Quando troppo studio fa perdere colpi (?)

Gli esperti dicono che lo studio mantenga allenata, e dunque giovane, la mente; io, invece, credo proprio di aver cominciato a perdere colpi. Quest’oggi, mi sembrava fosse la consueta mattinata di inizio Dicembre. Una mattinata normale, proprio come tutte le altre.

Ma per fortuna, ho scoperto per tempo che non era affatto così. Mi sveglio alle ore 6:17: pensavo peggio, mi dico, considerando che non avevo programmato la sveglia e dato che ieri sera avevo fatto le 23:00.

Tre minuti alle 6:20. Forse posso cominciare a studiare proprio a quest’ora, con il numero zero ben impresso sull’ultima cifra. Se avete letto lo scorso articolo, sicuramente saprete di cosa sto parlando. Ad ogni modo, certamente saprete anche per esperienza che non c’è quiete senza la tempesta. E alle ore 6:24, proprio quando avevo già preparato tutta la “strumentazione” necessaria e adibita al mio tipico studio mattutino, arriva la tempesta sotto forma di messaggio.

C’è scritta solo una parola: Camice. Scritta con altre tre “e” al seguito e accompagnata da una piccola emoticon ridente. Rimango inerme per qualche secondo. Poi mi scuoto: “Oh ca… cavolo. Per la miseria, oggi c’era laboratorio!!!” farfuglio, cercando di non urlare in preda all’isteria. In fretta e furia, comincio a programmare le mie prossime azioni.

“Cogito, ergo non devo assolutamente arrivare tardi”, è stato il mio motto per tutta la durata della mia folle corsa. Sono le 6:25 ed io devo ancora lavarmi i capelli, fare colazione, vestirmi, controllare lo zaino per l’ultima volta, prendere uno snack da mangiare strada facendo per non avere un calo di zuccheri e, per ultimo ma non meno importante, prendere il pullman. Ok, posso ancora farcela, ma non per le 6:45. Posso soltanto sperare di prenderlo alle ore 7:00.

Nel frattempo che mi accingo a compiere quelle manovre atte all’accettabile preparazione della mia persona, mi arrovello il cervello pensando a quanto capitatomi in questi ultimi giorni. In una sola settimana, sono riuscita a:

  • perdere il pullman,
  • lasciare l’abbonamento per il viaggio a casa di mia madre (se non lo sapete già, io ormai ho preso dimora presso casa di mia nonna), cosicché ha dovuto portarmelo affinché partissi per lo meno alle 7:30,
  • e ora… questo.

Che sia “tutta colpa” dello studio? Diciamocelo, stamane io credevo di poter partire tranquillamente alle ore 11:00, visto che ho delle lezioni pomeridiane. Invece, adesso eccomi qua, a scribacchiare scemenze “in groppa al velivolo” che spero mi porterà in orario all’università. Non vorrei farmi certo riconoscere dal professore proprio nell’ultima esperienza di laboratorio… Ebbene sì, alla fine sono riuscita a prendere il Cotral alle 7:05.

E credo proprio di aver scoperto, per la prima volta in vita mia, “un superpotere” che mi contraddistingue: riuscire a prepararmi in meno di mezz’ora. In venticinque minuti, per la precisione. Ma mi stupisco ancora, in primo luogo, della disordinata quanto straordinaria organizzazione che il mio cervello ha palesemente mostrato ai miei occhi. Della serie: “Vedi, è così che si deve lavorare. Devi riuscire a gestire contemporaneamente molteplici azioni differenti, così come nello studio ci si dovrebbe adoperare a mantenere l’elasticità mentale. Anche a costo di operare dei collegamenti interdisciplinari che apparentemente non ci azzeccano l’uno con l’altro.”

Vi dico solamente che, nel bel mezzo della mia disperazione, ho addirittura mangiato lo yogurt mentre mi stavo asciugando i capelli. Due azioni diverse che cozzano palesemente l’una con l’altra, ma nel contempo necessarie, finalizzate a “quell’obiettivo” ormai raggiunto (spero!): arrivare in tempo. Insomma, sembra quasi che io indirettamente stia applicando in modo alquanto semplificato la “legge di Hess”, correlata però al caso umano. Non importa in che modo si raggiunge l’obiettivo: l’importante è raggiungerlo. Però attenzione, nel caso dello studio (come in generale nella vita), il fine non giustifica affatto mezzi di natura illecita, sebbene molto spesso sembri proprio così.

Però vabbè, diciamocelo, è stato davvero un caso fortuito che io mi sia svegliata presto, abbia letto quel messaggio e sia passata all’azione come mai avevo fatto in vita mia. Certo, almeno due volte mi sarà pure capitato di svegliarmi più tardi e di prepararmi in circa dieci minuti. Però è anche vero che il liceo si trova a due passi da me, perciò non era affatto così impossibile arrivare prima delle 8:10.

Ma questa volta, la cosa più strana è che non ho dimenticato nulla “sul mio cammino”. A volte, invece, quando procedo lentamente e senza alcuna fretta, dimentico di portare con me tutto il necessario per il solito viaggio.

Forse, il mio cervello si attiva solamente in condizioni estreme? Magari sì, magari no. Comunque, durante questa folle mattinata, non credo che qualcuno sarà stato esente dalla mia incredibile corsa contro il tempo. In effetti, non sono stata poi molto silenziosa nel mio procedere: ho corso come una pazza da una stanza all’altra, perciò….

