«Mutatis mutandis» – L’ordine Del Tempo

 

Signori, il tempo della vita è breve… Se viviamo, viviamo per calpestare i Re.

 

William Shakespeare – Enrico IV

 

6.1. Introduzione

Il nuovo capitolo di Rovelli solleva il problema riguardante la netta e sostanziale differenza tra le cose in sé e gli eventi a queste correlate. Tutto si poggia sull’idea che il mondo in cui viviamo sia costituito di cose, non di eventi. La citazione proposta da Rovelli parla chiaro e irrimediabilmente si rapporta al concetto di disgregazione di tempo ‘ricostruita ad arte’ nell’articolo precedente. Il tempo della vita è breve… Quante volte abbiamo ripetuto, dentro di noi, questa frase… Quante volte sembra che il tempo ci stia scivolando dalle mani e che non lo si possa ‘fermare’, nemmeno per un istante… E quante innumerevoli volte ci siamo guardati allo specchio giurando a noi stessi che avremmo esaudito quei ‘sogni impossibili’, quei sogni che alimentano le fiamme della nostra esistenza…

Beh, il nostro caro Seneca direbbe con assoluta convinzione che l’uomo dovrebbe vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, perché la vita non è affatto breve se la si spende nel modo giusto. Ed io spero davvero di continuare a scrivere costantemente, almeno fin quando le forze non mi abbandoneranno. Perché si sa che, molto spesso, la scrittura non è che un riflesso dei nostri desideri futuri che potrebbero, un bel giorno, divenire estremamente reali. Reali, concreti, tangibili…

Proprio come le cose di cui è costituito il nostro universo. Ma il nostro universo è costituito da numerosi eventi che si susseguono in rapida successione, non da cose. E il flusso di questi eventi è ininterrotto, sebbene si possa ‘fissare’ nella propria mente un’immagine, un ricordo legato al passato o più semplicemente un qualcosa che amiamo alla follia, in modo che questo qualcosa rimanga radicato nelle viscere più profonde del nostro cuore. Questo è ciò che intende spiegare Rovelli in questa nuova sezione del libro, da lui intitolata: “Il mondo senza tempo”.

Vediamo come.

6.2. Uno scontro tra ‘titani’

Nella prima sezione del “De Brevitate Vitae” Seneca afferma quanto non sia la vita ad essere breve, bensì quanto sia erroneo l’approccio che l’essere umano ha nei confronti della vita stessa. Non a caso, alla sezione I si dà il titolo: ‘Se la vita è breve è colpa degli uomini (occupati). In sostanza, l’uomo affaccendato, perdendo molto tempo in cose futili, perde al contempo l’essenza stessa della vita, concepita invece per realizzare ‘grandi cose’. Tale concetto contraddice totalmente con ‘l’ideologia shakespeareana’ da lui propugnata nella citazione introduttiva di questo articolo.

Chi dei due ha ragione?

Di primo acchito, sembrerebbe che ogni motivazione risulti valida a giustificare entrambe le concezioni. Ma cosa succederebbe se, ancora una volta, il nostro Rovelli si mettesse in mezzo e mettesse a tacere i due contendenti con l’ausilio delle nuove teorie fisiche? Indubbiamente, ci troveremmo dinanzi alla scoperta di nuove asserzioni basate sulle conoscenze e sul punto di vista di un grande scienziato. Ma cos’altro si potrebbe trarre da tale visione?

La sconcertante verità è che, nella Fisica raccontata dal nostro scienziato, il tempo scompare. Scompare perché il mondo è costituito da eventi che si dispongono in modo casuale, senza un ordine ben preciso. Ma questo cosa c’entra con quanto esposto finora? Significa forse che i due ‘titani’ hanno sbagliato completamente strada e che la futilità delle loro idee viene dunque messa in discussione dalla Fisica?

