Ritorno a Milano – San Siro Stadium (e non solo!)

Sabato, 31 Agosto 2019

San Siro Stadium, Milano. Tra meno di due ore assisterò alla partita di calcio Milan – Brescia, città gemellata proprio con la grande Milano. Mi trovo dinanzi uno scenario pazzesco. Lo stadio è mastodontico, imponente. Vederlo dall’esterno per la seconda volta non è così emozionante ed io, contrariamente a mio fratello Leonardo che lo saluta ‘con un bacio volante’, rimango quasi del tutto indifferente di fronte a cotanta devozione. Ma non appena vi entro, accade l’impensabile. Sento crescere in me il sentore di un’emozione.

Sorrido. Confesso che non me lo aspettavo. Non sono solita emozionarmi molto negli ultimi tempi, eppure stavolta succede così, senza che io lo possa minimamente prevedere.  Lo stadio pullula di tifosi, ma non è ancora del tutto pieno. Nella tribuna superiore, i tifosi del Brescia si fanno sentire e lanciano dei motivetti incoraggianti ai giocatori. Lo ammetto, non sono affatto una grande tifosa e nemmeno una patita di calcio. Sono la tipica ragazza sognatrice, alle volte sfuggente, spesso malinconica e a suo modo sensibile. Estremamente sensibile (purtroppo…).

E in quel preciso momento, non so per quale motivo, percepisco un vago e persistente odore di libertà. Mi trovo in un altro luogo, nello stesso tempo e nello stesso spazio che vige nella mia Subiaco. Eppure sono libera. Mi sento libera. E sono ormai pronta ad assistere dal vivo alla partita, con tutte le conseguenze che questo comporta. Sì, sappiate che se volete perdere l’udito, siete nel posto giusto (e non scherzo!).

Nel frattempo, scatto qualche foto allo scenario circostante e continuo a scrutare l’ambiente con viva curiosità.

Stadio S. Siro: Milan - Brescia
Stadio S. Siro: Milan – Brescia
Stadio S. Siro: Milan - Brescia
Stadio S. Siro: Milan – Brescia

San Siro Stadium

Insomma, chi avrebbe mai pensato di seguire mio fratello in questa follia?

Cavoli, però devo ammettere quanto sia bello tutto questo, ma soprattutto quanto il calcio sia fondamentale nella vita di milioni di persone. Essenziale, quasi come respirare. Essenziale come per me è scrivere, raccontare. Una passione come tante altre eppure così forte da mozzare il fiato, alle volte. Ed io per la prima volta non so cosa dire, se non continuare ad ammirare il complesso in tutta la sua magnificenza.

“Che confusione! Sarà perché tiFIamo! È un’emozione che cresce piano piano…” 

Ecco fatto, la pacchia è finita. Scuoto la testa e non posso fare a meno di sorridere ancora una volta. Anche questa si sono inventati? Ma che creativi questi tifosi! Penso fra me, mentre tutti continuano ad urlare e a proseguire il motivetto per qualche secondo, mentre io, di contro, continuo a cantare nella mia testa la canzone originale 😂. Immediatamente, seguono i giocatori di entrambe le squadre e inizia la partita.

Ora, vediamo se riesco a spacciarmi ‘pure’ per la cronista sportiva di turno (sì, ridete pure se vi fa piacere!). Il primo tempo è abbastanza intenso e il Milan domina su tutti i fronti, in attacco e in difesa, in centrocampo e… Vabbe’ ci siamo capiti. Dopo dieci minuti, il turco Calhanoglu (grazie Leo per lo spelling 😛 ) mette a segno la rete che sancirà la vittoria del Milan. Ma i bresciani non si arrendono e i tifosi ancora meno. Il rullo di tamburi, la solita ola e il battito di mani continua incessantemente, per tutta la durata della partita. Saranno pure in minoranza ma hanno energia da vendere… Me ne prestate un po’?

