#4 Di Eserciziari, Classici della Letteratura e Attacchi di Sonno

«Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso.»

(M. Proust, da Il tempo ritrovato)

Delle tante viuzze di cui si fregia la Città Eterna, ce n’è una non poi così distante dall’università che – l’avevo quasi dimenticato! – mi fa sorridere il cuore. Non si tratta di una stradina particolarmente elegante; è anzi piuttosto dozzinale, eppure (perlomeno dal mio punto di vista) mi è sempre bastato un nonnulla perché la guardassi con altri occhi; gli occhi dell’amore. Di quel nonnulla, tra l’altro, io mi ci sono saziata per anni e anni, sempre squadrando con infinita meraviglia tutto quel potpourri di cui MAI, a differenza d’altro, riuscirei a privarmi. Non peraltro, io scrivo (o meglio, scribacchio!); cerco, tra i consueti affanni della vita quotidiana – e con affannosa disperazione –, di cibarmi di quei pensieri e di quelle parole che possano sempre regalarmi una speranza; anche solo una qualsiasi. Piccola o grande che sia.

Viale Ippocrate non può certo vantare i migliori negozi di abbigliamento (dove, per inciso, mi guardo sempre bene dall’entrare, perché… questo genere di cose, checché se ne dica, ehm… non mi attraggono per nulla!), ma il solo fatto che a distanza di pochissimi metri – si presentino al tuo cospetto almeno quattro librerie, suscita nel lettore/scribacchino compulsivo una gioia che difficilmente si può tradurre in parole (o per iscritto). Ogni singola volta che mi capita di entrare in una libreria, provo un grande senso di impotenza frammisto a un’altrettanto forte, incontenibile frenesia. Sai benissimo che il tuo occhio non potrà mai captare TUTTI i singoli libri che popolano ogni singolo scaffale in tempi ragionevoli, ogni più piccolo, meraviglioso anfratto di quel paradiso terrestre. Eppure ci provi. Ma quella stessa frenesia che ti coglie in quei momenti, lo si sa, è un po’ la tua rovina, perché ti permette di catturare ancora meno.

Ma c’è una regola che, perlomeno dal canto mio, non andrebbe mai infranta. Non ci si azzarda mai a salutare (a meno di casi particolari) una qualsiasi, ben fornita libreria senza aver comprato almeno un altro mattone di pagine da aggiungere alla tua prestigiosa collezione. Lo trovo una specie di attentato alla cultura, che oggi come oggi ci viene offerta su un piatto d’argento, spesso anche gratuitamente, attraverso le numerose piattaforme che ospitano romanzi integrali in pdf o sottoforma di audiolibro (di cui spero di parlare in modo più approfondito in uno dei prossimi post!). Lo trovo un peccato che, seppur veniale, mi porterebbe a redarguire me stessa più di quanto già non faccia abitualmente.

Varcata la soglia di una qualsiasi libreria, rimango letteralmente avvolta nelle sue spire, così invisibili eppure così solide; avvinghiata a quell’infinita distesa di libri che incanta l’occhio quasi al pari, forse, di una qualsiasi persona che guarda, inebetita, il/la proprio/a innamorato/a. Ecco, io non posso ovviamente dirvi con certezza la tipologia di espressione che mi si dipinge in faccia durante la mia perlustrazione libresca, però sono quasi certa che, se mai dovessi trovarmi a guardare il mio amore ipotetico in un certo modo, quel certo modo non sarebbe poi troppo dissimile dal come (letteralmente) mi perdo nel guardare un semplice libro (ah, ovviamente non universitario: quelli mi instillano quasi solo paura, per quanto adori sfogliarli!), accarezzandone con aria estatica la copertina – alle volte facendomi quasi stordire dal suo profumo caratteristico (eh sì, di tanto in tanto mi ricapita – con buona pace di mia madre – di annusare i miei amati libri come facevo da piccola [essendo ai tempi allergica agli acari, capite bene che non era l’ideale!]: un mio vezzo che non penso scomparirà mai del tutto!).

In verità, quel pomeriggio semipiovoso del 13 aprile non avevo intenzione di comprare nulla, ve lo posso assicurare. Dovevo semplicemente andare in una delle tante copisterie che circondano la città universitaria per stampare uno dei tanti libroni che ci propinano in facoltà: questa volta toccava all’Organic Structures from Spectra di Field & CO. Traducendo: un eserciziario di circa 500 pagine (di cui le prime 100 si prendono la briga di rispiegare alla buona, e in lingua inglese, i concetti basilari di spettroscopia) in cui sono presenti innumerevoli spettri di molecole incognite da interpretare. Ovviamente, ai fini del superamento dell’esame (di Analisi Organica). Avevo già utilizzato questo libro per “l’esame di tutti gli esami” (si fa per dire, ma tanto ormai sapete benissimo di cosa sto parlando!), soltanto che me l’ero lasciato in pdf sul computer. Adesso, però, dato che ci servirà il righello per risolvere alcuni esercizi (di fatto per misurare alcuni dei segnali che compaiono sugli spettri), ho dovuto, per forza di cose, correre ai ripari. Soltanto che poi, in quel momento, mi sono accorta di non avere la pennetta con me, ergo… avevo fatto un giretto a vuoto.

