Brevi riflessioni ‘a caso’ (e/o ‘voli pindarici’?)

Quest’anno, per me sarà assai difficile non considerare la Pasqua che verrà come la più inusuale e, in un certo senso, la più malinconica di tutte. Vivo in casa di mia nonna da ormai quattro anni e solitamente a casa dei miei ci torno i fine settimana per pranzare e cenare tutti insieme, ma adesso, da un po’ di tempo non è più così e tutti voi potreste ben immaginare il perché. Il tassativo divieto di vederci e di riunirci – nonché di abbracciare le persone a me care – si consoliderà ancora per un bel po’.

In questi ultimi giorni (in particolar modo nell’ultima settimana), complice anche il generoso tempo libero che a tutti ci è stato offerto, mi è stato impossibile mettermi sui libri con la giusta serenità, senza distrarmi o senza pensare a un qualcosa che per lo meno potesse “rendere il tutto più sopportabile” senza temere – da parte mia – dei potenti impeti di malinconia, nostalgia e, perché no, di “lucida follia” che mi potessero portare a spalancare la finestra del mio studio per abbandonarmi a un urlo liberatorio; una sorta di urlo “alla Tarzan”.

Insomma, stare con mia nonna è sempre stato bellissimo e lo è tuttora… Ammetto, però, quanto mi faccia strano che mia madre, mia zia o chiunque altra persona della mia famiglia, ci porti la spesa e che io scenda a prenderla per le scale senza poterli nemmeno abbracciare, guardandoli a quasi un metro di distanza, con gli occhi pieni di nostalgia di quegli abbracci che scaldano il cuore. Ma d’altronde, non sono certo l’unica.

Se è vero che in questi giorni ho “riscoperto” un po’ i miei sentimenti, riflettuto sul mio avvenire, studiacchiato di qua e di là per cercare comunque di non distrarmi troppo da quello che adesso dovrebbe essere il mio principale obiettivo (università), dall’altro lato mi sono ritrovata dinanzi a una realtà che di giorno in giorno si rivela sempre più ardua da accettare. Insomma, in un certo senso, in questi giorni di assoluta quarantena mi sono ritrovata a pensare – e sto tuttora pensando – troppo, e questo non va assolutamente bene (per lo meno per me)! La natura di questi pensieri è molteplice e spazia da un “argomento” all’altro (e dunque, è “incasinata”) e, com’è ovvio, non è giusto rivelarla in questo spazio pubblico, sebbene non ci tenga nemmeno ad affogarmici troppo!

Quello che so con estrema certezza è che, guardando al mio carattere e alle generalità a esso correlate, devo assolutamente diventare più forte, più determinata, più “cattiva” verso il mondo. Beh, ce n’è di strada da fare! penserete. Sì, una parte di me è diventata proprio così, in effetti, ma in alcuni momenti particolari predomina la parte debole (e proprio in quel frangente mi accorgo quanto la strada sia ancora lunga, se non infinita!), quella che forse tento troppo spesso di celare agli occhi degli altri ma che di certo non sfugge a me stessa.

Alcune volte, tanto per dire, mi piacerebbe sfogarmi a dovere (vi assicuro che, di tanto in tanto, tutti ne hanno bisogno) tramite qualsiasi altro mezzo che non sia la scrittura, eppure non ci riesco. Soltanto scrivendo e leggendo in perfetta solitudine mi sembra di trovare tanta pace in mezzo a tanto caos e di scorgere ancora un qualcosa di “irrisolto” dentro di me, un caos che alberga non solo nella mia testa, ma anche nel nostro mondo, in questo caso particolare che stiamo vivendo al momento. Passerà, questo è sicuro, così come è altrettanto sicuro (o almeno ci spero!) che un bel giorno, tutte le tessere del mio puzzle che ora mi appare incompleto, andranno al loro posto.

Com’è che si dice? Basta saper aspettare.

E quante cose, come tutti, ho già aspettato e dovrò continuare ad aspettare che arrivino (se mai arriveranno!), quante altre cose mi aspetteranno lungo questo cammino pieno di incertezze colmate, per fortuna, da quella che per ora è (e sarà sempre) la mia unica certezza: la mia famiglia. Una famiglia che, almeno per quest’anno, dovrà ovviare alla tradizione di ritrovarsi riunita attorno alla tavolata per festeggiare la Santa Pasqua; una famiglia che per la prima volta nella mia vita sarà composta soltanto da due persone: me e la nonna. I miei e mio fratello staranno a casa loro (che rimane comunque anche mia, eh!), com’è giusto che sia, così come i miei parenti di Sora. (Ripeto, sicuramente non sarò l’unica, ma non posso non sperare che in un futuro lontano non possa ricapitare un qualcosa del genere…)

Insomma, sarà una Pasqua davvero diversa e, per certi versi, assai avvilente, ma per lo meno, con il pensiero potremmo essere tutti uniti. Lo avevo detto poc’anzi: “basta” saper aspettare. In conclusione, per quanto io detesti la politica, non posso che ripetere quella frase citata in televisione giorni fa, che forse tutti voi avrete sentito: 

 

Stiamo distanti oggi, per abbracciarci con più calore domani.

 

Perciò, cosa si può (e si DEVE) dire, se non “Così sia?”

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

2 Risposte a “Brevi riflessioni ‘a caso’ (e/o ‘voli pindarici’?)”

  1. Io ormai ho accettato l’oggi; ciò che mi preoccupa è il dopo. Quando la situazione si sarà normalizzata, e se poi lo sarà sperabilmente davvero, e quali strascichi avrà lasciato. E poi cercare di recuperare e ricostruire le cose lasciate in sospeso, sperando di riuscire a farlo.

    1. Sì, anche io diciamo che mi sono rassegnata e non posso fare a meno di pensare a cosa accadrà dopo… Temo che il non trovare un vaccino efficace in via immediata per questo virus potrebbe provocarne un futuro ritorno, sempre ammesso che si riesca a sconfiggere del tutto fra qualche tempo, perché non credo che alla fine di questo mese saranno tutti guariti. Insomma, il tutto potrebbe ripresentarsi inaspettatamente e questo mi ricorda un po’ il mio studio all’università, (tanto per pensare a qualcosa di più ‘leggero’)… Quando mi capitava di tralasciare un argomento ostico pensando che non lo avrei mai più rivisto, quest’ultimo puntualmente si ripresentava sottoforma di un’altra disciplina e alla fin fine dovevo affrontarlo! Stessa cosa per la situazione odierna: possiamo tentare di “aggirare” il problema (purtroppo al momento più che restare a casa non possiamo fare altro), ma spero che possa un giorno risolversi in via definitiva e che si possa riprendere a tutti gli effetti una vita normale, anche se per adesso ciò è ancora utopia. Comunque, già che ci sono ne approfitto per augurarti buona Pasqua (per quel che di buono è rimasto)!

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