Inseguire un sogno – Terza selezione

La mancata finale – Fieramente il Libro

Aspettate un momento, com’è che si dice in questi casi? L’importante è partecipare? L’importante è essersi buttati in qualcosa che davvero ci ha reso felici? Essersi messi in gioco? Beh, se valgono tutti questi asserti  posso dire, almeno in parte, di aver già vinto. Come tutti gli altri eliminati, del resto. Essere stati selezionati è già stata una grande vittoria, su questo non si discute. Ad ogni modo, complimenti ai finalisti… Non vedo l’ora di scoprire dove li abbia condotti la fantasia (sì, andrò lo stesso alla cerimonia di premiazione), ma soprattutto non vedo l’ora di conoscere il loro stile di scrittura per poter apprendere qualche utile ‘trucchetto’. Ma la vera realtà è che, forse, non ci sono trucchi di sorta. Bisogna scrivere con il cuore, sempre e comunque… Se si è scritto con il cuore, allora perché farsi problemi? In fondo, si è già vincitori.

Vabbé, che un po’ mi dispiaccia è ovvio, ma ‘grazie’ all’università ho già avuto modo di cavarmela in tali situazioni. Sono una veterana al riguardo…  Adesso mi resta (purtroppo) ‘soltanto’ l’arduo compito di prepararmi in vista del compito di matematica, anche se qualcosa mi dice che dovrò ritentare l’esame a Luglio e che in ‘quel di Giugno’ non sia la volta buona. Dopodiché, lo dico adesso, semmai dovessi superarlo, mi godrò appieno l’estate senza preparare una beneamata cepp… Ehm, volevo dire (perdonate il mio ‘ardire’), senza prepararmi nessun altro esame!

Comunque, i miei propositi per questa estate saranno sicuramente leggere, leggere e ancora leggere, poi chissà… Magari, se avrò l’ispirazione per partecipare ad un altro concorso, mi butterò anche stavolta. Il lato positivo di questa novella è che finalmente, oggi potrò soddisfare tutti i curiosi che mi hanno chiesto di leggere il mio racconto… Un racconto di speranza in cui forse un po’ tutti possono rispecchiarsi, oserei dire… Beh, comunque giudicate voi. Buona lettura e mi raccomando… Inseguite il vostro ‘sogno americano’…!

(PS: Le prime due righe sono state assegnate ai partecipanti, i quali dovevano poi continuare il racconto facendo appello alla propria fantasia…)

 

INSEGUIRE UN SOGNO

Appena fuori dalla città, il traffico d’un tratto scompariva e guidare diventava l’occasione per seguire, oltre che la strada, il filo dei suoi pensieri. Quei torbidi pensieri cui nemmeno lui riusciva a dare un nome. Quell’ossessivo flusso di pensieri che ultimamente non facevano altro che tormentarlo, turbando quel senso di tranquillità che sempre aveva contraddistinto la sua persona. Ma quelle mani fisse sul volante rappresentavano ormai la sua volontà di procedere oltre, senza voltarsi indietro. E a poco a poco, il procedere del viaggio mostrò al ragazzo i suoi reali sentimenti, quelle nuove – quanto a tratti familiari – sensazioni, proprio come il paesaggio stesso che mano a mano si rivelava ai suoi occhi, completamente estasiati da quello spettacolo. Lo spettacolo di quella fiorente natura che lo circondava.

Ma stava davvero facendo la scelta più giusta? Oppure, un giorno avrebbe rimpianto ciò che aveva lasciato solamente poche ore prima?

Non appena vide davanti a sé una piazzola di sosta, Thomas accostò ed uscì dalla macchina. L’aria irrespirabile intrisa di gas nocivi di S. Francisco era ormai un lontano ricordo. Ma ben presto, a Los Angeles, ne avrebbe nuovamente assaporato il ‘dolce’ profumo. Incurante di quel pensiero, il ragazzo chiuse gli occhi, respirò a pieni polmoni e, d’un tratto, si sentì letteralmente invaso dalla più perfetta serenità. Sorridendo, rientrò in macchina. Ancor prima di metterla in moto, però, un’immagine gli apparve nella mente come un fotogramma istantaneo che, prima di scomparire, ha già scoccato la sua freccia, insinuando nell’individuo un angosciante ed effimero dubbio: la sua decisione avrebbe comportato una decisiva conseguenza. Il giovane non avrebbe mai più rivisto la sua famiglia.

Mai più.

I suoi genitori, in effetti, non erano affatto felici dell’ambizione professionale cui egli aspirava: diventare un affermato regista cinematografico. In particolare, suo padre Mark gli aveva fin dall’inizio manifestato il proprio disappunto, mostrandogli analoga freddezza nel momento in cui il figlio aveva deciso di andarsene lontano per inseguire il suo sogno.

