Blackout

Blackout

Scrivo questo articolo in preda ad uno stato d’animo particolare; uno stato di profondo blackout che, per la prima volta, non so ben descrivere. Fatico a quantificare le mie emozioni, a mettere ordine nel caos che regna nella mia testa e, al contempo, sento vivo in me un profondo senso di delusione, accompagnato da un’altrettanta dose di rabbia e, come sempre, dai miei vecchi e cari compagni di vita: quei dubbi amletici che ormai da  mesi scandiscono il mio difficile percorso universitario.

Non so nemmeno da che parte cominciare. So soltanto che, almeno stavolta, eviterò di praticare la mia solita ironia ed analizzerò il tutto da una prospettiva differente.  Scriverò oggi questo post con l’unico scopo di archiviare almeno per un po’ di tempo l’argomento ‘Università’ dal mio blog, in modo da dedicarmi ad altri argomenti decisamente più leggeri e, per certi versi, anche più appassionanti.

Proprio oggi ho sostenuto la prova di matematica II e tutto potevo aspettarmi fuorché la consapevolezza di uscire da quell’aula sapendo di aver incassato l’ennesima sconfitta. Ho dovuto ricorrere a tutta la mia forza di volontà per non cedere e non alzarmi dalla mia postazione dopo un’ora e mezza di compito con il solo proposito di andare a ritirarmi, riconoscendo davanti al professore il fallimento di non essere riuscita in ciò che invece, per una volta, avevo creduto possibile.

Avevo davvero creduto che sarei riuscita a prendere anche più di 17, che avessi studiato abbastanza da meritarmi un voto discreto. Invece, nulla di tutto questo è accaduto e, adesso, mi ritrovo a dover rimettere di nuovo tutto in discussione, a capire cosa non va, dove ho sbagliato. Se ho sbagliato tutto sin dall’inizio, se e quanto ho sbagliato negli ultimi tempi. Per la prima volta, fatico a dar voce ai miei pensieri e quello che sto scrivendo non mi piace nemmeno un po’. Ma devo capire che cosa sta accadendo, dentro e fuori di me.

Avevo studiato tantissimo per questo esame, ho mollato gran parte delle lezioni del secondo semestre, ho mollato le altre materie, le uscite con gli amici, la scuola di ballo per un intero mese… Ho fatto davvero di tutto.

 

Ma allora, perché questo ‘tutto’ non è bastato? Perché la mia disperazione e la mia rabbia hanno raggiunto l’apice non appena ho consegnato all’assistente quel maledetto compito d’esame e, una volta uscita dall’aula, ho fiondato il mio zaino per terra, incurante che qualcuno potesse sentirmi? O ancora, perché, nonostante io abbia fatto così tanti esercizi, non sono riuscita nell’impresa?

 

Ed ecco che la paura si insinua di nuovo in me. In me si insinua quella paura che, quest’anno, non riuscirò a dare nessun altro esame se non quello che ho già avuto modo di estinguere al primo semestre. Certo è che, se davvero non riuscirò a sbloccare questa situazione, forse dovrò considerare l’idea di cambiare percorso e riordinare le mie idee. Chissà, magari se il tutto fosse andato per il verso giusto non sarei mai arrivata a scrivere una cosa simile, ma devo essere sincera ed analizzare la realtà dei fatti con rigore, senza condizionamenti di sorta.

Se davvero non riuscissi a dare altri esami complici le difficoltà, la scarsa autostima e, ora più che mai, la fiducia che ho perduto in un attimo, credo sia il caso di guardare dentro me stessa come forse non ho mai fatto nella mia vita. E questo non sarà affatto facile. Sono già indietro con gli esami, ho saltato numerose lezioni e, tutto questo, a favore della matematica. Ironia della sorte, avevo anche apprezzato il programma finora svolto e, in particolare, i concetti di Algebra Lineare.

