Prog Italia, cataclismi editoriali (ed altre “storie random”…)

Da quando ho cominciato l’università, il bisogno impellente di “trasporre su carta” le mie emozioni condividendo in toto (o quasi) i miei pensieri e le mie sensazioni al riguardo, ha spesso giocato un ruolo fondamentale riguardo al mio modo di approcciarmi a questa “strana” e difficile realtà (nonché ad altre realtà parallele; anch’esse mondi completamente nuovi). E molto spesso, ammetto anche di aver mescolato la mia attività di scrittura con la mia “attività” di studentessa e di aver confrontato le due cose. Ebbene, ho scoperto da qualche tempo che sarebbe molto meglio non farlo.

Semplicemente perché per me scrivere è un processo naturale e spontaneo, cosa che invece non si rivela essere lo studio in generale, di qualsiasi tipologia di studi si parli. Lo studio richiede tempo, energia e fatica, sebbene anche la scrittura richieda esercizio. No, non diffonderò mai e poi mai l’erronea affermazione che scrivere un qualcosa sia semplice. Però è pur vero che, da parte mia, la scrittura si rivela essere, nel migliore e nella maggioranza dei casi, un processo di trasposizione delle informazioni e/o personali esperienze “cineticamente” più veloce e in un certo senso meno ragionato, meno “forzato” di quanto magari non possa apparire ad una prima lettura. Scrivere è sempre e comunque un divertimento.

Certo, personalmente ho sempre studiato tutte le materie con un certo criterio, ma devo dire che se riuscissi ad estinguere gli esami universitari con la stessa facilità e frequenza con la quale riesco a pubblicare i post su questo blog, credo che a quest’ora potrei benissimo fregiarmi del titolo di possedere per lo meno due lauree. Scherzi a parte, da una parte non scherzo. Davvero.

E vi confesso che tenere in questo preciso momento tra le mani l’ultimo numero del PROG ITALIA non rende di certo le cose più semplici. Insomma, non posso certo non invidiare coloro i quali hanno scritto pagine e pagine inerenti la genesi del libro di Mino Profumo riguardo The Lamb Lies Down On Broadaway, il curriculum progressive di Bill Bruford, la straordinaria voce di Annie Haslam dei Renaissance, il gruppo Supertramp (lo sto scoprendo in questo periodo!), i King Crimson, l’angelico e demoniaco Peter Hammil dei VDGG.

Prog Italia
Prog Italia

A dirla tutta, questo nuovo numero è a dir poco spettacolare. Quando si tratta di rock progressivo, generalmente sono soldi ben spesi, però vi confesso di aver commesso una “pazzia”. Qualche mese fa, avevo scritto una mail al direttore del giornale – Guido Bellachioma – perché ero molto curiosa di sapere come (e soprattutto se) si potesse in qualche modo collaborare con questa bellissima rivista bimestrale. Ebbene, in fondo al mio cuore sapevo che non avrei mai ricevuto una sua risposta. Però la mia curiosità era stata troppo forte, pertanto ho condotto delle brevi ricerche sugli autori degli articoli, rigorosamente tutti di sesso maschile.

E già, saprete certo meglio di me che l’essere donne non è quasi mai un vantaggio in questa società ancora mentalmente molto retrograda, ma incredibilmente all’avanguardia in fatto di nuove tecnologie (purché non si tratti di laboratori scientifici, precisiamo). Qualche giorno fa, mentre mi trovavo in metro, leggevo con disgusto sul giornale tenuto in mano da una signora che si trovava di fianco a me che gli stipendi degli uomini risultano essere generalmente più elevati di quelli delle donne. La questione principe sembra riguardare il fatto che le donne, a differenza degli uomini, si ritrovano molto spesso a lavorare part-time. Questo sarebbe dunque uno dei motivi per il quale esse ricevono uno stipendio minore.

Il campo scientifico non sembra esularsi dalla spinosa questione. Nella bacheca del mio dipartimento, ho letto che le donne di scienza solitamente non ottengono riconoscimenti importanti, sebbene in verità quasi nessuno, a prescindere dal sesso, riesce a spiccare in questo settore.

