Selling England By The Pound: ‘Alla Ricerca Dei Sogni Perduti’

 

SELLING ENGLAND BY THE POUND

 

Appassionati estimatori del rock progressivo, eccoci di fronte all’ennesimo capolavoro targato ‘Genesis’. Un album senza tempo in cui miti e leggende si intrecciano con la nuda e cruda realtà di un’Inghilterra distrutta, rassegnata al dolore e all’atroce sofferenza causata dall’impossibilità di superare le avversità della vita e accompagnata dalla delusione di non poter realizzare – se non attraverso la totale svendita morale ed economica del paese – le aspirazioni a lungo contemplate dagli individui. Ma è quantomeno possibile donare al popolo ‘martoriato’ una nobile  – seppur flebile – speranza?

 

Selling England By The Pound
Peter Gabriel – Selling England By The Pound

 

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Puoi dirmi dov’è il mio paese? – disse l’unifaun alla persona amata –

 

Lui è con me! – gridò la Regina del Forse –

 

Per le sue mercanzie, egli barattò il suo amore…

 

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Can you tell me where my country lies?

 

Questa l’incalzante domanda che Peter Gabriel rivolge a chiunque si accinga ad ascoltarlo. Ma vi è forse un destinatario particolare cui tale interrogativo è rivolto? Sì, anche stavolta, i nostri beniamini spiazzano anche il fan più accanito, il quale non riesce minimamente a comprendere chi diamine possa essere questo ‘unifaun’ e soprattutto, di cosa diavolo si stia parlando. Ma fermi tutti… Questa volta, ci penserà il grande critico musicale Armando Gallo con le sue impeccabili traduzioni (frutto tra l’altro di una prolifica ed oserei dire fortunosa collaborazione con il grande vocalist) – a chiarire,  almeno in parte e per quanto possibile, la cripticità dei testi gabrielliani cui ormai siamo fin troppo abituati.

Il tiepido e solenne inizio dell’album, accompagnato esclusivamente dalla voce del cantante che regala un brivido all’ascoltatore, lancia ad ognuno di noi un forte messaggio: il senso di appartenenza che ci lega al nostro paese è davvero sincero e autentico?

Prima di rispondere, facciamo un passo indietro. Ci troviamo in Inghilterra, nell’epoca in cui il consumismo è prerogativa assoluta del paese. Ed ecco che, il 28 Settembre del lontano 1973 i Genesis incidono, con l’etichetta discografica Charisma Records, un album che entrerà negli annali della storia del rock progressivo: Selling England By The Pound, traducibile con ‘Vendesi Inghilterra Un Tanto Al Chilo.’ (o alla libbra).  Frase tratta da un manifesto del Partito Laborista, questa rimarca e denuncia la ‘svendita’ della nazione britannica, ormai esclusivamente interessata ad un mero profitto economico. Ma davvero il successo e il potere possono condurre l’essere umano alla felicità? Oppure, si tratta soltanto di una vana e fallace illusione? Lo scopriremo solo proseguendo il nostro piacevolissimo – ma non per questo meno impervio dei precedenti – viaggio nei meandri di questo capolavoro. Ma prima… Dedichiamoci alla minuziosa descrizione della copertina dell’album.

Selling England By The Pound: “The Dream”

Questa volta, l’arduo compito di soddisfare le aspettative  e i pretenziosi desideri del gruppo spettano a una donna:  la pittrice Betty Swanwick, la quale creerà un bellissimo e malinconico quadro il cui titolo è ‘The Dream’, ovvero ‘Il Sogno’. Si narra che Peter Gabriel rimarrà letteralmente folgorato da tale composizione, tanto da decidere che sarà proprio quello stesso quadro a rappresentare appieno il nuovo progetto musicale dei Genesis.

