It’s scrambled eggs…

Selling England By The Pound – It’s scrambled eggs…

Il LATO A di Selling England By The Pound ci ha condotto all’interno di un ‘multiverso’ di sensazioni ed emozioni afferenti al turbolento passato dell’Inghilterra del tempo, ma non solo. Ci ha fatto conoscere lo spaccato di una società i cui interessi primari vertono sul conseguimento di un importante primato economico. Ma non è ancora finita. Il nostro viaggio è infatti destinato a proseguire all’interno del LATO B del disco, il quale ci riserverà non poche sorprese. Perciò tenetevi pronti e mettetevi le cuffie: stiamo per cominciare.

The Battle Of Epping Forest

Il testo che mi accingo a raccontarvi è forse uno dei più corposi mai scritti dai Genesis. Sembra proprio che l’ispirazione di Peter Gabriel sia destinata a perdurare ancora per molto e a fluire in quel cervello intriso di pura genialità. Il brano è preliminarmente scandito da una marcia militare che preannuncia l’inizio di una sorta di Guerra Civile. In realtà, tale episodio verrà riportato su un giornale di cronaca e il gruppo ne trarrà spunto per creare questa sorta di sceneggiatura teatrale in cui lo stesso vocalist interpreta a suo modo i vari protagonisti del fatto. L’inizio del brano è altresì scandito dalla presenza della batteria di Collins, coniugata al flauto traverso di Gabriel.

Dopo questa breve intro, ecco che il cantante prosegue e a briglia sciolta comincia a narrare la ‘sua’ storia. Nelle prime due strofe si parla di alcune macchine di altissima tecnologia, dotate di ‘bar convertibili’. In inglese, però, la parola “bar” gode anche di un’accezione differente: in effetti, questa significa “sbarra” o “spranga”. Il senso di divisione è in tal contesto rappresentato da una lotta fra due bande rivali; una lotta concernente la protezione delle terre dell’Est-End. Come si nota sin dagli inizi, la canzone è veramente particolare e forse vi ci vorrà del tempo per apprezzarla.

Gli improvvisi cambiamenti di ritmo della stessa – congiunta alla narrazione di Gabriel – in effetti, quasi distruggono quell’omogeneità di cui invece si è stati testimoni nel LATO A del disco. Insomma, in questo caso la voce di Gabriel non si sposa perfettamente con il ritmo della musica e ciò rende la canzone davvero caratteristica. Non tutti potrebbero ‘sopportarla’, perlomeno ad un primo ascolto. Ma noi amanti del rock progressivo non ci fermeremo certo alla prima impressione, giusto? Al minuto 5’45”, ecco che il nostro Peter si cimenta ‘nell’arte parlata’: in effetti, il vocalist non asseconda l’arrangiamento musicale creato dalla band, ma sembra interpretare la parte di un attore che recita un ruolo ben definito.

Dai mutamenti di voce cui avevamo già assistito in Foxtrot con la canzone Get’em Out By Friday, capiamo in effetti la profonda individualità di un artista che ha sempre cercato di distinguersi da tutti gli altri. Inutile dire, comunque, che tale canzone è farcita da numerosissimi giochi di parole e modi di dire cui non si potrebbe, di primo acchito, dare una ragionevole ed esauriente spiegazione. Ma non si può non rimanere affascinati da un brano nel quale aleggia, nonostante la ‘bellicosità’ ad esso associata, una spontaneità e una tagliente ironia che ad ogni modo, riesce a strapparci un sorriso. Al minuto 9’36”, il suono di un qualcosa che somiglia ad una tromba (forse il mellotron?) scandisce le sorti finali del conflitto.

Chi avrà vinto, chi avrà perso? 

In realtà nessuno. Esatto, a quanto pare nessuno è rimasto vivo. Quale insegnamento ci impartisce, dunque, il gruppo inglese? Che la guerra non produce mai alcun vincitore? Che la guerra miete esclusivamente un consistente numero di vittime senza alcun guadagno di sorta? Beh, ovviamente la risposta a tali quesiti non può che essere affermativa.

After The Ordeal

Il prossimo brano è di una bellezza disarmante. Uno strumentale che lascia senza fiato l’ascoltatore e, in un certo qual modo, lo colma di speranza e serenità. Il titolo può essere tradotto come “Dopo La Battaglia” e può essere rapportato ai più svariati avvenimenti. Se volessimo collegarlo con la traccia precedente, ad esempio, potremmo indubbio affermare di trovarci di fronte al fatto compiuto e alla conclusione di un’atroce battaglia che non ha risparmiato vittime sul campo. O magari, potremmo ascoltare questa meraviglia dopo il superamento di una prova importante, qualunque essa sia. L’inizio è scandito dal connubio perfetto tra la chitarra di Hackett e il pianoforte di Banks. Insomma, una goduria per le nostre orecchie… Verso il minuto 1’04”, mi sembra quasi di sentire un estratto di una danza tradizionale spagnola, il Flamenco. Chissà, magari sarà la chitarra accompagnata dal tamburello a suscitare in me questa sensazione…