Per non parlare degli stipendi: all’estero, uno scienziato guadagna circa il doppio di un altro scienziato che si occupa dello stesso identico filone di ricerca in Italia. Ma che ci vogliamo fare, così funziona la democrazia (e la meritocrazia). Comunque, ormai dovreste sapere come la penso al riguardo: la crisi economica (spesso abbinata al pregiudizio) è presente in tutti i settori, ed io non ho affatto intenzione di prospettare alla mia “manipolabile” mente cattive abitudini, quali ad esempio pensare con insistenza al futuro. Preferisco di gran lunga concentrarmi sul presente, ponendomi dei piccoli obiettivi giornalieri, in modo da evitare qualche piccola (o grande) frustrazione che magari potrebbe presentarsi verso la fine della giornata. E la scrittura mi aiuta molto in questo senso… Ad ogni modo, dove eravamo rimasti?

Ah sì, alla non risposta del creatore di PROG ITALIA. Sia chiaro, personalmente non ho provato alcun sentimento di offesa riguardo al fatto che non mi avesse degnato di alcuna attenzione. In fondo, lui avrà moltissimo lavoro di cui occuparsi. Inoltre, diciamocelo: io sono decisamente troppo giovane (anzi, spesso penso proprio di essere nata “nell’epoca sbagliata”!) per propormi di scrivere anche soltanto una piccolissima recensione a gratis su una rivista rinomata che esce circa ogni due mesi e che ho cominciato a seguire l’estate scorsa. Oltretutto, dovrei possedere una profondissima conoscenza della musica di quel periodo, cosa che di fatto non ho.

Però, ammetto anche di invidiare non poco gli autori di quei lunghissimi articoli che adesso figurano nelle pagine di questo giornale che si occupa di proporre straordinari viaggi nei meandri del rock progressivo, dell’hard rock, del blues, del folk o di altre contaminazioni di suoni che si mescolano tra passato, presente e persino futuro. Ecco, questo è il bello dei mensili e delle riviste di settore. Costano molto rispetto alle ordinarie riviste, è vero. Ma ti regalano altrettanto.

Sono riviste di nicchia, riservate in particolare agli appassionati, però in compenso l’autore degli articoli è pienamente libero di esprimersi in un linguaggio spesso diverso rispetto alla linea editoriale seguita dai quotidiani giornalieri reperibili al costo di un euro. Pertanto, immagino che chiunque goda del privilegio di scrivere in queste riviste sia di fatto un freelance, ovvero non sia un vero e proprio professionista, per quanto esperto e capace possa rivelarsi nel raccontare una storia che nasce da un “semplice” album musicale.

Peraltro, gran parte di coloro che scrivono in questa rivista sono stranieri… e menomale che il mensile si chiama PROG ITALIA! Però attenzione, io comprendo abbastanza bene la situazione: in Italia di musica se ne parla poco, a meno di critici musicali che non si ingegnino a scrivere dei libri al riguardo. Ed è pur vero che gran parte degli album progressive di rilievo sono patria dell’Inghilterra, perciò è del tutto normale che ci si impegni a ricavare delle informazioni all’estero per poi tradurle e trasporle in un mensile italiano…

La scomoda verità però è la seguente: il mercato editoriale odierno riversa in condizioni a dir poco pietose (parola di Bellachioma!)… Pertanto, come si può sperare, in un mondo nel quale si scrive troppo e si legge poco, di potersi guadagnare un posto saltuario tra le pagine di questa od altre riviste del genere? Lo dicevamo anche nello scorso post: vivere di sola scrittura non è possibile, dato che oramai anche il web ha soppiantato quasi del tutto la carta stampata. Guardate un po’ cosa recitano le righe di presentazione di questo ultimo numero tratto dal sito Note Progressive:

 

“Il 20 novembre uscirà il 27° numero di Prog Italia, l’ultimo del 2019… nonostante l’assoluta situazione di disastro editoriale nelle edicole la rivista andrà avanti anche nel 2020, tranne casini non auspicabili…”

 

Insomma, a quanto pare la situazione editoriale è davvero un completo cataclisma (e di questo non posso che dispiacermene moltissimo). Ad ogni modo, dalle mie ricerche in rete è emerso che quasi tutti i creatori degli articoli della rivista sono dei musicisti più o meno conosciuti. Insomma, rimpiango tantissimo di non aver voluto frequentare la sezione musicale alle scuole medie. Tutto questo per seguire quelle che all’epoca erano le mie migliori amiche (persino una di loro adesso rimpiange la nostra scelta!) e che adesso ho quasi perso di vista del tutto. Già, se avessi potuto tornare indietro nel tempo avrei scelto indubbiamente il musicale e magari a quest’ora mi sarei ritrovata con una bella tastiera (che un bel giorno comprerò) “in giro” per casa.

Tornando ai “misteriosi” e coraggiosi autori degli articoli, ho notato che alcuni di loro hanno frequentato il DAMS, ma qualcosa mi dice che non sia stata questa la condizione necessaria e sufficiente per la quale si siano ritrovati, di tanto in tanto, a redigere degli articoli di musica afferente agli anni 70′. Eh no, per queste cose in genere non esiste un percorso predefinito. A sostegno di questa tesi, potrei anche citare Valerio D’Onofrio, un brillante medico che è riuscito a scrivere proprio nella rivista PROG ITALIA alla luce della sua profonda passione per il progressive.

E se vogliamo dirla proprio tutta, D’Onofrio è stato anche l’autore (insieme a Valeria Ferro) del libro “I 101 racconti di Canterury”. Insomma, la passione per la musica (congiuntamente alla libertà di parola) è un dono di cui disponiamo più o meno tutti e sinceramente penso che chiunque di noi possa approfondirne gli aspetti ed apprestarsi a scrivere un’opera del genere (in fondo, basta saper scrivere bene in italiano, poi trovare un editore che promuova la tua opera è un altro paio di maniche).

Prog rock
Prog rock

 

Prog rock
Prog rock

“Peccato” che qualcuno mi abbia preceduta. Ebbene sì, sto parlando del meraviglioso libro citato all’inizio del post: l’edizione illustrata di The Lamb Lies Down On Broadway del valore di ben 59 euro.

 

Certa critica ci assimila agli Yes o agli ELP, finalmente The Lamb farà finire quei paragoni per sempre. 

Tony Banks

 

Spero che The Lamb risvegli tutto ciò che vive nel subcosciente di ognuno di noi.

Peter Gabriel

 

The Lamb è legato da “macchinazione musicale”. Non una suite vera e propria ma qualcosa di più elastico e nello stesso tempo complesso.

Mike Rutherford

 

Certi album nascono tranquillamente. The Lamb, invece, è uscito fuori urlando e scalciando.

Steve Hackett

Prog rock
Prog rock

State tranquilli, non ho affatto acquistato il volume, nonostante io vada pazza per i Genesis. Però a voi della blogosfera lo posso confessare: qualche mese fa, avevo pensato di scriverci su un romanzo. Comunque, ho scartato quasi immediatamente questo mio pensiero. Il vero romanzo lo  ha già scritto Peter, ben 45 anni fa! All’interno della copertina del vinile, vi è in effetti tutta la bellissima e drammatica storia di Rael.

Un’opera rock dal portamento magistrale, superlativo. Se avessi mai dovuto scriverci su qualcosa, avrei sicuramente dovuto cambiare la trama, snaturando del tutto l’album… Per creare che cosa, poi? Una brutta copia dell’originale? Perciò, ho pensato a qualcos’altro (di cui vi parlerò di sfuggita verso la fine del post).

Tornando al geniale frontman, a suo tempo Peter Gabriel aveva pensato le cose in grande. Avrebbe voluto che la sua opera musicale venisse trasposta come film.

