La mia breve (anzi brevissima) esperienza social

 

La vita è fatta di esperienze anche brevi, ma che lasciano un segno indelebile.

 

Temo il giorno in cui la tecnologia supererà la nostra interazione umana. Il mondo avrà una generazione di idioti.

Albert Einstein

 

Toccata e fuga

Eh no ragazzi, questa volta non sono sopravvissuta alla tempesta o almeno, non a questa. Ed è veramente stupendo ‘ritornare nell’anonimato’, scrivere per passione condividendo con quei pochi ma fidi lettori le mie esperienze accademiche, non accademiche, le mie vittorie, le mie sconfitte e, per ultime ma non per importanza, le mie folli passioni. Ebbene sì, anch’io, dopo molti tentennamenti, ho provato a cimentarmi nell’esperienza dei social e ‘nell’impegno’ che questi richiedono. Un impegno che io, me ne rendo conto, non sono stata in grado di assolvere nelle mie due settimane di sopravvivenza nel mondo di Facebook.

 

Quale impegno si potrebbe richiedere ad una ragazza come me che si appresta ad utilizzare un social network?

 

Beh, magari l’essere al passo con i tempi, mettere bilioni e bilioni di ‘Mi Piace’ a post di amici o a post di mio interesse, perché no. O magari anche l’impegno di esplorare nuovi confini e nuovi orizzonti andando a caccia di gruppi o pagine che possano profondere in me una passione ancora più sconfinata per la scrittura e per i libri, da sempre i miei fidi compagni di vita. Insomma, ci sarebbero veramente tantissime cose da dire in questo articolo, nonché da discutere e da analizzare.

Ma, come un buon giornalista (qual non sono) che si rispetti, è necessario selezionare gli aspetti più importanti che secondo me andrebbero evidenziati riguardo la ‘questione social’. Insomma, per un momento dovrò incarnare le vesti di mio nonno, la persona che forse più di tutte è stata per me e per la mia famiglia un grande insegnante, un grande giornalista ma, soprattutto, un grande maestro di vita.  Beh, spero solamente di essere all’altezza delle aspettative perché, anche stavolta, mi appresto a redigere un articolo riguardo un argomento di cui si è discusso almeno un milione di volte; l’argomento meno originale di sempre eppure sempre tremendamente attuale: i social network e il ruolo che questi ricoprono all’interno della società odierna.

Insomma, diciamocelo, se quest’oggi avessi dovuto affrontare al liceo la prova scritta di italiano costituita da una traccia inerente il mondo tecnologico e i social network, credo che avrei fatto veramente furore. Sia chiaro, non ho alcuna intenzione di condannare chi ne fa uso, anzi. Devo ammettere che vi sono molte persone che lo utilizzano per fini lavorativi, o anche per mantenersi in contatto con familiari o amici molto lontani da loro, e questo non può essere che positivo. Ma adesso che ho provato anch’io ‘il brivido’ di salire sulle montagne russe ed analizzarne gli effetti, non posso non esprimere una mia opinione in proposito.

Non appena mi sono iscritta a Facebook, il mio solo ed unico scopo vitale era uno soltanto: promuovere qualche mio articolo scritto sul blog e postarlo sul social, in modo che quest’ultimo fosse visibile a tutti. Lo ammetto, all’inizio il tutto mi sembrava paradisiaco: come quando i genitori regalano ai figli un giocattolo che loro avevano tanto desiderato ma poi, trascorse più o meno due settimane (forse anche meno) gli stessi bambini si stufano di giocarci e lo buttano in un angolo, dimenticandosene quasi del tutto. Così è stato per me. Inizialmente, ammetto quanto sia stato bello svegliarsi al mattino, aprire il mio blog e vedere le ‘statistiche visitatori’ notevolmente aumentate rispetto al solito.

Eppure, nonostante un bel giorno avessi raggiunto un picco di 20 visitatori a dispetto dei soliti fedelissimi 7 o 8, sentivo quell’iniziale entusiasmo spegnersi quasi all’istante. Certo, ne ero felice, ma dopo qualche giorno mi sono accorta di come, in realtà, non me ne importasse poi più di tanto.

