La figura della volpe nella tradizione popolare e fiabesca

Eccoci di nuovo con un articolo inerente il rock progressivo, o per meglio dire, dedicato alla volpe…

No, non abbiamo ancora concluso. L’anno nuovo è ufficialmente cominciato (a proposito, un sincero augurio di buon anno a tutti i miei cari seguaci e visitatori!) ma (per fortuna) abbiamo ancora il diritto di riservare del tempo alle nostre passioni. Ripartiamo, dunque, dal punto in cui ci eravamo ‘bruscamente’ interrotti.

Effettivamente, manca ancora un fondamentale tassello per completare a tutti gli effetti l’analisi del capolavoro ‘genesisiano’ Foxtrot. Pertanto, suggelliamo il tutto con l’interpretazione metaforica e storico-mitologica della volpe; interpretazione correlata, appunto, all’album suddetto.

Fox-trot

Innanzitutto, il titolo dell’album allude a due ‘diversi’ significati, apparentemente discordanti tra loro. Con il termine ‘Foxtrot’, infatti, s’intende un genere di ballo (afferente alla categoria ‘Danze Standard’) di origine americana. Molto simile al Quickstep, altra danza dotata di grande tecnicismo e frizzantezza nel ritmo, significa letteralmente “il passo della volpe.” Ecco che questa interpretazione sfocia nella correlazione immediata con la raffigurazione della volpe protagonista della copertina dell’album. I due concetti si fondono, dunque, inaspettatamente, creando eccezionale compattezza e omogeneità.

Perché mai, però, assegnare all’album un titolo che sembra discostarsi totalmente dalle tematiche affrontate e da esso descritte? Questa sorta di ‘mancata spiegazione’ sembrerebbe, almeno in prima approssimazione, davvero difficile da colmare.

Ma se la volpe rappresentasse la perfetta incarnazione del comportamento umano e della sua agghiacciante follia, da sempre testimoniata dalle continue guerre e diatribe perpetrate all’interno della nostra stessa società?

In particolare, la figura della volpe è attorniata da numerose leggende, racconti, favole e misteri inerenti la sua indole. Sono noti, infatti, numerosissimi modi di dire che rimarcano la natura di questo affascinante – quanto astutissimo – animale. Nello specifico, ‘essere furbo come una volpe’ o ‘essere un vecchio volpone’ designano il medesimo significato.

Non abbiamo ancora risposto alla domanda, però.

Che cosa rappresenta, nello specifico, la copertina di Foxtrot che ritrae la volpe agghindata di tutto punto con quel magnifico vestito rosso simbolo di eleganza e, allo stesso tempo, di una profonda inquietudine simboleggiata dal suo ‘sguardo di fuoco’?

Simbologia della volpe

Secondo la mia interpretazione, l’animale potrebbe essere simbolo, come accennato qualche paragrafo prima, della guerra e dell’incessante lotta tra bene e male.

Pensateci un attimo: il colore rosso rappresenta, solitamente, il fuoco della passione e, dunque, l’amore che si prova per una persona o per i propri cari. Ma potrebbe anche simboleggiare una profonda ferita interiore o, ancora, il sangue che sgorga dal corpo di vittime martoriate ed innocenti. Può uno stesso colore simboleggiare dei concetti completamente differenti?

Certamente. Nel romanzo di Sthendal – scrittore francese del XX secolo – “Le Rouge et Le Noir” (“Il Rosso e Il Nero”), il simbolo del crimine, della battaglia e della morte è proprio il rosso. Ovviamente, anche la componente amorosa risulta perfettamente amalgamata con tali caratteri romanzeschi, ma ciò non può assolutamente essere considerato elemento di spicco dell’opera.

La belligeranza è il tema principale del romanzo, correlato all’aspirazione di una vita consacrata all’eroismo, condizione cui aspira il protagonista della storia, Julien Sorel. Nel particolare, il colore rosso simboleggia la Rivoluzione francese – periodo storico scelto e descritto nel romanzo – e gli abiti militari.

Pertanto, ‘l’aspirazione della volpe’ potrebbe essere collegata a quella dello stesso protagonista, sebbene essa stessa non sia vestita con abiti atti allo scontro e alla sete di combattimento. Dall’altra parte, la volpe sta cercando in tutti i modi di sfuggire ai suoi aguzzini (i Cavalieri Dell’Apocalisse) che cercano inutilmente di acciuffarla e di accaparrarsi la sua pregiata pelle, con lo scopo di trarne profitto economico.

A voi la scelta, dunque. Preferite una volpe vittima di angherie e di violenti soprusi, o una volpe forte e combattiva che cerca di farvela sotto il naso?

Nel primo caso, ci ricondurremmo alla figura del Cristo e alle sue atroci sofferenze, peraltro testimoniate dalla canzone ‘Supper’s Ready’, descritta nel particolare nell’articolo precedente. Nel caso prevalesse la seconda ipotesi, occorrerebbe guardare più in là ed analizzare più approfonditamente la questione.

