Come festeggiare un quarto di secolo dopo mezzo secolo dalla nascita di… Foxtrot!

Da quando ho cominciato a prendere in prestito dei classici della letteratura dalla biblioteca situata nei meandri del mio piccolo borgo, ho scoperto di avere un’omonima. La ragazza in questione è però nata nel 1984 e spesse volte, lo confesso, penso proprio che non mi sarebbe dispiaciuto nascere in un’epoca bellissima come quella. A quest’ora sarei stata decisamente più matura (anzi no, diciamo esperta!), avrei quindi avuto “ben” 39 anni, a dispetto del mio miserrimo quarto di secolo – traguardo raggiunto quasi un mese fa. E magari, sempre alla luce di quei fatidici 39 anni, avrei potuto benissimo vantare un “curriculum” di tutto rispetto sul fronte della mia specifica e viscerale passione per il rock progressivo. Magari avrei potuto raccontare a chicchessia di aver assistito al concerto dei Genesis svoltosi a Roma nel lontano 2007, o magari avrei visitato qualche altra città d’Italia soltanto per togliermi lo sfizio (e che sfizio!) di vederli suonare dal vivo. Per emozionarmi fin quasi alle lacrime, tra gli applausi scroscianti di un pubblico impazzito e appassionato fino al midollo. Per poter dire che anch’io, “dall’alto dei miei 39 anni”, avevo avuto il grandissimo onore di ascoltare in live un gruppo straordinario, decantato come uno dei millemila giganti del prog-rock apparsi sulla scena musicale di quel periodo.

Ora, io posso già immaginare l’esatta espressione facciale che assumerebbe chiunque si ritroverebbe a leggere queste righe. Le persone più esperte, come di consueto, “invidierebbero” non poco la mia bella età, spesso lasciandosi andare in esternazioni del tipo “Beata te, magari avessi ancora solo 25 anni!”. Ecco, queste affermazioni di solito mi strappano sì un qualche sorriso, ma al tempo stesso quel sorriso è sempre condito da un pizzico di fugace malinconia, o forse da una punta di inadeguatezza che mi spinge spesso a dirmi “ma che razza di vantaggio ci sarebbe, me lo spiegate? Fosse solo l’età anagrafica che ti fa giovane! (perché sì, io ho sempre pensato – e sempre penserò – che è nello spirito di ciascuno che si nasconde l’essenza di una qualsiasi persona – basti vedere che alcuni ragazzi della mia età – e, badate bene, mi ci metto pure io! –, a differenza di persone che di strada ne hanno fatta, non riescono più di tanto a “spaccare le montagne”, mentre loro… be’, loro sono come dei vulcani in piena attività!)”. Insomma, la sostanza del mio discorso è sempre stata questa: si può essere mentalmente “più vecchi” rispetto alla fatidica età anagrafica che decanta “in lungo e in largo” la tua gioventù, e questo… e questo, ahimè, è stato spesso il mio caso. Ebbene sì: spesse volte ho pensato di essere nata nell’epoca “sbagliata”. E altrettante volte sento che “il problema”, se proprio vogliamo definirlo in questi termini, non risiede nient’altro che nella mia testa. Quella testa che magari si fa mille pare prima di fare/dire un qualche cosa; quella testa in cui risiedono tanti progetti e altrettante idee che magari mancano di quel “tipico istinto” che dovrebbe contraddistinguere una ragazza di venticinque anni (d’altronde, agire d’istinto non significherebbe automaticamente comportarsi da “incoscienti”, no?).

Insomma, se è ormai assodato che spesso siamo proprio noi stessi a tarparci le ali, e se è dunque vero che siamo proprio noi stessi a crearci dei limiti o a tirar fuori problemi dove non ce ne sarebbero, allora mi sa proprio che su questo fronte dovrei cercare (come dico sempre, ma ormai sapete che con la parola scritta sono decisamente più brava!) di migliorarmi – e sarebbe anche ora, lo so. Poi, certo, non sono mancate le occasioni in cui mi sono affidata a quel fantomatico istinto, e devo dire che le cose sono andate pure meglio del previsto. D’altronde, lo dicono tutti che al cuore non si comanda, no? 