No, non si tratta di questo. Il pilastro portante di questo articolo riguarda l’assenza di un tempo definito, scandito dagli orologi o da qualunque altro oggetto che possa misurarlo. Perché il mondo si può pensare come ‘una rete di avvenimenti’, in cui accadono degli eventi che non sono destinati a durare per sempre, poiché questi stessi eventi si trasformano continuamente in qualcos’altro. Non possiamo rimanere bambini per sempre, non possiamo opporci a questo incessante cambiare. E’ per questo che il nostro ‘Padre Tempo’, come battezzato da Rovelli, perde la sua importanza, se rapportato al contesto di un mondo in cui tutto cambia.

D’altronde, lo disse anche il chimico A. L. Lavoisier : nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Le sostanze chimiche si modificano nel tempo, attraverso il tempo. Permangono in un tempo limitato e poi, scompaiono dai nostri occhi come per magia. Si pensi anche alla chimica nucleare: ogni atomo radioattivo ha un proprio tempo di dimezzamento che ne scandisce la ‘decadenza’ e il suo trasformarsi in un altro elemento (secondo varie leggi dei decadimenti). Dunque, il decadimento di una data sostanza non è una cosa: è un processo, un evento che conduce alla sua radicale trasformazione in un altro composto chimico.

6.3. Anassimandro ‘colpisce ancora’…

Il tempo non è statico dunque, non è immobile. Non se ne sta fermo ad aspettare, ad osservare le cose che esistono nel mondo da generazioni con occhio ipercritico. In questo capitolo, Rovelli ci invita a guardare al mondo in cui viviamo come costituito da eventi che hanno una durata limitata e non definita, contrariamente agli oggetti inanimati che popolano l’intero universo e che permangono, appunto, fin dall’inizio dei tempi. La conseguenza importante di ciò consiste, pertanto, nella totale assenza delle cose di cui il mondo è costituito, da una prospettiva che a noi appare strana e, per certi versi, inconcepibile.

Ma per cercare di combattere il nostro scetticismo, ecco che il ‘furbo’ Rovelli chiama nuovamente in causa Anassimandro, filosofo greco apparso nel Capitolo 1 del libro.

 

Le cose si trasformano l’una nell’altra secondo necessità e si rendono giustizia secondo l’ordine del tempo.

 

E questo ordine non è lineare, non è misurabile né, dunque, uniforme. E se si assume tale concezione filosofica, ecco che due mondi apparentemente così diversi come la Fisica e la Filosofia, tornano a fondersi in un unico abbraccio.

6.4. Tutto scorre…

Coloro i quali hanno erroneamente creduto di guardare al mondo attraverso gli enti di cui esso è costituito, è incappato in un errore che Rovelli definirebbe imperdonabile. Sappiamo già dalla Filosofia che, all’inizio dei tempi, i cosiddetti ‘filosofi pluralisti’ consideravano il mondo come costituito dagli arché, ovvero delle sostanze primarie che potessero essere ricondotte alle altre per mezzo di fenomeni naturali secondari. Tanto per fare un esempio, Talete di Mileto credeva che l’origine della vita fosse dettata dall’elemento ‘acqua’ poiché convinto che la Terra galleggiasse sopra di essa.

Platone, invece, ebbe la grande intuizione di tradurre l’idea atomistica di Democrito attraverso il Timeo, opera in cui il filosofo tenta di descrivere la forma degli atomi dal punto di vista macroscopico, facendo ausilio dei cinque poliedri regolari. Cosa c’è di sbagliato? Apparentemente nulla, se non consideriamo il movimento interno associato a tali atomi. E da lì che ogni cosa si origina, si trasforma incessantemente. Ogni atomo di un dato elemento possiede infatti la propria unicità, quelle caratteristiche che lo rendono differente dagli altri.

Proprio come l’essere umano.

Il suo essere unico e speciale lo rende diverso da qualsiasi altro individuo e, allo stesso tempo, questo ‘qualsiasi altro individuo’ sarà differente dagli altri. Ed ecco che Rovelli è riuscito di nuovo a far breccia nel mio, nel vostro cuore, nonché a convincerci del fatto che la vita è composta da eventi più o meno lunghi che la scandiscono indefinitamente ma al tempo stesso in un modo netto, marcato.