Non appena inizia il secondo tempo, il Milan cade in uno stato di sonno profondo che dura per ben quarantacinque minuti. Il Brescia, invece, prova a contrattaccare con ogni mezzo, ma fortunatamente la difesa rossonera è ancora in piedi. Verso il 90′, il Milan ‘si risveglia’ e il brasiliano Paquetá sfiora il gol prendendo un bellissimo palo. Ma non è finita qui. In ribattuta un altro milanista tira in porta. Sembra che il pallone sia entrato in rete e tutti si alzano ed esultano. Ma è un falso allarme. Dopo 4-5 minuti di recupero, la partita finisce  e si resta fermi sull’1 – 0.

Insomma, questa ‘breve storia’ del calcio italiano (che non è composto da giocatori italiani, precisiamo!) è finalmente terminata con una vittoria del Milan, dopo la sconfitta subita dalla squadra rossonera nella prima giornata contro l’Udinese. Usciamo dallo stadio, sfiniti ma ‘felici’, anche se non del tutto soddisfatti. Il Milan pecca ancora, almeno a mio avviso, di un’estrema lentezza, nonché di un’eccessiva insicurezza quando si trova dinanzi alla porta per il tiro decisivo. Insomma, non siamo proprio ai tempi del grande Pippo Inzaghi, il maestro dei tiri ravvicinati, ma ci si accontenta. Almeno per ora.

Arrivati al B&B a pochi passi da San Siro, entriamo in stanza per annoiarci (o almeno io) a seguire le sorti di un’altra partita: Juventus – Napoli. Le zebre contro… I pesci, se così possiamo definirli. La partita finisce 4-3 in favore della Juve, (sempre la solita fortunata!) e al povero quanto brillante mister Carlo Ancelotti resta soltanto l’amarezza di non aver potuto vantarsi di una grandissima rimonta da parte dei napoletani. Ah, quasi dimenticavo… Vicino al nostro B&B c’è una statua alquanto bizzarra che non avevo visto la prima volta. Eccola…

Domenica, 1 Settembre 2019 

La giornata si prospetta essere magnifica. Il sole splende e i suoi raggi delicati filtrano attraverso le tende della grande finestra a muro. Tutto è estremamente silenzioso, salvo qualche piccolo rumore qua e là percepito al di fuori della nostra stanzetta, quella che al momento rappresenta il nostro piccolo mondo. Aspetto pazientemente che mio fratello si svegli. È sempre il solito dormiglione che,  dopo aver impostato la sveglia, la spegne e si rigira tranquillamente dall’altra parte continuando il suo placido sonno. Io purtroppo, solitamente una volta sveglia non riesco proprio a rimettermi a dormire e ammetto di invidiarlo un po’ per la sua capacità di riuscirci.

Nel frattempo mi preparo in fretta per la giornata che mi attende e mi siedo sul letto, assaporando per qualche minuto la lettura di quel libro di 772 pagine che ho preso in prestito dalla biblioteca. Sì, questa volta ci sono andata giù pesante, ma in fin dei conti era la ‘punizione’ che meritavo per non aver letto nessun libro lo scorso anno, durante i consueti mesi estivi.

Non appena terminiamo la nostra affannosa ricerca di un bar aperto al pubblico immersi nella totale quiete domenicale, ci avviamo in metro e prendiamo la Lilla, contando le fermate per arrivare a Portello. Non ci vorrà molto. Ed ecco che, proprio davanti a quel parco, un importante punto di vista si affaccia nella mia mente. Tutti (o quasi) conosciamo Milano come la città industrializzata, il monopolio del design, della moda e della tecnologia. Ma con mio grande stupore e piacere, ecco che scopro ‘l’altra faccia’ di Milano, quel lato misterioso e ricco di fascino che lo scorso anno non avevo avuto modo di analizzare a fondo. Milano, ‘la città verde’, la città adibita alle attività sportive quali ciclismo e corsa. Ci troviamo di fronte al “Parco industria Alfa Romeo di Portello”. È stupendo anzi che dico, meraviglioso. Ecco alcune foto che lo testimoniano.

