Nora o Eleonora?

(“Note a margine”: Questo post è dedicato, in particolare, alla memoria di mio nonno, che mi guarda da lassù…)

Moltissime volte, la vita ci pone di fronte a delle realtà inverosimili e quella che sto per raccontarvi è una di queste. Vi avverto, questo post vi strapperà sicuramente un sorriso, ma sappiate anche che, come di consueto, le mie sensazioni, le mie speranze e le mie impressioni concernenti questo “semestre accademico” non mancheranno e forse ad alcuni di voi potrebbero persino apparire esagerate.  

Ebbene sì…

A seguito di un periodo di stasi profonda, “eccomi di ritorno”, in compagnia della mia fida tastiera, pronta a redigere ufficialmente un nuovo articolo afferente il mondo universitario.

Ebbene, da dove posso cominciare? Forse, posso partire proprio dal principio…

Dunque… Questi tre mesi e mezzo intrisi di viaggi giornalieri, studio matto e disperatissimo ed altrettante (esigue) speranze sono stati molto (ma molto!) intensi. E non nego che siano stati dei mesi molto difficili per me. Per tutto l’arco temporale di questi tre mesi, in effetti, ho dovuto letteralmente aggrapparmi a quella forza di volontà e a quella forza d’animo che il mio cuore e il mio cervello sembravano non avere più da ormai troppo, troppo tempo.

Nello specifico, alcune giornate si sono rivelate particolarmente faticose nella loro gestione ed il pensiero di “abbandonare la partita” è stato più frequente di quanto credessi (congiuntamente, tra l’altro, ai miei frequentissimi sbalzi d’umore). Almeno fino a ieri mattina, vi confesso che riversavo in uno stato di profondo sconforto, uno stato nel quale pensavo che la speranza di continuare a lottare mi avesse ormai abbandonato.

Non sono mancate le volte in cui mi immaginavo altrove, in un altro tempo, in un altro luogo e in un altro spazio con in tasca, magari, un congruo numero di bellissimi voti ottenuti con meno fatica e maggiore frequenza, a testimonianza di una “proficua carriera accademica di studentessa”, carriera e ruolo al quale avevo sempre creduto e al quale ancora oggi posso, per mia fortuna, continuare a credere, malgrado le batoste ricevute e gli impervi sentieri che sin dall’inizio hanno caratterizzato il mio percorso universitario. 

Verso la fine della scorsa estate, in prossimità dell’atmosfera ottombrina che ben presto avrebbe fatto da sfondo alle mie intense giornate di studio a casa e all’università, quando non sapevo ancora se sarei riuscita a riprendere in mano anche soltanto un libro universitario, ho scelto di credere. Ho scelto, seppur con fatica, di fidarmi di nuovo di me, di fidarmi nuovamente dell’imprevedibilità della vita.

Ed è stato assai rischioso, perché credevo che, da un momento all’altro, tutto sarebbe finito ed io mi sarei ritrovata con “un nonnulla in mano”… Pensate che, parecchie volte, mi sono persino ritrovata a dover pronunciare a gran voce: “MA CHI ME LO HA FATTO FARE?!”. Ma in fin dei conti, credo che questo accada più o meno a tutti in periodi particolari, nello specifico nei cosiddetti “momenti NO” che alle volte scandiscono la nostra quotidianità.

È pur vero, però, che malgrado tutto e malgrado tutti – ma soprattutto malgrado me stessa! – ho (ri)trovato a poco a poco “il timido coraggio” di sfidare per l’ennesima volta formule astruse, numeri e “costanti strane”, grandezze fisiche “no sense”, reazioni chimiche incredibili… Tutto di tutto. E molte volte, a fine giornata, ci si ritrovava solamente con una grande confusione in testa e ben poca soddisfazione.

Eppure io, benché all’inizio non lo credessi possibile pur essendo sempre stata in passato complice di quella serietà che mostravo nei confronti dello studio, ho insistito ed insistito sbattendo ripetutamente “quella stessa testa” (tant’è che mi meraviglio che possa tuttora funzionare!) su quei libri, su quelle dispense, visionando “quei video” e molto altro ancora, fino a quando non ho imparato ad apprezzare, in particolar modo e nonostante le difficoltà, una delle materie più complesse che esistano: Chimica Organica. La materia scientifica, a mio avviso, più fantasiosa, più impressionante. Quella disciplina sempre piena di sorprese inaspettate (alcune di esse, devo dirlo, particolarmente sgradite e indigeste!) ed altrettanto comprovate dalle annesse discipline. Per quanto riguarda Chimica-Fisica… Adesso vi racconto (e che racconto!).