Ebbene sì, stavolta sembra proprio che Paul Whitehead, fino a quel momento curatore assoluto delle copertine degli album del gruppo inglese, debba farsene una ragione e sgombrare il campo alla classe, all’eleganza e all’originale stile di una pittrice che rappresenta un uomo dormiente sdraiato su una panchina, con un volto sereno, vivo testimone della felicità che si cela (forse) dietro la realizzazione di quel sogno che allieta il suo sonno rendendolo magico e, al contempo, profondamente rilassante. Analizzando le opere pittoriche dell’artista (che tra l’altro, fu anche una scrittrice!) si nota nel particolare una tecnica consistente nella leggerezza del tratto, condita dal mistero che le stesse opere racchiudono. Un mistero rappresentato dallo stesso Peter Gabriel, da sempre fanatico di dottrine afferenti all’esoterismo o alla filosofia connessa ai più profondi sentimenti dell’essere umano.

 

Selling England By The Pound
Selling England By The Pound

 

Accanto all’uomo protagonista del quadro è presente una falciatrice per tagliare l’erba. Cosa potrebbe rappresentare? Ancora una volta, un curioso enigma si nasconde nella copertina di un album del gruppo britannico e scatena le fantasie dei fan. Ma niente paura: lo scopriremo insieme, provando a darne una ragionevole interpretazione. Analizzando ancora la composizione, si notano dei personaggi secondari – perlopiù donne – che assistono curiosamente alla scena di quell’uomo addormentato su quella panchina, come volessero fornire un senso a quanto stanno osservando. Che cosa starà mai sognando quell’uomo? Il sogno di tutta una vita? Oppure, la sua stessa vita vissuta nella speranza di realizzare il suo grande sogno?

Selling England By The Pound (LATO A): Dov’è finita la Speranza?

Il LATO A di Selling England By The Pound, come già preannunciato nell’introduzione, si apre con l’entrata in scena del vocalist Gabriel nelle vesti di un personaggio che prende il nome di Britannia. Con grande solennità egli pronuncia, all’inizio dello spettacolo dal vivo, le seguenti parole:

 

My name is Britannia, this is my song called ‘Dancing With The Moonlit Knight’

 

Il mio nome è Britannia, questa è la mia canzone  chiamata ‘Danzando con il cavaliere illuminato dalla Luna’.

 

Selling England By The Pound
Selling England By The Pound – Britannia

 

Da notare come Gabriel rimarchi il senso di appartenenza a tale brano attraverso l’utilizzo del pronome possessivo ‘la mia’. Ma non solo. Il titolo della canzone, così come l’abbigliamento del cantante, alludono alla mancata speranza di un futuro in cui l’Inghilterra ha definitivamente smesso di credere nei sogni e nel senso di ottimismo che questi insinuavano nel cuore del tipico uomo inglese, ormai stanco di lottare invano per un qualcosa che non potrà mai ottenere. Cosa si può fare, dunque, per conseguire senza inutili sforzi il tanto agognato successo individuale dal quale poi trarre anche un benessere di tipo economico? Svendersi, ovviamente.

D’altronde, il titolo dell’album parla chiaro. La svalutazione morale e la crisi esistenziale dell’individuo escludono ogni singolo proposito di giustizia ed integrità. Quante volte si è disposti a svendersi e a tradire l’impegno profuso nei nostri progetti di vita con la vana speranza di realizzarli con ogni mezzo, lecito o non, perdendo al contempo se stessi? Nel migliore dei casi, non siamo poi molto propensi nel farlo. Ma chi di noi non ha mai pensato, almeno per una volta, di scegliere la strada ‘più facile’ nel caso in cui se ne abbia l’opportunità?

Ad ogni modo, veniamo ora all’interpretazione del brano. Fin dalla prima strofa, si viene catapultati in un’Inghilterra dedita al consumismo e alle apparenze, al potere e all’interesse del profitto economico come fonte primaria atta al conseguimento della felicità. Tramite la sua voce, il cantante ci conduce alla scoperta di una storia nella quale elementi fantastici e reali si fondono in unico abbraccio.

