Riflessioni accademiche ‘casuali’, libri (e altre storie…)

Riflessioni accademiche ‘a random’, libri (e altre storie…)

Ai tempi del liceo, tradurre il Latino rappresentava per me una bellissima sfida; una sfida che ben volentieri (e forse alle volte con eccessivo entusiasmo) mi apprestavo ad affrontare. Peccato che lo abbia studiato per soli due anni, e peccato che ora non possa dire lo stesso per Chimica-Fisica, una materia a mio parere ‘intraducibile’, intrisa di concetti indubbio fantasiosi ma, allo stesso tempo, così astratti e perciò quasi del tutto incomprensibili. Ora, io non so se questo vuole essere un post ironico, un post in cui cerco un motivo valido per apprezzare una materia ostica come quella già citata, oppure una specie di discorso semiserio intriso di riflessioni ‘a random’ presentatesi casualmente nella mia mente…

So solo che, in questi giorni, mi è mancato molto scrivere (sebbene io abbia creato, nel frattempo, delle bozze in procinto di essere pubblicate…). Dunque, approfittando di un momento di calma o meglio, di un momento di pausa dal mio studio quasi continuativo (almeno a Pasqua e a Pasquetta lasciatemi vivere un po’) della ‘tanto amata’ matematica, mi appresto a picchiettare nuovamente le dita sulla tastiera del computer per raccontare…

Per raccontare cosa?

Non lo so bene, in verità. Forse i miei piccoli grandi progressi in matematica? E così sia (anche se, come da titolo, mi appresterò a raccontare anche altro).

D’altronde, ultimamente non faccio altro che lamentarmi delle difficoltà delle materie et similia ma, almeno per una volta, potrò permettermi di riferirvi il senso di meraviglia e stupore che ha suscitato in me lo studio dell’Algebra Lineare. Ebbene, devo ammettere quanto sia stato appagante mettersi a studiare e comprendere, in una sola giornata, più cose di quanto potessi aspettarmi dal mio cervello. Insomma, durante le lezioni universitarie non ho capito moltissime cose ma, stranamente, nutrivo la piccola grande speranza di poterle comprendere meglio da sola, nelle affannose – quanto prolifiche! – giornate di studio. E così è stato. Questa volta posso affermare, senza falsa modestia, di aver compreso molti concetti, sebbene ci sia ancora altrettanto da fare.

E l’esonero si avvicina… Già, il nostro insegnante ci aveva detto che, probabilmente, la suddetta verifica sarebbe stata fatta verso la  fine di Aprile ma, per grazia ricevuta (una volta tanto!), questa è stata posticipata ai primi di Maggio. Potete immaginare la contentezza degli studenti del primo anno (e la mia, ovviamente!) che, non appena hanno saputo la lieta novella, si sono messi a borbottare tra di loro provocando l’ennesimo rimprovero da parte del professore… Insomma, sembrava quasi di trovarsi in un classe del liceo o delle medie, in cui il senso di spensieratezza alberga ancora nel cuore di ognuno. Ma aspettate di arrivare al secondo anno e… Le cose potrebbero complicarsi.

In effetti, io non mi trovo molto d’accordo con l’affermazione di molti studenti o adulti che dichiarano (con ammirabile certezza, devo dirlo) che sia il primo anno ad essere il più tosto. Sì, l’ambiente si modifica, le esperienze che si affrontano sono diverse… Ma non ci si rende ancora conto di dove ci si trova e, molto spesso, nemmeno delle difficoltà che si dovranno, per forza di cose, affrontare (almeno io l’ho vissuta così). In effetti, lo scorso anno, la sottoscritta si limitava ad ignorare ciò che non sapeva, sapendo (scusate il gioco di parole) benissimo che, prima o poi, avrebbe dovuto affrontare quei ‘mostri’ derivanti dalla Fisica, dall’Analisi Matematica e, perché no, anche dalla Chimica. Perché di mostri ce ne sono.

Ovunque.

