Un ponte sospeso tra passato e futuro – L’ordine Del Tempo

 

Oltre il monte c’è un gran ponte… Una terra senza serra, dove i frutti son di tutti. Non lo sai?

Lucio Battisti – Due Mondi

 

3.1. Questione di punti di vista

Questa volta, nel redigere tale articolo, contrariamente alla citazione proposta nel terzo capitolo di Rovelli, ho deciso di prendere in prestito le parole del grande cantante Lucio Battisti, indimenticabile icona della musica italiana.

Perché? – vi starete chiedendo -.

Non saprei dirlo con esattezza, a dire il vero. Mentre leggevo il nuovo capitolo, si è fatta strada nella mia mente questa canzone. Una canzone afferente, tra l’altro, ad uno degli album più pretenziosi e particolari del musicista: Anima Latina.

Un album che ha suscitato numerose riflessioni concernenti l’ambito filosofico e, nello specifico, freudiano.

Un album la cui potenza evocativa risulta straordinaria ad ogni singolo ascolto.

Due mondi lontani riescono a scontrarsi attraverso la forza inesorabile del tempo. Eppure, quei due mondi non hanno nulla in comune, essendo tra loro distanti anni luce. Come recita la canzone di Battisti, oltre quel monte, ovvero oltre il nostro mondo terreno, c’è un gran ponte che, in qualche modo, congiunge il presente al futuro e viceversa. Due archi temporali la cui diversità è già stata testimoniata dalle spiegazioni fornite dall’articolo precedente ma che, paradossalmente, non basta a chiarire del tutto la questione.

Percorrendo quel ponte, ecco che si entra nello spaziotempo, una dimensione in cui ciascuno può osservare dei concetti spazio-temporali da prospettive differenti.

Ecco, anche di questo parla la canzone di Battisti.

Un uomo e una donna si incontrano in un momento apparentemente sbagliato della loro vita, eppure, desiderano ardentemente un qualcosa. Quel qualcosa che, impercettibilmente li unisce: la felicità.

Ma può davvero esistere la felicità altrove, in un altro tempo e in un altro spazio? Può esistere la felicità tanto agognata oltre quel ponte che i due hanno la tentazione di attraversare?

Ma soprattutto, è giusto ricercare la felicità al di fuori della nostra sfera più intima permettendo al tempo di mostrarci la via di uscita alla sofferenza che spesso permea nella nostra vita?

Battisti enuncia deciso:

 

Da femmina latina a donna americana non cambia molto, sai?

 

Ma è davvero così?

E no, caro Battisti, questa volta mi permetto di dissentire. Le caratteristiche fisiognomiche di una qualsiasi donna rimangono essenzialmente le stesse, è vero. Ma qualcosa cambia.

Cambia lo stile di vita, le attitudini e la tradizione che hanno da sempre contraddistinto l’umanità intera e, in particolare, le due donne citate dal cantante. Non è solamente questione di nazionalità. Ciascuna delle due donne ha maturato infatti una propria visione della vita, una visione che potrebbe contrastare con quella di molti altri.

Cambia, dunque, anche la rappresentazione stessa della felicità, parametro che rientra tra gli scopi di qualsiasi essere umano. Per fare un esempio, qualcuno può mostrarsi felice di aver ricevuto un dono che tanto desiderava, mentre un altro può esserlo semplicemente perché ha ricevuto ‘in regalo’ un sorriso genuino.

Così è il tempo.

Ogni volta che lo si ‘osserva’ da un determinato punto o angolazione e si analizzano le sue proprietà, anche quelle più nascoste, si deducono risultati diversi; dei risultati che derivano da prospettive diverse.

Interpretando, però, la visione ‘sfocata’ di Battisti è senz’altro vero che, nel quotidiano, noi non distinguiamo il presente dal passato e viceversa, sebbene qualcosa sia cambiato nel corso del tempo. Le nostre esperienze, infatti, pur essendo contestualizzate, costituiscono la nostra vita. Una vita cadenzata da singoli momenti, eppure in qualche modo collegati tra loro.

Collegati alla nostra (unica) esistenza.

3.2. La fisica (relativistica) entra in gioco… di nuovo!

Attenzione, però.

Tornando a quel ponte che costituisce l’accesso allo spazio-tempo, si arriva a un’astrazione fisica fondamentale, un concetto relativistico descritto, ancora una volta, dal grande fisico Albert Einstein.

È questa l’idea che Rovelli tenta di spiegare in modo semplice, senza però riuscirci del tutto (non che sia colpa sua, s’intende). In fondo, l’autore ci aveva già avvertito all’inizio: il tempo è un mistero, frutto della visione soggettiva dell’individuo.

Una visione, però, totalmente disgregata dai presupposti elargiti dalla fisica moderna e dai suoi assurdi fenomeni. Una visione che, almeno stavolta, non appare così sfocata agli occhi del grande Einstein.

