“Recap 2022” ♫ [Parte I]

Ormai un mesetto fa (eh, avrei voluto pubblicare questo post già da qualche settimana, però ho esitato un po’, prima perché avevo incombenze universitarie che esigevano la mia totale attenzione, e dopo perché mi piaceva sin troppo il post precedente – ma chissà perché!), vagabondando (come sempre) sul fantastico portale targato YouTube, mi è comparsa una playlist musicale – “Recap 2002“, appunto – che, a quanto pare, raccoglie ben 100 canzoni di ogni fattura, alias “le mie fisse del 2022”. Effettivamente, posso vantare un numero piuttosto considerevole di brani che ho ascoltato in loop per settimane (se non per mesi!), fino all’esasperazione, barcamenandomi tra soundtrack di film/fiction, album progressive (e non) sia italiani che, al solito, di stampo puramente anglofono. La vera scoperta del 2022, al di là di tutto, sono stati un gruppo britannico di cui, però, non parlerò in questo post (vi lascio con la suspence, come ha spesso detto un mio docente)!

Detto questo… possiamo finalmente iniziare con la prima carrellata (tutta Made in Italy) di quei brani che più mi hanno lasciato Il Segno nella lunga, difficile, quanto emozionante annata appena trascorsa.

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 I) Appena Un Po’

 

Via di qua, via di qua! Come andrei via di qua! Subito, come vorrei! Partirei, correrei… verso un altra verità. 

 

Ebbene sì, questa volta, come accennato poc’anzi, partiamo con il nostro tanto caro (quanto incasinato!) Bel Paese. I fan più accaniti del prog avranno certamente riconosciuto il marchio della PFM (Premiata Forneria Marconi) dal titolo della canzone che fa da apripista a questo post, nonché tra le righe della breve citazione che la segue; come, ovviamente, il fantastico album da cui è tratta. Ho conosciuto questo gruppo un po’ per caso (soltanto il suo curioso nome mi era ben noto da parecchio tempo!), e Appena Un Po’ è stato proprio uno dei brani che più mi ha coinvolta. I primissimi secondi sono i miei preferiti; un’introduzione perfetta per un disco sublime, dal titolo Per Un Amico. L’album nacque nel novembre del 1972, epoca d’oro del progressive. E devo proprio dire che i nostri si sono difesi egregiamente, mentre nello stesso anno i giganti del prog, come i Genesis, gli Yes, i Renaissance , i Jethro Tull e i Gentle Giant (tanto per citare qualche “gruppetto”!) sfornavano, rispettivamente, i seguenti capolavori: Foxtrot, Close To The EdgePrologue, Thick As A Brick, Octopus

 

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Premiata Forneria Marconi
Premiata Forneria Marconi

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Franco Mussida (chitarra e voce solista), Flavio Premoli (pianoforte), Mauro Pagani (flauto, violino), Giorgio Piazza (basso) e Franz Di Cioccio (batteria) costruiscono, in Per Un Amico, un vero e proprio arsenale di arrangiamenti sempre più complessi e non meno raffinati, che contribuiscono a definire lo stile squisitamente prog di cui era già impregnato il loro primo album, Storia Di Un Minuto (1972). Il risultato? A mio avviso, e a dispetto della popolarità di cui gode il suddetto disco, Per Un Amico è il prodotto migliore in assoluto dell’intera discografia dei PFM. Il titolo dell’album rimanda a una dedica che Mario Pagani fece a un certo Claudio Rocchi, definito come uno dei più originali cantautori italiani dell’era del prog e del rock psichedelico.

