Dicembre in musica – Atmosfere progressive alla… King Crimson

 

La musica è un linguaggio con cui possiamo esprimere la lotta che rappresenta l’essenza dell’umanità. È per questo che ho creato i King Crimson.

Robert Fripp

 

Quattro post fa ho raggiunto una meta importante: la quota di ben 100 articoli scritti in due anni. Come conclusione di questa seconda annata, ho deciso di ultimare un articolo afferente alla sezione “Speciali” con un nuovo post sulla musica, mia fida compagna di mille sventure/avventure. Quali album ci propongono le nostre band preferite per questo mese all’insegna delle ormai prossime feste natalizie? Non molti, a dire il vero: questa volta, nella lista degli invitati ci saranno “solamente” i grandi King Crimson. O almeno, sarà così sulla carta.

In effetti, avrei deciso di dividere questo post in due parti. Nella seconda, vorrei aggiungere delle brevi descrizioni concernenti alcuni album che non ho nominato nei mesi scorsi per il semplice fatto di averli scoperti da poco tempo (oppure perché li ho tralasciati per mia disattenzione). Di quali artisti sto parlando? Lo scoprirete verso la fine di Dicembre, o più probabilmente, verso l’inizio/metà di Gennaio. In quest’ultimo periodo, in effetti avrei maturato l’idea di entrare nella cosiddetta “modalità stand-by”. Questo scritto potrebbe essere, dunque, l’ultimo post di questo 2019.

Introduzione…

I King Crimson è un gruppo inglese decisamente particolare, dalla forte componente sperimentale: la loro discografia può vantare, in effetti, le sonorità più disparate. Tra melodie tetre ed oscure di stampo prog-jazz (condito anche da elementi di rock psichedelico) che descrivono un presente assai lontano dal contesto prettamente favolistico, ballate romantiche e malinconiche afferenti alla musica classica e al “progressive puro” che invece richiamano un glorioso passato costituito da quella magia che ad oggi sembra essersi perduta, i King Crimson ci trasportano all’interno di un mondo che mescola realtà e fantasia; un multiverso emozionale dalle mille sfaccettature. Costantemente in bilico fra tradizione e modernità, la band completerà la propria evoluzione artistica e musicale tramite la creazione di ardite composizioni afferenti all’heavy metal e alla new wave.

11 Dicembre 1970 

Mancano pochi giorni a Natale, ma l’atmosfera che si respira all’interno dei King Crimson non è delle migliori. Il cantante e batterista Gordon Haskell, vocalist della meravigliosa traccia “Cadence And Cascade” presente nell’album precedente, “The Wake Of Poseidon”, decide di lasciare la band a causa dei continui scontri con il chitarrista Robert Fripp.

Ma non è tutto. Anche il bassista Andy McCulloh decide di abbandonare i King Crimson sulla scia di Haskell, sintomo del profondo clima di asperità e di nebulosa tensione che albergava durante la creazione di Lizard, album atipico dalle atmosfere decisamente assimilabili al prog-jazz, mescolamento di genere peraltro non molto apprezzato dallo stesso Haskell. Il risultato? Il disco, a detta di alcuni che non sanno ciò che dicono, non è uno dei migliori capolavori del gruppo; in compenso si fa ricordare per la cospicua presenza di intermezzi strumentali interessanti, nonché dell’unica vera suite della carriera musicale del gruppo, omonima al titolo dell’album.

Lizard rappresenta in effetti la traccia maggiormente correlata alla particolare tipologia di rock progressivo concepito dai King Crimson. In questo album, la contaminazione di atmosfere blues-jazz dividono gli ascoltatori, immersi tra il sogno e l’amara realtà che li circonda, tra il culto della musica classica e quella più “aspra”, meno concentrata nel compiacere in tutto e per tutto l’ascoltatore.

