Tommy – [1914-1984]

 «What about the boy?»

1921 – The Who

 

Può un terribile trauma renderci muti, ciechi e addirittura sordi? Questa è la storia di Tommy, il bambino protagonista dell’omonima opera rock dei The Who, uno dei più famosi – e non meno folli! – gruppi britannici, come già discusso nel post precedente. Chi si dilettava, in effetti, a spaccare gli strumenti musicali (in particolar modo le chitarre) alla fine di un concerto? Chiedetelo a Pete Townshend (magari avessi potuto farlo io!) e vi risponderà. Ho scoperto questo gruppo sulle note di Who’s Next (1971), il loro disco più rappresentativo, ma vogliamo forse dimenticarci di Quadrophenia (1973)? Tutto il mio amore per Townshend e compagni (incluso il grande e tormentato batterista Keith Moon [1946-1978]) si è consolidato proprio dall’ascolto di quest’ultimo capolavoro di stampo rock/hard rock. Tommy, però, ha conquistato un posto speciale nel mio cuore. A seguito di un primo ascolto un po’ distratto ne sono infatti seguiti molti altri che, a poco a poco, mi hanno fatto innamorare di tutte e quattro le facciate che compongono il disco, uscito il 23 maggio del 1969.

Il proposito di Townshend era quello di creare un’opera rock che sbalordisse il pubblico e che, nel contempo, portasse l’ascoltatore alla riflessione di tematiche tanto scottanti quanto difficili da trattare (abusi sessuali e bullismo in primis). L’atmosfera scanzonata che si respira nell’album potrebbe, in effetti, trarre in inganno (Quadrophenia mi sembra molto più “serioso” e “tosto”, a confronto), ma in verità alcuni episodi in esso “narrati” riportano all’infanzia difficile vissuta dallo stesso Townshend. Il concept album si basa sulla storia di Tommy, un bambino nato verso la fine della prima guerra mondiale, che per puro caso assiste all’omicidio dell’amante della madre per mano di suo padre, aviatore britannico tornato d’improvviso dal fronte (si credeva fosse morto). I genitori del ragazzino, colti da lui stesso in flagrante, gli ordineranno di non fiatare, di fingere di non aver sentito né visto alcunché. Ed è così che Tommy, in preda allo shock, diventa muto, cieco e sordo.  Il sipario si apre con Overture [LATO 1]: una maestosa canzone (una delle mie preferite) – quasi completamente strumentale (come Underture [LATO 2], altro gran pezzo!) – che si sviluppa tra chitarra acustica (Townshend), corno francese (Entwistle) e batteria (Moon). La canzone è un compendio di spezzoni associati ad alcune tracks successive. Townshend, al termine del brano, annuncia agli ascoltatori che il Capitano Walker, molto probabilmente, non conoscerà mai Tommy, il suo primogenito; la guerra deve averlo strappato alla vita. La seconda traccia (It’s A Boy – [LATO 1]), molto breve ma altrettanto evocativa, annuncia la nascita dI Tommy stesso (come sempre, la voce sublime di Daltrey conquista al primo ascolto) ed è scandita ancora una volta dalla chitarra acustica e, sul finale, anche dal pianoforte e dalla batteria.

1921 [LATO 1] è una breve canzone che ho sempre adorato. L’ensemble di voci (Daltrey e Townshend) crea un effetto tanto estraniante quanto “psicotico” nella mente del bambino e dell’ascoltatore. Sta per compiersi l’aberrante misfatto: il padre di Tommy, dopo qualche anno, ritorna finalmente a casa e sorprende sua moglie mentre comunica con il suo amante, il quale afferma che il 1921 sarà per loro un buon anno, sempre a patto che lo affrontino insieme. Purtroppo per lui, l’unica cosa che dovrà affrontare seduta stante sarà la furia di Walker, che lo ucciderà sotto gli occhi di uno sbalordito (e non meno spaventato) Tommy.

«Nothing to say, and nothing to hear
And nothing to see
Each sensation makes a note
In my symphony…»*

 

Da questo momento, inizia l’impervio viaggio dantesco (Amazing Journey – [LATO 1]) del bambino che, come isolato dal mondo esterno, sembra vivere in una bolla; quello sferoide tramite il quale riuscirà a percepire quello che lo circonda soltanto in funzione di una melodia tutta sua, che solo lui potrà comprendere e sentire attraverso di sé: «[…] Niente da dire e niente da sentire / E niente da vedere / Ogni sensazione prende nota / Nella mia sinfonia […]»*. Tale situazione riflette la condizione dello stesso Townshend, che vorrebbe tanto liberarsi da rigidi schemi, da quei costrutti mentali che la società del tempo gli impone.