Lo scienziato aveva compreso, dopo anni di ricerche, che il tempo e il suo scorrere risulta determinato dalla velocità. Nel particolare, quando ci si muove (o qualcosa si muove) velocemente, il tempo trascorre più lentamente. È paradossale, eppure, pensandoci concretamente e rapportando il concetto alla nostra vita quotidiana, non così assurdo.

Stando seduti sul divano senza far nulla, infatti, il tempo non passa velocemente perché la noia è certamente uno dei mali peggiori che può colpirci, però, in realtà, stando fermi a ‘fissare il vuoto’, abbiamo più tempo per pensare, riflettere sulla nostra vita e sulle nostre scelte (e, volendo per addormentarsi). E se è vero che il pensare comporta un invecchiamento cerebrale maggiore, allora è meglio non pensare affatto, alle volte.

Scherzi a parte, lo scienziato ha scoperto che il movimento associato al tempo ne provoca la compressione, ovvero una sorta di riduzione del suo scorrere.

Non è un concetto semplice e mi assumo la totale responsabilità nel caso in cui possa scrivere – senza volerlo – delle oscenità. Insomma, in qualche modo dovrò pur tutelarmi, non sono mica un’esperta di relatività generale o ristretta.

Non picchiatemi, dunque, e cercate di proseguire nella lettura di questo articolo unendo i pezzi di volta in volta, nel frattempo che io cerco di districarmi all’interno di questo complicatissimo puzzle che Einstein definirebbe lo spazio-tempo.

3.3. La determinazione del tempo è correlata alla velocità di uno specifico ente

Il tempo, ancor prima che possa essere misurato, può ‘farci lo scherzo’ di rallentare ancor prima che questo venga osservato. Questo rallentamento viene descritto dalle terribili equazioni di Maxwell che lo studioso è riuscito a comprendere in modo straordinario. Insomma, la variabile t del tempo contenuta all’interno di queste astruse formule, non rappresenta un tempo unico.

Quella variabile cambia in base alla mia condizione: se sto fermo, posso misurare il tempo e i suoi fenomeni, anch’essi di natura statica. Se io definissi una nuova variabile, t’, questa simboleggerebbe il tempo e i fenomeni che avvengono se ci si muove di moto dinamico.

In sostanza, si ritorna alle origini e a quanto discusso nel primo articolo riguardante il primo capitolo di Rovelli: il tempo non è unico, ma può assumere una valenza diversa a seconda delle condizioni al contorno considerate.

Anche considerando diversi luoghi e, dunque, mondi differenti, il tempo trascorre in modo diverso ed è rapportato alla velocità. Quel ponte cui accennavo all’inizio e che  stiamo per attraversare, ci porterà in un mondo in cui si assisterà ad una totale disgregazione del presente.

3.4. La distruzione del tempo presente

Ecco, è arrivato il momento. La difficoltà che ora si prospetta ai vostri (e ai miei) occhi sarà pazzesca. Parafrasando Rovelli, “Tenetevi forte, ora si vola.” 

Secondo Einstein, il concetto di presente non può essere definito univocamente in tutto l’universo, perché il tempo può scorrere a velocità differenti a seconda che ci si trovi sulla Terra o, ad esempio su un pianeta lontano da questa anni luce. Un pianeta che Rovelli battezza “Proxima b”.

Domandarsi, perciò, cosa stiano facendo in questo preciso istante i marziani (se esistono) in un pianeta sconosciuto, è una domanda totalmente priva di senso. Il tempo che noi assumiamo come presente, infatti, non potrebbe essere lo stesso per quel pianeta così lontano dal nostro.

Chissà, magari il nostro presente potrebbe corrispondere al passato o, addirittura al futuro, considerando il pianeta sopra citato. Dunque, ecco che questa sorta di ponte che all’inizio sembrava collegare il presente della Terra al presente di quel lontanissimo pianeta (lo stesso dicasi del futuro), comincia a crollare. Le nostre certezze sul tempo vengono, ancora una volta, messe in discussione.

No, non esiste un centro di gravità permanente che possa impedirci di cambiare idea: questa volta, è necessario guardare le cose da un’altra prospettiva, rastrellando i concetti del passato alla luce delle nuove scoperte.

Infatti, come afferma l’attore Robin Williams (nei panni del professor John Keating) nel film “L’Attimo Fuggente”:

 

Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso, da quassù. Non vi ho convinti? Venite a vedere voi stessi. Coraggio! È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva.

 

Una citazione bellissima, non trovate?

Bene, proviamo a fidarci delle sue parole e ad addentrarci nei meandri di quel mondo che appare ai nostri occhi come sconosciuto e terribilmente lontano.

Proviamo ad affrontare la realtà delle cose.

3.5. Il presente… esteso

La ‘corrispondenza biunivoca’ del tempo presente, passato e futuro non esiste, guardando all’intero universo. Solamente approssimando tale visione al pianeta Terra, questa assume un senso.

Un senso definito dalla modalità mediante la quale viene determinato il tempo. Esiste, però, una zona intermedia in cui non esiste né il passato né il futuro, denominata “presente esteso”, la cui durata dipende dal luogo in cui ci troviamo.

