Nude [1981] – Camel ♫

«Live without remorse.»*

Drafted – Camel

                                                              

I concept album non andavano certo di moda negli anni ’80. Ciononostante, i Camel – una delle band associate alla cosiddetta Scuola di Canterbury ce ne propongono uno molto interessante, in cui la classe e l’eleganza si mescolano a una delicata ma ben percettibile malinconia. A seguito del pregevole Music Inspired By The Snow Goose (aprile 1975 – Decca Records), disco interamente strumentale (e la cosa, a me personalmente, non dispiace affatto, dato che di base non sono una fan sfegatata della voce del chitarrista Andrew Latimer!) registrato in Inghilterra e ispirato alla novella La Principessa Smarrita dello scrittore Paul Gallico, il gruppo si perde nella consueta sperimentazione di quelle sonorità afferenti al genere pop testimoniate dagli album – escludendo Moonmadness (1976) –: Rain Dances (1977), Breathless (1978), I Can See Your Home From Here (1979). Dopo un anno di pausa, nel 1981, ecco spuntare il concept album Nude, che vede un sodalizio interessante tra il pop e il prog (un po’ come accade in Duke de i Genesis). Questo disco è ispirato a una storia realmente accaduta, riguardante il soldato giapponese Hiroo Onoda. Nella cultura di massa, Onoda è noto per il fatto che a 30 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale si ostinava fermamente a ribadire che il conflitto non fosse, a tutti gli effetti, terminato (e a causa di ciò venne persino arrestato).

Nude - Copertina dell'album (1981)
Nude – Copertina dell’album (1981)

Probabilmente, i Camel rimasero non poco colpiti da questa storia dai tratti bizzarri e quasi grotteschi, tanto da produrre un album (con elementi reali e romanzati) composto da 15 canzoni, i cui titoli ricostruiscono l’intera vicenda di Onoda (ribattezzato Nude Il soldato fantasma). I brani sono perlopiù strumentali e, seppur brevi, sono capaci di insidiarsi alla perfezione nell’animo di un ascoltatore che già di suo è incline a perdersi nel proprio mondo interiore (e ancora una volta, no… non sto certo parlando di me!). Nello specifico, Nude, Landscapes e Pomp & Circumstances sono intrisi di una stupenda vena malinconica che, perlomeno da un lato, trasmette infinita serenità. Pur non replicando i fasti del passato (basti pensare non solo a Snow Goose, ma anche a Mirage [1974] – a mio avviso l’album migliore della band!), il disco propone un sound abbastanza compatto e lineare. Le atmosfere pop si alternano a quelle più progressive e sinfoniche (grazie anche alla cospicua presenza del flauto traverso di Mel Collins), con alcune tracce strumentali che godono di una certa maestosità (Docks Beached Changing Places Captured).

Il primo brano, City Life, ricalca a pieno le fattezze di una tipica canzone pop. Il suo inizio è scandito dalla tastiera di Latimer, per poi proseguire con il tipico connubio batteria (Andy Ward), basso (Colin Bass) e chitarra (Latimer), appunto. Come detto all’inizio, la voce di Latimer non mi scalda propriamente il cuore (anche se in questo caso, se le fonti wikipediane non ci ingannano, è il bassista Colin Bass a canticchiare!), ma in ogni caso reputo il brano abbastanza accattivante. In questa prima parte, Nude si ritrova a vivere in una società che non lo rappresenta affatto. La vita di città gli appare sin troppo frenetica e poco consona alle sue abitudini. Si sente un estraneo in mezzo a tutto quel marasma, come una barca nel bosco – parafrasando la scrittrice Paola Mastrocola. E quell’opprimente sensazione di isolamento si fa sempre più presente. Un giorno, Nude riceve per posta un telegramma nel quale viene sollecitato a partecipare al conflitto mondiale. Il booklet del disco recita:

 

[I pensieri di Nude furono interrotti dal bussar della porta. Il postino borbottò qualcosa circa il desiderio di poter andare anche lui, e gli consegnò una busta gialla.]

 

A City Life segue, dunque, la strumentale Nude, Drafted e l’altra strumentale Docks, che sanciscono l’adesione del giovane all’esercito giapponese, a seguito di una riflessione non troppo profonda.

In Nude fa il suo ingresso la delicata tastiera di Latimer, che in questo caso si sposa perfettamente con la traccia successiva, dove trova spazio anche la sua voce. Il ritmo di Drafted si fa più deciso e solenne. Si richiama, in buona sostanza, al combattimento.