Parco Industria Alfa Romeo
Insegna Parco Industria Alfa Romeo Portello
1) Parco Industria Alfa Romeo Portello
1) Parco Industria Alfa Romeo Portello
2) Parco Industria Alfa Romeo Portello
2) Parco Industria Alfa Romeo Portello

3) Parco Industria Alfa Romeo Portello
3) Parco Industria Alfa Romeo Portello

P. Industria Alfa Romeo

Come si può vedere dalle foto, il bizzarro accostamento tra natura e contesto urbano appare – contrariamente alle nostre previsioni – perfetto e non crea disomogeneità alcuna. Nessuno squilibrio di sorta si presenta ai nostri occhi. Tutto appare al suo posto. Insomma, della serie ‘la quiete (scenario paesaggistico e rumori naturali) dopo la tempesta (stadio e urla sgraziate dei tifosi)’. Questa, a mio avviso, è stata l’unica antitesi riscontrata durante il nostro ‘trip’ 😂. Dopo una breve visita nello Shop di Casa Milan, ci avviamo alla prossima tappa: il Duomo.

Casa Milan

So benissimo di averlo già visto e descritto lo scorso anno, ma ritrovarselo davanti per la seconda volta reca di nuovo un certo effetto. Ma il nostro obiettivo è un altro: abbiamo intenzione di visitare la Galleria Vittorio Emanuele, il cuore della città.

Galleria Vittorio Emanuele II
Galleria Vittorio Emanuele II

Numerose vetrine, ristoranti e celebri punti vendita richiamano l’attenzione dei passanti, ma io so già quale sarà il mio posto; quel posto nel quale trascorrerò almeno un’ora, forse l’ora più incantevole mai vissuta in questi ultimi mesi: la libreria. Mio fratello è costretto a seguirmi: adesso tocca a lui 😂.

Prima tappa: Rizzoli. Numerosi scaffali che profumano di carta appena stampata e che raccontano storie della mia, della tua, della nostra vita. Storie che toccano l’anima e aprono il cuore. Storie che anch’io spero, un bel giorno, di poter raccontare. Mi guardo attorno ed esulto con eccessiva enfasi non appena lo vedo. Ho trovato il libro che cercavo, o meglio, i libri che cercavo. Un’affascinante trilogia della celebre scrittrice  tedesca Charlotte Link ambientata sullo sfondo della Germania nazista: Venti di tempesta. Il tutto in un solo libro dal ‘prezzo speciale’. Senza la benché minima esitazione lo acquisto ed esco, felice e contenta, dalla libreria.

Ma non è ancora finita.

Più avanti ancora c’è La Feltrinelli, dunque perché non fare un salto anche li? Il mio ‘tour’ tra gli scaffali dura poco più di un quarto d’ora: ne esco a mani vuote ma con una consapevolezza in più. Non abbandonerò mai il sogno della mia vita. Ultima tappa, quella decisiva, ‘la più importante’; la ‘libreria delle librerie’: La Mondadori.

Era esattamente come la ricordavo. Non si sa proprio dove guardare. Mi avvio, dopo aver fatto un giretto sommario per i vari piani che costituiscono il complesso, nella sala principale, quella che mi piace definire ‘Aula magna’. C’è di tutto e dopo qualche secondo di perlustrazione mi avvio direttamente nella sezione ‘Opere scientifiche’. Purtroppo non trovo il libro che cercavo; in compenso acquisto due saggi scientifici che non so se leggerò mai. Ammetto che, ora come ora, i tempi non sono dei migliori, perlomeno a livello accademico. Ma adesso mi trovo a Milano e il mio ‘modus operandi’ prevede di scacciare i pensieri negativi per far posto a quelli positivi.