Spero di non beccarmi, al ritorno a casa fissato per le otto di questa sera, un acceso predicozzo dalla signora di sotto (ma se devo essere sincera, a me preoccupa di più il professore…). Si mormora che sia molto sensibile ai rumori (effettivamente l’ho notato nel corso degli anni) e che non dorma mai. Beh, allora se non dorme mai, di cosa mi preoccupo?! Non lo so, ma se ripenso a tutto quello che sono riuscita a fare e che solitamente non faccio (pensate che ho persino ripiegato il pigiama!) in meno di mezz’ora, mi viene da ridere.

Per studiare anche soltanto un argomento di Chimica-Fisica non mi basterebbero nemmeno tre ore. In realtà – e questa volta lo dico senza mezzi termini – la comprensione di questa terribile materia è per me impossibile. Comunque, in generale è pur vero che l’organizzazione, anche se frenetica, è davvero importante.

Ed io mi sto avventurando verso quello status di equilibrio cui accennavo nello scorso articolo, eccezion fatta per questi piccoli grandi inconvenienti.

Ad ogni modo, pensandoci bene, potrei benissimo collocare questo leggerissimo post sulla scia del precedente. (…Inoltre, se ci fate caso, ho completato oggi la serie “Me stessa” con tre post: dal più utile, al più inutile/disimpegnato!). Ultimamente, voglio che in me alberghi un certo senso di leggerezza, sebbene questa sensazione sarà destinata a tradursi in altro a partire dal giorno… Spero vivamente di arrivare abbastanza preparata, quell’innominabile giorno.

Così come adesso spero di arrivare per tempo in università. Se ci fosse stato Fast & Furius (un grande autista che ho battezzato in questo modo per via della sua incredibile velocità su strada), sarebbe stato tutto più semplice. Non sono nemmeno vicina all’uscita di Togliatti, che già c’è un traffico pazzesco.

 

Quando troppo studio fa perdere colpi...
Quando troppo studio fa perdere colpi…

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

4 Risposte a “Quando troppo studio fa perdere colpi (?)”

  1. Ti capisco eccome, capitano anche a me disavventure del genere…
    L’anno scorso avevo lezione a Cuneo alle 9. Non sapendo bene dove dovessi andare, mi sono dovuto alzare abbastanza presto, tipo le 6:15. Il mio problema è che vado a dormire abbastanza tardi, perché altrimenti non prendo sonno e alle volte, quando devo andare da qualche parte, una parte del mio cervello rimane parzialmente sveglia, per cui mi sveglio più volte la notte (fortunatamente non mi capita più, l’istinto di sopravvivenza alla fine ha prevalso…)
    Risultato: mi sono svegliato prima della sveglia, ovviamente non-riposato. Così ho spento la sveglia e mi sono preso ancora 5 minuti prima di alzarmi. Dopo quasi mezz’ora mi sono reso conto di essermi riaddormentato. Sono balzato fuori dal letto in preda al timore di perdere il treno. Avevo tipo un quarto d’ora per prepararmi: quindi niente colazione, non mi sono fatto la barba (che era pure lunga di tre giorni), mi sono solo lavato e vestito, e sono corso alla stazione. Per miracolo sono riuscito a prendere il treno.

    1. Caspita, che avventura! A quanto pare, siamo simili in molte cose… Anche su questo, possiamo stringerci la mano! 😁
      In realtà, io sono sempre stata un po’ “svampita”, ma da quando ho cominciato a viaggiare ho parallelamente cominciato a capire mio padre, che viaggia da più di vent’anni… È abbastanza faticoso, e con queste piccole disavventure me ne sto accorgendo. Misa proprio che essere pendolare non giova alla mia mente quanto avrei invece sperato… Temo non mi abituerò mai a questa vita, (sebbene dovrò farlo, in qualche modo)!
      Comunque, per fortuna, questa mia piccola disavventura è finita bene: sono arrivata al laboratorio con soli dieci minuti di ritardo, malgrado il pullman si fosse imbattuto anche in un incidente!

  2. Ciao, Eleonora! Ho riso molto nel leggere la tua performance mattutina. 😀 In effetti essere sotto pressione ti costringe a radunare le idee molto velocemente, al contrario la consapevolezza di avere molto tempo induce a essere più disattenti. Il tipico esempio è la persona che abita vicino al luogo di lavoro e riesce ad arrivare sempre in ritardo, mentre chi abita lontano e dipende dai mezzi pubblici è puntuale.
    Quali studi stai facendo all’università? Ho intuito che il tutto sia collegato alla chimica, fisica, ma non sono riuscita a capirlo, o forse non ho cercato nel posto giusto. 🙂

    1. Ciao Cristina, mi fa davvero un grande piacere ricevere un tuo commento! E sono altrettanto felice che il post ti abbia strappato una risata 😁.
      Comunque hai ragione, credo anch’io che alle volte trovarsi in difficoltà aiuta il cervello ad attivarsi molto di più di quanto non faccia in condizioni normali! Sto studiando Chimica a Roma, ma mio malgrado mi devo ritrovare a sostenere anche alcuni esami che c’entrano molto di più con la Fisica – Chimica-Fisica – appunto. Come puoi immaginare, già il nome è tutto un programma!

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