La “vecchia” scuola

 

Confesso che, almeno per un momento,  mi era sembrato di essere tornata a scuola (magari!). Solamente che, questa volta, la valutazione non riguardava affatto un saggio breve, bensì un racconto.

 

In questi ultimi tempi soffro un po’ di mancanza di “successi”, pertanto scrivo. Non moltissimo, per dire la verità, ma ammetto anche che la pazienza non è il mio forte (anzi, sembra diminuire ogni giorno di più!), sebbene a molte persone possa apparire il contrario. Sì, sono abbastanza brava nel mantenere le apparenze, e spesso ciò si rivela essere molto utile; non tanto nelle relazioni con gli altri, quanto con se stessi. E stare bene con se stessi è fondamentale, se non indispensabile. Perciò, scrivo “per rendermi utile”, o meglio, scrivo per soddisfare i miei desideri interiori.

Continuando perciò a parlare di scrittura, questa estate mi sono iscritta ad un concorso letterario bandito dall’associazione pugliese di Ceglie Messapica. Il titolo di questa quarta edizione di “Mittaffet allo scrittore” riguardava la tematica della biodiversità, considerata in tutti i suoi aspetti. Non soltanto, dunque, con particolare riferimento al tema della biodiversità animale e vegetale, bensì anche quella linguistica, bancaria, culturale. Ed è su quest’ultimo tema che ho incentrato la mia piccola “opera”.

“Un’opera” che, almeno per il momento, non trasporrò in questo post, in quanto ho deciso di dare alla stessa un’altra possibilità. Sia chiaro, non lo faccio per mia eccessiva fiducia nelle mie “capacità scritturali”, quanto per il semplice fatto di essermi accorta troppo tardi che l’elaborato conteneva, in realtà, due imprecisioni che adesso ho avuto modo di correggere. Nel particolare, una frase non aveva senso, mentre un aggettivo si accordava male con il sostantivo di un’altra proposizione.

Pertanto, la mia umilissima intenzione sarebbe quella di riproporre l’elaborato altrove partecipando ad un altro concorso (tanto comunque lo scritto è rimasto nell’anonimato) e poi, quando avrò perduto la “gara” (come vedete, ho fiducia da vendere!), lo pubblicherò finalmente qui, su questo blog. Per quanto concerne la valutazione da me conseguita, i concorrenti erano 93 in totale. La mia posizione sul tabellone è stata la trentottesima (quindi nemmeno poi così male, a dire il vero!). La valutazione dei giurati è stata la seguente: 6; 6; 6,5; 8; 7. Insomma, diciamo che non mi posso lamentare del punteggio finale conseguito. C’è stato di peggio, molto di peggio. Sono felice, più che altro, di non aver preso 4 o 5, altrimenti mi sarei dovuta veramente preoccupare.

D’altronde, la media dei giurati si è aggirata più o meno sul 6 e qualcosa, pertanto la loro giusta severità è stata estesa un po’ a tutti i partecipanti.  Sì, in realtà ho apprezzato molto il fatto che ad ogni concorrente sia stata inviata una valutazione riguardo gli elaborati. In fondo, non è per niente facile scrivere un racconto, forse è ancora meno facile trasmettere delle emozioni senza scendere nel banale.

Ad ogni modo, ammetto che per un momento mi era sembrato di essere tornata tra i banchi di scuola. Con l’unica differenza che là, nel mio vecchio mondo, le singole valutazioni dei docenti erano molto più alte (in fondo, il mio studio matto e disperatissimo dava i suoi frutti!).

Ma ormai l’ho scoperto da tempo, la vita reale è un’altra cosa. Quando si comincia ad uscire dal guscio, ecco che si comincia anche ad entrare “nel mondo dei grandi”, a confrontarsi con le proprie paure e soprattutto, con le proprie “maledette” passioni, che molto spesso non possono mai essere soddisfatte pienamente.

Ma “purtroppo”, personalmente temo che non troverò nemmeno il coraggio di abbandonare ciò che mi fa realmente battere il cuore. Magari, in un giorno molto lontano lo farò (tranquilli, Passion Is Life comunque vivrà per sempre!), perché temo di non avere molta fantasia per potermi un giorno considerare una persona che “vive” di scrittura, o qualcosa del genere (non che ad oggi sia diverso!). Alla fine della fiera, uno su un milione ce la fa. Ma non per questo bisogna arrendersi. Credo sia fondamentale mettersi in gioco senza troppi perché. 