Per inciso, ho sempre sostenuto che i Camel sono molto talentuosi in campo strumentale: a seguito di Docks (il cui finale, condito anche qui dalla mia amatissima tastiera, lascia presagire, appellandosi a una buona dose di suspence, l’imminente disastro), segue la spumeggiante Beached. Qui la chitarra di Latimer la fa da padrone: Nude si è appena imbarcato per raggiungere un’isola del Pacifico, nella quale si consuma un acceso combattimento che porta Nude e i suoi compagni alla deriva.

Quando si risveglia, si ritrova completamente da solo. L’atmosfera che si respira in quel momento si avvale di una strana quanto inattesa tranquillità ed è rimarcata da Landscapes, breve composizione che personalmente avrò ascoltato millemila volte non appena ho scoperto questo disco. Ma credo che il meglio dell’album sia la traccia successiva, Changing Places, seguita da Pomp & Circumstances. Il ritmo del primo brano è molto coinvolgente, anche grazie alla presenza del flauto traverso (Mel Collins) e delle percussioni (Gasper Lawal – Ward), che ricreano una melodia di stampo tribale. Nude, che ancora si rifiuta di capire (o accettare?) che la guerra è finita, non sembra maturare l’intenzione di tornare in patria. Di tanto in tanto, si accinge a pattugliare la zona – convinto di poter scovare ancora qualche nemico pronto a colpirlo alle spalle – e, una volta issatosi su una montagna, a sparare nel cielo qualche proiettile (in Pomp & Circumstances si sente chiaramente il rumore del grilletto che viene premuto), come vuole la tradizione militare.


A nulla sembrano valere i continui richiami, sotto forma di lettere e cartoline, da parte della patria, che spera ancora che il soldato si decida a tornare al suo paese. Please come home (per favore, torna a casa), recitano quei biglietti. Everyone cares for you (sono tutti in pensiero per te), recita dolcemente Latimer. 

 

[Il ventinovesimo monsone si era finalmente asciugato, quando un lontano ronzio spinse Nude ad affrettarsi per proteggersi. Un minuscolo aereo si tuffò e devio di traiettoria, riempì l’aria di un bianco vorticoso e scomparve. Nude si avvicinò con cautela a uno dei pezzi di carta sparsi qua e là.]

 

Nude si ostina a rifiutare l’invito. Dopo qualche anno, però, egli stesso comprenderà che il conflitto è finito e seguono riflessioni in merito alla vicenda (Reflections). L’atmosfera di cui si avvale l’ennesimo brano strumentale è molto pacata e non meno profonda. Ma questa sensazione di pura beatitudine è destinata a cambiare. Nude verrà improvvisamente catturato (Captured) e viene rispedito nella sua terra natale. In questo frangente, le percussioni e la batteria di Ward si fanno decisamente più consistenti: la resa dei conti è finalmente vicina. L’intera nazione si spertica in un solenne profluvio di lodi non appena Nude fa ritorno a casa. The Homecoming rende molto bene l’idea, tra folle urlanti e marce trionfali che cantano a festa.

Anche in questo caso, però, dovremmo esimerci dall’esultare troppo presto. La rabbia e il risentimento prendono pieno possesso del soldato, convinto che in realtà gli siano state rifilate innumerevoli bugie (Lies). Alla fine, forse ormai irrimediabilmente sconvolto e scioccato da un passato che, in potenza come in atto, continua a intrappolarlo in una morsa violenta, Nude viene accolto in un istituto di igiene mentale. Per il suo cinquantesimo compleanno, gli viene preparata una torta speciale. Questo gesto commuove profondamente l’ex soldato, che ancora una volta si ritroverà a fare un bilancio della sua vita abbandonandosi a visioni ormai oniriche inerenti al suo incredibile passato. Le ultime due canzoni, anch’esse puramente strumentali (The Last Farewell: Birthday Cake/Nude’s Return), sanciscono la fine di un disco che, pur raccontando una storia dai toni piuttosto drammatici (e, c’è da dirlo, non certo infarcita da testi indimenticabili), si avvale di una melodia di congedo che lascia nell’ascoltatore un senso di beatitudine assoluta condita, però, da un pizzico di squisita e fugace malinconia.

 

*Vivi senza rimorsi.

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

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