Il grido di ribellione dei quattro ragazzotti continua, riflettendosi persino nella copertina dell’album, che rappresenta uno sferoide azzurro bucherellato somigliante a una sorta di prigione. Il richiamo all’indipendenza e alla libertà, tematica principe dei dischi più belli della band, è rappresentato da alcune colombe che spuntano dall’azzurro della sfera, come le teste dei quattro musicisti che, invece, spiccano dal buio completo in cui riversano Tommy e, nello specifico, il frontman, anch’esso vittima, durante la sua infanzia, di abusi sessuali. La storia di Tommy è quindi, almeno per certi versi, la storia dello stesso Townshend; e i particolari autobiografici che emergono nell’album lo rendono vivo, realistico e non meno attuale. Il bambino cieco, sordo e muto non rappresenta altro che una metafora della vita. Molte volte, di fronte a ingiustizie o situazioni di ogni tipo, si preferisce infatti non intervenire e far finta di non vedere, come se il marcio fosse un qualcosa di naturale. Quale sarà la scintilla (Sparks – [LATO 1]) che spingerà Tommy,  Tonwshend e gli altri membri della band a raggiungere la tanto agognata libertà? La superba batteria di Moon, in questo caso specifico, lascia presagire un’atmosfera carica di pathos e solennità, che ci accompagnerà fino alla fine del disco.

«How can he be saved from the eternal grave?»*

 

Arriva il tanto atteso giorno di Natale (Christmas – [LATO 2]). Tommy, però, sembra essere l’unico membro della famiglia a non riconoscere la tipica atmosfera briosa e accogliente che si respira in un giorno come quello. «[…] Come può Tommy essere salvato dalla tomba eterna? […]»* Il padre tenta inutilmente di catalizzare l’attenzione del bambino, ma lui non riesce a sentirlo. Tommy, Can You Hear Me? [LATO 3] (*Tommy, riesci a sentirmi?*) sarà il leitmotif del disco, assieme al profetico See me, feel me, touch me, heel me. Lo stato di isolamento completo del ragazzino prosegue senza alcun accenno di miglioramento. Tommy, incapace di difendersi, comincia a subire silenziosamente le angherie e i dispetti del cugino Kevin (Cousin Kevin – [LATO 2]), nonché i riprovevoli soprusi da parte di suo zio Ernie (Do You Think It’s Alright? – Fiddle About [LATO 3]). Cousin Kevin, nello specifico, è scandita in maniera sublime dalla batteria di Moon, il ritmo del brano è trascinante e ci ipnotizza in modo tale da identificarci in tutto e per tutto con quel povero bambino di dieci anni, traumatizzato a tal punto da non riuscire a ribellarsi in alcun modo. Nel frattempo, si cercano altre soluzioni per cercare di guarire Tommy, chiamando a rapporto persino una sorta di strega dagli indubbi poteri magici (The Acid Queen – [LATO 2]) e un personaggio altrettanto misterioso che si è persino supposto essere il marito della donna (Eyesight To The Blind – The Hawker [LATO 1].

«He’s got crazy flipper fingers
Never seen him fall
That deaf, dumb and blind kid
Sure plays a mean pinball…»

 

Cosa ne sarà di Tommy? Il futuro sembra abbia grandi progetti in serbo per lui. Pinball Wizard [LATO 3], brano che esordisce con la chitarra acustica intervallata dal basso, e che si tramuta presto in un connubio di potenza e maestria, scandito dalla chitarra elettrica, dalla voce di Daltrey e dai cori dei compagni. E ci racconta che la vita del ragazzino sta per cambiare. Tommy, in effetti, scopre di avere una particolare abilità: è un mago del flipper, e tutti rimangono impressionati dalla sua prontezza di riflessi. Anche se non riesce a percepire nulla, Tommy utilizza il suo sesto senso (Sensation – [LATO 3]) e si dimostra un cecchino infallibile. Ottenendo, tra l’altro, notorietà e ricchezza.

«Go to the mirror, boy!»