Per il momento, posso soltanto continuare a scrivere su questo blog (una delle poche cose che mi riempiono di soddisfazione), a leggere libri (ammetto che mi manca molto godere di questo privilegio) e ad ampliare la mia formazione, in questo e in altri campi. In effetti, credo sia fondamentale, sempre e comunque, continuare a fare ciò che ci piace, a prescindere dai risultati. Ed io, posso soltanto considerarmi una persona che vive per la scrittura (come moltissimi altri, del resto). E forse, in fin dei conti è proprio questa, la cosa più affascinante – ed importante – di tutte. 

la "vecchia" scuola
la “vecchia” scuola

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

6 Risposte a “La “vecchia” scuola”

  1. Una valutazione così in un concorso non l’avevo mai vista. In genere ti dicono solo se il racconto è stato selezionato o meno. Certo che anche il tema era davvero complesso…
    So di averlo già detto, ma nel curriculum letterario i concorsi letterari hanno un’importanza piuttosto relativa, a meno di essere abbastanza noti e prestigiosi. Però sono molto formativi, perché oltre a farti affacciare a un mondo (di cui vedere anche le molte storture), ti permettono di avere una valutazione obiettiva del proprio lavoro.

    1. In effetti, nemmeno io credevo che lo scritto venisse valutato in questo modo… Comunque nella mail che mi hanno mandato la prima cosa che hanno scritto riguardava il fatto di non essere stata scelta, poi hanno allegato questi pdf con le classifiche.
      Ad ogni modo, come hai detto tu il tema era molto complesso, in effetti non so neanche quanto effettivamente io abbia centrato l’argomento. Però di sicuro è una tematica affascinante. Quanto ai concorsi, è sicuramente una bella cosa mettersi in gioco per capire in cosa magari si potrebbe migliorare.
      Di queste “storture” di cui parli, però, posso dirti che le sto già notando da un po’, eccome se le sto notando!
      Ad esempio (forse quello che riporto quà non è uno dei “casi peggiori” cui si può incorrere), mi è capitato che alla pagina promotrice di concorso venisse richiesto di non superare le 25.000 battute per un racconto, mentre scaricando il bando ufficiale dello stesso in formato pdf c’era scritto di non superare i 15.000. Lì per lì, mi è venuto da ridere, anche perché lo scritto che avevo redatto era già bello che terminato (mi ero fidata in primis di quanto riportato sulla pagina).
      Ho scritto all’associazione del concorso per ricevere delle delucidazioni in proposito.
      Ebbene, come forse era prevedibile, non ho ricevuto risposta. Il racconto (o meglio, l’incipit di un ipotetico romanzo) l’ho presentato lo stesso, però devo ammettere che un po’ me ne sono pentita, perché avevo preso quella “sfida” abbastanza seriamente. Vedremo se, prima o poi, riceverò notizia della “fine” che ha fatto. 😂

      1. La stortura principale è che da quasi tutti questi concorsi viene poi prodotta un’antologia di racconti, di cui non ricevi alcuna percentuale sulle vendite. Ovvero, fondamentalmente, ti tocca dar via il tuo lavoro a gratis; non ricevi nemmeno una copia del libro, ti tocca pagartela da te.
        Quando sei agli inizi a queste cose non ci pensi, perché vivi dell’orgoglio di avere un piccolo riconoscimento, ma poi alla lunga capisci che non può essere quella la strada.
        Detto questo, io ritengo che agli inizi partecipare a concorsi, forum, iniziative varie sia molto formativo, perché si imparano davvero un sacco di cose.

        1. Sì hai ragione, mi è capitato che ultimamente un autore famoso bandisse un concorso per partecipare alla stesura di un suo romanzo, però alla fin fine non ne avresti ricavato nulla perché avresti dovuto comprarti il libro da te (con conseguente promozione dell’opera dell’autore, cui andrebbero tutti i guadagni), perciò per tale motivo non ho partecipato. Però ammetto che ricevere anche soltanto una soddisfazione mi basterebbe per calmare un po’ questo “mare in tempesta” che ho dentro e che riesce ad uscire fuori (purtroppo) soltanto con la scrittura… Perciò penso che non smetterò poi tanto facilmente di provarci (a mio rischio e pericolo, lo so)…

          1. Beh, appunto come dicevo, io non li demonizzo, anzi secondo me sono una tappa utile che ogni autore dovrebbe vivere, per iniziare a confrontarsi con quel mondo.

          2. Sicuramente. Le esperienze, anche se piccole, possono sempre servire nella vita… E nel campo della scrittura volenti o nolenti si vive di questo, appunto (almeno per la maggioranza dei casi).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *