“Lontano da casa…”

Credo che l’acqua sia sempre stato il mio elemento, a prescindere dal mio segno zodiacale (Il Cancro). E devo proprio ammetterlo, mi mancava il senso di libertà che (in questo caso specifico) le calme, limpide e fresche acque di Ladispoli sono in grado di infondermi non appena mi ci fiondo dentro senza nemmeno pensarci. Proprio così, il mare mi mancava. Non “un mare specifico”, bensì il mare in sé, ed è proprio questo a fare la differenza. Quest’anno, viste le condizioni critiche che il nostro paese sta affrontando ormai da mesi, credevo che avrei visto il mare solamente in cartolina ma, fortunatamente, avere un fratello che mi vuole un mondo di bene e che, grazie al suo lavoro nel campo dell’informatica, anche quest’anno mi ha portato in vacanza (organizzando il tutto a mia insaputa!), è davvero un privilegio.

Anche in questo istante, la brezza marina mi scompiglia i capelli e, mentre passeggio speditamente per il litorale, i miei amati Genesis mi fanno compagnia. Questa volta tocca a “And Then There Were Three”, album del 1977. Insomma, nella mia vita – famiglia a parte – ci sono “solo” tre costanti al momento: lo studio, la scrittura e la musica. O forse, sarebbe più corretto dire i Genesis – anche se questa costante, congiuntamente allo studio, mi appartiene ormai da anni -. Pensate che quando siamo scesi dal treno regionale e ci siamo avviati fuori dalla stazione, una pseudo-edicola si è paventata proprio dinanzi a miei occhi, ma dato che non ci vedevamo più dalla fame, ci siamo seduti su una panchina a pochi passi da “lei”. E all’improvviso, proprio mentre stavo addentando il panino, ho notato sulla vetrina della stessa un giornale dal titolo scritto a caratteri cubitali; un titolo fin troppo familiare. Si tratta sempre della rivista Prog Italia ma, questa volta, il numero è dedicato interamente ai Genesis.

Come forse avrete intuito, sono corsa ad acquistare il mensile e devo dire di aver già scoperto cose molto interessanti riguardo al mio gruppo preferito. Insomma, non si finisce mai di imparare e ora che sono sulla spiaggia, proprio nel momento esatto in cui l’album si conclude in concomitanza con la fine della mia passeggiata mattutina, ripenso al mio amato rock progressive e a questa piattaforma che, negli ultimi tempi, è stata viva testimone delle mie “cruente” battaglie accademiche da studentessa. In effetti, sono trascorsi quasi tre mesi dall’ultima volta che ho redatto un post sul mio genere di musica preferita, senza contare che non ho più presentato gli album che vanno dagli anni ’70 agli anni ’80 prodotti nei mesi di Maggio-Giugno-Luglio. In questi ultimi giorni, avevo pensato di proporre uno “speciale” degli album creati ad Agosto (avrei posto maggiormente l’attenzione sull’album rock/hard rock “Who’s Next?” dei The Who!) ma poi, per qualche strano motivo, ci ho rinunciato. È come se per tre mesi non avessi avuto il costante bisogno di scrivere su questo blog perché non avevo “l’ispirazione” anche se, paradossalmente, non ho smesso di farlo (anzi, ho continuato in sordina), nemmeno quando mi trovavo in “grossi guai”. Tutto questo perché mi sono ritrovata a redigere una “specie di storia” che forse non ha nulla di insolito anche se, paradossalmente, mi intriga molto perché di per sé è la scrittura a essere intrigante, suscitando costantemente nell’autore in erba l’impellente domanda: ‘e ora? In che modo proseguirò la vicenda che mi appresto a raccontare?’ Ci sto ancora pensando, in verità. Non so neanche se questa nuova storia – al momento, definirla come un “romanzo” mi sembra troppo pretenzioso – avrà mai una fine dignitosa.

Quello che posso dire è che domattina torneremo a casa, per cui quest’oggi dovrò “salutare” il mare come si deve e farmi un’ultima, bella nuotata a suon di potenti bracciate a stile e a delfino – quest’ultimo è il mio stile preferito -. Lo so, mi hanno detto che “adoro farmi del male”, ma che posso farci se con il delfino, contrariamente agli altri stili, riesco a buttar fuori tutta l’energia che ho dentro? E poi diciamocelo, il nuoto è stato il mio “primo amore” (ho praticato questo sport per parecchi anni!), per cui è per me inevitabile rendere giustizia a uno stile reputato, ovviamente, faticoso ma a mio avviso meraviglioso e appassionante.

Quanto all’argomento più spinoso e chiacchierato degli ultimi tempi… qui a Ladispoli (come altrove, del resto) sembra proprio che la gente non sia minimamente preoccupata per quello che è accaduto pochi mesi fa, anzi: gli assembramenti ce ne sono – e molti – e benché io e mio fratello abbiamo indossato costantemente la mascherina durante la passeggiata serale evitando il più possibile i contatti ravvicinati con le persone passando anche in zone non molto frequentate, non ho potuto fare a meno di impressionarmi alla vista di un’inarrestabile e indifferente movida. Insomma, un conto è ascoltare il tutto al telegiornale, un altro è vederlo con i propri occhi. Comunque sia, perché dovrei sorprendermi? In fin dei conti, se è vero che la storia si propone il nobile compito di insegnare agli uomini, è altresì vero che una cospicua fetta di individui  non ha la benché minima intenzione di apprendere da questa!

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

2 Risposte a ““Lontano da casa…””

  1. Io, invece, sono l’esatto contrario! Ma proprio diametralmente opposto! Sono un terribile idrofobico e detesto il mare, la sabbia, il prendere il sole e la derivante noia… nell’eterna lotta tra il mare e la montagna mi schiero senz’altro dalla parte della seconda. Al massimo, città. De gustibus! Invece sono una costante i Genesis (o i tanti altri) nelle cuffie.
    Quanto all’indifferenza di certa gente alle regole di distanziamento, c’è poco da dire… hai ragione, nessuna sorpresa. Non c’è nulla da fare, ci sarà sempre chi pensa di essere il più furbo di tutti: è nella natura dell’essere umano. In questi giorni sono a Roma (siamo vicini!) ed è inutile dire che assembramenti se ne vedono; il massimo che si può fare è starne lontani. Pensavo peggio qui, comunque, vista com’era la situazione nella mia zona in Piemonte (delle mascherine neanche l’ombra in certi posti), ma è ovvio: dove ci sono più controlli la gente è più portata a rispettare le regole. Niente di nuovo!

    1. Hai ragione Francesco, ognuno ha i propri gusti! Io al mare non potrei proprio rinunciare, ma sono sicura che anche la montagna sia un’ottima alternativa! Eh sì, purtroppo l’utilizzo della mascherina dipende in larga parte dal buon senso delle persone e come dici tu c’è sempre chi crede di essere più intelligente degli altri… poi purtroppo a rimetterci siamo tutti, però!
      Spero che la città di Roma, malgrado il caos intrinseco che vi regna, ti stia piacendo e che ti stia divertendo! Buona permanenza! 😉

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