Sono in bilico tra frustrazione e profonda meraviglia, ben consapevole che non potrò starmene lì in eterno ad analizzare ogni singolo scaffale. È quasi ora di pranzo. Mi avvio all’info shop e chiedo se posso trovare qualche libro di Charlotte Link (sì, ormai ‘mi sono innamorata’ irrimediabilmente di lei). Scoppio di gioia quando la commessa mi indica lo scaffale ‘incriminato’, ma appena ne visiono il contenuto ho un sussulto. Di romanzi della Link ce ne sono almeno dodici. E io devo sceglierne uno. Così, dopo una breve quanto sofferta battaglia interiore, propendo per il thriller psicologico La doppia vita.

***

Dopo aver preso la metro rossa (M1), io e mio fratello scendiamo a Palestro. Un altro parco dai toni sgargianti e immerso nella totalità della natura ci attende: i giardini dedicati al giornalista e scrittore Indro Montanelli.  Un viaggio verso la biodiversità vegetale e animale. Un viaggio verso i colori della nostra bella Italia. Non appena ammiro il parco nella totalità del suo essere, non posso fare a meno di esclamare: ce ne fossero a Subiaco di spazi così…!

Ed ecco che la mia mente ripensa alla me che si trova seduta in casa a studiare sul quaderno, contro la realtà di quella gente che è lì distesa sul prato a godersi la vita. Sì, potrei farlo anch’io se fossi di Milano. Potrei distendermi all’ombra di un semplice albero e studiare in santa pace immersa nella freschezza della natura incontaminata, ponendo lentamente ma risolutamente fine al ‘periodo della GDU’ – acronimo di ‘Grande Depressione Universitaria’ – (così l’ho ‘battezzata’ 😂) che mi ha investito negli ultimi mesi.

Ebbene, adesso so di apparire a tutti voi come la solita esagerata,  ma purtroppo sono molto indietro, nonché quasi convinta che se potessi studiare all’aria aperta in quel luogo così pacifico ne trarrei di sicuro numerosi benefici, sotto tutti i punti di vista. E chissà, magari avverrebbe anche qualche piccolo miracolo. Tornando alla realtà milanese… Ecco qualche scatto del vastissimo parco naturale.

Parco e Giardini Indro Montanelli
1) Parco e Giardini Indro Montanelli
Parco e Giardini Indro Montanelli
2) Parco e Giardini Indro Montanelli
Parco e Giardini Indro Montanelli
3) Parco e Giardini Indro Montanelli
Parco e Giardini Indro Montanelli
4) Parco e Giardini Indro Montanelli

Giardini Indro Montanelli

***

Se pensate che sia finita, ‘mi dispiace’ informarvi che è invece appena cominciata. Su, forza e coraggio: abbiate ancora un po’ di pazienza e sappiate che il gioco varrà la candela.

Dunque… Sapevate che nello stesso parco dedicato al giornalista prende posto il famoso Museo Civico di Storia Naturale? Non appena l’ho scoperto ho proposto a mio fratello  di visitarlo e lui, inizialmente scettico, ha assecondato il mio spirito di iniziativa. Ragazzi, è stata un’esperienza indimenticabile. Non avevo mai ‘viaggiato’ così realisticamente attraverso i deserti dell’Africa, le verdeggianti foreste, i luoghi artici e i fondali marini degli oceani… In sole due ore! 😂.

