(Il mio) “Inferno Alcalino”

Per i chetoni, in genere,
c’è questa convenzione:
l’idrocarburo saturo
prende un’aggiunta in one;

o si dà loro il termine,
che forse è più gentile,
dei radicali alcolici
legati al carbonile:

infatti, è preferibile
“metiletilchetone”,
anzichè dir che in chimica
esiste un butanone!

 

A. Cavaliere – La Chimica in Versi

 

Ok, ok. Adesso che avete smesso di sorridere (sì, io posso vedervi), posso anche raccontarvi come ho trascorso la mia giornata (o meglio, cosa ho combinato) all’interno del carcere di massima sicurezza targato Sapienza (eh sì, ormai tra diecimila autocertificazioni e guardiani che a poc’altro sembrano bodyguards pronti a buttarti fuori da qualunque parte tu decida di addentrarti, entrare all’università sta diventando quasi un terno a lotto!). Chiunque abbia masticato Chimica pura, potrebbe ricordarsi che le condizioni di inferno alcalino prevedono, nella fattispecie in Chimica Organica, di far reagire un chetone con idrossido di potassio e glicole etilenico, a 200 gradi centigradi, per ottenere il metilene e, dunque, la totale riduzione del carbonile (sì, lo so che avete capito tutto, tranquilli!). Condizioni davvero drastiche che hanno portato la sottoscritta nel suo personalissimo – e quasi sublime – “inferno” fatto di mille reazioni (non le ho ancora contate, ma almeno a un centinaio potremmo esserci benissimo arrivati!), mille concetti, mille simpatiche freccine intere o a mezza cuspide che si divertivano a fare la loro comparsa negli intermedi di reazione (e non solo). Insomma, in questo “inferno”, io ho trovato il mio paradiso, per certi versi. Ironia della sorte, mentre mi dedicavo allo studio di questa materia, avevo spesso immaginato di apporre come titolo del post questi due termini che, messi insieme, quasi sembrano contraddittori. Come se il “fuoco” e “l’acqua” fossero due entità destinate a scontrarsi in una lotta senza tempo ma trovandosi, al tempo stesso, unite più che mai.  Sì, lo so, stiamo filosofeggiando. E io, come sempre, mi sto arrampicando sugli specchi.

Tornando a noi, non mi costa affatto ammettere quanto serbassi la speranza di spaccare per bene quest’oggi all’esame di C. Organica II con Laboratorio, il mio esame preferito (sì, per me è stato il più bello e impegnativo – escludendo le odiatissime C. Fisiche – di tutte le altre Chimiche!), e l’ansia che mi ha attanagliato nei primissimi istanti di inizio verifica orale si è dissolta come neve al sole nel momento esatto in cui ho cominciato a favellare. A quanto pare, passare dalle riduzioni totali del carbonile a metilene alla sintesi di Strecker e di Hell-Volard-Zelinsky per sintetizzare gli amminoacidi non è stato poi così terribile, anzi! Quest’esame, come detto, è stato veramente affascinante (il più affascinante di tutti, a mio avviso), una continua e sconvolgente scoperta. Un mondo vastissimo, alle volte decisamente ostico e, per certi versi, esasperante, si è presentato dinanzi ai miei occhi senza troppi complimenti… e vi devo confessare che, perlomeno all’inizio, è stato un trauma bello e buono vedere tutti quei composti giocare tra di loro e, allo stesso tempo, prendersi il gioco di me e, in generale, di noi poveri studenti. Ebbene sì: molto spesso, la Chimica si diverte a propinarci scioglilingua quasi impossibili da pronunciare, meccanismi di reazione a primo acchito incomprensibili, composti più o meno simili che ti fanno diventare letteralmente matta prima che tu possa imparare a distinguerli per benino. Reazioni degeneri in cui, addirittura, si forma lo stesso identico composto completo di immagine speculare (se poteste vedere le sigmatropiche – e no, non ve lo auguro! – ve ne accorgereste di sicuro), tant’è che, se non si utilizza la spettroscopia NMR, non potremmo nemmeno riconoscerne la diversità! Ossidazioni, riduzioni, pericicliche, composti biochimici, polimeri… tutti questi soggetti sono, almeno a parole, gli argomenti targati C. Organica II; un vero e proprio mattone d’esame, un bel viaggetto durato circa tre mesi.

Un micromondo che esiste (e resiste) anche se, almeno nella vita di tutti i giorni e per chi non si occupa di tale scienza, risulta invisibile agli occhi di chi guarda il tutto macroscopicamente – com’è giusto che sia. Mi ricordo molto bene le prime lezioni di questa materia: assistevo con somma paura a tutto quello che il professore ci propinava, complice il fatto di non aver ancora espletato Organica I. Ci sono stati molti momenti in cui pensavo che mai avrei potuto pensare di sostenere la II, erano sin troppi gli argomenti che non riuscivo a comprendere, non ero ancora riuscita a immergermi nell’ottica del come i composti reagiscono, a differenza della Chimica Inorganica! Questo esame, in sostanza, è stato molto (ma molto!) tosto, ma oltremodo appagante. Ancora una volta, ho scelto di credere in me e nei miei mezzi, proprio come lo stesso professore che a fine esame, vedendo che me ne stavo bellamente ancora lì ad assistere alle verifiche degli altri studenti, mi ha persino chiesto a mo’ di scherzo se l’esame volessi ripeterlo! Certo, prendere un puntarello in più rispetto al bellissimo 26 che ho conseguito… non sarebbe certamente guastato, ma l’importante è aver dimostrato a me stessa e al professore (tanto geniale quanto esigente!) quanto e come avessi studiato. E ora, la tanto agognata meta si fa sempre più vicina… posso cominciare a fiutarne l’essenza, posso cominciare a ripetermi (e ripetermi, e ripetermi…) che ormai, al fine di raggiungere la vetta delle vette, non mancano che quattro esami (orali)! Eh sì, sta accadendo davvero, miei cari lettori… E l’unica che deve cominciare a crederci davvero, a partire da questo momento, sono solo e soltanto io!

 

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

2 Risposte a “(Il mio) “Inferno Alcalino””

  1. Butanone, in effetti, è uno di quei composti che fanno spesso fare un sorrisetto ai miei studenti. Assieme a (vai a capire il perché…) il propossi propano…
    Il termine “inferno alcalino” io non l’ho mai sentito, comunque tra inferno e paradiso, al massimo lo scontro potrebbe essere tra l’acido angelico e uno del gruppo degli acidi diabolici…
    Comunque, dai, davvero complimenti per il 26, brava! Mi sa che il programma è un po’ diverso da quello dei miei tempi… ma era compreso anche il mitico e terrificante norbornano?

    1. Ahahah, interessante questa visione! Io non so perché, ma queste condizioni di “Inferno alcalino” mi sono rimaste davvero impresse e nella mia mente sono scattati collegamenti magari impropri, ma io sono (leggermente) strana, quindi ci può stare! 😂
      A ogni modo, grazie dei complimenti!
      Comunque sì, il vecchio e caro norbornano (assieme al suo compagno norbornene), è apparso durante il corso, anche se ricordo bene che il professore disse che questa molecola ci avrebbe dato molto da lavorare, nel caso avessimo preso la magistrale in C. Organica!

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