A meno che… Insomma, ero letteralmente circondata. Due grosse librerie erano proprio di fronte a me, dall’altro lato della strada, mentre vicino alla copisteria dov’ero andata ve n’era un’altra. E se è vero che occhio non vede, cuore non duole, figuriamoci cosa può succedere se quella cosa, qualunque essa sia, ce l’abbiamo proprio sotto agli occhi.

E così ho ceduto. Sono entrata nella prima libreria, quella che mi stava di spalle. Come sempre, ho sentito i miei occhi illuminarsi. D’altra parte, provavo già un vago senso di frustrazione per non essere riuscita a fotocopiare quel libro (che pur non essendo “vero”, si sa… è pur sempre un libro che mi piace poter ammirare, perlomeno prima che il consueto effetto novità svanisca e mi vengano, quindi, i capelli bianchi a furia di provare a risolvere gli esercizietti che mi propina!), quindi… come rimediare? Ma cercando un altro genere di libro, no? Tra l’altro, ultimamente mi è un po’ venuta la fissa per i classici, perciò avevo chiesto alla proprietaria se avessero dei classici della letteratura inglese. Purtroppo, la libreria era perlopiù adibita alla vendita di testi universitari, indi per cui non v’era poi troppa scelta a riguardo. Ho trovato esposti molti classici della Letteratura Italiana, che ovviamente hanno richiamato a sé vecchie memorie, ma nulla che potesse davvero interessarmi (o meglio, combaciare con la mia vera fissa, che svelerò tra qualche riga). Soltanto Delitto e Castigo del grande Fëdor Dostoevskij è riuscito ad attirare la mia completa attenzione. Però mi sono trattenuta e l’ho lasciato lì: questo perché a casa dei miei nonni ho da poco ritrovato questo romanzo, dato che mi ricordavo di averlo visto da qualche parte da piccola (tra l’altro è rivestito da un’elegante copertina rigida; si tratta, se non erro, di un’edizione del 1930, o giù di lì!), ma anche perché in realtà avevo salvato l’audiolibro su Spotify (che mi riservo il diritto di ascoltare in futuro). 

Uscita dalla prima libreria, ho pensato di attraversare la strada per andare verso l’altra, che avevo già visitato diverse volte. Entrata là dentro, il mio cuore è letteralmente esploso. Ho trovato quasi subito ciò che cercavo: un’infinita distesa di classici stava aspettando solo me (e io loro). Negli ultimi tempi, mi è venuta la forte curiosità di leggere i romanzi di Charles Dickens, di cui avevo trovato qualche file pdf su internet. Così, mi sono concessa di acquistare Oliver Twist e Nicholas Nickleby (quest’ultimo è un mattone di quasi 800 pagine e, concordo, perlopiù sconosciuto rispetto ad altri). Insomma, per farla breve… dovevo proprio compensare “le mancanze” di quel giorno facendo (altri) danni. E i danni, quando mi trovo in libreria, sono quasi sempre assicurati; quindi no, non mi ci portate mai, se non volete che vi svuoti il portafogli – piuttosto (suggerimento “random”) portatemi in un negozio di abbigliamento, là potete stare certi che non spenderete mezza lira! A parte gli “scherzi”, ho fatto un affarone, anche perché… non ho speso nemmeno dieci euro! Quindi mi sono contenuta, dai.

Non posso dire la stessa cosa per quanto riguarda i pranzetti sostanziosi che mi capita di fare a mensa. Là non mi contengo affatto e, anzi, arraffo a piene mani tutto quello che posso! D’altra parte, la mia unica fonte di sostentamento quando sono fuori casa è proprio quella, perciò… gli attacchi di sonno post pranzo sono, ahimé, assicurati! Vi dico solo che l’altro venerdì, a seguito di un pranzo che per me era la fine del mondo (la frittura di totani è una cosa spettacolare!), sono dovuta subito correre a lezione di Sintesi Organica. E se già a metà mattina, verso mezzogiorno, durante la lezione di C. Bioorganica (per farla breve, solo a lezione di Analisi Organica NON dormo mai!), stavo già partendo per la tangente (sarà pure che gli argomenti trattati sono belli pesanti), figuratevi dopo le 13, quando sono scappata a mensa e, dopo aver fatto la solita fila, ho mangiato quasi verso le 13 e 30 e finito tutto in dieci minuti per non fare tardi alla lezione delle 14. Ah, queste lezioni delle 14 sono un completo stillicidio, non c’è nient’altro che si possa dire! Chissà, forse soltanto se mi buttassi addosso un bel po’ di acqua gelata potrei risvegliarmi dal torpore e, quindi, trattenere tutti gli sbadigli che mi hanno sorpreso, a più riprese, durante la consueta lezione! Una cosa la so: quando mi toccherà avere a che fare con i tristi accadimenti delle sintesi organiche & CO, ci sarà senz’altro da mettersi le mani nei capelli.

