confronti della sua materia.

Facendo un raffronto con Analisi Matematica II, mi sono effettivamente resa conto di quanto mi sia mancata la prima… Certo, mi sono impegnata davvero moltissimo per studiare la I, ma non è stato affatto un peso esasperante, anzi. È stata una sfida. Una sfida che ho vinto facendo appello alla mia forza di volontà, più che alla mia “bravura” (di un altro tempo e di un altro spazio, magari…) di studentessa. E ho capito una cosa importante. Ho capito che, per quanto concerne tale materia, è necessario “avere per le mani” un professore capace di raccontare la matematica. Sì esatto, raccontare, non spiegare. In verità, però, credo che tale concetto si possa estendere anche alle annesse discipline.

Nelle materie scientifiche in generale, a mio parere, bisogna accingersi a “raccontare una storia” inerente i vari argomenti in modo tale che questi siano più facilmente assimilabili dagli studenti. Personalmente, io adoro in modo particolare il momento in cui ad esempio si racconta di come Fischer riuscì a scoprire la struttura degli zuccheri assegnandogli una data configurazione e lo sviluppo storico concernente le idee e le intuizioni dei vari scienziati per poi, e solo poi, entrare nel formalismo vero e proprio riguardante il concetto esposto.

Il mio professore di Chimica Generale amava questo tipo di approccio e devo dire che, nel corso dei miei studi precedenti, io stessa ho goduto del privilegio di avere dei professori (pochi ma buoni!) del genere sebbene, almeno all’università, io non abbia potuto “conoscerli” quanto forse avrei voluto (come ben sapete, la matematica era al centro del ‘mio universo’).  In ogni caso, quel verbo marcato in grassetto non troverà effettiva giustizia, dato che mi attendono Fisica e Chimica-Fisica (al momento meglio non pensarci troppo ed appellarsi alla speranza di capirle almeno quel poco che basta a superare i relativi esami, stranamente per la seconda materia ci sto riuscendo!), molto peggio della matematica stessa…

Insomma, in buona sostanza, bisogna tentare di entrare nella mente di quei geniacci per poter comprendere quale sia stato il motore delle loro scoperte, bisogna essere degli abili comunicatori ed instillare quell’interesse che troppo spesso è in uno stato di quiescenza nella mente degli studenti. Ora, con questo non voglio dire che si debba scrivere un manuale sul come raccontare la scienza oppure ridurre il tutto ad un approccio semplicistico della materia (in fondo non è sempre possibile), ma quantomeno di far comprendere l’evoluzione e l’utilità della stessa anche da un punto di vista storico-epistemologico. Non a caso il mio famigerato professore di C. Generale è il responsabile della seguente linea di ricerca: Storia della Chimica e sue relazioni con l’epistemologia e la didattica.

E tanto per tornare in tema, il mio professore di matematica I amava spesso perdersi in una breve (e a mio avviso affascinante) introduzione storica degli argomenti trattati a lezione, ovviamente funzionale alla spiegazione vera e propria degli stessi. Era veramente un piacere starlo ad ascoltare…

Qual è dunque “l’ingrediente segreto” cui un professore di matematica dovrebbe appellarsi al fine di farsi comprendere dalla maggioranza dei discenti?

A mio parere, è necessario possedere un particolare carisma abbinato a delle spiccate doti comunicative per spiegare con successo la materia “più temuta ed odiata” dalla maggior parte delle persone. Certo, poi ovviamente entra in gioco anche l’inclinazione personale di ciascuno… Per quanto mi riguarda, comunque, il pregiudizio che nutrivo nei confronti della matematica è ormai quasi del tutto scomparso, da quando ho avuto il folle coraggio di affrontarla a carte scoperte.

Per quanto riguarda Analisi II, invece, non posso affatto dire lo stesso. La prima parte delle lezioni non è nemmeno stata poi così male, in verità, ma nel complesso non posso certo dire che il corso mi sia piaciuto e che mi abbia arricchito particolarmente a livello personale, se non per alcuni concetti riscontrati anche nelle prime lezioni di Fisica.

In effetti, ho trovato il programma davvero caotico, intriso di argomenti sparsi qua e là non collegabili direttamente tra loro, nonché condito di numerose formule da imparare a memoria e da applicare tassativamente negli esercizi senza chiedersi cosa si stesse effettivamente facendo. Insomma, in questo corso mi è mancata la logica, la coesione, il perché delle cose.

Chissà, magari è stata proprio questa la causa del mio fallimento… Sono “retrocessa in serie B” tornando a guardare nuovamente alla matematica come un qualcosa di mnemonico e a tratti insopportabile, un qualcosa che al primo semestre avevo contemplato con occhi decisamente diversi. Di chi è stata la colpa? Magari di nessuno (sebbene, debba dirlo, al primo esonero di 100 persone ne sono passate soltanto 36, quindi… “Ai posteri l’ardua sentenza”), chissà.