Ma ormai aveva già deciso. Thomas rimise in moto la macchina e continuò il viaggio verso quel sogno che ormai tante, tantissime volte, aveva immaginato nella sua testa. È vero, quello stesso sogno non appariva perfetto come un’autostrada spianata e diritta, ma come un sentiero impervio e intriso di difficoltà a prima vista insormontabili. Eppure, quel pensiero non lo angosciava, né tantomeno lo scoraggiava inducendolo ad abbandonare il suo proposito. Perché la felicità va cercata e, non appena la si è trovata, va afferrata con forza e infine conquistata, proprio come un’aquila che osserva la sua potenziale preda dall’alto e, al momento opportuno, gli si fionda addosso senza lasciarle alcuna via di scampo.

Così egli si sentiva, a tratti. Un’aquila che aspettava di spiccare il volo, di afferrare un qualcosa che fosse più pesante dell’aria, un qualcosa che fosse reale, concreto, tangibile. Un clandestino alla ricerca del suo porto sicuro, di quell’ancora di salvezza che gli avrebbe permesso di attraccare la nave e di contemplare, ancora una volta, quel sogno di cui si era perdutamente innamorato. Non appena si addentrò di nuovo in quel fitto bosco, egli sapeva di essere ormai vicino alla meta. La natura incontaminata avrebbe finalmente lasciato il posto alla città. Dopo pochi chilometri, ecco che la prestigiosa università si prospettò proprio davanti ai suoi occhi, elettrizzati alla vista di quel meraviglioso edificio che per anni aveva rappresentato il suo sogno proibito.

«Hey, attento a dove vai!» gli disse un uomo, non appena vide che la macchina del ragazzo continuava ad andare diritta e stava per venirgli addosso.

Thomas si ridestò immediatamente e frenò di scatto, evitando lo scontro. L’uomo scese dalla macchina. Era decisamente arrabbiato.

«Ragazzo, si può sapere a cosa stavi pensando?»

«Beh ecco, io…» farfugliò lui, in preda al panico.

«Dimmi ragazzo, avanti.» replicò l’uomo, abbassando i toni.

«Ecco… Stavo ammirando quell’edificio laggiù.»

L’uomo si voltò e il suo sguardo si posò nel punto indicato dalle dita del ragazzo.

«L’università?» domandò poi, sbigottito.

«Esatto.»

L’uomo alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa.

«Mio caro ragazzo, lascia perdere. Hai una vaga idea di quanto ti verrebbe a costare? E poi, lascia che ti confessi una cosa…» gli disse poi, avvicinandosi al finestrino. «Quella scuola non vale niente, tanto vale andarsene a lavorare.»

«Sarò io a stabilirlo.» ribatté il ragazzo, alquanto infastidito dal suo atteggiamento.

«Fa’ come vuoi.» rispose lui con indifferenza. «Ma non dirmi che non ti avevo avvertito.»

Dando un’ultima boccata di fumo alla sua sigaretta, l’uomo rientrò in macchina e sparì in un lampo. Nel frattempo, il ragazzo accostò la sua vicino al marciapiede, cosicché potesse riflettere tranquillamente sul prossimo passo da compiere. Ripensando alla conversazione che aveva appena avuto con quello sconosciuto, un problema cui non aveva inizialmente pensato si sollevò dalle viscere più profonde del suo cuore, pervadendo poi la sua mente.

Come avrebbe fatto a pagare la retta universitaria senza l’aiuto dei suoi genitori?

Improvvisamente, provò dentro se stesso odio e risentimento per la situazione che avrebbe dovuto affrontare. Perché gli adulti sprecano il proprio tempo a distruggere i sogni e le ambizioni dei giovani? Perché nessuno crede più al futuro e alla speranza di poter esaudire i propri desideri e le proprie aspirazioni? Perché nessuno ha il coraggio di inseguire ciò che potrebbe un giorno rappresentare la felicità? Sul momento, queste domande non trovarono nemmeno una risposta.

Il ragazzo aprì la sua valigia. Tutto quello che aveva consisteva in un’ampia scorta di acqua e cibo che gli sarebbe bastata all’incirca per una settimana (ma che si sarebbe rivelata totalmente inutile nel caso in cui egli fosse stato ammesso all’università) e un pacco di soldi che egli aveva risparmiato nel corso della sua adolescenza. Ma quei soldi non gli sarebbero stati sufficienti per proseguire gli studi per tutta la durata del corso.