 II) Geranio

 

Balla un sogno che non c’è più…

E adesso, consentitemi di trasgredire un po’. Questa canzone, sempre appartenente a Per Un Amico, non era presente nel “Recap 2022” propostomi da YouTube. Effettivamente, non l’ho ascoltata moltissime volte, ma senza dubbio avrebbe meritato un posto speciale nella mia “hit parade” (sto recuperando adesso, ascoltandola in loop mentre scrivo!). Ciò che più colpisce di questa track non è certamente il testo, quanto le abilità musicali di ogni singolo componente del gruppo. Anche in questo caso il flauto di Pagani, accompagnato al pianoforte e alla batteria dei suoi talentuosi compagni d’avventura, contribuisce alla creazione di una melodia dai tratti magici e non meno dolci; quasi ipnotici. Sul finale, quella stessa melodia assume contorni più decisi, quasi possiamo immaginarci questa persona che balla da sola nella via, sulle ali di un sogno che forse non c’è più; che gira su se stessa sempre più velocemente, i contorni della città sempre più sfocati, una frenesia crescente che, inevitabilmente, si scontra con quel barlume di speranza che, seppur flebile, accende fuochi tutt’intorno sfidando l’enorme, gelida distesa di neve che lo circonda.

III) La Bolla 

Lo devo proprio dire: I Picchio Dal Pozzo sono strani. I Picchio che? State tranquilli, ci sono rimasta di sasso anch’io quando mi è capitato di ascoltare questa band ligure per puro, purissimo caso. E di certo questo qui non è uno di quei gruppi (italiani, ovvio!) che possono vantare la popolarità de Le Orme, de I Banco Del Mutuo Soccorso o dei PFM. Ho scoperto questa band in un momento abbastanza critico della mia vita (lo è stato per tutti, a dire il vero!), precisamente mentre stavo preparando (e interpretando) l’esame di Analitica II (nel frattempo ho vissuto, se ricordate, tutto il mese di gennaio come una perfetta reclusa in casa causa Covid, sigh!). Premesso che tantissimi gruppi italiani si fregiano di nomignoli a dir poco strani e, se vogliamo, anche divertenti (a quanto pare, Picchio Dal Pozzo è il nome che il gruppo scelse per raccontare le vicissitudini di un cavaliere!), quello che mi ha attirato più di loro è stato un nome a me ben noto: il pianista Aldo De Scalzi. Per chi, come me, è appassionato di soundtrack di film o fiction, forse saprà che molti di questi sono stati creati ad hoc da Aldo & Pivio De Scalzi, due fratelli genovesi davvero talentuosi. I Picchio Dal Pozzo (di cui però non faceva parte Pivio) sono nati nel 1976 – epoca in cui – saprete anche questo – il rock progressive era ormai considerato “fuori moda” – e hanno sfornato soltanto un paio di album: Picchio Dal Pozzo e Abbiamo Tutti I Suoi Problemi (1980). Ammetto candidamente che il secondo disco (in realtà ce ne sarebbe pure un terzo, Pic_Nic @ ValdaPozzo, ma non molto “celebre” rispetto agli altri due) non sono riuscita ad ascoltarlo per intero. Troppo “moderno”, poco “romantico” e decisamente fuori dalle righe (o forse dovrei dire “fuori dal prog”!) per i miei gusti!

 

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Picchio Dal Pozzo
Picchio Dal Pozzo

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Il primo album presenta invece numerosi richiami alla Scuola di Canterbury, a Frank Zappa e a molti altri gruppi prog che solo un vero esperto di musica (e quell’esperto, ahimé, non sono certo io!) potrebbe comprendere – come apprezzare – appieno. Il disco, comunque, è davvero particolare (basta guardare i titoli delle canzoni per capirlo!) e per me non è stato certo uno degli album “più approcciabili”. La penultima traccia dell’album, però, l’ho ascoltata tantissime volte. La Bolla è una bellissima canzone strumentale inaugurata dal pianoforte di Aldo; scatena in me un crescendo di emozioni che non riesco tuttora a spiegare, forse perché sono gli stessi strumenti a parlare per noi e a dare forma a un brano che, a tutti gli effetti, costituisce una vera e propria sperimentazione di suoni accompagnata, di tanto in tanto, dai cori di Paolo Griguolo (chitarra) e Andrea Beccari (basso). Al flauto (che però non è presente in questa traccia) e alla batteria troviamo, rispettivamente, Roberto Romani e Aldo Di Marco.