Museo Civico di Storia Naturale

Le esposizioni del piano superiore riguardano:

  • ECOSISTEMI MARINI E ISOLE OCEANICHE
  • ANFIBI E RETTILI
  • FORESTE TROPICALI
  • UCCELLI
  • FORESTE TEMPERATE, TAIGA E MONTAGNA
  • MAMMIFERI
  • AMBIENTI ARTICI E ANTARTICI, MAMMIFERI MARINI
  • SAVANA AFRICANA
  • SAVANE, PRATERIE E DESERTI
  • PARCHI E RISERVE NATURALI D’ITALIA

In particolare, alcuni scenari sembrano così reali che chiunque potrebbe rimanerne affascinato, soprattutto i bambini. Nel pianterreno, sulla destra, trova posto un’ampia collezione di poster originali inerenti tematiche di ampio respiro come l’inquinamento, l’importanza della plastica (e problemi connessi al suo smaltimento), del cibo, della ricerca scientifica in generale, del carbonio come elemento della vita nonché notizie concernenti la pericolosità dello stesso quando associato a due atomi di ossigeno (dunque la CO2) e dell’azoto (N2). Ulteriori poster trattano invece l’evoluzione della specie umana ed altre questioni inerenti la Biologia, le Scienze Naturali e la Geologia. A tal proposito, nel piano superiore del complesso risiede anche una ricca collezione di fossili e altri reperti paleontologici ‘abbinati’ alla sezione ‘Dinosauri’, con annesso anche un particolare poster riguardante i resti dell’australopiteco Lucy.

Ciò che più mi ha impressionato, però, oltre alla raccolta di esemplari di animali di tutto il mondo, è stata la ‘sezione marina’ dedicata alle numerosissime varietà di conchiglie, dei cetacei e dei crostacei presenti nei nostri mari e oceani.

Avrei voluto rimanere lì almeno per un’altra ora al fine di assaporare al meglio l’emozione di aver visitato per la prima volta un museo di Storia Naturale. Ma è tempo di andare… Un’altra meta ci attende.

Unico rimpianto? Il fatto di non aver potuto visitare la la sezione di mineralogia a causa della presenza di addetti ai lavori. In cuor mio, però, conto un giorno di poterci tornare, riesaminando il museo con maggiore attenzione ma soprattutto, con maggiore calma.

Dopo aver ripreso la metro (e un po’ di fiato), scendiamo nuovamente alla fermata Duomo e poi prendiamo la gialla (M3). Scendiamo a Zara e ‘saliamo in vetta’ alla metro lilla (M5) in direzione Bignami/Parco Nord. È scesa la sera e sono quasi le otto. Il nostro viaggio nei meandri della natura sta per concludersi con la ‘supervisione’ diretta di questo parco dai toni grigi e un po’ malinconici. Sarà perché ormai le persone si stanno rintanando nelle loro case aspettando che cali del tutto la notte. Attorno a noi c’è ancora l’ombra di qualche passante che percorre i numerosi sentieri del parco, mentre i più audaci continuano la loro routine giornaliera di corsa per cercare di mantenere una discreta forma fisica. (Ecco qualche foto reperita da Internet…)

Bignami - Parco Nord
Bignami – Parco Nord
Bignami - Parco Nord
Bignami – Parco Nord

Parco Nord

Sediamo su una panchina e per qualche minuto mi godo il silenzio tratteggiato soltanto dal lieve rumore delle paperelle che schiamazzano nel lago artificiale creato ad arte per loro. Contemplo i miei ultimi acquisti e sorrido all’idea di essere ormai diventata un’inguaribile e seriale accumulatrice di libri. Ma come potevo resistere al loro incessante richiamo? Ad ogni modo, il nostro soggiorno a Milano sta per concludersi e, dopo aver cenato in un Mc Donald’s a Piazzale Lotto, torniamo in albergo e in noi si fa ufficialmente strada l’amara consapevolezza che la vacanza è finita.

Ma non le peripezie.

Lunedì 2 Settembre, 2019

Sto ancora dormendo, ma d’improvviso un forte rumore mi sveglia dal sonno profondo. Sono le cinque del mattino ed è scoppiato un terribile temporale accompagnato da inquietanti lampi che filtrano attraverso la spessa tenda che ricopre la finestra della nostra stanza, rendendo chiaro e limpido il riconoscimento di alcuni oggetti in essa presenti. E come se non bastasse, le strade si sono allagate. Guardo fuori dalla finestra. Tra poche ore sarò di nuovo a casa, ma tanto so benissimo che anche nel mio paese la pioggia battente mi accoglierà a braccia aperte.

