“Addio alle fisiche!” – Secondo Tempo

Sono quasi le 15 e io mi giro e rigiro come una specie di trottola che danza lentamente lungo il soggiorno, aspettando che il “link del giudizio” mi arrivi per posta. Il mio cuore non smette di pulsare e la mia mente sembra aver dimenticato persino quelle equazioni. “Devo farcela”, mi ripeto mentalmente e a bassa voce, cercando di non sembrare una mezza pazza agli occhi di chiunque potrebbe scrutarmi da fuori.

Di certo il piano terra non mi consente proprio di farmi beatamente gli affari miei senza che qualcuno possa ficcanasare dentro al soggiorno di casa mia e scrutare il mio stato d’animo ma, questa volta, mi sembra tutto fin troppo tranquillo. I minuti non trascorrono lenti, veloci, il ritmo che scandisce quel momento sembra finito eppure, per certi versi, indefinito. Poi, verso le quindici, puntuale come la morte, arriva proprio quello: il link che sancirà ufficialmente l’inizio dell’esame.

Soltanto a riscriverlo ora in questo post, il mio cuore si “tachicardizza” e mi investe nuovamente quel senso di forte ansia e di sfiducia  profonda che mi ha pervaso in quell’esatto momento.

Non appena vedo la schermata che mi indirizzerà a “partecipare alla chiamata”, noto infatti un qualcosa di strano. La telecamera incorporata al mio pc non funziona. E adesso? Il primo mezzo colpo della giornata mi investe proprio in quel preciso istante, mentre guardo mia madre terrorizzata perché si trova anche lei in soggiorno, in procinto di andarsene per lasciami tranquilla nella stanza. E invece…

 

ERRORE FOTOCAMERA (ma il microfono funziona!)

 

Ma come caspita è possibile? Come è possibile che la telecamera non funzioni?! esclamo immediatamente – o meglio, mi lascio sfuggire -. E ora cosa si fa? 

Travolta da un nuovo senso di agitazione, mescolatosi tra l’altro a quello precedente, prendo il pc di mia madre e cerco di accedere da lì:

 

IL MICROFONO NON FUNZIONA (ma la telecamera sì!)

 

Corro allora a provare il computer fisso del salone: 

 

IL MICROFONO NON FUNZIONA (ma la telecamera sì!)

 

Perfetto, mi dico. Davvero fantastico. E ORA???

Torno nel mio computer e, con “coraggio”, accetto la chiamata anche se la mia telecamera ha deciso di farmi il “brutto scherzo” di non funzionare, quando fino a una settimana fa andava benissimo. La prima candidata ha già cominciato a parlare e devo dire che se la sta cavando egregiamente. Devo ammettere che non manco di invidiarla perché l’isteresi magnetica è davvero complessa da spiegare, anche se poi… mi arriva la seconda ondata di ansia non appena il professore le chiede quelle: le famigerate equazioni di Maxwell. In quel momento, ecco che lo sconforto prende pieno possesso di me e dentro di me si fanno strada dei pensieri a dir poco negativi: E se a me non le dovesse chiedere? 

Bevo un altro sorso d’acqua e cerco di calmarmi, ma l’inutilità di quel gesto è presto detta: un altro problema da affrontare si presenta nel bel mezzo dell’esame. La prima esaminanda ha una webcam, il professore non si fa vedere e la studentessa inquadra soltanto ciò che sta scrivendo, mentre io… io non ho una webcam… forse serviva? Assorta da un dubbio atroce, scrivo nella chat di Meet al professore scrivendogli se sia possibile, dato che appunto non possiedo una webcam, sostenere l’esame a tu per tu, considerando che nelle lezioni in streaming era possibile guardare sia il professore che tutti gli altri partecipanti.

Il docente mi risponde quasi subito che va bene, ma io non mi tranquillizzo per niente. Temo il momento in cui sarò io a dover parlare, temo il momento in cui sarò io a tentare di dimostrargli quello che conosco della Fisica. Non appena termina la studentessa, che si porta a casa un bel 27 ma che d’altro canto si mostra (malgrado l’insistenza del professore) restia dal rivelargli che allo scritto di Fisica I ha conseguito un punteggio di 18 (deve fare ancora l’esame orale, però!), ecco che il professore mi chiama per cognome e io, in quel momento, quasi mi sento “morire”. 

Provo ad attivare di nuovo la telecamera, ma questa si ostina a non funzionare. Immediatamente, gli segnalo il problema e il professore mi propone di provarci via cellulare. Dopo una manciata di minuti, però, scopro che non posso accedervi perché non possiedo l’applicazione di Meet. E ora???

“Mi faccia la videochiamata via Whatsapp, a questo punto. Il numero ce l’ha, non è vero?”

