1) A Trick Of The Tail – L’inizio di una ‘nuova era’ prog

Rimembro ancora la stupenda sensazione che si insinuò nel mio petto non appena ho premuto, in un giorno qualsiasi di qualche anno fa, il tasto PLAY per gettarmi nell’ascolto di questo album stupendo di Phil Collins e compagni: A Trick Of The Tail. Allora, per me, i Genesis rappresentavano “il mondo”.

E lo sono ancora adesso.

L’ascolto di determinate canzoni, nello specifico, suscita in me ricordanze assai gradite correlate alla mia infanzia e adolescenza, alle speranze di ieri e di oggi, ai sogni di domani. Dalla fine del liceo sono trascorsi quasi tre anni, eppure, non appena mi capita di rispolverare il repertorio del mio gruppo preferito, ecco che mi sembra di ripercorrere con la mente quel “fatidico” tragitto a piedi che ogni singola mattina mi apprestavo “ad affrontare” partendo da casa di mia nonna per giungere a scuola; quei dieci minuti di paradiso in musica che mi rimbombava costantemente nelle orecchie, scaldandomi il cuore.

Quei dieci minuti che mi separavano dal liceo e che percorrevo con sicurezza ed entusiasmo, erano conditi proprio dalla loro fantastica musica e, una volta uscita da scuola, il mio meraviglioso “rito” si ripeteva, instillando in me quel conforto e quella passione per il prog rock, che non mi avrebbe mai più abbandonato.

E adesso, eccoci – anzi, eccomi – qui.

Pochi anni sono trascorsi da allora, ma tantissime cose sono cambiate: fino a pochi mesi fa, al posto del mio solito tragitto verso la scuola, mi apprestavo a raggiungere il capolinea al fine di “salire in groppa al velivolo” che mi avrebbe portato all’università: un semplicissimo Cotral a due piani – che, tra l’altro, tutti gli altri viaggiatori dei paesi vicini ci invidiano! -. Lo scenario era, perciò, profondamente diverso da quello che per cinque anni era stato “la mia costante” (e malgrado quanto accaduto negli ultimi tempi, lo è tuttora).

Nonostante questo, “i Genesis erano ancora lì per me. Lì con me.”

Salivo sul pullman e il mio viaggio incominciava: mi aspettava un’ora intera di progressive, sia all’andata che al ritorno.

Bellissimo, non è così?

Effettivamente, se c’è una cosa che mi manca da quando non sto più “varcando le porte di Roma”, è proprio questo: dedicarmi con passione e bramosia, nel bel mezzo di quel viaggio, all’ascolto di capolavori progressive che non riguardassero soltanto i Genesis perché questi ultimi appartengono, in un certo qual senso, a un altro tempo e a un altro spazio. Un tempo e uno spazio che erano soltanto miei e che ho intensamente vissuto tra i banchi di scuola sin dalle medie, quando la spensieratezza era ancora di casa e il futuro faceva molta meno paura. Ho ampliato, perciò, i miei orizzonti ascoltando maggiormente gli Yes, gli ELP, i Renaissance, i King Crimson, i Pink Floyd, i Traffic – ma anche i The Who! – e molti altri gruppi dall’incommensurabile talento. Sì, sono state (e continueranno a essere) sempre delle bellissime scoperte, su questo non c’è alcun dubbio, però…

Però alcune volte – e lo ammetto, non sono poche! – necessito di “ritornare nella mia terra natia”, nel mio posto felice. In quel posto felice dove tutto è cominciato, quel posto che di nome fa Genesis. 

In effetti, quando un qualcosa va storto e la giornata sembra essere un completo disastro ecco che, con grande entusiasmo e altrettanta speranza, ritorno alle origini, ben sapendo che il mio amato gruppo inglese mi aspetterà sempre a braccia aperte e che il mio sconfinato amore per quei brillanti soggetti che non ho mai conosciuto mi spingerà ad analizzare ulteriormente le loro stupende composizioni, cercando di coglierne sempre una qualche sfumatura in più, quelle sfumature che in precedenza sono sfuggite alla mia attenzione.

Di sicuro, i Genesis hanno ragione nell’affermare che “Ripples never come back.”

Le onde dei ricordi – in questo caso – non tornano mai indietro e riavvolgere il nastro per rivivere le emozioni del passato non ci è consentito. Ma paradossalmente, attraverso la musica possiamo farlo, lasciandoci travolgere da quelle sensazioni e da quei ricordi che ci hanno portato – si spera! – a un’evoluzione costante scandita da un tempo e da uno spazio completamente nuovi che ci hanno reso le persone che siamo oggi e che senz’altro continueranno a trasformarci in quelle di domani.