Cosa avrebbe potuto fare, dunque? Cercarsi un lavoro? Ma sarebbe stato in grado di trovarlo in un tempo ragionevole?

Tutt’a un tratto, qualcuno gli bussò al finestrino. Il ragazzo, perso nelle sue riflessioni, non si accorse nell’immediato che una persona lo stava osservando da alcuni minuti, contemplando ogni singola espressione del suo viso ora arrabbiato, ora corrucciato, ora macchiato da una profonda sfiducia. Quando il ragazzo alzò lo sguardo, vide davanti a sé un anziano signore. A giudicare dal suo aspetto decisamente poco presentabile, non doveva essere molto ricco. In compenso, però, il suo spirito gioviale ed allegro lo spinsero ad aprire il finestrino.

«Ragazzo, mi dici perché sei così triste? Come ti chiami?»

Al giovane parve incredibile che, in una città così grande, qualcuno si fosse interessato a lui, rannicchiato in un angolino della strada invasa dal fastidioso rumore cittadino contrastato, invece, da quel silenzio che albergava nel suo cuore, al momento incapace di trovare una soluzione ai problemi che avevano suscitato in lui improvviso turbamento.

«Salve signore, mi chiamo Thomas. Cosa posso fare per lei?»

«Tu per me?»

Il vecchio ridacchiò.

«Per me proprio niente ragazzo. Non mi vedi, forse? Sono povero e non possiedo il becco di un quattrino. Ma nonostante questo, sono felice e soddisfatto di poter vivere in totale libertà la mia vita, senza alcuna dipendenza di sorta.»

Il ragazzo gli regalò un sorriso amaro. Avrebbe tanto voluto poter dire lo stesso.

«Sono felice per lei signore… Ma allora che cosa vuole da me?»

Il vecchio alzò un sopracciglio.

«Io? Piuttosto dovresti chiederti cosa vuoi tu da te stesso. Sai rispondere a questa domanda?» 

«Decisamente sì!»  rispose Thomas serrando i pugni.

«E allora coraggio, ragazzo! Non abbatterti e vedrai che, qualsiasi problema tu abbia, troverai una via di uscita.»

«Lei crede?»

«Certamente, ma devi essere tu il primo a crederlo.» rispose lui, guardandolo dritto negli occhi. «Insomma,» proseguì poi con prodigiosa enfasi «guardati intorno! Ci sono molte opportunità dietro l’angolo. E dietro un angolino sperduto del mondo, dove nessuno si aspetterebbe mai di trovarla, vi è sempre un’altra opportunità. Coraggio, il mondo è la fuori e ti sta aspettando!»

A quello spiccato eccesso di ottimismo, il giovane scosse la testa e, al contempo, sorrise. Quell’incoraggiamento ebbe l’effetto sperato. Non appena uscì dalla macchina, i suoi incantevoli occhi azzurri si riempirono di meraviglia.

«Lo vedi?» proseguì il vecchio, entusiasta. «Questa è Los Angeles. La città dei sogni e degli angeli, come suggerisce lo stesso nome. Tu credi negli angeli?»

«Come prego?» fece il giovane, alquanto imbarazzato da quell’assurda domanda .

«Ti ho chiesto se credi negli angeli.» insisté il vecchio, mettendogli una mano sopra la spalla.

«Beh, io non… Non lo so.» balbettò  lui, esterrefatto.

L’anziano signore sorrise.

«Credici ragazzo, credici fermamente. E vedrai che troverai la risposta a tutte le tue domande.»

Quando il giovane si voltò verso di lui per rispondergli, il vecchio era ormai scomparso. Thomas rimase di stucco e si domandò dove fosse finito.

Poi, d’un tratto, capì.

Nessuno poteva sparire così in fretta alla sua vista, tantomeno un povero vecchio stanco e a tratti delirante. Eppure, quella sorta di ‘delirio’ rappresentava in pieno quella concezione di vita cui tanto aspirava, quella porta il cui varco apparentemente inaccessibile lo avrebbe condotto chissà dove.

Quel vecchio era forse un angelo? O forse, il ragazzo aveva avuto una visione? Stava forse diventando pazzo?

Di qualunque cosa si fosse trattato, Thomas sapeva ormai cosa fare. Sorridendo fra sé, cominciò ad incamminarsi alla scoperta della città. Nel bel mezzo dell’esplorazione di quel mondo a lui sconosciuto ripensò a quanto accaduto poco prima, a quel vecchio che gli aveva gridato in faccia i suoi stessi desideri e una domanda magari sciocca eppure, per certi versi, a lui importante, si fece strada nella sua mente.

Chissà qual era il suo nome.

Il sogno americano - The American Dream
Il sogno americano – The American Dream

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

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