Il “bordello” compositivo e la cacofonia strumentale che si respira in alcune tracce del Lato A del disco è, in effetti, a dir poco “soffocante” e designa l’esistenza di un mondo di cui noi tutti facciamo parte. Il mondo reale. Un mondo caotico nel quale comprendere le dinamiche e le relazioni umane risulta a dir poco complesso, così come le eventuali strade professionali da percorrere al fine di raggiungere anche soltanto una piccola soddisfazione personale. Nello specifico, però, la scena nella quale si “svolge l’azione” è un caotico circo.

Simbolicamente, il circo rappresenta il palcoscenico della vita nel quale ognuno di noi viene proiettato in un misto di dolcezza – che si esplica attraverso la nascita – e violenza, della quale purtroppo si è spesso testimoni durante il nostro cammino verso la felicità. Il procedere dell’esistenza viene dunque paragonato ad una sorta di “lotta animalesca”, proprio come avviene in un circo; una lotta dalla quale non ne usciremo sempre vincitori.

Cirkus - Fanfara Megafonica
Cirkus – Fanfara Megafonica

L’album si compone delle seguenti tracce:

 

LATO A:

  • Circus: racconto onirico ambientato in un circo
  • Indoor Games: satira contro le classi più abbienti
  • Happy Family: canzone dedicata allo scioglimento dei Beatles
  • Lady Of The Dancing Water: ballata dai temi bucolici

LATO B:

  • Lizard

 

King Crimson: Lizard
King Crimson: Lizard

Con “The Lady Of The Dancing Water”, la traccia spartiacque che separa i due lati dell’album, si torna alle atmosfere tipicamente progressive, con la sommessa voce di Haskell accompagnata dal pianoforte di Keith Tippet, nonché dal meraviglioso flauto di Mel Collins

Lady Of The Dancing Water
Lady Of The Dancing Water – King Crimson

King Crimson: Lady Of The Dancing Water
King Crimson: Lady Of The Dancing Water

In questa traccia, il protagonista è un uomo che, sul finire della propria vita, rievoca nella mente le immagini celestiali di una certa “signora dell’acqua danzante”. Quell’acqua danzante non rappresenta altro che una sorta di pozione magica attraverso la quale è possibile ringiovanire e, dunque, riacquistare i sensi. In particolare, nel brano vengono citati “il sale, la terra e i fiori”, oggetti naturali che richiamano il senso del gusto, del tatto e dell’olfatto.

La suite Lizard si compone, invece, di quattro parti: 

  • Prince Rupert Awakes
  • Bolero: The Peackock’s Tale
  • The Battle Of Glass Tears: Dawn Song, Last Skirmish, Prince Rupert’s Lament
  • Big Top

Senza ombra di dubbio, preferisco la prima sezione. Fin dai primissimi secondi, la delicata e celestiale voce di Jon Anderson si sposa perfettamente con il pianoforte e cattura l’ascoltatore, trasportandolo nei meandri di un mondo nel quale si narra la storia di Rupert, figura allegorica ispirata a Rupert del Palatinato, condottiero del 600′, nipote di re Giacomo I Stuart.

Rupert del Palatinato
Rupert del Palatinato

La suite prosegue a suon di prog-jazz e vede come protagonisti assoluti il trombone e il pianoforte. La magia dell’improvvisazione permea fino alla fine dell’ardita composizione.

 

“Wake your reason’s hollow vote
Wear your blizzard season coat
Burn a bridge and burn a boat
Stake a Lizard by the throat.”

 

Per quanto riguarda la meravigliosa copertina, la stessa è stata creata dall’illustratrice Gini Barres. Lo stile della composizione afferisce decisamente all’epoca medievale, soprattutto per quanto riguarda lo stile delle lettere che compongono il nome identificativo del gruppo.