Comincio a scrivere, ispirata dal momento e dalle circostanze di quest’ultimo: lo scenario che ho dinanzi sembra scatenare in me un forte ‘estro’ che è meglio sfruttare. Chissà, magari ne uscirà fuori un racconto… Oppure, un bel giorno, un progetto letterario più importante, più ricco, più difficile. Più ambizioso ma forse possibile da realizzare. O magari un progetto destinato a morire sul nascere… Chi può saperlo?

Torno sotto le coperte, aspettando le 6:15. Non appena il cellulare sancisce l’inizio del giorno, mio fratello si sveglia e lo mette a tacere. No, questa volta non si riaddormenta: dobbiamo prendere il treno tra circa due ore e non sono ammessi ritardi di sorta. Con cura e meticolosità, sistemiamo le valigie e controlliamo la stanza per l’ultima volta. Ci avviamo al terzo piano per prendere l’ascensore. Il corridoio è già mezzo allagato. Scendiamo nella hall, riconsegniamo le chiavi e restiamo dinanzi all’entrata, riflettendo sul da farsi.

Ma non c’è proprio nulla di che riflettere: dobbiamo affrontare la pioggia scrosciante che non ci permette di trascinare il trolley facendo semplicemente uso delle consuete rotelline. Con una forza sovrumana, mio fratello comincia a trasportarlo come tenesse in mano una borsa per la spesa (ma ben più pesante, ovviamente) e in men che non si dica la pioggia bagna completamente la parte inferiore dei nostri corpi. I nostri piccoli ombrelli non possono salvarci dalla furia del cattivo tempo: ma ci vogliono ancora dieci minuti per arrivare alla metro e questa maledetta pioggia non velocizza affatto le cose.

Le mie scarpe – le nostre scarpe – prendono definitivo contatto con quell’acqua fredda che in men che non si dica inzuppa i nostri poveri piedi, ancora stanchi e affaticati dal tour del giorno prima. In un attimo, anche i miei pantaloni ‘ricevono un esagerato battesimo’: maledetta me, perché diamine hai indossato i pantaloni lunghi? esclamo in silenzio, mentre mio fratello continua a camminare concedendosi delle brevi – quanto meritate pause – sotto lo stadio di San Siro che, in qualche modo, ci consente di riprendere fiato prima di ripartire verso la metro. Già, da un lato siamo stati fortunati.

La presenza del ‘gigante buono’, ovvero lo stadio, riesce a coprire un ampio tratto di strada, quasi completamente tutelata dagli effetti disastrosi della pioggia. Riprendiamo a camminare, ormai fradici fino al midollo (‘e quasi fino alle mutande’, aggiungerei!). Una volta arrivati a casa, potremmo ritenerci ancora più fortunati se non ci prenderà un bel raffreddore. Sì, la nostra piccola grande avventura è ufficialmente terminata. Stiamo tornando, cara Subiaco. Spero che almeno tu non ci accolga con un tempo da lupi…

Ad ogni modo, malgrado questa disavventura finale che a tratti sfocia nel comico, non posso fare a meno di ringraziare il mio carissimo fratello, vero e proprio artefice del viaggio e del mio divertimento… Grazie di cuore Leo, mi ci voleva proprio. Una cosa però debbo dirtela: ti prego solennemente di non spargere false credenze (😂). No, non mi sono affatto ‘convertita’ al Milan come hai asserito con forza sabato pomeriggio al termine della partita: posso soltanto dirti che è la mia seconda squadra preferita. Perché in fondo sai benissimo che in prima posizione, caro fratello mio, ci rimarrà sempre e solo la mia Lazio!

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

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