Il termine unifaun, citato all’inizio dell’articolo, rappresenta un gioco di parole che si riferisce proprio alla vecchia Inghilterra e all’unione di ben tre nomi comuni: uniform (da uniforme militare), unicorn (unicorno) e faun (ovvero ‘fauno’). Dunque, questa sorta di ‘unifaun’ potrebbe anche essere un animale parlante, una specie di figura mitologica che tenta di comunicare con la ‘Regina del Forse’ per capire quale strada dovrà prendere per tornare al suo vecchio paese. In questo frangente, sembra quasi di trovarsi immersi nella favola di Lewis Carrol, Alice Nel Paese Delle Meraviglie, nella specifica scena in cui Alice chiede allo Stregatto quale strada dovrà imboccare per tornare nel mondo reale.

La Regina Del Forse (Queen Of Maybe) rappresenta invece la moderna Inghilterra, quella che avrebbe dovuto chiamarsi la Regina di Maggio; la quale avrebbe dovuto assicurare un buon racconto e dunque il preludio di una stagione colma di ottimismo e prosperità. Ma a quanto pare, non sarà così. I cittadini della Speranza e della Gloria (Citizens of Hope and Glory) sono ormai pronti a svendersi e gettare l’Inghilterra in pasto al capitalismo e ai suoi ideali consumistici di stampo economico.

Dal punto di vista strumentale e sin dai primissimi minuti, il pianoforte del grande Banks fa capolino in questo stupendo e malinconico ‘quadro’ costruito ad arte dal gruppo inglese. A partire dal minuto 2’25”, ha inizio uno spettacolare tripudio di vari strumenti: batteria, chitarra e mellotron scandiscono nuovamente il pathos creatosi ancora prima che Peter possa cominciare la narrazione di questa fantastica storia. Una storia in cui, ancora un volta, è il genere umano ad essere l’indiscusso protagonista. Gli ultimi due minuti della composizione insinuano nell’ascoltatore un turbinio di sensazioni preoccupanti: quale evento segnerà le sorti dell’Inghilterra? Ma soprattutto, che fine faranno tutti i nostri sogni?

I Know What I Like (In Your Wardrobe)

 

“Il gioco ripaga solo quando si vince.”

 

Selling England By The Pound –  I Know What I Like

 

Il rumore di una falciatrice richiama immediatamente l’ascoltatore, ‘riportandolo sulla Terra’. Anni fa, quando ero molto piccola e mi capitava di ascoltare questa canzone, credevo che l’inizio della stessa fosse scandito dal fragore di un aeroplano, in verità. Crescendo, ho compreso finalmente di cosa si trattasse e adesso mi ritrovo di nuovo qui per cercare di ‘mettere su carta’ le mie sensazioni e le mie emozioni al riguardo.

Peter Gabriel si presenta sul palco vestendo i panni di un contadino con in testa un bizzarro cappello da campagna e con in bocca una spiga di grano. A quanto pare, il nostro Peter incarna l’aria di un ragazzo che non ama la città, un mondo che ai suoi occhi appare quasi come un perfetto estraneo. Come si può vedere nel video sottostante, l’ormai ‘arcinota’ eccentricità (e genialità) dell’artista è rappresentata dal suo modo di camminare e di porsi. Gabriel invade il palco imitando il prototipo di un contadino con in mano una falciatrice, scandita dalla melodia degli strumenti musicali.

Sì lo so, a tratti Peter risulta inquietante e credo che la band si sia sempre chiesta, durante i concerti dal vivo, cosa diavolo passasse per la mente di un genio che a tratti scivola nel grottesco. Ma la sua intrinseca ‘follia’, coniugata a quell’acume di cui ben pochi cantanti disponevano all’epoca, fanno di lui una figura che suscita ammirazione e profondo rispetto sebbene – è giusto dirlo – la sua mania di protagonismo non fu sempre ben accolta (giustamente) dagli altri membri del gruppo.