Tutto questo discorso per dire cosa? Be’… Io personalmente ho sempre “invidiato” le persone più esperte di me, e uno dei tanti motivi per cui mi sono spesso ritrovata a farlo riguarda proprio la fortuna di cui i suddetti individui hanno goduto sul fronte musicale. Okay che non esisteva ancora YouTube e che in generale l’utilizzo della tecnologia non era così imperante come oggi (cosa che, lo sottolineo, non ho mai considerato un vero e proprio svantaggio, anzi!), però sono stati proprio loro a godere appieno – e in tempo reale – di quella che io considero, perlomeno sul fronte musicale, la grande bellezza per eccellenza, e quindi di quelle emozioni che soltanto il prog riesce a regalarmi.

Una cosa posso farla, però – seppur “dall’alto dei 25 anni”. Posso infatti dichiarare (anzi no, urliamolo che è meglio!) che il giorno 8 luglio ho assistito, al Teatro Romano di Ostia Antica, al mio primo, “vero” concerto musicale! Un concerto capitanato dal grandissimo Steve Hackett che, devo proprio dirlo, si conferma una garanzia (e di cui adesso mi sto ascoltando tutti i dischi da solista)! Tra l’altro, andarci con papà è stato doppiamente emozionante, e non sono poi così certa che questo post possa esprimere appieno tutte le mie sensazioni in merito a un’esperienza che non scorderò mai. Per inciso: se non fosse che lo studio mi ha allontanato sempre più dalla scrittura, avrei redatto questo post proprio l’8 luglio (anche se essendo tornata a casa alle due di notte forse non era proprio l’ideale!), ma purtroppo dobbiamo accontentarci di quei tempi “morti” che cerco di concedermi di tanto in tanto al termine delle mie “solite” giornate.

Ma comunque… dov’eravamo rimasti? Concerto a Roma per Steve Hackett ex Chitarrista dei Genesis European Tour 2023 Foxtrot at Fifty Hackett Highlights a Roma e dintorni

Ah sì, al “buonasera/buonanotte” di Steve Hackett con annesse frasettine in italiano pronunciate durante il concerto e che, devo proprio dirlo, mi hanno strappato un’emozione fortissima. Ai tanti fans (sessantenni, perlopiù, ma qualcheduno più giovane c’era!) che indossavano magliette inerenti a Peter Gabriel, a Steve stesso e al prog rock (mi spiegate cosa diamine c’entravano, però, quelle t-shirt dei Jethro Tull, dei Metallica e dei Marillion???) e che più volte hanno strappato a me e a papà più di un sorriso in virtù della loro follia (durante il concerto urlavano e fischiavano come pazzi!) e che, a dispetto della consueta panzetta, si mostravano quasi più gagliardi di uno Steve Hackett che a vent’anni, quando militò nei Genesis, dimostrava il doppio dei suoi anni (guardate questa foto e capirete di cosa sto parlando!) e che adesso, a settantatré anni suonati, sul palco (e nell’aspetto) ne dimostrava venti e… e che da lontano, in buona sostanza, quasi ci sembrava un ragazzino?

Adesso capite perché l’età è solo un numero (acciacchi a parte e problemoni annessi, ve lo concedo)? E che avere venticinque anni (anche meno, eh!) non significa necessariamente che si “spacchi il mondo” come tutti quanti si ostinano a dire (sighsigh–sigh!)? Una cosa è certa: Steve Hackett e la sua band sì che hanno spaccato – e di brutto anche! Tra l’altro, ho “conosciuto” pure un certo Craig Blundell, un grandissimo batterista che mi ha fatto venire la pelle d’oca per quanto è bravo, tant’è che mi sono chiesta dove l’avessero tenuto nascosto (e soprattutto dov’ero io quando è spuntato fuori dal cilindro)?

Il sublime concerto, comunque, è cominciato sulle note di Ace Of Wands, un bellissimo pezzo strumentale appartenente a Voyage Of The Acolyte (1975), il primo album da solista dell’artista (a mio avviso, insieme a Spectral Mornings è il suo disco più bello in assoluto!), concepito con il supporto di Phil Collins e Mike Rutherford, suoi illustri compagni d’avventura dal 1971 al 1976 (da Nursery Crime a Wind & Wuthering, per intenderci). Le sezioni di chitarra elettrica sono a dir poco spettacolari. 