In fondo, io non ho certo bisogno dell’approvazione altrui riguardo ciò di cui scrivo, così come tutti coloro che possiedono un blog o un proprio sito web. Anzi, a dirla tutta, io avrei bisogno dell’approvazione di una casa editrice nel momento in cui (forse) sarò riuscita finalmente a scrivere un romanzo e dovrò girare in lungo e in largo per sperare di esaudire il mio sogno.

Sicuramente, non nego di essere molto contenta che il blog sia diventato appannaggio di molte più persone rispetto al mio esordio dello scorso anno ma, al contempo, mi sono accorta del fatto che il detto ‘pochi ma buoni’ funziona quasi sempre nel contesto quotidiano. Il fatto di avere pochi ‘followers’ (se così si possono chiamare) rende il mio ‘Passion Is Life’ ancora più prezioso ai miei occhi poiché, in un certo senso, il mio unico scopo sarà sempre quello di dimostrare questa mia passione per la scrittura ancor prima a me stessa che agli altri.

Io so che in molti, probabilmente, si staranno chiedendo cosa diavolo mi stia passando per la testa (me lo chiedo anch’io! 😂) e che cosa mi abbia realmente spinto a cancellare definitivamente il mio account Facebook ma, se continuerete con la lettura, cercherò di chiarire la questione con la speranza di non apparire troppo enigmatica. La verità è che il mio scopo iniziale è andato via via scomparendo non appena ho ricevuto moltissime richieste di amicizia da parte di persone che non ho mai visto nella mia vita.

Sul momento, però, sempre tenendo presente la motivazione che mi spingeva a permanere su Facebook, le ho accettate senza farmi poi troppe domande. Ebbene, non è stata un’esperienza di quelle indimenticabili. Sì, avrei anche potuto rifiutarle, ma capite che se avessi accettato soltanto amicizie da parte di amici o conoscenti, avrei potuto ‘dire addio’ allo scopo cui accennavo all’inizio: promuovere il blog e fare in modo che lo conoscessero più persone.

Ma la vera ricchezza è, in realtà, averlo condiviso con quelle persone di cui realmente mi interessa un’opinione (sì, ho dato il link anche a qualche mio professore del liceo, se è quello che state immaginando) e, in primis, con la mia famiglia, da sempre accanita sostenitrice delle mie ‘folli decisioni’, come quella di aver scelto una materia scientifica all’università 🙈.

Come si dice a Roma (ma anche in altri posti), ‘A parlá chiaro se va...’

E, sempre parlando ben chiaro, io non disdegno affatto consigli, critiche o quant’altro da parte di conoscenti o sconosciuti che fortuitamente capitano qui, sul mio blog, anzi. Qualunque considerazione (anche la più piccola) è sempre ben accetta al fine di crescere e migliorare se stessi. Ma spesso, i social network non sono assolutamente la piattaforma giusta per poter condividere questi contenuti. Insomma, ‘la verità è che non mi piace abbastanza’ dedicarmi alla promozione delle mie passioni all’interno di un contesto social, qualsiasi esso sia.

Perché tali social sono purtroppo considerati da molti come una specie di ‘siti di incontri’. In effetti, alle volte è incredibile come sia ‘più semplice’ conoscere qualcuno via social che non attraverso una conversazione ‘face to face’ con ragazzi e ragazze che si ha l’opportunità di conoscere in un contesto reale, come ad esempio all’università. E a me, personalmente, non alletta l’idea di ‘conversare’ con uno schermo privo di emozioni e di sentimenti, per giunta con delle persone a me totalmente sconosciute. Personalmente, è una cosa che in me provoca grande fastidio, ponendo l’accento sulla profonda superficialità cui oggi siamo fin troppo abituati.

 

E adesso qualcuno potrebbe obiettare alla mia affermazione con la seguente tesi: non è forse quello che fai anche tu attraverso il tuo blog?

 

Beh, effettivamente non posso dire di no. Per me questo blog rappresenta una grande occasione per condividere con gli altri le proprie passioni e i propri pensieri, ma vi assicuro che il senso di appartenenza che ne deriva da ciò è profondamente diverso da quello dei social network. Sebbene non mi risulti poi molto semplice da spiegare (o meglio, da far intendere), la sensazione che i miei articoli trovino posto soltanto nella piattaforma Altervista mi rende in un certo qual modo più tranquilla. Ed essere tornati in questa zona di comfort condivisa con poche persone è una sensazione di nuovo autentica, che in parte avevo perduto con il mio esordio nel mondo di Facebook.