31 Gennaio – Fatidico giorno della prova:

Il professore entra in aula abbastanza “incavolato” (per non dire altre parole…). La ragione? Alcuni studenti del secondo anno non hanno consegnato in tempo le relazioni di laboratorio. Gli studenti incriminati cominciano a difendersi. A detta loro, Il professore aveva fissato l’ultimo termine per la consegna delle relazioni il giorno 30 Gennaio. Il docente sostiene, al contrario, di averla fissata per il 28 Gennaio.

Chi avrà ragione? Anche se ce l’avessero gli studenti, si sa che un docente ha sempre il coltello dalla parte del manico. 

“Chiunque non abbia consegnato le relazioni entro il tempo stabilito, è pregato di ripresentarsi all’esame nell’appello successivo di Febbraio. In caso contrario, provvederò ad abbassare il punteggio conseguito nella prova di oggi. A VOI LA SCELTA. CHI NON RISPETTA LE REGOLE, NE PAGHERA’ IL PREZZO.”

Dopo qualche secondo di silenzio, una ragazza prova a “lanciarsi in posizione di difesa”.

“Professore, io sono una studentessa non frequentante, per cui non potevo sapere che…” 

“NON ME NE FREGA NIENTE, SIGNORINA!” esclama lui, con uno sguardo agghiacciante, un’espressione di stizza riflessa in quegli inquietanti e profondi occhi azzurri. “Io ho riferito la data di scadenza l’ultimo giorno di lezione. Perciò vi ripeto, a voi la scelta.”

A quanto pare, il professore non vuole sentire ragioni. A mio modestissimo parere, in tal caso avevano ragione gli studenti – per alcune motivazioni che non vi sto qui a dire – e poiché, a mio avviso, il detto latino “Verba volant, scripta manent”, non sbaglia mai. E questa convintissima asserzione del docente, a testimonianza di tutti, pare proprio che non sia stata scritta da nessuna parte.

Che cosa faranno adesso gli studenti coinvolti in questo caos?

Il professore si appresta, con leggera enfasi, alla lettura della lista di tutti i presenti non mancando di nominare “i ritardatari”, mentre io me ne rimango bella tranquilla nella mia postazione, insieme ad altri miei compagni di corso.  Almeno fino a quando… Le mie orecchie non odono la seguente affermazione.

“Anche la signorina Orlandi non ha presentato nulla…”

Spalanco gli occhi, incredula.

“COME COME COME?”

No, deve esserci sicuramente un errore. Magari c’è un’altra “Orlandi” qui presente. penso tra me e me. In fondo, alle scuole superiori nella mia classe eravamo in tre ad avere questo cognome (tra l’altro, molti prof nuovi arrivati pensavano che fossimo fratelli o parenti! Senza contare che molto spesso, quando capitava che un prof dicesse, senza specificare nell’immediato, “interroghiamo Orlandi…”, era inevitabile che tutti e tre ci guardassimo in faccia con curiosa perplessità, al fine di capire chi diamine fosse stato chiamato in causa).

Tornando all’esame, nella mia testa continuavo a non capire, per lo meno all’inizio. Dopodiché, non appena qualche studente vicino a me comincia a specificare di essere del terzo anno, ecco che mi si accende la lampadina.

“Ah ok, il prof ha combinato un bel casino. Per dirla ‘alla chef Bruno Barbieri’, ha creato un bel ‘mappazzone’. Il “caro professore” ha avuto la decenza di mescolare gli studenti del terzo anno con quelli del secondo, senza pensarci due volte.”

Non appena il docente termina la lettura dell’elenco e non appena “io comprendo che “tutti gli Orlandi” sono concentrati soltanto nel mio (bel) paese e dintorni”, mi dirigo verso la cattedra per riferirgli che le famigerate relazioni di laboratorio gliele avevo consegnate lo scorso anno, dato che sono una studentessa del III anno. Il professore si limita ad annuire, ancora alterato per quanto accaduto. Sembra tutto risolto.