Ma a nulla è valso studiare come una pazza argomenti anche ostici ma che, con tenacia e pazienza, avevo compreso senza l’aiuto di nessuno. Sì, ero davvero fiera di me stessa. Ma alla vista di quel compito, tutte le mie certezze sono crollate e, con esse, la speranza di esultare per il conseguimento di una votazione discreta. Chissà, magari non fa per me, forse ho davvero sbagliato ogni cosa. Non lo so… Adesso non so bene neanch’io quello che provo. Nella mia testa e nel mio cuore regna il vuoto, un blackout totale.

So soltanto che la stanchezza sta prendendo pieno possesso di me e, a poco a poco, mi sta portando via quella forza interiore e quella voglia di reagire che sempre  ha contraddistinto la mia persona. In ogni caso, ora credo sia meglio concludere questo articolo, sebbene io non abbia ancora esaurito del tutto quanto avrei voluto dire proprio nel momento esatto in cui davanti, ai miei occhi, ho assistito di nuovo alla mia sconfitta.

Adesso non mi resta altro che riflettere sulla questione, metabolizzarla e poi rifletterci ancora. Sicuramente, ho avuto in parte la sfortuna di avere nel compito degli esercizi con delle casistiche mai affrontate e, forse, anche la leggera presunzione di riuscire a conseguire, con fiducia ed ottimismo, un buon risultato. Ma io so benissimo che quella sorta di ‘presunzione’ era, in realtà, un’aspettativa molto alta. Un’aspettativa che si è invece rivelata una promessa alquanto disattesa.

Unica consolazione di questa giornata?

L’aver assistito nuovamente ad una lezione di ‘Chimica Inorganica’ (mascherata da Chimica Generale) impartita dal mio professore del primo anno, il grande G. M. È stato fantastico. Stessa passione, stessa simpatia, stesse battute sdrammatizzanti… Non è cambiato proprio per niente. In un attimo, sono ritornata indietro nel tempo e ho rivisto ‘la me’ del primo anno, seduta su quel primo banco entusiasta, spaventata, confusa ma, allo stesso tempo, perfettamente consapevole della sua scelta. Incredibile come quel professore sia riuscito a strapparmi un sorriso prima della temibile verifica di matematica, infondendo in me e all’intera classe la fiducia da lui sempre decantata nelle sue lezioni. Infondendo in noi la ferrea convinzione che tutto sarebbe andato per il meglio anche stavolta e che quelle solite difficoltà potevano essere sconfitte, completamente rase al suolo.

Lo scorso anno, lui ce lo diceva sempre. Diceva sempre che, non avendo avuto una buona preparazione in matematica, ha dovuto studiare tutto da solo e riprendere in mano persino i libri delle medie. Ecco, in quel momento io rivedevo me, la mia stessa condizione e, quando andai a sostenere il fatidico esame di Chimica Generale, me lo disse ancora una volta.

“Signorina, ha sostenuto anche altri esami?”

Imbarazzata risposi di no, che non avevo avuto delle basi sufficienti per riuscire ad affrontare matematica al primo semestre. Ma lui, con fare tranquillo, mi disse che ce l’avrei fatta e che, prima o poi, sarei riuscita nell’impresa. Ed effettivamente, Analisi I è andata. Molte volte ci ripenso e non posso fare a meno di chiedermi come diavolo ho fatto a superare quell’esame, da molti sostenuto innumerevoli volte. Eppure, con fiducia e altrettanta stanchezza, sono riuscita laddove credevo di non poter arrivare.

E adesso sta a me. Decidere se arrendermi o continuare su questa strada. Una parte di me propenderebbe per la seconda, ma non voglio saltare a conclusioni affrettate di nessun genere. Una volta tanto, mi prenderò il giusto tempo per riflettere a mente lucida nei giorni che seguiranno, per comprendere come affrontare al meglio le cose. Ad ogni modo, non smetterò mai di ringraziare tutte le persone che hanno avuto – e continuano incessantemente ad avere – fiducia in me.

 

Blackout
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Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

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