A partire da sinistra: Phil Collins, Mike Rutherford, Tony Banks, Peter Gabriel, Steve Hackett
A partire da sinistra: Phil Collins, Mike Rutherford, Tony Banks, Peter Gabriel, Steve Hackett

 


 

1 a) Introduzione: A Trick Of The Tail

Agosto 1975: Peter Gabriel, carismatico ed eccentrico vocalist di alto spessore nella scena prog, dice addio per sempre ai Genesis tramite una lettera aperta in cui, tra le altre cose, afferma:

 

“…Lo strumento (la band) che abbiamo costruito come una cooperativa al servizio della nostra vena di compositori è diventato il nostro leader e ci ha intrappolato nel successo che avevamo voluto. Ha condizionato l’atteggiamento e lo spirito della band. La musica non ha perso valore e ho rispetto per gli altri musicisti, ma i nostri ruoli sono diventati troppo rigidi.”

 

Insomma, a quanto pare i contrasti e gli aspri dissapori sviluppatisi all’interno della band sono ormai all’ordine del giorno, nonché giunti a un punto di non ritorno che spinge il cantante a voltare pagina e a cambiare aria. Appaiono del tutto inutili i tentativi del tastierista Tony Banks, che cerca di convincerlo a cambiare idea.

Occorre analizzare, con estrema freddezza e altrettanta razionalità, una realtà dei fatti che, per quanto dura, non si può ignorare: Il clima che ormai si respira all’interno della band non è più quello di un tempo, ormai macchiata da un risentimento e da un’acredine sin troppo forti per poter essere livellati senza lasciarne traccia.

Che cosa ne sarà dei Genesis, adesso che la punta di diamante ha deciso di fare le valigie e non tornare più indietro? Molti critici, forse, li daranno per spacciati e relegheranno la band all’interno di un “vecchio album” pieno di foto ricordo, perdendosi nell’ascolto di quei capolavori in musica che, fino al pretenzioso e aggressivo The Lamb, hanno fatto la storia del progressive insieme a tanti altri. Ma il gruppo inglese non ci sta: i componenti della band si ingegneranno immediatamente a cercare un valido sostituto che possa incarnare il nuovo spirito dei Genesis

1 b) I “nuovi” Genesis

Ovviamente, all’inizio nessun membro della band osa immaginare che il fatidico sostituto di Gabriel si trovi proprio a un palmo dal loro naso. Urgono, pertanto, selezioni di possibili cantanti che possano permettere che la “nave riprenda a salpare”, evitando l’avverarsi delle diaboliche profezie elaborate da critici e non. L’unico che può salvare le sorti del gruppo si rivela essere, alla fine, il timido e talentuoso batterista della band: Phil Collins.

A Trick Of The Tail
A Trick Of The Tail

Esatto, stiamo parlando proprio di uno dei più celebri vocalist di tutti i tempi, un individuo che fino a quel momento se ne era stato lì, in sordina, intonando di tanto in tanto dolci – quanto effimere – melodie alla For Absent Friends (Nursery Crime) e alla More Fool Me (Selling England By The Pound). Per lui è ormai giunta l’occasione della vita, quel riscatto che forse, da un lato, potrebbe persino “fare un torto” all’istrionico Gabriel. Il cantante, a dispetto dell’iniziale scetticismo dei compagni, riesce a superare brillantemente la prova, aggiudicandosi così il prestigioso titolo di “nuovo frontman”.

(Ebbene sì, alla faccia dei detrattori)!

 

Moltissime cose, dunque, stanno per cambiare. Soltanto “una costante” rimarrà immutata (per nostra somma fortuna!): la forte passione per il rock progressive di cui A Trick Of The Tail si fa portavoce e che, per almeno i prossimi due post, ci farà compagnia.

 

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

8 Risposte a “1) A Trick Of The Tail – L’inizio di una ‘nuova era’ prog”

  1. Una delle mie abitudini/manie è quella di ascoltare della musica quando torno da una lezione. Ma solo se prendo il treno, mai col pullman. E solo quando torno, mai quando vado (a meno che vada molto lontano, tipo a Milano o Domodossola). Ho una playlist fissa, fatta per lo più di canzoni pop/rock anni ’80, e ascolto solo quella. Ecco, ascoltare quella serie di canzoni sul treno, di ritorno da una lezione a Vercelli piuttosto che a Caselle o da un’altra parte è una delle cose che mi manca di più al momento.