 

«Mi renderebbe davvero felice riuscire a realizzare un album come se fosse un film… Il rock non c’è ancora riuscito, ma ci siamo quasi: gli aspetti visivi devono andare oltre il capriccio momentaneo della superstar»

Peter Gabriel

 

Ed io non posso fare a meno di chiedermi per quale motivo un regista appassionato di prog non possa provarci. Mi sbaglio, o i concept album “Tommy” e “Quadrophenia” dei The Who sono diventati dei veri e propri film? Diamine, perché non farlo anche con The Lamb? Chissà, magari qualcuno si deciderà a farlo, prima o poi. 

Come magari io, un bel giorno, mi deciderò a scrivere un qualcosa che riguarda il rock progressivo… In effetti, avrei già qualche piccola idea al riguardo (insieme ad una mezza specie di “romanzo” che avevo cominciato a redigere all’età di 16 anni ma che in realtà andrebbe modificato quasi del tutto). Ma non so se sarà buona. Ad ogni modo, questa mia folle idea riguarda proprio i miei amati Genesis.

Ma questa volta, pensandoci bene, non ho intenzione di rivelarvi troppi dettagli in merito: in fondo, questo articolo di “discussione” è nato a seguito dell’acquisto odierno della rivista PROG, che non riesco ancora a smettere di sfogliare… Il profumo delle 113 pagine di cui è composto, congiuntamente alle parole e agli accattivanti titoli degli articoli che scorrono sotto ai miei estasiati occhi, mi catturano con violenza, come se mi stessi addentrando a poco a poco in una morsa dalla quale non vorrei mai e poi mai sottrarmi. Ma aspettate un momento… In questo mio vortice di pura passione e scoperta di un mondo del quale io non ho mai fatto parte ma a cui sento con forza di appartenere, adesso ho notato un incredibile – quanto distinto – particolare. 

Una certa Eleanor Goodman ha redatto un articolo su questo celeberrimo PROG ITALIA. Beh, da un lato è davvero incoraggiante imbattersi finalmente nella presenza di una donna tra queste pagine, mi dico. Peraltro, ha addirittura il mio stesso nome… Chissà che questo piccolo grande particolare non possa rivelarsi di buon auspicio, un bel giorno. Di buon auspicio per cosa? Lo scopriremo solo vivendo.

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

2 Risposte a “Prog Italia, cataclismi editoriali (ed altre “storie random”…)”

  1. Non credevo avrei trovato qualcuno più fissato di me col progressive… 😀
    Quando ero all’università ero come te. Cioè, spaziavo tra Pink Floyd, Deep Purple, Eagles, Dire Straits… ma alla fine cercavo sempre di ampliare le mie conoscenze sul progressive. Leggevo libri che mi indicassero gruppi da ricercare su Youtube (per anni avevo letto di The Man and The Journey dei PF, cercando di immaginarmi come fosse, e che bello quando finalmente l’ho potuta ascoltare…), e poi c’era il sito Progarchives…
    Per questo conosco un po’ di tutto nel panorama prog europeo, non solo inglese, e anche qualcosa del prog-revival degli anni ’80, e ancora il prog americano e canadese. Ma su tutto sono particolarmente appassionato della scuola di Canterbury.

    1. È bello aver finalmente trovato qualcuno che condivide in un modo quasi “insano” questa mia passione… 😁 Una passione che cresce ogni giorno di più, perché il rock progressivo è a tutti gli effetti un genere sempre “in movimento”, pieno di grandi sorprese. Inutile dire che continuerò ad approfondirne la conoscenza attraverso libri e riviste di settore… Quanto alla canzone dei PF che mi hai citato, sicuramente la tua lunga attesa nell’ascoltarla sarà stata ripagata dalla grande maestria del gruppo nel comporla. Per quanto riguarda la scuola di Canterbury… Devo ammettere che mi incuriosisce moltissimo questo filone; in effetti mi sto pian piano addentrando anche in questo “territorio” ancora abbastanza inesplorato!

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