 

Novità anche sul fronte del disturbo psichico di Tommy: un dottore (There’s A Doctor – [LATO 3]) suggerisce alla madre del bambino una possibile soluzione al suo male. La canzone – purtroppo per me! – è davvero brevissima e si sviluppa su una base honk-tonk di pianoforte (almeno nella versione in studio!), assieme al buon Daltrey che (incoraggiato dagli altri membri della band) annuncia, facendo le veci del dottore, l’esistenza di una cura (Miracle Cure – [LATO 4]) che permetterebbe a Tommy di riacquistare i sensi perduti. La “cura miracolosa” non è nient’altro che uno specchio, che permetterebbe a Tommy di tornare a comunicare (Go To The Mirror! – [LATO 3]).

«See me, feel me, touch me, heal me!»

 

La mamma, però, in preda all’incredulità e alla disperazione, distrugge lo specchio (Smash The Mirror – [LATO 3]) e… Tommy riprende finalmente il contatto con la realtà, e quindi la vista, la voce e l’udito. Il ragazzo è quindi tornato libero (I’m Free – [LATO 4]) e diventerà un punto di riferimento per altre persone affette dal  problema che lui stesso ha avuto (We’re Not Gonna Take It – [LATO 4]).

In buon sostanza… siamo arrivati a una pregevole conclusione per un pregevole disco, da ascoltare tutto d’un fiato!

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

6 Risposte a “Tommy – [1914-1984]”

  1. Trovo che il tono allegro di Do You Think It’s All Right?, considerando ciò che sta per succedere con lo zio Ernie, la renda ancora più agghiacciante.
    Il brano più bello comunque per me rimane Pinball Wizard, che ha una progressione molto barocca, simile (anche se di genere diverso) a quella di Dazed and Confused dei Led Zeppelin. A questo proposito, nell’introduzione in realtà non c’è un arpeggio di chitarra acustica.

    1. E allora che cosa scandisce i primi secondi della canzone? Mi sta venendo una crisi esistenziale, ahah! Comunque sia, concordo che Pinball Wizard sia una delle canzoni migliori del disco, nonché quella della “svolta”. Anche Fiddle About è una canzone davvero inquietante, comunque… anche se il ritmo può ingannare, in effetti la prima volta che ascoltai l’album non ho certamente immaginato che il concept trattasse tematiche serie e altrettanto oscure!
      A ogni modo, ti aspetterò prossimamente in Quadrophenia (sperando di non scrivere altre cavolate; se lo faccio… be’, sai cosa devi fare!), anche se probabilmente ci metterò secoli per scrivere il post, ma dettagli…!

  2. Un arpeggio è quando si suonano una per volta in sequenza le note che compongono un accordo. Può essere fatto “in salita”, “in discesa”, “salendo e scendendo” o ricamando in maniera alternata. 🙂
    In Pinball Wizard per le prime 6 battute vengono suonati degli accordi con un un’unica pennata (strumming) intervallati dalla ripetizione del basso.
    Ovvero la progressione armonica è: Sim/Fa# | ripetizione del basso (Fa#) | Sim4/Fa# | ripetizione del basso (Fa#) | Fa#7/4 | ripetizione del basso (Fa#) | Fa#7 | ripetizione del basso (Fa#) | Fa#m7 | ripetizione del basso (Fa#) | Mim/Fa# | ripetizione del basso (Fa#).
    Dalla settima battuta in poi vengono suonati degli accordi ripetuti più volte (peraltro usando nella diteggiatura anche il pollice).
    Invece i più celebri arpeggi su chitarra li trovi di sicuro in questa canzone:
    https://www.youtube.com/watch?v=X791IzOwt3Q

    1. Wow… queste cose però le sanno solo i musicisti (quindi la domanda sorge spontanea: suoni la chitarra acustica? 🙈😊), mi pento amaramente di non aver scelto “il musicale” a scuola media, a differenza di mio fratello. Grazie per la delucidazione, comunque!
      Ora vado a vedermi il link che mi hai mandato!

  3. Eh sì, da dopo la maturità… 😄
    Considera poi che Pete Townshend è anche l’inventore del power chord, cioè di una “famiglia” di accordi (gli accordi di quinta) che sono strausati nella musica moderna, specie quella rock.

    1. Beato te, chissà se io riuscirò mai ad andare a scuola di piano, prima o poi… 🙈 Questa cosa su Townshend non la sapevo e da un lato mi fa sorridere, visto che nell’intervista che ho linkato sul post (se non erro) lui afferma di non saper suonare (penso che nessuno sia d’accordo su questa cavolata) e che addirittura si vergogna di essere considerato un buon chitarrista…
      Sul link che mi hai mandato… be’, Starway To Heaven è intramontabile (non conosco benissimo i LZ, ma conto di approfondirli), assieme a Babe I’m Gonna Leave You che, almeno a me, ha stregato! 😁

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