La questione della furbizia associata alla volpe e correlata al contesto fiabesco, culturale e tradizionale del nostro tempo.

Furbo come… Una volpe

La furbizia di questo animale è simboleggiata, in particolare, dalle numerose favole di Esopo e di Fedro. Il primo, scrittore greco vissuto nel VI secolo d.C., si proponeva l’obiettivo di introdurre personaggi personificati all’interno dei suoi brevi racconti, in modo da favorire l’induzione di una riflessione morale da parte del lettore. Ovviamente, lo scopo didascalico delle favole è indubbio noto fin dagli albori.

Anche Fedro, infatti, scrittore romano vissuto nel I secolo d.C., promuoveva nei suoi racconti il medesimo scopo di Esopo, spesso raggiunto mediante un linguaggio semplice e di immediata comprensione.

La risposta agli interrogativi concernenti la volpe che assume, nella copertina, delle sembianze umane, è però sorprendentemente testimoniata dal folklore giapponese. Infatti, secondo la mitologia giapponese, la volpe possiede una grande intelligenza, nonché il dono di potersi trasformare o assumere le sembianze di un essere umano.

E, in particolare, di una bella donna.

La donna-volpe

Ecco svelato il mistero, dunque! Ma aspettate: ci sono ancora delle cose da dire. Il termine giapponese ‘kitsune’ designa appunto la volpe, protagonista di numerose leggende in cui la stessa è rappresentata come madre, moglie o, più semplicemente, consigliera e sincera amica.

In particolare, un mito molto curioso riguardante la volpe è il seguente:

 

Ono, un abitante di Mino (come narra un’antica leggenda giapponese del 545 d.C.), impiegò molto tempo per trovare il suo ideale di bellezza femminile. Una sera trovò la donna perfetta in una vasta palude, decidendo quindi di sposarla.

Contemporaneamente alla nascita del primo figlio, anche il cane di Ono ebbe un cucciolo che, crescendo, divenne sempre più ostile verso la donna delle brughiere. Ella pregò il marito di ucciderlo, ma lui si rifiutò. Un giorno il cane l’attaccò terrorizzandola, tanto che lei tornò alla sua originale forma volpina e scappò via.

“Sarai anche una volpe” le diceva poi Ono “ma sei la madre dei miei figli e io ti amo. Torna quando ti pare; sarai sempre la benvenuta”.

Così ogni sera ella tornava e dormiva tra le sue braccia.

 

Nel momento in cui (grazie a Wikipedia, è giusto dirlo) ho scoperto l’esistenza di questa leggenda, ho pensato di aver vinto e aver finalmente trovato la possibile spiegazione a quella domanda insediatasi, da qualche tempo, nella mia mente: che diavolo c’entra la volpe raffigurata nell’album con le tematiche da esso affrontate?

A quanto pare, abbiamo trovato la risposta.

La parole ‘kitsune’ significa, nello specifico, ‘torna e dorme’. Nel racconto, infatti, la volpe tornava da suo marito di notte sotto forma di donna, mentre di giorno riassumeva i suoi tratti animaleschi. Nella copertina di Foxtrot è rappresentata la fusione perfetta di questi due aspetti.

La volpe assetata di vendetta si trasforma in una donna amorevole che conserva, però, la furbizia affibbiata al mondo femminile (ma anche a quello maschile, s’intende!).

La volpe colpisce… ancora!

Bene, anche stavolta, siamo quasi arrivati alla conclusione. Una domanda sorge spontanea, però. Quest’ultima interpretazione può essere effettivamente annoverata come quella ‘giusta’? Beh, lasciamo, ancora una volta, parlare il web.

Paul Withead, creatore della copertina, veste la volpe come una donna affascinante poiché a quei tempi, negli Stati Uniti, le giovani fanciulle venivano denominate ‘Foxes’. Peter Gabriel, nelle vesti dell’avvenente volpe, si esibirà nei suoi futuri concerti con questo curioso travestimento indossando, peraltro, il vestito di sua moglie Jill. Il vestito gli calza praticamente a pennello, ma ciò non risulta affatto strano se si pensa alla minuta corporatura del cantante, per nulla imbarazzato da questa sua folle – quanto incredibile – idea.

La copertina di Foxtrot

Eccoci dunque all’epilogo, al nuovo mistero svelato. Sono state forse inutili le congetture precedentemente esposte? Naturalmente no. Ricordiamo che i veri protagonisti siamo noi, appassionati estimatori del rock progressivo, egocentrici e raffinati seguaci di quel sogno proibito cui ognuno aspira.

La dimensione paradisiaca raggiunta attraverso la musica del secolo scorso.

La dimensione onirica e paradossalmente reale che le copertine di un album, così come i brani che lo compongono, sono in grado di offrirci.

La perfetta felicità che si prospetta da una libera quanto complessa interpretazione di un pretenzioso lavoro musicale da parte di noi fanatici del rock.

 

Peter Gabriel travestito da volpe
Peter Gabriel travestito da volpe
Peter Gabriel nelle sembianze della volpe
Peter Gabriel nelle sembianze della volpe

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

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