Ricordi di un saggio breve…

  • Alle volte, quando meno ci aspettiamo che accada o quando cerchiamo qualcos’altro, scoviamo dei ricordi che possono provocare in noi gioia, malinconia o tristezza. Nel mio caso, i ricordi legati ai miei studi precedenti mi arrecano sempre felicità. Una felicità condita, però, da un pizzico di malinconia. Tra questi cari ricordi, ho ritrovato un vecchio saggio breve scritto l’ultimo anno delle superiori. In un attimo, ho ripensato alle volte in cui mi apprestavo a scegliere, tra mille dubbi e piacevoli difficoltà, la traccia che avrebbe potuto rappresentare al meglio le mie ideologie o rispecchiare tematiche di mio interesse. Sì, ammetto quanto mi manchi redigere dei temi e dei saggi brevi concernenti tematiche varie ma, grazie all’apertura di questo blog, sto colmando a tutti gli effetti questa mia mancanza. Il saggio breve che ho deciso di riportare in questo articolo fa anche riferimento, nel particolare, alla mia passione per la musica degli anni 70′. Una passione che cerco sempre di rapportare alla scienza e alla letteratura, con la viva speranza di rispecchiarmi sempre in ciò che scrivo. Come è noto, un saggio breve presenta dei documenti e delle citazioni che si possono utilizzare al fine di giustificare le proprie ideologie. Pertanto, nel seguente scritto non mancheranno di esistere le suddette citazioni che, al contempo, mi ricordano il piacevole ma altrettanto arduo e ‘disperatissimo’ studio della letteratura italiana ma, soprattutto, di quella inglese, nonché l’appassionato studio della filosofia.

 

I ricordi battono dentro di me come un secondo cuore.

John Banville

 

IL TEMA DEL DOPPIO

Conoscere se stessi è una vera e propria sfida, un’impellente ricerca che l’uomo compie durante tutta la sua vita. Una ricerca che implica la scoperta dei suoi punti di forza, dei suoi limiti, al fine di raggiungere uno stato di medietà.

La costruzione del nostro “io” interiore e della nostra personalità, in modo che essa possa conformarsi all’ambiente sociale che ci circonda, risulta un obiettivo spesso difficile da conquistare, all’interno di una realtà sempre più dominata dall’interesse, dall’egoismo e dal potere.

Parallelamente, a volte risulta ancora più arduo – se non impossibile – sopprimere completamente il nostro “es”, la nostra parte “dionisiaca” che comprende le nostre paure e, allo stesso tempo, i nostri desideri più profondi. È possibile, pertanto, conoscere davvero se stessi in maniera più profonda e completa? Sicuramente no, dato che lo studio della psiche umana è ancora uno degli oggetti di studio più discussi e affascinanti – nonché misteriosi – del nostro secolo.

Filosofi, intellettuali e persino musicisti hanno affrontato questa tematica. Infatti, musica e letteratura, benché sembrino due mondi apparentemente inconciliabili, racchiudono le più profonde connessioni inerenti la dimensione dell’essere umano. In particolare, i Pink Floyd, celebre gruppo degli anni 70′, ha composto “The Dark Side Of The Moon”, un album particolarmente significativo, i cui temi interpretati in chiavi filosofica riguardano aspetti della vita che sfuggono al controllo della razionalità umana.

L’immagine dell’uomo viene paragonata alla Luna, la quale, attraverso il suo moto sincronico, mostra sempre la stessa “faccia”. Analogamente, la parte che normalmente mostriamo agli altri è quella razionale, essendo consapevoli dell’esistenza di un lato oscuro.

Dal punto di vista letterario, la coesistenza di ambo le parti, il loro rapporto conflittuale e l’analisi particolare del lato oscuro dell’uomo viene condotta dal dottor Jeckill – personaggio creato dallo scrittore R. L. Stevenson – il quale dichiara, avendo preso coscienza della sua doppia natura, la soddisfazione nell’aver raggiunto il suo obiettivo attraverso i suoi esperimenti scientifici volti alla separazione della stessa.

“Mi resi conto che, anche se potevo giustamente identificarmi separatamente o con l’una o con l’altra delle due nature che si contendevano il campo della mia coscienza, ciò era possibile proprio perché io ero fondamentalmente composto sia dell’una che dell’altra…”

Pertanto, la soppressione della parte più nascosta dell’animo umano si rivela essere un compito tutt’altro che semplice. È un conflitto perenne tra due mondi, destinato a bruciare senza mai consumarsi. Persino il personaggio di Mattia Pascal ne è consapevole:

“Mi guardai attorno, poi gli occhi mi s’affissarono su l’ombra del mio corpo e rimasi d’un tratto a contemplarla; infine alzai un piede rabbiosamente su di essa. Ma no, io non potevo calpestarla l’ombra mia.”

È necessario accettare le due parti così diverse ma allo stesso tempo complementari, al fine di accettare se stessi. All’uomo il compito di scegliere quali delle due far emergere, portare alla luce. Pur sembrando una scelta estremamente naturale, frutto esclusivo dell’uomo, non si possono non considerare le dinamiche sociali in cui tali scelte avvengono e quindi gli eventuali condizionamenti esterni. Le nostre decisioni riflettono davvero ciò che siamo realmente? La risposta può essere, ancora una volta, reperita in ambito letterario.

Dorian Gray, infatti, personaggio uscito dalla penna di O. Wilde, è un chiaro esempio di esaltazione dell’irrazionalità. Infatti, egli, al fine di preservare la sua bellezza e conseguire i suoi piaceri, è disposto a sopprimere la sua morale, fino ad arrivare alla sua completa autodistruzione. Tale comportamento non rifletteva, però, la sua indole originaria, fortemente corrotta da Lord Henry Wotton, il suo maestro. 

A causa di tale condizionamento il pittore, che aveva dipinto Dorian Gray in tutto il suo splendore, non riuscirà più a riconoscere né a guardare – se non con estremo disgusto – il ritratto, corroso dalle cattive azioni del ragazzo.

“Un grido di orrore sfuggì dalle labbra del pittore appena vide, sotto la debole luce, il volto orrendo che gli ghignava dalla tela. C’era in quella espressione qualcosa che lo riempiva di nausea e disgusto. Santo cielo!”

Da tale romanzo è possibile, perciò, trarre la conclusione che l’uomo è intrinsecamente soggetto alla perdita dell’identità. Analogamente, però, è possibile anche recuperarla attraverso la condizione dei valori sociali e morali che permeano – nonostante tutto – nella società, permettendo la costruzione di un futuro migliore per le nuove generazioni.

Ricordi di un saggio breve...
Ricordi di un saggio breve…

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

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