Fine di un viaggio – Analisi I

Ebbene, miei cari lettori, è finita.

Sì, il mio lungo viaggio è ufficialmente concluso. Ho raggiunto finalmente la meta che sognavo da ormai più di un anno. E ho conseguito il mio ultimo risultato senza fare praticamente nulla. Non affronterò, in effetti, l’esame orale, sebbene io abbia passato ben più di due settimane a studiare intensamente in vista della suddetta prova. Ma ci sono cose molto più importanti che vanno al di là di qualsiasi esame o altre prove di qualsiasi genere: le circostanze della vita.

A volte, la vita è davvero imprevedibile. Ci pone continuamente davanti a delle scelte e, allo stesso tempo, all’affronto di alcuni problemi che non sempre sono frutto della nostra esclusiva volontà. Ed è proprio questo ciò che ha detto il mio professore di matematica. Un professore che mi ha dato tanto e che non dimenticherò mai perché, senza di lui, non sarei mai riuscita ad estinguere questo esame.

Ricordo ancora il giorno in cui lui mi chiamò per ricevermi nello studio della nuova presidenza. Io avevo affrontato l’esame scritto per intero, quel fatidico giorno di Settembre dello scorso anno e, come c’era da aspettarsi, presi solamente un miserissimo 13. Il giorno dopo, mi recai all’università per poter controllare i miei errori ma il professore mi disse, ridendo sotto i baffi, che aveva dimenticato il mio compito a casa sua.

Adesso, io non so se ciò fosse vero (sospetto di no 😂), ma il professore mi disse che avrebbe voluto parlarmi e fissare un incontro per potermi suggerire un eventuale metodo di studio. Con grande piacere e altrettanta sorpresa accettai, colpita dalla quella sincera – quanto profonda – umanità. Quell’umanità che io ho visto in ben poche persone e che lui ha sempre palesemente mostrato a tutti noi studenti. L’ultimo giorno di lezione, infatti, lui ci ha profuso un grande augurio con tanto di foto finale. Esatto, una foto con tutta la nostra classe al completo.

Non credevo che persino all’università si potesse instaurare un bel rapporto con un professore e considerarlo, a tutti gli effetti, come l’ennesimo maestro di vita. Quel giorno, quando mi recai nel suo studio, egli mi disse in tutta sincerità che la meta da raggiungere sarebbe stata per me ancora molto lontana ed io mi limitai a confermare quella situazione. Mi diede, però, un consiglio (oltre che un piccolo rimprovero inerente la mia scarsa propensione a rivolgergli domande durante le lezioni) che sul momento mi recò grande sconforto ma che, successivamente, si rivelò essere la mia ancora di salvezza: frequentare nuovamente il suo corso per intero o, perlomeno, recarmi alle sue lezioni nei giorni in cui avrebbe fatto degli esercizi, in modo da poter affrontare nuovamente l’esame mediante lo svolgimento degli esoneri.

Inizialmente, non accettai di buon grado la sua proposta, pur sapendo quanto fosse saggia e giusta. Ovviamente, non espressi  nemmeno apertamente il mio disappunto, poiché sapevo quanto ci tenesse ad aiutarmi. Ma d’altronde, dovevo convenire con lui su un aspetto veramente importante – nonché incontestabile – : non avrei potuto continuare a ‘fingere’ che la matematica non esistesse. Non potevo continuare a sostenere i prossimi esami universitari senza possedere quell’importante bagaglio di conoscenze che mi avrebbe permesso di comprendere appieno le altre materie del corso. Ecco, il professore mi ha spinto ad affrontare questa mia paura.

Il giorno dopo quell’incontro, mi recai immediatamente a lezione. Era davvero strano ritrovarsi tra gli studenti del primo anno ma, contrariamente a quanto mi aspettavo, è stata davvero una bellissima esperienza. Il professore entrò in classe e, accortosi immediatamente della mia presenza, mi fece poi una domanda che mi mise non poco in imbarazzo.

“Signorina, sa dirmi che cos’è un polinomio? chiese lui ad una studentessa.

Poi lo chiese ad un altro, poi a un altro ancora finché, alla fine, non mi guardò (nonostante io cercassi di nascondermi alla sua vista) e chiamandomi per nome davanti a tutti, mi chiese:

“Eleonora, lei saprebbe dirmelo?”

Insomma, come già detto, potete ben immaginare il mio imbarazzo. E, allo stesso tempo, la mia contentezza per quella sua domanda cui io, sul momento, non seppi rispondere. Sì lo so, era una domanda veramente sciocca ma, in quel momento, ero rimasta letteralmente paralizzata. Non riuscivo nemmeno più a pensare. Ricordo soltanto di aver farfugliato qualcosa di incomprensibile  😂 .

Ma a me non importava di aver fatto ‘la figuraccia’ davanti alla classe. Alla fine, tutti (o quasi) sapevano che cos’era questo benedetto polinomio ma, in qualche modo, la straordinaria spontaneità di questo professore ci lasciò a dir poco interdetti. Ma io lo avevo già conosciuto, dunque, il suo comportamento non mi sorprese poi molto. Ciò che più mi sorprese fu che, da quel momento, cominciai a comprendere le sue lezioni e a tempestarlo di domande come non avevo fatto mai. In effetti, persino lo scorso anno il professore ‘mi riprendeva’  domandandomi, alle volte, se svolgessi i test a casa o le schede degli esoneri. La mia risposta era sempre negativa.