Per adesso, però, quelle stesse mani mi serviranno anche per tenere il segno all’ennesimo libro (librone, a dire il vero!) che mi propongo di leggere, e che ho iniziato da pochissimo: Alla Ricerca del Tempo Perduto, di Marcel Proust. Lo so, sono una pazza. Sette volumi non si leggono in poco tempo; tra l’altro lo stile di scrittura di Marcel (per chi non lo sapesse, è uno scrittore e saggista francese vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo) è davvero complesso, particolareggiato e raffinato oltre ogni dire, condito da proposizioni lunghissime che alle volte, devo ammetterlo, ti fanno quasi venire il mal di testa. Riuscirò mai ad arrivare alla fine di quest’opera monumentale che ho avuto modo di conoscere, seppur marginalmente, al liceo (per ora sono ancora al primo volume, Dalla Parte di Swann, e sono arrivata appena a… a pagina 100 di… 2000 – sì lo so, lo so che mi voglio male, okay)?

Anche questo, suppongo lo scopriremo tra qualche tempo.

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

4 Risposte a “#4 Di Eserciziari, Classici della Letteratura e Attacchi di Sonno”

  1. Per me è la stessa cosa con le biblioteche. Mi piace visitarne una in cui non sono mai stato (la scorsa settimana sono stato in quella di San Mauro Torinese), ci perdo anche un’ora ad aggirarmi tra gli scaffali. E poi prendo sempre quanti più libri possibili, che si accumulano in una torre sul comodino vicino al letto…
    Per quanto riguarda i libroni però sono un problema se te li vuoi portare dietro da leggere nelle pause! Guerra e Pace l’ho letto suddiviso in due parti.. La seconda metà in parte nelle ore buche durante il corso estivo del 2014.
    Poi dipende, in realtà, perché un’opera può essere divisa in più volumi, come capita a molte saghe fantasy. La trilogia de Il Signore degli Anelli in genere viene venduta tutta assieme. La Ruota del Tempo invece sono 14 volumi, ciascuno tra le 700 e le 1200 pagine…
    I pranzi pesanti sanno essere traditori se poi hai lezione al pomeriggio! Io e un mio compagno di corso al primo abbiamo fatto una settimana a kebab, però avevo laboratorio, quindi la si reggeva. Invece rischiai l’abbiocco dopo una pizza ai funghi, lì mi stavo addormentando sul bancone dell’aula.

    1. Immagino che anche per te il tempo allora passi troppo in fretta, quando ci sono di mezzo le biblioteche! Posso chiederti cos’hai letto ultimamente e come hai trovato Guerra e Pace? Io di Tolstoj ho comprato Anna Karenina, ma ancora non mi azzardo a leggerlo!
      Sui libroni hai ragione, per mia fortuna il romanzone di Proust è suddiviso in sette volumi (però li sto prendendo in prestito dall’unica biblioteca che c’è nel mio paese!), altrimenti sarebbe stato uno stillicidio portarsi appresso quel volumone così pesante (tra l’altro ho visto che lo vendevano proprio in una di quelle librerie dove sono stata ultimamente, realizzato con la copertina rigida – che ho sempre preferito alla brossura! –, spettacolare… però ho deciso di trattenermi dall’acquistarlo perché volevo prima vedere se mi fosse piaciuta “la saga”!). Sul fantasy, posso dire che non è propriamente il mio genere, invece i thriller rimarranno sempre il mio genere letterario preferito!
      Sugli abbiocchi, eh… Mi ricordo chiaramente quando, dopo pranzo, avevamo laboratorio di Analitica II. Prima dell’esperienza pomeridiana, andavamo tutti nella “Sala bilance” del lab, e il prof si metteva a spiegare quello che avremmo dovuto fare… Non ti dico quanti sforzi ho dovuto fare per non rischiare di chiudere gli occhi davanti a lui (no, non è che avesse un tono di voce così “brioso”), ed è inutile dire che, alla fine… riuscivo ad ascoltare poco o nulla (santa la mia compagna di lab, che mi ha sempre salvato)!

  2. Guerra e Pace è stata una lettura interessante, soprattutto la seconda metà. Mi ricordo ancora adeso la descrizione di Napoleone assieme al suo esercito. Una lettura molto più scorrevole del Dottor Zivago, che ho detestato.
    In questo periodo sto leggendo delle raccolte di racconti. Ne ho una corposa con l’opera omnia di Saki.

    1. Oddio, Il Dottor Zivago! 😱 Io ci ho provato a leggerlo, ma ho mollato dopo le prime 90 pagine! Sin troppi personaggi, tant’è che non ci stavo davvero capendo un tubo e mi sono detta “ma chi me lo fa fare?” Mi devo togliere il cappello di fronte alla tua pazienza…
      Io penso che per parecchio tempo starò ancora con Proust, che per quanto pesante (oltreché, almeno al momento, piuttosto statico), mi incuriosisce parecchio… poi sono arrivata a pagina 165, quindi perlomeno sta andando meglio che con Pasternak!
      Sulle raccolte di racconti… dovrei sicuramente leggerne qualcuna!

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