Lizard - The Battle of Glass Tears - "La Torre" carta dei Tarocchi
Lizard – The Battle of Glass Tears – “La Torre” carta dei Tarocchi
Cirkus - Entry of the Chamaleons - L'entrata dei Camaleonti
Cirkus (King Crimson) – Entry of the Chamaleons – L’entrata dei Camaleonti

 

 

 

 

 

 

 

 

Le illustrazioni raffigurate non sono necessariamente correlate alle tematiche affrontate nell’album, dato che l’autrice delle stesse non ebbe modo di ascoltarlo. In compenso, in uno dei riquadri viene rappresentato il principe Rupert alle prese con un pavone e con la morte, nonché un’illustrazione riguardante la penultima parte della suite Lizard: “La battaglia delle lacrime di vetro”. Il tutto è condito dalla presenza di personaggi moderni, quali i Beatles, Yoko Hono, Jimi Hendrix e il batterista Ginger Baker.

 

“All the fun of the Cirkus!”

 

Lizard - Prince Rupert Awakes - Il giardino di Prince Rupert, il pavone, gli orsi, i cigni, il drago
Lizard – Prince Rupert Awakes – Il giardino di Prince Rupert, il pavone, gli orsi, i cigni, il drago
Big Top
Big Top

 

 

“Happy family, one hand clap, four went
by and none came back.”

 

Happy Family
Happy Family – I Beatles
Cirkus - Due cavalli: Alba e camposanto
Cirkus – Due cavalli: Alba e camposanto
Indoor Games
Indoor Games – King Crimson

 

“Indoor fireworks amuse your kitchen staff
Dusting plastic garlic plants
They snigger in the draught
When you ride throw the parlour
Wearing nothing but your armour –
Playing Indoor Games.”

 

 

Lizard - Big Top: l'illuminazione
Lizard (King Crimson) – Big Top: l’illuminazione
Jimi Hendrix, Ginger Roses, Dave Wave (futuro marito della Barris) e l'orsetto volante Rupert (personaggio dei fumetti)
Jimi Hendrix, Ginger Roses, Dave Wave (futuro marito della Barris) e l’orsetto volante Rupert (personaggio dei fumetti)

3 Dicembre 1971

La nebulosa Trifida, afferente alla costellazione del Sagittario, campeggia luminosa in mezzo alla volta celeste, ispirando negli osservatori della copertina dell’album il senso dell’infinito, dell’ignoto, un senso di imponenza di cui noi tutti siamo sprovvisti, di fronte alla vastità del nostro meraviglioso universo. L’opera musicale dei King Crimson, dal titolo Islands, è piuttosto policroma: si spazia dal prog alla musica classica, dal fusion al jazz vero e proprio. Tutte le tracce che compongono l’album sono perciò piuttosto variegate e ciò è anche frutto dell’ennesimo cambiamento di formazione dei membri costituenti il gruppo. Il disco si compone di:

LATO A:

  • Formentera Lady: una donna dai poteri magici incredibili
  • Sailor’s Tale: peripezie di un marinaio
  • The Letters: tradimento coniugale

LATO B:

  • Ladies Of The Road: trattasi degli aspetti di una vita dissoluta
  • Prelude: Songs On The Gulls: sinfonia strumentale
  • Islands: riflessioni sulla vita umana

 

È un disco molto marino, spaziale, esoterico anche se malinconico. È ispirato ai gabbiani, ai marinai e a molto altro ancora…

 

Islands - King Crimson
Islands – King Crimson

Robert Fripp e Peter Sinfield, fondatori dei Re Cremisi, si avvalgono dell’aiuto di Mel Collins e del batterista Ian Wallace. Venne scelto anche Raymond Burrell, cantante che si ritrovò ad imparare a suonare anche il basso tramite alcune lezioni impartite da Fripp; tutto ciò a causa del fatto che il gruppo non fosse riuscito a trovare per tempo un nuovo bassista.

Personalmente, di questo album adoro in particolare la prima track: Formentera Lady. Il testo della canzone è semplicemente poesia. Anche musicalmente, i nostri eroi concepiscono una melodia che sfocia nell’intimismo più profondo, nel subconscio di ciascuno di noi. Si avvalgono di archi, oboe, chitarra classica, nonché dell’insostituibile pianoforte.