Come canta Battisti, “non possiamo farne un dramma”. Bisogna accettare il fatto che gli esami sono sempre un terno al lotto. Può andare bene come può andare male, a prescindere dall’impegno profuso e dalle ore di studio che avete ad essi dedicato. Eh già, alle volte bisogna insistere anche più di un volta per passare un esame. Quindi, che dire… Tenetelo a mente, nel caso in cui decidiate di andare all’università, ma tenete anche a mente che le sconfitte, almeno in teoria, dovrebbero renderci più forti e più resilienti, sotto tutti i punti di vista.

Ad ogni modo, nella seconda parte del semestre è stata la matematica ad esercitare pieno controllo su di me (e non il contrario, come avevo inizialmente sperato). Ma magari era giusto che andasse così, se non altro per mettere di nuovo in discussione il mio percorso riacquistando, seppur con grande fatica, la consapevolezza di farcela.

Ed effettivamente ce l’abbiamo fatta (almeno per ora). Ma che sudata, per un esame di soli 6 CFU! In ogni caso, quello che conta è che, alla fine, malgrado l’aver raggiunto il minimo sindacale, abbiamo “domato la bestia”.

No, non ci ho pensato nemmeno per un momento a rifiutare il voto. Non potevo affrontare quell’esame un’altra volta, non lo avrei sopportato, malgrado lo sforzo che ho fatto per poter conseguire una valutazione forse più degna alla luce di tutto il tempo che gli ho dedicato (quasi sei mesi e mezzo). Non ho voluto nemmeno sostenere l’orale (era facoltativo), avrete capito che non ero affatto in condizione di studiare ulteriormente. Ad ogni modo, per mia fortuna credo che non scorderò mai più quanto ho imparato.

Già, i professori mi hanno fatto veramente penare. Non appena ho visionato il compito del 10 Settembre, un’altra ondata di sconforto già presente ha inondato la mia persona. La struttura del compito era cambiata quasi del tutto rispetto ai due appelli precedenti ed era molto più difficile. Questa volta, infatti, erano presenti all’appello sia gli integrali doppi che le equazioni differenziali. Ma non solo. C’erano persino degli esercizi particolari che capitavano agli esami forse una volta su dieci. Insomma, d’istinto mi sarei alzata andando a consegnare quel maledetto compito per ritirarmi e non ripresentarmi più.

Poi, inspirando profondamente, ho cominciato a scribacchiare qualcosa e consapevolmente ho tralasciato due risposte a crocette per evitare che mi togliessero ben due punti, e fatto tutto quello che mi riusciva di fare. Dopo due giorni, ho saputo il risultato. Eravamo almeno in trenta e nel mio canale avevano passato l’esame in sette. Quando ho visto la mia matricola tra i promossi e poi immediatamente al di sotto la dicitura a caratteri cubitali: “TUTTI GLI ALTRI INSUFFICIENTI”, quasi non ci volevo credere.

Ero finalmente “libera”. Mi sarei ritirata dal corso, a questo punto? Una piccola parte di me era felice, l’altra ancora senza speranza, satura di studio e piena di stanchezza. Però no, non mi sarei ritirata, a quel punto. Chissà, magari non lo avrei fatto a prescindere dal risultato… Chi può saperlo? Ma in fondo, il mio piano originale non prevedeva di farmi un “mazzo così” per matematica per poi abbandonare tutto. Mi sarei concessa un’ultima possibilità. E adesso devo, per forza di cose, vedere come va a finire.

C’è ancora molta strada da fare e sono sicura che tra pochi mesi mi ritroverò di nuovo qui a discutere con voi di un altro “problema irrisolvibile”. Ma fino ad allora… Mi cullerò per un altro po’ nell’illusione (crudele e affascinante) di riuscire a concludere (più di un) qualcosa, sperando che la stessa diventi realtà. Ma come già detto nello scorso articolo, vi prego di non contare troppo su di me.

Analisi I Vs Analisi II - La sfida
Analisi I Vs Analisi II – La sfida

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

2 Risposte a “Analisi I & Analisi II – La mia Odissea”

  1. A Torino ai miei tempi si chiamava Matematica B, ed erano 4 crediti, infatti mi sembra di ricordare che non ci fossero gli integrali doppi, ma ci si fermasse alle equazioni differenziali. Devo dire che per me fu un corso fondamentale: prima di seguirlo non ci capivo niente di Chimica Fisica A (Termodinamica), perché mi mancavano proprio gli strumenti matematici.
    Il vero orrore sarebbe stato mesi più tardi con Calcolo Numerico…

    1. Mamma mia, gli integrali doppi mi ero letteralmente rifiutata di impararli, avevo perso tutte le speranze. Poi fortunatamente, grazie agli aiuti giusti sono riuscita a capirli in un modo abbastanza decente… Per Chimica Fisica, adesso sto usando un libro in inglese che ci ha consigliato il prof nel quale figurano differenziali totali ed altre regole che ad Analisi II non ci hanno mai spiegato… Per fortuna l’inglese scientifico è abbastanza semplice e ci sto capendo qualche cosa… Insomma, speriamo che la mia non sia solo un’illusione…

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