(E invece no!)

Nel frattempo, alcuni studenti decidono di ritornare nel mese di Febbraio e si alzano dalla loro postazione uscendo dall’aula, ormai rassegnati. Saggia decisione, considerando che a posteriori il professore non si è affatto risparmiato, annullando i compiti a coloro che hanno avuto il coraggio di “sfidarlo”. Ma prima, facciamo un piccolo passo indietro…

Il professore accende il suo portatile, che non ne vuole proprio sapere di proiettare le assurde domande del compito. Insomma, quando la tecnologia smette di funzionare, c’è soltanto una cosa da fare. O ci si può mettere a dare delle “sberle” al computer o all’aggeggio incriminato (ma date le circostanze, non mi sembra affatto il caso e sarebbe inutile) con la speranza che funzioni, oppure… Ci si può armare di santa pazienza e mettersi a dettare tutto il compito con la speranza di riuscire a scrivere ogni singola parola. Ebbene, questa seconda opzione è a lui sembrata essere la più appetibile.

Perciò, con il suo amatissimo microfono, ecco che comincia a dettare le fatidiche domande, abbassando il tono della voce man mano che si avvicina la fine della domanda stessa. Pare che lo faccia apposta… Bah, mi chiedo a cosa gli serva il microfono, a questo punto… Menomale che almeno con la matita riesco a scrivere velocissima e in poco tempo riesco a “comprendere” il senso delle domande. Domande assurde, ma vabbé. Magari, – in questo come in altri casi – l’unione fa la forza e quella stessa forza potrebbe unire tutti noi studenti in un destino comune che si spera abbia, alla fine di questa “nostra partita”, esito positivo. Chi può saperlo?

10 Gennaio – Ore 18:00

Ieri sera, proprio verso le 18:00, scopro un qualcosa di sconcertante. Il mio compito è stato annullato e la riprova di questo “disastroso” esito mi compare anche sulla casella di posta. Quando finisco di visionare l’elenco delle “vittime” di questo impossibile esame, ecco che vengo a scoprirne il motivo.

“Lo studente al cui nome è affiancata la dicitura “00 Annullato” non ha presentato in tempo le relazioni di laboratorio, per cui, benché siano stati valutati, dovranno risostenere l’esame”.

Il mio primo pensiero (gli altri ve li risparmio!) al riguardo è il seguente: E menomale che glielo avevo detto che ero del III anno! E menomale che glielo avevo scritto chiaramente anche sul compito! Non appena torno a casa, in preda alla rabbia (e ad una piccola speranza) gli mando una mail, con tanto di relazioni dello scorso anno e con i nomi e i cognomi degli studenti con i quali avevo frequentato il laboratorio. Ovviamente, corredando il tutto con la mia richiesta di rivalutazione dell’esame sostenuto.

Dopo qualche minuto, il professore mi risponde che avrebbe controllato l’indomani poiché si trova a casa sua ed io, in quel preciso istante, devo fare davvero di tutto perché riesca ad arrivare alla mattina senza avere il timore di sprofondare in un crollo nervoso (non ci sono riuscita del tutto, in verità).

Roma, oggi – Alla ricerca di “Nora”

Eccoci di nuovo all’università. Dopo una piccola ricerca, ecco che riesco a trovare il suo ufficio. Mi ci piazzo davanti, aspettando le nove. Ripenso a tutte le prove a mio favore. Il file dello scorso anno con le relazioni sul mio portatile, le chat via Whatsapp che attestano l’invio delle suddette relazioni… Insomma, il professore ce l’ho letteralmente in pugno. Dopo qualche minuto, una piccola folla di studenti si accalca attorno a me… La mia mente si impone dicendo tra sé: Mi dispiace per voi, ma devo entrare prima io perché ho una questione urgente da risolvere.

Trascorso un altro minuto, però, una studentessa del III anno con la quale nel mentre stavo instaurando una piccola chiacchierata, bussa “d’improvviso” alla porta del suo ufficio. Nessuna risposta. Il professore non è ancora arrivato, ma non si farà attendere ancora per molto. In effetti, a distanza di cinque minuti, eccolo arrivare verso di noi. 