Verso la fine della track, è presente una sovrapposizione di voci e di suoni che suscitano negli ascoltatori confusione e smarrimento, ma nel contempo un fascino intriso di pura magia. Il pezzo presenta una melodia classicheggiante, condita dal tipico motivo jazzistico. All’epoca, Formentera veniva considerato un posto magico, una meta ambita da moltissimi pensatori ed artisti del tempo. Proprio in quel luogo, i Pink Floyd concepirono uno dei più grandi capolavori di tutti i tempi: The Dark Side Of The Moon

Come già dichiarato, la rilassante melodia della composizione è senza ombra di dubbio un ottimo concentrato di sperimentalismo musicale; mentre a livello contenutistico, nel testo di Sinfield è possibile cogliere una forte somiglianza con gli aspetti mitologici afferenti al poema epico di Omero. In effetti, Sinfield immagina di incontrare una misteriosa ed ammaliante “Signora di Formentera”, la quale possiede dei tratti e delle caratteristiche comuni alla maga Circe, celebre maga dagli straordinari poteri.

La “Signora di Formentera” riesce, infatti, ad ammaliare il protagonista al fine di tenerlo per sempre legato a sé. Ma non è tutto. Al termine del pezzo, è possibile ascoltare la sublime voce del soprano Paulina Lucas, che sembra ricordare il canto delle Sirene di cui si parla nell’Odissea e che Ulisse incontra dopo aver lasciato l’isola di Circe. Il sax di Mel Collins rappresenta, invece, lo stato d’animo provato dall’eroe durante l’ascolto di quell’incantevole – quanto mortale – canto.

Altra gemma presente nel disco è la strumentale “Prelude: Songs Of The Gulls” – rielaborazione della Suite n^ 1 di Fripp – musicalmente costituita dalla presenza di archi ed oboe. Inevitabilmente, durante l’ascolto di questo meraviglioso album, una sentita malinconia pervade l’ascoltatore. Questa stessa malinconia – pervasa da altrettanta nostalgia – confluisce nell’ultima track, Islands, brillante trasposizione in musica di una composizione del poeta inglese John Donne (1572 – 1631) cui Sinfield s’ispirò:

 

“No man is an island, entire of itself
Every man is a piece of the continent, a part of the main

if a clod be washed away by the sea,
Europe is the less, as well as if a promontory were,
as well as if a manor of thy friends or of thine own were
any man’s death diminishes me, because I am involved in mankind
and therefore never send to know for whom the bell tolls

it tolls for thee”.

 

Nessun uomo è un’isola
Completo in se stesso
Ogni uomo è parte della terra
Una parte del tutto
Se una zolla è portata via dal mare
L’Europa risulta essere più piccola

Come se fosse un promontorio, come se fosse una proprietà di amici tuoi
Come se fosse tua
La morte di ciascun uomo mi sminuisce
Perché faccio parte del genere umano
E perciò non chiederti per chi suoni la campana
Suona per te

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

4 Risposte a “Dicembre in musica – Atmosfere progressive alla… King Crimson”

  1. Lizard non l’ho mai ascoltato, mentre Islands secondo me è forse una delle più belle composizioni in assoluto dei KC.
    Di sicuro quella era una fase abbastanza confusa del gruppo, dove mancava una certa omogeneità di fondo.

    1. Sì, concordo con te… Ogni volta che riascolto Islands mi sembra sempre più bella, così come l’intero album. Nemmeno io ho avuto modo di ascoltare Lizard per intero, dato che su YouTube non si trovano nemmeno le canzoni di cui è composto, o peggio, solamente delle cover.
      Comunque, il fatto che il gruppo abbia subito continui e numerosi cambi di formazione nel corso della propria carriera, avrà certamente contribuito alla diversa – quanto ricca – sperimentazione musicale di cui si fa tuttora portavoce.

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