Verso il minuto  2’12”, il brano si modifica e quasi si trasforma in una moltitudine di suoni malinconici ma che comunque nascondono una speranza. Insomma, se in questa sezione musicale potessi scriverci su delle parole, magari parlerei di una sconfitta personale causata da circostanze poco fortunate (o magari anche dalla nostra stessa incapacità, perché no) che ci hanno reso deboli e profondamente sfiduciati. Ma ecco che, al minuto 3’13”, si riaccende una piccola fiamma nel nostro cuore (in realtà mai spenta) che ci grida di non arrenderci e di riprovarci ancora una volta.

Ecco, io penso proprio che tale canzone in realtà rappresenti la vita, il corso della nostra vita. In effetti, la vita è una continua sfida e gli eventi che si susseguono possono spegnere o alimentare la nostra gioia, a seconda dei casi. Ma ciò che non deve mai mancare è la speranza di realizzare quei sogni che la alimentano, nonostante le innumerevoli difficoltà che ci riserva il cammino.

The Cinema Show

Miei cari lettori, che questo album sia un capolavoro credo lo abbiate ormai capito. Eppure i Genesis riescono, ancora una volta, a sorprenderci catapultandoci nell’universo shakespearieano di Romeo e Giulietta, gli sfortunati amanti appartenenti alla letteratura inglese del Seicento. Esatto, sono proprio loro i protagonisti di questo brano – “Il Cinematografo” – (tra l’altro il mio preferito insieme a Firth Of Fifth). Il dolcissimo e malinconico suono della chitarra classica ci riporta alla mente un glorioso passato fatto di vittorie e momenti speciali. Ma dove trova posto il presente? Dov’è il suo profumo, la sua essenza? Chissà, magari a partire dal trentesimo secondo…

 

Home from work our Juliet

clears her morning meal…

 

She dabs her skin with pretty smells

concealing to appeal…

 

Tornata dal lavoro la nostra Giulietta sparecchia la tavola del mattino… Si cosparge la pelle di preziosi e graziosi profumi nascondendola per attrarre…

 

Peter parla dritto al cuore di noi ascoltatori e, nel mentre, la musica ci accompagna e ci dona conforto, riparo e ristoro. Magari siamo appena tornati dal lavoro ed è stata una giornata pesante, proprio come lo è stata per i nostri amati protagonisti. Cosa rimane da fare, dunque? Beh, si potrebbe guardare tranquillamente un film, per esempio. Ma la nostra Giulietta riuscirà ad arrivare al cinema in tempo? Insomma, si direbbe proprio che la trasposizione di un’opera letteraria del Seicento sia stata ‘contaminata’ da un pizzico di modernità. In effetti, il cinema a quei tempi non esisteva e si poteva godere ‘soltanto’ del privilegio di recarsi a teatro.

Al minuto 1’27”, sembra quasi che il respiro di un uomo ci attraversi anima e corpo. Ecco, proprio in questi primissimi minuti, la sensazione che mi pervade è semplicemente meravigliosa. Ma dov’è finito Romeo? Anche lui ha appena concluso le sue faccende e si appresta a chiamare Giulietta, in modo che i due possano recarsi insieme al cinema scampando al ritardo. Ma non si sa come, dopo tale strofa, i Genesis chiamano nuovamente in causa la letteratura classica. “Father Tiresias” (Tiresia) è infatti un indovino afferente alla mitologia greca. Ma perché i Genesis avrebbero chiamato in causa questa figura? E chi lo sa… Ormai sapete benissimo che, per alcune domande, non vi è alcuna risposta!

Ad ogni modo, la sezione strumentale del brano è eccezionale e lascio a voi la ‘descrizione personale’ (davvero difficile, a parer mio!) delle emozioni che questa vi suscita. Mellotron, flauto traverso, batteria… C’è davvero di tutto affinché la canzone possa considerarsi un vero capolavoro.

Cosa manca ancora? Ah sì, la conclusione del disco!

Aisle Of Plenty

Il LATO B di Selling England By The Pound si conclude con un brevissimo brano (“Navata d’abbondanza”) che ricorda più o meno l’inizio della prima traccia (Dancing With The Moonlit Knight). A mio parere, questa piccola perla è spettacolare. Dopo una breve intro di chitarra, ecco che una certa Tessa, protagonista indiscussa del brano, si fa portavoce di un malessere interiore che spesso noi uomini tendiamo a nascondere agli occhi degli altri.

 

I don’t belong here!

 

Io non appartengo a questo posto!

