The Fountain Of Salmacis: il mito della letteratura classica

  • The Fountain Of Salmacis, l’ennesimo capolavoro artistico afferente all’album dei Genesis “Nursery Cryme”, regala ai suoi ascoltatori la sensazione di essere catapultati nel mondo classico. In particolare, si viene trasportati nel mondo della letteratura latina i cui miti, seppur inventati, offrono degli spunti per rapportare le vicende narrate alla realtà concreta. Si racconta, infatti, il mito ovidiano di Salmace ed Ermafrodito, uniti in un unico essere per volere della ninfa. Ecco che i Genesis, influenzati ancora una volta dalla cultura scolastica, si apprestano a raccontare la nascita di questa bellissima quanto originale canzone.

 

The Fountain Of Salmacis rappresenta la viva testimonianza dell’amore e dell’interesse del gruppo britannico riguardo la letteratura antica e i suoi miti. L’atmosfera favolistica che si respira è sempre presente all’interno dell’album, sebbene questa si trasformi progressivamente in spunti di riflessione concernenti la civiltà e il suo comportamento all’interno della società moderna.

Banks: “Quando ci trovammo nella casa di Tony Stratton-Smith per mettere sul tavolo delle idee, incontrammo meno difficoltà che nell’album precedente ma non fu del tutto facile e dovemmo ricorrere anche a brani vecchi che avevamo pronti. Io avevo un pezzetto scritto mentre ero all’università.

Era una semplice parte d’organo che iniziai a sviluppare quando comprammo un mellotron, di cui ci piaceva il sound e che avevamo già usato un po’ su Trespass. 

Ma amavamo il primo album dei King Crimson su cui era stato usato estesamente. Ne acquistammo uno da loro, in realtà. Le tirate di mellotron e organo suonavano meravigliose, e da quello nacque la parte iniziale di The Fountain Of Salmacis.”

In effetti l’intro del pezzo deriva – con minime variazioni – da Provocation, pezzo commissionato dalla BBC ai Genesis per un documentario sul pittore Mick Jackson (uscirà ufficialmente solo nel 2008 nel cofanetto Genesis 1970-1975).

Hackett: “Un giorno sentii Tony suonare da solo questa introduzione che mischiava assieme l’organo e il mellotron e gli dissi che era bella. Mi rispose che era parte di un’altra canzone chiamata Ketch, che non era mai stata registrata. Gli proposi di usarla, incoraggiandolo e cercando di fargli tirar fuori quello che era più naturale.”

In una fase in cui il suo input compositivo è ancora molto limitato, il chitarrista torna quindi utile in altro modo.

Hackett: “Il mio era un ruolo di complemento e spesso era difficile stabilire cosa potesse fare un chitarrista solista, perché erano già autosufficienti come trio, il che sarebbe poi stato evidente in seguito. Quindi dovevo ragionare come un arrangiatore orchestrale, più che come qualcuno a cui venivano richiesti assolo eroici. 

Per questo tutti i Genesis sono accreditati alla composizione: abbiamo sempre pensato che gli arrangiamenti fossero importanti quanto la scrittura. Anche i dettagli erano fondamentali ma non credo che la maggior parte delle band funzioni così: forse in questo i Genesis sono stati unici.”

Un brano molto intricato, con alternanze di sezioni pacate e frammenti ritmici, dove Rutherford mostra sensibili progressi nel basso.

Hackett: “Mike suona il basso, io sia le 12 corde elettriche sia quelle acustiche e, occasionalmente, chitarre elettriche in armonia, con altre 12 corde nel ritornello. In verità, quello che noi chiamavamo ‘ritornello’ non era davvero tale. Alcune nostre canzoni si differenziano da quelle di altri artisti proprio per la mancanza di ritornello.

In quei giorni non ne sapevamo scrivere, io non capivo nemmeno cosa fosse veramente, e tutta la band spesso non era d’accordo su cosa fosse una strofa e cosa fosse un ritornello. Penso che il passaggio più vicino a un ritornello sia quello a 3’06”.

Ma è una frase che non si ripete, c’è sempre una variazione vocale, e poi passa uno shuffle. A 3’25” abbiamo invece un duetto di tastiera e di chitarra, un momento ricorda Sibelius, insieme ad altre cose tipiche di Tony.”