Non era ancora arrivato per me il momento di affrontare la matematica. Mi limitavo semplicemente a seguire le sue lezioni (ovviamente senza capirci nulla). In ogni caso, io sapevo che lui non intendeva affatto mettermi in imbarazzo, anzi. Quest’anno, invece, tutto è trascorso in un lampo. Il tempo è letteralmente volato via. Tra viaggi in pullman, in metro, studio ininterrotto a casa e all’università e lezioni divertentissime (e ovviamente altrettanto complicate) sono riuscita finalmente ad affrontare questi esoneri. Ma non ci sarei mai riuscita senza il suo costante supporto.

Purtroppo, da un lato, in questo momento non potremo concludere con lui il percorso sostenendo l’esame orale. Da circa un mese, il professore non si trova in un buon stato di salute. Non conosco i dettagli ma, proprio oggi, ha inviato a noi tutti una mail in cui prospettava a noi studenti tre possibilità per poter sancire a tutti gli effetti la convalida di questo esame.

  1. Verbalizzare il voto dell’esonero e dunque la media relativa conseguita nei tre scritti
  2. Farsi esaminare da un altro docente del corso
  3. Aspettare la sessione estiva e poter dunque sostenere l’esame con lui

Come forse è facile prevedere, sceglierò la prima opzione, se non altro per chiudere definitivamente il cerchio e cercare di dedicarmi ad altri esami. Non ci tengo affatto ad essere esaminata da un docente che non sia lui, e questo per due motivi principali. Da una parte, la considererei una sorta di ‘mancanza di rispetto’ nei confronti di un professore che mi ha dato molto e che mi ha permesso di guardare la matematica da una nuova prospettiva. Inoltre, per i miei interessi di studentessa, non ci terrei nemmeno ad aumentare la probabilità che il mio voto possa abbassarsi e quindi compromettere in parte il percorso da me svolto. Quanto alla sessione estiva, sarebbe davvero ‘una follia’ portarsi dietro un esame fino a Giugno o a Luglio… Non credo proprio che qualcuno lo farà, sebbene ne siamo in parte ovviamente dispiaciuti.

Una cosa, però, voglio farla. Domani stesso invierò al professore – come da lui espressamente richiesto – la mail in cui gli comunicherò la mia decisione di accettare la media dei voti degli esoneri, ovvero 24,7 (che, arrotondato per eccesso, corrisponderebbe ad un bel 25!)

Ma non solo. Insieme a questo comunicato, aggiungerò senz’altro un messaggio di augurio per una pronta guarigione, insieme ad un piccolo grande ringraziamento per la sua infinita pazienza e disponibilità nei miei confronti ma, soprattutto, per la sua incommensurabile umanità.

E adesso, vorrei concludere questo scritto con questa straordinaria poesia.

 

Se per Itaca volgi il tuo viaggio, fa voti che ti sia lunga la via, e colma di vicende e conoscenze. Non temere i Lestrigoni e i Ciclopi o Poseidone incollerito: mai troverai tali mostri sulla via, se resta il tuo pensiero alto e squisita è l’emozione che ci tocca il cuore e il corpo.

Né Lestrigoni o Ciclopi né Poseidone asprigno incontrerai, se non li rechi dentro, nel tuo cuore, se non li drizza il cuore innanzi a te.

Fa voti che ti sia lunga la via. E siano tanti i mattini d’estate che ti vedano entrare (e con che gioia allegra) in porti sconosciuti prima. Fa scalo negli empori dei Fenici per acquistare bella mercanzia, madrepore e coralli, ebani e ambre, voluttuosi aromi di ogni sorta, quanti più puoi voluttuosi aromi. Recati in molte città d’Egitto, a imparare dai sapienti.

Itaca tieni sempre nella mente. La tua sorte ti segna a quell’approdo.

Ma non precipitare il tuo viaggio.

Meglio che duri molti anni, che vecchio tu finalmente attracchi all’isoletta, ricco di quanto guadagnasti in via, senza aspettare che ti dia ricchezze.

Itaca t’ha donato il bel viaggio. Senza di lei non ti mettevi in via. Nulla ha da darti più.

E se la ritrovi povera, Itaca non ti ha illuso. Reduce così saggio, così esperto, avrai capito che vuol dire un’Itaca.

 

No, non è affatto un caso che io abbia deciso di concludere il mio articolo con questa bellissima poesia (che non conoscevo affatto) del poeta greco Konstantinos Kavafis. Infatti – come già accennato all’inizio – il nostro professore di matematica, concluso il corso, ci ha recitato, tra le altre cose, questa meravigliosa poesia, augurandoci di coltivare sempre i nostri sogni e di trovare, così, la nostra Itaca.

Itaca, il sogno proibito, quel sogno cui Odisseo si è discostato per assecondare la sua quasi fatale sete di conoscenza. Quel sogno che ormai conosciamo come la tanto sospirata meta da raggiungere. Ebbene, il mio viaggio nei meandri di questa materia è durato quasi cinque mesi, tra una moltitudine di numeri, astruse formule, complesse definizioni e ‘stranissimi’ corollari.

E adesso, dire di avercela fatta mi sembra un sogno. Soprattutto dirlo ad alta voce. In questo caso, io sono ‘ritornata nella mia Itaca’, più forte e maggiormente consapevole delle mie capacità, dei miei limiti e delle mie future speranze. Allo stesso tempo, però, provo un vago senso di amarezza per non aver potuto concludere il percorso intrapreso con l’esame orale, come il mio professore sperava. In ogni caso, troverò comunque il modo di ringraziarlo anche di persona.

E in ogni caso, tra qualche giorno, dovrò ripartire verso ‘terre lontane’. In effetti, tra non molto ricominceranno le fatidiche lezioni universitarie… E un altro viaggio, forse più impervio del precedente, mi attenderà. Nel frattempo, tenterò nuovamente di imbarcarmi nello studio della Chimica…

Eh già, mi ero quasi dimenticata della sua esistenza.

viaggio
Fine di un viaggio…

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

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