Inoltre, lasciatemi dire che qualsiasi mia domanda io possa fare all’interno di un articolo è ovviamente una domanda retorica, a meno che qualcuno non voglia rispondere o dire la sua nella ‘sezione commenti’ del suddetto articolo (nel qual caso, si senta liberissimo di farlo!).

Adesso, però, siccome non mi basta ‘aver obiettato’ con leggerezza alla tesi precedente, ne ho in mente un’altra ben più difficile da confutare:

 

Se in queste due settimane i post (riguardanti i miei articoli) che ho pubblicato su Facebook avessero ‘avuto successo’, ovvero avessero ricevuto commenti, critiche o quant’altro, sarei scomparsa ugualmente da tale piattaforma social?

 

Ah ah ah, adesso voglio proprio vedere come me la sbroglierò (non sarà facile!)… La risposta che mi sentirei di dare al momento è un rassicurante ‘Non lo so’. Non riesco nell’immediato a schierarmi dalla parte del ‘sì’ o dalla parte del ‘no’… È una scelta difficile pari, ad esempio, a quel Referendum del 2016 concernente il ‘si’ o il ‘no’ alle trivelle. Insomma, mi toccherà incarnare esattamente la stato svizzero, la cui condizione di neutralità è ben nota fin dagli albori.

Tralasciando lo scherzo, non posso predire cosa sarebbe accaduto se l’ipotesi sopraindicata si fosse verificata… Posso soltanto pensare che magari, un bel giorno, avrei anche potuto stancarmi di condividere i miei post su Facebook, nonostante la ‘fortuna’ che questi avrebbero potuto avere. Ma il ‘successo’ fa gola a chiunque, chi potrebbe affermare il contrario? Allo stesso tempo, però, so bene che il vero successo non consiste nel farsi conoscere da quante più persone possibile, bensì di fare della propria vita un successo.

Un successo che, come sappiamo, è costituito da innumerevoli sacrifici, grande forza di volontà e ferrea convinzione di portare avanti sempre con coraggio le proprie scelte, qualunque esse siano. E ad oggi, posso essere indubbio felice delle scelte che ho compiuto, con tutte le conseguenze che queste hanno comportato, insieme a tutti i cambiamenti che esse hanno apportato nella mia vita. Perché si sa che il successo o la popolarità non garantiscono affatto la felicità, così come lo studio matto e disperatissimo non sempre dà nell’immediato i frutti sperati. Ma l’intrinseca fiducia dell’essere umano ci conduce sempre a quella piccola grande speranza di riuscire a costruirsi il proprio futuro con le proprie forze e con i propri mezzi.

 

In conclusione: i social rappresentano un’opportunità di contatto e di scambio, oppure un mero esercizio di ‘mercificazione dei sentimenti’ atto alla distruzione della propria personalità e della propria immagine?

 

Beh, tutto dipende dall’utilizzo che se ne fa…

Quello che so è che l’ascesa sui social non è affatto un trampolino di lancio verso il successo. Ci basti pensare ai grandi del passato e la verità (e forse anche la risposta) apparirà immediatamente chiara ai nostri occhi. Bisogna studiare davvero moltissimo per raggiungere quegli obiettivi che, una volta conquistati, possano completamente renderci fieri di noi stessi, a prescindere dal supporto o dall’approvazione che abbiamo ricevuto da parte di altri. Dobbiamo essere noi i primi a credere in ciò che facciamo, senza ricorrere a delle scorciatoie. Pertanto, se proprio sarò costretta (come tutti, del resto) ‘a fare la gavetta’ per poter realizzare i miei sogni e costruirmi un interessante futuro, sarò pronta ad affrontare qualsiasi difficoltà (almeno spero!). In fondo, moltissimi altri ci sono passati prima di me…

E in fondo chiunque, su questa Terra, vuole ‘essere qualcuno’.  Quel qualcuno per se stessi, però. Non di certo per gli altri.

 

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Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

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