 

It’s one o’clock and time for lunch… When the sun beats down and I lie on the bench I can always hear them talk…

 

L’orologio batte l’una ed è ora di pranzo. Quando il sole batte e io sono sdraiato sulla panchina posso sempre sentirli parlare…

 

Anche stavolta, il gruppo si accinge a raccontare la storia di un giovane dal temperamento ribelle, continuamente sollecitato dal padre a prendere in mano le sorti della sua vita.

 

Listen son, you’re wasting your time! There’s a future for you in the fire escape trade. Come up to town!

 

Ascolta figlio mio, stai sprecando il tuo tempo! C’è un futuro per te nel mestiere delle uscite di sicurezza. Vieni in città!

 

Grida suo padre, cercando di inculcare in lui il senso della responsabilità. Ma la risposta del ragazzo non si fa attendere e anche lui grida a gran voce, accompagnato da Collins e dagli altri membri del gruppo:

 

I know what I like, and I like what I know

Getting better in your wardrobe, stepping one  beyond your show

 

So quello che mi piace e mi piace quello che so, migliorando nel tuo armadio, diventando migliore nell’aspetto…

 

Insomma, a quanto pare il ragazzo sa il fatto suo… Ma allora per quale motivo egli non si getta all’appassionata ricerca di un qualcosa che potrebbe dare un senso alla sua esistenza?

 

In fondo, l’apparenza non è tutto nella vita e mostrarsi presentabile agli occhi del mondo non garantisce un successo a livello personale.  Per quanto concerne il lato economico, invece?

Ecco, a quanto pare, siamo tornati al nocciolo della questione. Nel considerare la strofa di ritornello, i Genesis evidenziano uno dei difetti peggiori dell’essere umano: il giudizio apparente di una persona in base al suo aspetto fisico, nonché la svalutazione delle qualità morali dello stesso che, fin troppo spesso, passano in secondo piano rispetto al prestigio socio-economico cui ambisce la ‘nuova Inghilterra’. Nella parte finale del brano – poco prima scandito dal flauto traverso di Gabriel che ha sempre richiamato nella mia mente un verso similare a quello dei gabbiani – il rumore della falciatrice rimbomba nuovamente nelle orecchie degli ascoltatori i quali, inevitabilmente si domandano:

 

Che cosa diamine rappresenta questa falciatrice ritratta anche nella copertina dell’album accanto all’uomo dormiente? 

 

Per rispondere a tale quesito dovremmo senz’altro farci un viaggetto nella testa del genio Gabriel, ma voi sapete che ciò non ci sarà possibile. Pertanto, proviamo a conferire un significato e una chiave di lettura personali a tale oggetto inanimato. Il ragazzo afferma, nell’ultima strofa, di sentirsi una falciatrice e chiunque potrebbe confermarlo semplicemente vedendolo dal modo in cui egli cammina.

 

Me, I’m just a lawnmower, you can tell me by the way I walk…

 

Io sono solo una falciatrice, puoi vederlo dal modo in cui cammino…

 

Effettivamente, guardando Peter nel video sovrastante, non possiamo certo negare l’evidenza. Ma non abbiamo ancora risposto alla domanda e ammetto che in questo momento sto temporeggiando anch’io nel fornire una possibile risposta. Ma chissà, magari questa falciatrice simboleggia la forte personalità del ragazzo e, forse, il suo sguardo ipercritico e sprezzante nei confronti di quel mondo cui egli sente di non appartenere totalmente e che vorrebbe modificare falciandone i principi assolutistici di cui lo stesso è costituito.

C’è ancora speranza per un mondo migliore, dunque?