Ma ovviamente, questo è un dato di fatto per ogni studente che si appresta ad iniziare (e si spera, in un modo o nell’altro, a concludere) l’università. Se ogni singolo corso di laurea triennale si potesse paragonare ad una sorta di libro di Storia in cui, ad esempio, vengono descritti i vari periodi storici e il susseguirsi delle varie guerre, lo stesso corso di studio potrebbe essere (secondo la mia ‘fervida fantasia’) riassunto in tre fasi distinte (analoghe proprio ai ‘fittizi’ tre anni di studio che uno studente dovrebbe impiegare per guadagnarsi la tanto sospirata laurea).

1^ Anno accademico: la guerra-lampo.

Non sarà un fulmine a colpirvi, tranquilli. Saranno i mattoni di libri che dovrete, per dovere e mai (dico mai!) per scelta, ritrovarvi a studiare (ma soprattutto, a capire!) come se non ci fosse un domani. Ma al di là di questa pessima battuta, vi garantisco che non appena metterete piede all’università (parlo al plurale per questione di comodità), vi accorgerete di come il tempo voli senza lasciare traccia e di come la vita quotidiana non vi lasci, appunto, il tempo di ambientarvi, di capire dove vi trovate, di capire come studiare ecc… In sostanza, il primo anno passerà in un lampo e, alla fine, vi ritroverete ancora ad analizzare le dinamiche universitarie e, il più delle volte, faccia a faccia con la temuta – quanto doverosa – domanda: devo proseguire con questo corso di studi? Provare a dare degli esami e vederne i risultati?

Al di là delle possibili risposte a tali domande e delle varie riflessioni che ne derivano, preparatevi alla conclusione di un anno accademico dal quale avrete imparato qualcosa ma che, in qualche modo, vi ‘farà sentire’ ancora impreparati e, in un certo senso, inadeguati. Ma ciò risulta perfettamente normale. A proposito della mia esperienza posso dire, in effetti, di aver studiato molto di più nei mesi estivi che non durante l’anno accademico complici, come ormai ben sapete, le difficoltà delle varie materie e il poco tempo richiesto a noi studenti per assimilarle. Insomma, chiunque si trovi all’università, può senza ombra di dubbio affermare che il ‘combattimento studente Vs. tempo’ è una battaglia che di certo non gli risparmierà energie, dubbi amletici, nonché repentini – e continui – cambiamenti di umore.

2^ Anno accademico: l’anno della ‘Resistenza’.

Come avevo già preannunciato, non mi trovo molto d’accordo con il ‘preconcetto’ che il primo anno universitario sia più difficile dei seguenti. Il motivo? Chissà, forse perché al secondo anno si comincia a fare sul serio, ad inquadrare il tutto da una nuova prospettiva, ad analizzare più in profondità i concetti già acquisiti al primo anno. Si attua una sorta di ‘resistenza’ nei confronti di se stessi e di quelle materie che arrecano grande sconforto, si cercano di combattere in tutti i modi le difficoltà. Inizialmente, ai più potrebbe sembrare che ‘l’esperienza’ ottenuta in precedenza possa permettere una comprensione più semplice ed immediata di concetti nuovi e del tutto sconosciuti ma, in realtà, non sempre le cose vanno in questo modo. In fondo, ormai sapete tutti quanto io apprezzi la Chimica-Fisica, dunque capirete anche quanto sia semplice per me comprenderla alla luce dei suddetti concetti già acquisiti, e…

C’è solo un piccolo problema.

I concetti già ‘acquisiti’ riguardano ‘Fisica I’, materia che il mio cervello ha archiviato da un bel pezzo. Ma non si tratta solo di questo. In questa disciplina, i modelli della fisica classica vengono trattati mediante concetti quanto-meccanici, ovvero tramite modelli mai visti prima di cui tra l’altro fatico a comprenderne il significato. Sto ancora dibattendo con me stessa per decidere se battezzare questa materia direttamente con il mostruoso titolo di “Meccanica Quantistica”, oppure in un meno spaventoso “Meccanica Quantistica applicata ai sistemi chimici”.