“C’è qualcuno di voi qui che si chiama “Nora”? esordisce immediatamente, scrutando i presenti. 

Confusa, intervengo dicendogli il mio nome. Magari lo ha “storpiato” e non se lo ricorda.

“No, no… Proprio una ragazza di nome “Nora”.” insiste lui. “Perché il suo compito deve essere cassato.” 

Quando termina la frase, io gli dico di essere la “famosa” studentessa del terzo anno che gli aveva scritto la mail in merito all’annull…

“Sì, si ho capito chi sei… In effetti, ti ho confuso con lei.”

Io ci rimango letteralmente di sasso. Avevo pensato a tutto, tranne che a questa incredibile (ed esilarante) eventualità. Mi ritrovo a sorridere, perché in quel momento mi rendo conto che il mondo si sta capovolgendo. Di nuovo. Ma questa volta, la prospettiva sembra essere quella giusta. Dopo circa cinque minuti, entro nello studio del professore, che visiona il mio compito e mi dice la votazione.

“27 le va bene?”

Ed ecco che, ancora una volta, mi ritrovo “in apnea”. No, questa proprio non me l’aspettavo. Riesco solamente a rispondergli un “misero sì”. Ma la mia domanda sorge spontanea… Chi è questa Nora? Una volta uscita dal suo ufficio, controllo l’elenco degli studenti promossi all’esame (quasi tutti, per fortuna). Effettivamente, questa Nora esiste, ma non si tratta di un nome, bensì di un cognome. E permettetemi di dire che comunque c’è una bella differenza. A quanto pare, il “mistero” è stato risolto.

Ma nel contempo, credo ne sia stato risolto un altro, o almeno è in via di risoluzione. Il mio viaggio continua, e tra qualche giorno probabilmente affronterò, assieme ad un’altra mia compagna di corso, un esame ancora peggiore… Spero vivamente di contare sul suo aiuto (in Fisica, lei è indubbiamente più in gamba di me!).

Per quanto concerne Chimica Organica, non ho problemi ad ammettere di saperne decisamente molto (ma molto!) di più rispetto alle discipline chimico-fisiche, però quel che ho imparato non risulta essere ancora sufficiente affinché riesca a superare l’esame. Al primo appello ho infatti conseguito “la bellezza” di 6 punti. Però ci tengo a ribadirlo… Nonostante il voto (che alle volte, esattamente come l’abito, “non fa il monaco”), ho raggiunto un discreto grado di “cultura organica”.

Comunque, ormai la mia mente – e soprattutto il mio cuore – mi sussurrano che, se sono riuscita in qualche modo a superare questo semestre (benché lo stesso non sia ancora terminato), inevitabilmente riuscirò ad affrontare con maggiore forza il prossimo ed arrivare alla tanto temuta sessione di Giugno… O almeno, questo è quello che mi auguro!

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

4 Risposte a “Nora o Eleonora?”

    1. Surreale… Parola più che giusta, se rapportata all’intera situazione (e non solo…). Certo, ora come ora mi viene soltanto da ridere – e spero che questo post abbia divertito un po’ anche te – però inizialmente è stata una “tragedia”… Ma da questa “tragedia”, per lo meno si è poi passati ad una situazione comica ed assurda allo stesso tempo (e ad una votazione ottima, come hai detto tu 😊)…
      In un modo o nell’altro, comunque, quel professore permarrà nella mia memoria, con tutte le conseguenze che questo comporta 😂. Penso che nemmeno con tutta la fantasia di questo mondo avrei potuto inventare una storia del genere, ma evidentemente tutto è possibile quando la strana genialità di un docente si mescola all’altrettanta follia di cui dispone!

  1. All’esame di Analisi Chimica Applicata il docente aveva cominciato a farmi domande sugli argomenti, ma erano decisamente più specifiche di quanto avevamo visto a lezione, e poi in teoria avremmo dovuto portare un articolo e basarci su di esso…
    A un certo punto faccio: “Scusi, non vorrei pregiudicarmi l’esame appena cominciato… ma io sono di Metodologie Chimiche Avanzate…”
    A quel punto è venuto fuori che mi stava facendo l’esame di un altro corso di laurea, attendeva un altro che o non era venuto oppure era in un altro orario…
    Comunque alla fine 30, meno male…

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