 IV) Valzer Per Domani

Non conosco per nulla il gruppo di matrice torinese Arte E Mestieri, se non per la canzone strumentale che più mi è rimasta nel cuore – e di cui sono tuttora ossessionata. Questo brano di soli due minuti appartiene all’album Giro Di Valzer Per Domani, pubblicato dalla Cramps Record nel 1975. Come suggerito dal titolo, il ritmo della canzone è associato a un bellissimo valzer viennese ed è scandito dal pianoforte di Beppe Crovella e dalla batteria di Furio Chirico. La copertina del disco, per certi versi, riporta a galla mie vecchie memorie. Quando ero piccola, mia madre ha tentato – senza successo – di iscrivermi a una scuola di danza classica. Checché se ne dica, non sono davvero mai stata un’allieva così disciplinata, anzi. Pur di non ballare, be’… mi rinchiudevo nel bagno “formato sgabuzzino” e stavo le mezz’ore senza fare niente (sì, lo so, mi sarei meritata una bella ramanzina, e forse… non solo quella!), guardando con curiosità quel poco che c’era intorno a me! Ora come ora mi viene da ridere, devo confessarvelo, ma dall’altro lato non posso non redarguirmi per la mia condotta (sì, una parte di me si sente ancora in colpa!), dato che mia madre ha scoperto queste cose dalla stessa insegnante! Roba che stendiamo un velo pietoso, proprio. Ora, a parte il fatto che non mi piaceva quel genere di danza, ero veramente scarsa, e a nulla valevano i tentativi della maestra, vuoi per il mio poco interesse, vuoi perché, appunto, non mi sentivo affatto portata per una simile disciplina… forse perché io, sotto sotto, odio la disciplina (per certi versi sono una casinara, a dire il vero)! Ironia della sorte, anni dopo mi sono innamorata delle danze standard e dei balli latino-americani, che non sono affatto esenti da un rigore e una classe che ti lasciano davvero a bocca aperta. Peccato che, da ormai quasi tre anni (potete bene intuirne la causa), non vado più a scuola di ballo né ho più “fatto serata”, ed è inutile dire che questa cosa, a livello psicologico, ha avuto un forte impatto su di me. Chissà, magari un giorno si “tornerà alle origini”, ma per il momento… mi devo consolare a suon di musica e scrittura (e menomale che esistono loro)!

 

TO BE CONTINUED…

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

6 Risposte a ““Recap 2022” ♫ [Parte I]”

  1. “Vi lascio con un po’ di suspence” è una frase che dico anch’io alla seconda lezione del corso di Chimica…
    I PFM devo dire che li conosco unicamente per Impressioni di Settembre e Celebration.
    I Jethro Tull comunque non avrebbero apprezzato di essere inseriti nei “giganti del prog”, anzi! 🙂
    In “La Bolla” si sente un’influenza dei gruppi fusion, del resto era la seconda metà degli anni Settanta. Inoltre si sente parecchio un richiamo ai Gong.

    Ho deciso che in ogni post della tua serie, indicherò anche una delle mie fisse musicali del 2022.
    Inauguro con:
    https://www.youtube.com/watch?v=S2ujotDMluo
    che ho conosciuto perché è stata usata nella colonna sonora della miniserie Moon Knight.