L’unicità esiste, ma gli eventi della nostra vita sono molteplici, quasi impossibili da contare. Non a caso, spesso ci ricordiamo soltanto degli avvenimenti più importanti: il primo giorno di scuola, la fine di un percorso di studi, il compleanno dei nostri cari, il primo bacio, il matrimonio, la nascita di un figlio… Tutti eventi correlati alla nostra sfera più intima e personale. Tutti eventi che coinvolgono bilioni di persone ma che, al contempo, risultano essere unici, irripetibili. Perché ognuno di noi li vive con la propria personalità, con la propria caratteristica concezione della vita.

No, questo non è un eccesso di sentimentalismo. Questa è la Vita. La vita che ci apprestiamo a vivere ogni giorno facendo fronte alle difficoltà, alimentando il fuoco delle nostre attese e speranze. Tutto è destinato a cambiare, a fluire… “Panta Réi” diceva il filosofo Eraclito.

Tutto scorre.

6.5. L’errore platonico e kepleriano

Tornando all’errore commesso da Platone, abbiamo compreso che lo stesso è legato alla questione del cambiamento e all’incessante trasformarsi delle cose. Ma che cosa rappresentavano – dal punto di vista descrittivo – i cinque poliedri regolari citati nel precedente paragrafo?

 

 

Il responso del filosofo è presto detto: terra, acqua, ariafuoco, la quintessenza di cui sono fatti i cieli. Dunque, furono questi i cinque elementi primari di cui si pensava fosse costituito l’intero universo. Ma lo studio estetico e superficiale delle ‘cose’ non porta a nulla. Occorre studiare come cambiano le cose, il loro mutamento rispetto a una situazione particolare o a determinate condizioni sperimentali. Anche il giovane Keplero, però, incappò nello stesso errore di Platone, interrogandosi sugli enti fisici che determinano la dimensionalità delle orbite dei pianeti. La risposta al quesito è sempre la stessa: sono i poliedri regolari a determinarne la grandezza.

Ma come afferma Rovelli: capiamo il mondo nel suo divenire, non nel suo essere. E da ciò egli giunge alla conclusione che le anche cose stesse sono accadimenti che, prima o poi, saranno destinati a tramutarsi in polvere. Una polvere fine, sottile, quasi del tutto invisibile ai nostri occhi, vivi testimoni del processo di cambiamento cui ci imbattiamo ogni singolo giorno della nostra esistenza.

6.6. «Mutatis mutandis…»

 

Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.

Albert Einstein

 

Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento.

 

Charles Darwin

 

Ebbene, anche stavolta siamo giunti alla temporanea conclusione di un percorso di lettura che ci ha condotti ad una più ampia interpretazione del tempo e delle sue dinamiche. Anche stavolta, miei cari lettori, siamo giunti alla consapevolezza che tutto cambia, dentro e fuori di noi. E che tali cambiamenti non sono necessariamente legati a questioni di natura anagrafica, ma alle nostre continue esperienze, che siano o meno emozionanti. È vero, forse non è così facile adattarsi al cambiamento, modificare le proprie abitudini o convinzioni che per lungo tempo ci hanno tenuto al sicuro.

Ma prima o poi dobbiamo scontrarci con la realtà delle cose e adattarsi alle condizioni che pretendono una ‘mutatio’ quasi totale di se stessi. Un cambiamento che spaventa ma, allo stesso tempo, entusiasma ed accende gli animi.

Ad ogni buon conto, possiamo certamente affermare che il detto latino «Mutatis mutandis» sia davvero azzeccato, e non solo in questa circostanza. C’è ancora molta strada da fare affinché le ingiustizie del mondo possano essere combattute e debellate con ‘la più potente delle medicine’: la speranza di un mondo migliore. Come dice il detto, dunque:

“Cambiamo ciò che deve essere cambiato”. 

Senza temere pesanti giudizi o possibili ripercussioni, modifichiamo la nostra visione. Sfaldiamo il tempo odierno e ricostruiamolo secondo l’importanza che gli eventi personali e le esperienze di ogni giorno ricoprono nella nostra vita. Rovelli lo ha già fatto e, senza dubbio, ne avrà tratto gran beneficio.

Dunque… Cosa aspettiamo a farlo anche noi?

Mutatis mutandis
 «Mutatis mutandis…»

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

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