Se Tony è l’autore della prima sezione, “la parte successiva emerse da improvvisazioni di gruppo e diede vita a un’opera molto romantica” (Banks). È sorprendente ascoltare oggi la complessità delle note suonate da cinque ragazzi appena ventenni.

Hackett: “È il pezzo dell’album che preferisco, perché è la cosa più vicina a una sinfonia che abbiamo mai fatto. Ma penso che la sua vera casa fosse il palco, dove ci si può maggiormente far avvolgere dai crescendo. Merita di essere suonata ancora live, e so che le tribute band lo fanno.

Ha qualcosa di unico, come il cambio a 6’30”, e il pedale basso sotto il mellotron creava una melodia veramente bella. Ricordo che c’era molto riverbero sulla voce di Peter, che conferiva al brano un’atmosfera particolare: ha uno spirito italiano ed è probabilmente più vicina all’opera  che al rock.

Amo anche il pezzetto alla fine (7’31”): avrei voluto che ci fosse più riverbero sulla chitarra ma ai tempi non potevo impormi. Il brano aveva qualcosa di speciale in sala prove ma non eravamo abbastanza esperti a livello di produzione per renderci conto che avremmo potuto cambiare la prospettiva. 

Questo è ciò che oggi mi dispiace di più: penso sia un peccato che la gente non abbia sentito come suonava quando venne scritto. Avrei tanto voluto che rendesse in sala prove. Mi ricordo bene la parte conclusiva, che incidemmo dopo cena.

Tornammo alla sala prove che avevamo chiamato (per ragioni che è meglio tenere per noi) ‘Toad Hall’ (Villa Rospi) dal romanzo di Kenneth Grahame ‘The Wind In The Willows, eravamo molto rilassati e lavorammo sul finale del pezzo.

Suonai l’assolo di chitarra mentre erano accese delle luci colorate, sembrava qualcosa di magico, un nuovo tipo di musica. Nessuno aveva ancora usato il termine ‘rock sinfonico’ ma credo si trattasse proprio di quello, con gli archi, il coro, l’assolo.

Fu un momento molto emozionante che mi commosse davvero: avevo scritto la parte di chitarra, non era improvvisata, e così c’era questa chitarra piangente nel mezzo di un bellissimo mare sonoro basato musicalmente sui crescendo, come nella musica classica.”

Quanto al testo, secondo Hackett “le parole sono di Tony e Peter e si basano sulla mitologia greca”.

Banks: “Riguardava il mito della fontana di Salmace e di Ermafrodito, qualcosa di molto diverso dall’album precedente. Questo ci portò in un’area differente, che a certi piace e ad no. 

È una canzone che ci definisce: piuttosto pretenziosa e romantica, attraverso molti cambi di atmosfera e di musica. Credo che fu un momento emozionante”.

THE FOUNTAIN OF SALMACIS – GLOSSARIO TERMINOLOGIA MUSICALE

Come raccontato dai Genesis, The Fountain of Salmacis è una canzone in cui si fondono elementi di musica classica, rock sinfonico e ovviamente rock progressivo.

Una canzone la cui difficoltà di realizzazione si è riversata soprattutto nella tecnica di esecuzione che non nel testo prodotto. Qui sotto, riporto quei termini afferenti al mondo della musica e che necessitano di spiegazione, in modo da ampliare il proprio bagaglio culturale e musicale.

  • Shuffletale termine, tradotto, significa ‘mescolare’ e potrebbe riferirsi alla riproduzione musicale casuale di note differenti all’interno di un pezzo strumentale. Il termine potrebbe riferirsi anche alla batteria o altri strumenti a percussione, per indicare una successione di suoni e note che si ripete ad ogni battuta
  • Mellotronprobabilmente conosciuto da molti, tale strumento è una tastiera che può riprodurre strumenti orchestrali o vari effetti speciali applicati ad un dato pezzo musicale. Venne utilizzato dai Genesis e da altri celebri gruppi come i Pink Floyd, i King Crimson, i Beatles e i Led Zeppelin
The Fountain Of Salmacis
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Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

2 Risposte a “The Fountain Of Salmacis: il mito della letteratura classica”

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