 

Grida lei, stanca di assecondare continuamente una società accecata dal potere e dedita a contrarre loschi affari. In effetti, anche all’interno di quel supermercato cui la donna sta facendo la spesa, si respira un’eccessiva fame di consumismo. Sembra proprio che Tessa non abbia intenzione di arrendersi a tale realtà e lo fa presente a suo marito il quale, a seguito di quella sorta di ‘attacco isterico’, cerca di rassicurarla con queste parole:

 

Easy love, there’s the Safe Way Home

– thankful for her Fine Fair discount Tess Co-operates –

 

Calmati amore mio, c’è sempre la “Strada Sicura Verso Casa”

– e ringraziando per il Buono e Giusto sconto, Tessa Co-opera –

 

Come si nota, il marito non riesce a comprendere davvero lo stato d’animo della donna e le prospetta la possibilità di recarsi ad un altro supermercato. Ma i giochi di parole nascosti in questa breve lirica ci riportano ad una realtà che non è affatto mutata da allora. Quante volte ci si sente fuori posto, inadeguati, degli ‘stranieri’ in un posto per certi versi a noi sconosciuto (cavoli, senza volerlo vi sto già anticipando una traccia dell’album Duke…!) ?

Tornando alle righe sovrastanti che vi ho riportato, notiamo adesso (grazie al solito Armando Gallo, ammettiamolo) fin dove è riuscito a spingersi il geniaccio Gabriel. “The Safe Way Home“, “The Fine Fair Discount” e il termine “Tess Co-operates” fanno in realtà riferimento ai più famosi supermercati inglesi, ovvero: SafewayHome StoresTescoCoop. Insomma, il tutto è davvero impressionante e pare proprio che la stessa Tessa rappresenti in realtà un supermercato!

Si può dunque assumere che tutto il mondo sia un supermercato e non un palcoscenico, come invece asserì il grande Shakespeare nella sua opera As You Like It? Beh, a quanto pare quella speranza cui facevamo appello nel LATO A del disco non si è affatto presentata ai nostri occhi.

Cosa fare, dunque?

Morire di dolore? Continuare a nutrire una minima speranza di riuscire a cambiare il mondo capendo finalmente ciò che è veramente importante? Una cosa è certa: i nostri amati Genesis non sembrano molto propensi a mostrarci uno spiraglio di luce, questa volta. Agli occhi di Tessa, il supermercato è dunque una metafora del mondo moderno e delle sue spietate convenzioni, atte alla completa distruzione di quell’individualità che caratterizza ciascuno di noi. Possiamo fare qualcosa per modificare questa situazione?

Una serie di sovraincisioni di voci deliranti (tutte del grande Peter, ovviamente) invade l’ascoltatore e non gli permette di ragionare lucidamente sul da farsi. Ed ecco che, ancora una volta, siamo destinati ad arrenderci, ad essere invasi come un fiume in piena da quelle parole incomprensibili ma al contempo insignificanti. In effetti, il testo dei Genesis si conclude con una sorta di lista della spesa nella quale vengono elencati prodotti alimentari e generi di prima necessità, quasi a voler compensare la mancanza di sentimenti che, molto spesso, attanaglia noi uomini.

 

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Ma se pensate che sia finita, vi sbagliate di grosso.

Vi ricordate la magnifica suite ‘Supper’s Ready’ cui ho dedicato un intero articolo lo scorso Dicembre ( Supper’s Ready – La cena è pronta )? Ebbene, numerosi fans si sono chiesti cosa vi fosse per cena nel banchetto di Dio Onnipotente, all’epilogo della tanto sofferta lotta tra il bene e il male. Beh, a quanto pare, il gruppo inglese ha soddisfatto la loro curiosità e, come da titolo, su quel convivio erano presenti uova strapazzate. Dunque…

 

It’s scrambled eggs…

 

Come dissero ai tempi i Genesis (e come in teoria si dichiara nel testo e nel finale della canzone sinora descritta sebbene, lo ammetto, finora non sono mai riuscita a cogliere effettivamente questa frase citata da Peter; se ci riuscite voi fatemelo sapere!) in questo significativo brano che sancisce a tutti gli effetti la fine dell’album capolavoro Selling England By The Pound.

 

It's scrambled eggs.. - Selling England By The Pound
It’s scrambled eggs… – Selling England By The Pound

 

It's scrambled eggs...
It’s scrambled eggs…

 

Le traduzioni di Selling England By The Pound

 

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

2 Risposte a “It’s scrambled eggs…”

  1. Ti posso dire che da The Cinema Show ha degli accordi di chitarra davvero difficili.
    La metafora del supermercato non la conoscevo e mi fa capire meglio il titolo del disco, quel “vendere l’Inghilterra un tanto al chilo”, che mi aveva sempre dato da pensare…

    1. Già, è davvero impressionante il fatto che i “testi gabrielliani” riescano a trattare in un modo così profondo le tematiche connesse alla psiche umana svelando a noi ascoltatori il rapporto letterario che solo queste musiche sono in grado di trasmettere… E persino io, nello scrivere questo articolo, mi sono sorpresa di quanta cultura vi fosse dietro i testi di questo magnifico album.

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