    1. Be’, di certo è una frase che un minimo di curiosità la suscita!

      Io invece Celebration non l’ho sentito, ero troppo curiosa di ascoltare i brani in italiano, anche se alla fine dei PFM più che altro mi piacciono i primi due album, quindi non è una band per cui nutro un’ossessione particolare…
      Sui Jethro, il tuo commento mi ha fatto sorridere! In effetti, avevano creato A Thick As A Brick proprio per parodiare il genere prog, e poi, ironia della sorte, il disco è uno dei capolavori più belli del rock progressivo (anche se ammetto che il “Lato 2” dell’album, a differenza del primo che trovo semplicemente stupendo, mi annoia un po’)! XD
      Per “La Bolla”, hai ragione! In effetti le sonorità sono quelle, anche se sui Gong mi trovi impreparata, però ce l’ho nella “lista” delle band da ascoltare 😀

      Bella l’idea di allegarmi anche qualche tua fissa musicale dell’anno scorso! 🙂
      Che poi, appena ho sentito questa canzone che mi hai mandato (che no, non conoscevo), dallo stile musicale l’ho subito associata agli anni ’60, ed effettivamente poi ho letto che è del ’69, quindi non ero poi così lontana! Confesso che ho un po’ un debole per queste canzoni “retrò”, ogni tanto su Spotify me ne capita qualcuna e la ascolto volentieri, anche se… ammetto che sono dovuta andare a cercare info sulla miniserie perché, come puoi immaginare, su queste cose sono parecchio ignorante!

  2. Celebration (E’ festa) per buona parte del brano è strumentale, quindi la parte cantata in inglese è proprio il meno…
    I Jethro Tull poi avrebbero fatto un disco realmente progressive con A Passion Play, il meno apprezzato dai fan (ai concerti gli tiravano addosso le copie in frantumi…) In effetti non è riuscitissimo, anche se c’è un passaggio per me davvero bello (Margus Perdé)
    Magari potrebbe piacerti di più il seguito di Ian Anderson, ovvero Thick as a Brick 2, che secondo me è un po più prog, nel senso del concept album.
    I Gong sono della scuola minore di Canterbury, quindi praticamente nicchia della nicchia… Puoi cominciare a conoscerli con questo brano:
    https://www.youtube.com/watch?v=rJWcuvelQKM

    Il brano di Umperdinck (il cognome mi ha fatto subito sorridere, per il personaggio di un famosissimo film…) è la cover di una canzone presentata al festival di Sanremo l’anno precedente.

    1. Oddio, ma allora avevo pensato bene! Nel senso che Celebration è pure un disco dei PFM, ma se ti riferisci a “È Festa” la conosco e, anzi, è uno di quei brani che ho ascoltato mille volte perché lo adoro 😍
      A Passion Play non credo di averlo mai ascoltato, in effetti dei JT non conosco moltissimo… Come A Thick As A Brick 2… mi devo informare!!

      Sui Gong, vado subito ad ascoltare perché sono curiosa 😀

      Quanto a Umperdinck… cover di una canzone del Festival di Sanremo?? E come si chiama (io il Festival non lo seguo praticamente mai, se non qualche spezzone 😂)? 😱

  3. Ma Celebration (E’ Festa)… è il titolo completo!
    Nel 2012 ho assistito al concerto di Ian Anderson a Torino dove ha suonato Thick as a Brick + Thick as a Brick 2… gran serata!
    La versione originale di A Man without Love è Quando Mi Innamoro di Anna Identici… ma io preferisco la versione inglese! Preferisco la cover! 🙂

    1. Ahhh, ecco… no, mai sentita quella canzone però la ascolterò giusto per curiosità!

      Quanto a Celebration… Sì, in pratica è la versione inglese di È Festa, però è pure una compilation che raccoglie alcuni brani afferenti a vari album (perlomeno su Wikipedia l’hanno inserita), quindi lì per lì ho pensato che ti riferissi a quello xD
      Sui JT… sì, mi avevi detto una volta che eri stato a quel concerto e posso solo immaginare quanto sia stato bello! 😍
      Io mesi fa ho “rimproverato” mio padre dicendogli che dovevamo andare insieme alla live dei Genesis che si fece a Roma nel 2007 (lui comunque non c’è andato), ma d’altronde lui mi ha detto che ero troppo piccola (e questa sarebbe una “scusa” buona? 😂)…
      Peccato che già allora li ascoltassi… e li cantassi pure 😂

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