    1. Già, adesso le cose semplici sono quelle che mancano di più. Comunque, di questa tua mania mi sembra ne avessi sentito parlare sul tuo blog, se non erro la lessi mesi fa! Io non potrei fare come te perché altrimenti comincerei a pensare e non voglio assolutamente farlo, per cui combatto le mie ansie (che per carità, non sono nulla in confronto ad altre!) a suon di musica, a meno che il telefono non “muoia” lungo la strada di ritorno per il troppo utilizzo (cosa che, a dire la verità, mi è accaduta abbastanza spesso)!

  2. Ho ascoltato per la prima volta A Trick of The Tail poco più di un mese fa, ed è già tra i miei album preferiti! Semplicemente fantastico, non vedo l’ora di leggere i prossimi articoli per poterlo sviscerare ancora di più. Devo ancora identificare bene tutti i personaggi della copertina!
    E riguardo l’ascoltare musica in pullman, anche a me manca un sacco… Quei 40 minuti al giorno, andata e ritorno, in cui mi immergevo nella musica ormai sono andati. Ascoltarla da casa spesso non è la stessa cosa, non so perché.

    1. Eh sì, A Trick Of The Tail è un album semplicemente straordinario e più lo si ascolta più ci si innamora dell’atmosfera favolistica che alberga in esso; spero che i prossimi post possano soddisfare qualche tua curiosità! Se non lo hai già fatto, comunque, ti consiglio di ascoltare il B-SIDE correlato all’ultima canzone di questo album (“Los Endos”), ovvero “It’s Yourself”.
      Questa “traccia fantasma” non è presente in questo album (in realtà la inseriranno come B-SIDE della track “Your Own Special Way” di Wind & Wuthering, disco successivo della band), ma non appena la ascolterai ti renderai conto che vi sono moltissime somiglianze con “Los Endos”!
      E quindi anche tu ti facevi un bel viaggetto! Anche quando andrai all’università farai un tragitto di una durata simile, oppure il viaggio sarà ancora più lungo?

  3. Oh wow! Grazie per il consiglio, andrò ad ascoltarlo! Non sapevo esistessero queste “tracce fantasma”. Io mi affido a tutto quello che c’è su Spotify ma dimentico che a volte qualcosa manca.
    In realtà all’università prenderò un appartamento nella città, quindi non dovrò più fare viaggi giornalieri. Tra l’altro, potrei averne trovato uno a pochi passi dall’università, quindi sarà proprio un’altra vita. Ma di certo non smetterò di ascoltare musica solo per questo! Poi, ci sarà sempre il viaggio per tornare a casa nei finesettimana, che fra treno e pullman durerà almeno un’oretta e mezza.

    1. Beh, allora in tal caso avrai parecchio da ascoltare, durante questi tuoi viaggi di andata e ritorno nei weekend!
      Anche a me fa un effetto diverso ascoltare musica da casa, forse perché quando si viaggia con questa fantastica musica che ci rimbomba nelle orecchie si ha quasi l’impressione che lo spostamento fisico possa in qualche modo coniugarsi a una sorta di “viaggio mentale”, per cui in un certo senso è come se si facesse un doppio viaggio, e magari le emozioni risultano amplificate (o almeno, per me è così)!
      Tralasciando questa sorta di “filosofismo” connesso al prog, di queste “tracce fantasma” ce ne sono parecchie, tant’è che sono raccolte nei dischi “Extra Track” su YouTube, che per i Genesis sono tre poiché riguardano tutte le varie fasi musicali vissute dalla band, quindi dal prog rock al pop più commerciale.
      Ce ne sono alcune veramente stupende, che di sicuro avrebbero meritato maggiore considerazione. Per esempio, una volta Steve Hackett ebbe una diatriba abbastanza pesante con Collins e gli altri membri della band, perché in Wind & Wuthering avrebbe voluto inserire la track “Inside And Out” al posto (se non erro) della strumentale “Wot Gorilla?”, ma nessuno gli diede ascolto… Inutile dire che sono belle entrambe, ma forse il nostro caro Hackett aveva ragione!

  4. Sì è vero! È proprio un doppio viaggio!!
    Grazie mille per i suggerimenti! Altra roba da aggiungere alla lunghissima coda delle cose da ascoltare in questi giorni. Per “Wot Gorilla?” tenderei a dare ragione a Hackett perché è chitarrista, ma ascolterò il pezzo e mi farò un’idea!

    1. Certo che è un peccato che io non possa ascoltare anche te che suoni la chitarra! Comunque figurati, vedrai che saranno delle belle scoperte! Anche io non sono certo da meno, ho ancora tantissimo da scoprire e penso davvero che non mi basterebbe una vita per smettere di meravigliarmi con questa musica!

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