Voyage of the Acolyte
Voyage of the Acolyte (1975)

Segue The Devil’s Cathedral, un pezzo molto interessante che però non conoscevo – poiché fa parte dell’album Surrender Of Silence (2021), che non ho ancora avuto modo di ascoltare. Ma il fatto che sul finale ci sia un piccolo assolo di organo (com’è giusto che sia, se stiamo parlando di una cattedrale) è già per me una fonte di assoluta garanzia. 

Surrender Of Silence
Surrender Of Silence (2021)
Spectral Mornings
Spectral Mornings (1979)

                                             

 

                                   

La prossima canzone è Everyday, appartenente al meraviglioso Spectral Mornings (1979). Tutto il disco si fregia di suggestivi assoli di chitarra elettrica (ovviamente accompagnati dagli altri strumenti – persino dal flauto di suo fratello John Hackett, che compare in molti dei suoi album, Voyage Of The Acolyte compreso) e sublimi atmosfere, spesso al limite del fiabesco e dell’onirico.

Higlhly Strung
Highly Strung (1982)

Delle otto canzoni di cui lo stesso album è composto, comunque, Clocks (The Angel Of Mons) è stata quella che più mi ha colpito. Si prosegue con la bellissima Camino Royale, dal disco Highly Strung (1982), cantata dallo stesso Steve, per poi tornare su Voyage Of The Acolyte con Shadow Of The Hieroplant, un brano di circa undici minuti (durante il concerto ne è stata suonata soltanto una sezione) che fa da chiusura dell’album. Dopo questa bellissima “introduzione”, Steve Hackett riparte con il “classico dei classici”, un pietra miliare creata ad hoc da quei cinque ragazzini dal talento tanto precoce quanto smisurato. Così è nato Foxtrot (1972), forse il più pregevole disco dei Genesis, che ha compiuto ben 50 anni nel 2022!

Da Watcher Of The Skies alla grandiosa suite Supper’s Ready, passando quindi per Time Table, Get’em Out By Friday, Can-utility And Coastliners e Horizons (brano strumentale di circa un minuto e mezzo eseguito con la chitarra acustica), non c’è stata nemmeno una nota stonata. Io personalmente, con l’emozione a mille, s’intende, ho cantato sul posto i brani dall’inizio alla fine (e mi sono stupita del fatto che ne ricordassi quasi perfettamente tutte le parole, per quanto abbia ascoltato tante volte quel disco!), partecipando con vivo interesse a tutte le fasi del concerto. Il cantante che ha “fatto le veci” di Peter Gabriel (si fa per dire, perché Gabriel è inarrivabile!) e compagni sono stati lo svedese Nad Sylvan (voce), il già citato Craig Blundell (batteria), Roger King (tastiere), Rob Townshend (flauto traverso, sassofono e percussioni) e Jonas Reingold (basso e chitarra). Al termine dell’esibizione, c’è stato il consueto bis, ed è stata suonata la mitica Firth Of Fifth insieme a Los Endos.

Genesis News Com [it]: Genesis - Foxtrot - album review

Insomma, è stata davvero una serata magica, e a fine concerto c’è scappato anche l’acquisto di una maglietta dei Genesis (anche su questo devo ringraziare papà, ovvio!) che, manco a dirlo, ho riposto nell’armadio alla stregua di una reliquia (ovviamente in attesa di indossarla di nuovo – perché sì, da brava fan sfegatata ci sono già andata in giro). Prima del concerto delle ventuno, io e papà abbiamo trascorso l’intera mattinata a visitare gli scavi di Ostia Antica (un’area vastissima, impossibile scandagliarne ogni singolo anfratto in tempi ragionevoli!), compreso il Palazzo di Giulio II nel pomeriggio (nel frattempo, all’ora di pranzo ci siamo sparati un bel piattone di pasta alle vongole, accompagnata a una ricca frittura di pesce). Si può dire che il tempo sia volato – e che la città eterna è sempre piena di belle sorprese, concordo. Ma la sorpresa più grande di tutte rimarrà sempre l’impressionante esibizione di quel talentuoso, carismatico ed eterno ragazzino di nome di Steve Hackett.

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

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