Poiché alla fine, è di questo che si tratta. E non riesco a non sorprendermi del fatto che dei semplici (ma geniali) esseri umani abbiano potuto concepire delle idee tanto affascinanti – quanto difficili -. Ma come disse un nostro professore, noi studenti siamo liberi di scegliere: possiamo ‘guardare’ questa materia ‘da lontano’ come si fa quando si osserva l’orizzonte, oppure analizzarla con il ‘microscopio’ ed osservarne la matematica, interiorizzarla, capirla a fondo.

Ebbene, io preferisco indubbiamente la prima opzione, e forse ve ne sarete già accorti quando ho pubblicato (non molto tempo fa) ‘la triade’ degli articoli concernenti i basilari concetti di meccanica quantistica, in cui ho trascurato completamente il formalismo matematico. Ma all’università, tutto ciò ha avuto una conseguenza devastante: il non saper risolvere gli esercizi. Insomma, non esiste teoria senza esercizi e, com’è ovvio, vale anche il viceversa.

Ebbene, semmai riuscirò (e ci riuscirò) a superare quest’anno, potrò essere certa di affrontare con più grinta – e meno ansie – il prossimo. E ovviamente, ci riuscirà un qualunque altro studente che abbia la preliminare pazienza di arrendersi a ciò che non sa per poi comprenderlo in seguito, riuscendo a sostenere i famigerati esami.

3^ Anno accademico: la caduta del muro di Berlino

Come non ricordare uno degli avvenimenti più importanti della Storia? Ebbene, anche all’università arriverà questo momento (basta soltanto saper aspettare!). Il momento in cui finalmente uscirete dal guscio ed esclamerete a gran voce di aver messo al tappeto tutte le difficoltà e gli ostacoli che trovavate dinanzi al cammino. Sì, prima o poi sarà così anche per me (almeno lo spero…!) e per forza di cose mi ritroverò a recitare il tanto atteso discorso di commiato nei confronti della (Chimica)-Fisica. No, non è casuale il fatto che io abbia posto il termine ‘Chimica’ tra parentesi. Insomma, diciamoci la verità… Di Chimica ce n’è davvero poca in questo corso e, forse, ne vedrò qualcosina soltanto nell’ultima parte del suddetto insegnamento. Spero soltanto che ciò che vedrò non sia nemmeno lontanamente paragonabile a quanto ‘visto’ finora.

Ma di cos’altro volevo parlare?

Ah sì, della mia avventura con l’Algebra Lineare… Ma vi ho già detto tutto, in verità. Quanto alle ‘altre storie’… Non mancherò di parlarne occasionalmente nei prossimi articoli. La mia ‘pausa caffè’ sta per terminare, dunque non mi resta altro che concludere questa specie di ‘sermone’ rivolto a me stessa. Non so se mi sia stato utile o meno ma, in ogni caso, fra meno di dieci minuti premerò di nuovo il tasto ‘Pubblica’, operazione che ho mancato di fare per ben venti giorni. Poco male… D’altro canto, tra tre giorni dovrò farlo di nuovo perché, finalmente, anche Subiaco si sono degnati di aprire una piccola libreria – la ‘Mondadori Point’ – la cui inaugurazione sarà proprio questo sabato. Vi lascio dunque immaginare quanto io sia in fermento per la notizia…

Chi non lo sarebbe?

Ma adesso devo lasciarvi, il dovere mi chiama. Vi chiedo una gentilezza, però: perdonate i miei frequenti eccessi di ironia (quando parlo di me stessa o di qualche situazione dai risvolti esilaranti non posso farne a meno), la lunghezza dei miei discorsi e le mie riflessioni complicate, il ‘marasma’ che ho creato nella testa di persone già confuse, nonché questa sorta di ‘panegirico’ attuato nei confronti dell’università (e non nei confronti di persone ammirabili) ma, in qualche modo, dovevate sapere ‘la verità’…

Detto ciò… ‘Appuntamento alla prossima storia!’

 

Riflessioni 'a random...'
Riflessioni ‘a random…’

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

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