Vediamo dove ci conduce questo strano – quanto curioso – concetto. Einstein ha affermato che, in realtà, la struttura temporale risulta stratificata. Ogni singolo evento dell’universo è infatti scandito da un suo passato e un suo futuro.

Pertanto, operare un’unica e omogenea distinzione fra passato, presente e futuro sarebbe errato. Vi è, inoltre, come detto poc’anzi, una parte dell’universo in cui tali eventi non risultano né correlati al passato né tantomeno al futuro.

Insomma, esiste quello che noi chiameremo presente. Implicitamente, però, l’uomo commette spesso l’errore di pensare troppo al tempo passato o al futuro, senza minimamente pensare al presente e a quello che sta vivendo. In questo caso, assumiamo che tale concezione non risulti errata e consideriamo questa sorta di stasi.

Fermiamoci, per un attimo, nell’anticamera del Purgatorio dantesco, dopodiché, facendo un bel respiro, entriamo nel Purgatorio vero e proprio. Tranquilli, siamo solo di passaggio: tutto questo serve solamente a rendere – per quanto possibile – il concetto “einsteiniano” più comprensibile.

Difficile a dirsi. Come è possibile che il presente sia sparito e abbia lasciato il posto a questa sorta di buco in cui non si ha più alcuna distinzione temporale?

A quanto pare è possibile, sebbene tale separazione sia molto breve, in quanto il presente esteso ‘viaggia’ alla velocità della luce. La struttura dello spazio tempo, pertanto, non è completamente ordinata, poiché questa può modificarsi a seconda della diversa misurazione della velocità.

Si ritorna, ad esempio, al concetto di un passato che, magari, per qualcuno che osserva il nostro pianeta da un’altra prospettiva e si trova ad una specifica e importante distanza, potrebbe invece rappresentare il futuro.

Lo scandire del tempo è dettato, in primo luogo, dalla velocità e dal concetto di distanza.

La distanza tra noi e quel misterioso ponte generato dalla penna di Battisti potrebbe essere lontanissima, eppure, incredibilmente vicina. Come detto, ciò dipende strettamente dal punto di vista con cui io si osserva. Un punto di vista che può essere soggettivo ma che, per i nostri scopi, assumiamo essere scientificamente comprovato mediante apparecchiature e calcoli sofisticati.

3.6. I buchi neri e l’eliminazione definitiva del presente

Scientificamente, ogni oggetto che si muove a una determinata velocità verso le cose future, effettua ‘la sua corsa’. Una corsa che può essere arrestata, per esempio, da un buco nero, una regione dello spazio-tempo in grado di risucchiare qualsiasi corpo, trascinandolo in un vortice in cui il tempo rallenta fino a fermarsi del tutto.

È la massa del buco nero a provocare tale rallentamento. Questo buco nero ‘senza identità’, in cui non vi è alcuna considerazione del presente. Adesso, quel ponte che congiungeva il presente al futuro non esiste più.

Nell’universo, il presente globale non esiste e il tutto è proiettato in quel futuro verso cui gli oggetti si muovono. Nonostante ciò sembri assurdo, è stato scientificamente dimostrato, e adesso a me non resta altro che pubblicare questo articolo con la viva speranza di non ricevere delle mazzate da chi di competenza.

Posso solo dire, a mia discolpa, di aver provato a ‘rispiegare’ il tutto con estrema cautela e rigore, sebbene innumerevoli misteri permangano nella mia mente… Spero soltanto che non vi sia venuto un attacco di emicrania, nel frattempo.

In ogni caso, se avete letto fino a qui, il misfatto è ormai compiuto. Ma non me ne vogliate: ci sarà ancora molto da scoprire (e interpretare) in questa sorta di viaggio tra passato e presente, presente e futuro.

Ci resterà ancora molto tempo prima di decidere se attraversare o meno quel ponte che conduce, a grandi passi, verso il futuro, (ignorando totalmente il presente). Quel futuro che, forse, ci mostrerà la vera essenza del tempo e, allo stesso tempo, della nostra vita.

 

Ecco il ponte (ovviamente immaginario) la cui soglia conduce verso lo spazio-tempo, verso quel futuro di cui tutti, almeno una volta, hanno desiderato conoscere gli eventi. Quegli stessi eventi che, paradossalmente, stiamo vivendo adesso, nel nostro tempo presente. Un tempo che, nella dimensione spazio-temporale, non esiste. Quello che esiste, è il cosiddetto 'presente esteso'.
Ecco il ponte (ovviamente immaginario) la cui soglia conduce verso lo spaziotempo, verso quel futuro di cui tutti, almeno una volta, hanno desiderato conoscere gli eventi. Quegli stessi eventi che, paradossalmente, stiamo vivendo adesso, nel nostro tempo presente. Un tempo che, nella dimensione spazio-temporale, non esiste. Quello che esiste, è il cosiddetto ‘presente esteso’, un tempo in cui non esiste né passato né futuro (relatività ristretta).

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

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