Firth Of Fifth

 

…Fiume del costante cambiamento…

 

Selling England By The Pound – Firth Of Fifth

 

Il LATO A di Selling England By The Pound sta per concludersi con un capolavoro di una portata magistrale: Firth Of Fifth. Il brano, dal titolo intraducibile, nasce da un gioco di parole con Firth Of Forth, un fiume scozzese. A livello di pronuncia, tale parola si pronuncia proprio come fourth, che significa ‘quarto’. Non è impossibile dedurre quindi cosa significhi Fifth, ovvero ‘quinto’. Il pezzo si apre con una bellissima melodia al pianoforte composta dal grande Banks; una melodia che, a parer mio, avrebbe dovuto essere prolungata almeno di un altro minuto (rispetto al minuto canonico che gli è stato concesso).

Tale melodia trasporta immediatamente l’ascoltatore in un’oasi di beatitudine, in un posto magico in cui ogni cosa risulta possibile. Insomma, dato il mio amore sconfinato per il pianoforte, non è difficile dedurre che tale canzone sia la mia preferita in questo LATO A del disco, così come non è difficile apprezzare la meraviglia che si cela in essa.

 

The path is clear

Through no eyes can see

The course laid down long before

 

Il cammino è chiaro, sebbene nessuno sia in grado di vedere il corso tracciato molto tempo fa…

 

Così afferma il vocalist dopo la breve intro di Banks. Ma questo inizio che sembra promettere all’uomo chiarezza interiore – e dunque un arduo quanto necessario cammino verso la verità in quel suo cuore ormai affranto dal peso della quotidianità -, rappresenta in realtà un’illusione. Ma chissà che l’uomo non possa trovare consolazione nella natura, come fece ai tempi il giovane Leopardi. Eh sì, sembra proprio che questo poeta sia destinato a rimanere insito nelle liriche dei Genesis, benché egli non sia quasi mai stato chiamato direttamente in causa nelle canzoni (‘apparirà esplicitamente’ una sola volta nell’album Duke, nella traccia ‘Cul De Sac’!).

In questa lirica, però, il paesaggio naturale fa da sfondo alle tristi e sconfortanti vicende umane, ma non solo. Persino le pecore vengono nominate, ma qualcosa mi dice che non sia solo un caso e che Leopardi si nasconda proprio tra queste righe del testo. Effettivamente, pensando al Canto Notturno Di Un Pastore Errante Dell’Asia, si nota un diretto riferimento al testo redatto dai Genesis. Le pecore, infatti, assistono inermi alle piaghe dell’uomo e giacciono indisturbate nel proprio recinto, aspettando che il pastore le conduca al pascolo. Nella poesia, Leopardi prende a domandarsi se persino quelle pecore possano provare dolore e sofferenza, analogamente agli esseri umani. Ma la sua conclusione è presto detta:

 

O greggia mia che posi, oh te beata,
che la miseria tua, credo, non sai!
Quanta invidia ti porto!
Non sol perché d’affanno
quasi libera vai;
ch’ogni stento, ogni danno,
ogni estremo timor subito scordi;
ma piú perché giammai tedio non provi.

 

La stessa ideologia è affermata nel testo dei Genesis:

 

The sheep remain inside their pen, until the sheperd leads is flock away

 

Le pecore rimangono nel proprio recinto, finché il pastore non le conduce al pascolo

 

Pertanto, soltanto l’uomo è costretto a conoscere il dolore al fine di imparare a combatterlo con le proprie forze. “The trees, the sky, the lily fair”  (“gli alberi, il cielo, i bei lillà”) fanno solo da sfondo alla sua esistenza spesso alienata dal resto, così come le montagne che non permettono all’uomo di osservare la maestosa città, proprio come la famigerata siepe cui si fa appello nell’Infinito e che non permette a Leopardi di intravedere l’orizzonte. Ma come si dice anche nell’ultima strofa del canto, è dolce naufragar nel mare della vita, in mezzo a quelle tempeste scandite da atroci sconfitte ed esaltanti vittorie.

Perciò, lasciamoci cullare dalle onde di questo mare costruito ad arte da Banks che, nel finale del brano, ci trasporta nuovamente alla deriva attraverso la dolce e commovente melodia del suo pianoforte. La corposa e maestosa parte strumentale che va dal minuto 3’10” al minuto 8’35” è scandita anche dal flauto di Gabriel, instillando una profonda malinconia nell’animo dell’ascoltatore.

Ma non tutto è perduto. Infatti, sebbene Nettuno (nominato in una strofa della canzone) abbia chiamato a sé numerose anime ormai disperse negli abissi più profondi del mare, l’uomo è consapevole che è in atto un cambiamento. Un cambiamento che potrebbe condurre ad una piena riscoperta di se stessi e, magari, di quegli stessi sentimenti che l’individuo sembra aver dimenticato ma che in realtà, sono presenti nelle viscere più profonde del suo cuore.

 

The sands of time were eroded  by the river of constant change

 

Le sabbie del tempo erose dal costante fiume del cambiamento

 

Che questo vento di cambiamento giunga a noi con l’avvento del LATO B del disco? Lo scopriremo molto presto…

 

TO BE CONTINUED…

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

2 Risposte a “Selling England By The Pound: ‘Alla Ricerca Dei Sogni Perduti’”

  1. Salve,sono Gianfranco,un pianista diplomato che ama tantissimo il rock progressivo dei Genesis e di altri gruppi dello stesso genere almeno fin dal 1980,quando avevo 10-11 anni.Sono felice di poterla leggere in questa sua analisi di questo stupendo album miliare che conosco anche nella sua partitura e che mi ha ispirato anche nella composizione di miei breni per pianoforte. Amo a non finire anche pianisti del calibro di Rick Wakemann, Keith Emerson e Cick Korea che mi hanno influenzato,oltre all’amatissmo Gershwin. Sono stato sempre incuriosito dalle sonorità dell’avanguardia,e mi giustifico anche quelle dei Pink Floyd,di cui ho visto la mostra romana. Conosco la vecchia biografia di Armando Gallo che acquistai nel lontano 1985.La ringrazio per lo spazio.

    1. Ciao, Gianfranco! Ricevere questo bellissimo commento mi ha fatto veramente tanto piacere, grazie di cuore! 🤗

      Io ADORO il pianoforte e, se soltanto avessi abbastanza tempo da potermi allenare, mi piacerebbe tanto imparare a giocarci un po’! Per me, i Genesis restano il miglior gruppo di sempre, e su di loro ho scritto parecchi post!

      L’8 luglio scorso, sono persino andata con mio padre al concerto del grande Steve Hackett, che ha riproposto tutto Foxtrot con il suo gruppo in vista dell’anniversario dell’album. Inutile dire che è stata un’emozione unica, e se soltanto fossi stata un po’ più grande allora, mi sarebbe troppo piaciuto assistere alla reunion che i Genesis fecero nel 2007 a Roma, pur non essendoci Gabriel. Tra i virtuosi pianisti citati, quello a cui sono più legata è indubbiamente Keith Emerson. Penso veramente che il suo fosse un talento veramente eccezionale, anche se pure Wakemann non scherza!
      Chick Corea l’ho conosciuto solo ultimamente, ascoltando gli album dei Return To Forever!

      Su Gershwin… ecco, su di lui sono assolutamente impreparata, e sono subito andata a informarmi su Google! Quanto al progressive rock, io ho avuto modo di conoscere pure i grandi Yes, gli ELP e tanti altri gruppi minori, che non smetterò mai di ascoltare!

      Sono davvero felice che lei abbia apprezzato questa mia analisi “casereccia”! Di Armando Gallo ne ho spesso sentito parlare, e penso che per lui sia stato veramente un grande onore aver collaborato coi mitici Genesis…
      Detto questo, le auguro di comporre ancora tanti altri brani con il suo amatissimo pianoforte! Grazie ancora. 😊

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