A quelle parole, spalanco gli occhi e gli rispondo in modo affermativo. Il professore ci aveva dato il suo numero il primo giorno di lezione, mostrandosi disponibile agli studenti persino via cellulare. Con l’agitazione ancora in corpo, effettuo la videochiamata e un rumore assordante comincia a propagarsi nella stanza. Evidentemente, il tutto fa interferenza con il pc e non mi resta che chiudere il link di Meet, rimanendo a tu per tu con il professore tramite Whatsapp.

Ok, devo ammettere che è strano. 

Eppure, tutto sembra funzionare, anche se…

“Avrei bisogno che mi inquadrasse il foglio mentre scrive, però…”

Guardo mia madre che è ancora nella stanza. Poi guardo un attimo la stanza. Poi di nuovo mia madre. Il mio stupido telefonino è, anzitutto, al 35 % e credo che non resisterebbe a lungo a quella videochiamata (peraltro una delle prime in assoluto che abbia mai fatto in vita mia!). La perspicacia di mia madre supera ogni confine e prima che possa dirgli qualcosa mi prende il caricatore del telefono, mentre io rimango seduta sul tavolo del salone e gli dico:

“Ok, ci provo.”

Ma la cosa si rivela assai difficile, quasi impossibile.

Il professore spontaneamente passa al tu, come ha fatto con l’altra esaminanda…

“Allora… parlami un po’ dei dielettrici.”

Stringo i denti e ringhio in sordina, cercando di fare uno sforzo per dirgli qualcosa o, perlomeno, cercare di portarlo all’argomento che “vorrei” che mi chiedesse e che conosco di più. Farfuglio un qualcosa ma devo dire che  l’emozione, il nervosismo e anche il fatto di tenere costantemente il telefonino in un certo modo, mi rendono difficile un po’ il tutto. Pur inquadrando (malamente) il foglio, non riesco a mantenere il dispositivo in una posizione fissa. Mia madre prende il suo PC e così lo poggio lì, ma purtroppo inquadrare bene il foglio risulta impossibile.

Il professore, però, sembra comprendermi e d’un tratto, notando la mia titubanza, mi volge una domanda che mi sembra un deja-vu: se non erro, quella stessa domanda mi era stata rivolta anche dal professore esterno di Fisica all’esame di stato, ma in quel momento non posso perdermi in quel piccolo, grande (e delizioso!) dettaglio. Rispondo nel modo giusto e il docente si “fionda” sulla capacità, anche se non riesco a rispondere alla sua domanda precisa, sebbene abbia cercato di “rivelargli” l’utilità di questa grandezza fisica.

A ogni modo, mi rendo conto di essere riuscita a “condurlo” dove volevo:

“Parlami dei condensatori in parallelo.”

Ok Ele, puoi farcela, mi dico di nuovo, cominciando a parlare facendo, innanzitutto, una necessaria introduzione all’argomento, per poi riuscire finalmente a raggiungere un poco di tranquillità non appena il docente mi chiede:

“Scrivimi le equazioni di Maxwell in forma integrale e differenziale.”

Forse sorrido, o forse no. Ammetto di essere ancora un po’ confusa ma, con mio sommo piacere, comincio a parlargli di quell’argomento e in quel preciso istante, quasi non mi fermo a respirare. Quasi mi sembra di essere tornata, tutt’a un tratto, alla maturità, quando i professori mi invitarono persino a bere un bicchiere d’acqua, alla luce del mio “non fermarmi mai”. Con una destrezza che non sapevo di avere ancora, mi perdo nel “raccontargli” il tutto a parole e poi, in gergo fisichese, i vari passaggi e l’utilità di queste quattro equazioni che riassumono in modo elegante tutto l’elettromagnetismo. Alzo il foglio, scrivo e parlo, alzo il foglio, parlo e scrivo, alzo il foglio e parlo, parlo e alzo il foglio, provando ogni singola combinazione per convincerlo che ho capito qualcosa di questa benedetta materia e per fargli leggere quanto sto scrivendo… Il professore mi guarda e non mi guarda e a volte scompare dall’obiettivo, però mi ascolta e, alla fine di uno “straziante” racconto, mi corregge delle imprecisioni presenti nell’ultima equazione della serie: La legge di Ampère-Maxwell.

Poi, però…

“Sai qualcosa della legge di Snell?” Silenzio (purtroppo!)

“Mi sai scrivere l’equazione dell’onda elettromagnetica?” Silenzio (anche se sono certa che fosse facile, mannaggia!)

Con rammarico, mi trovo a non rispondergli: ammetto che le onde elettromagnetiche non le ricordavo proprio, complice il fatto di essermi concentrata maggiormente sui primi argomenti e, ancor di più, sulle famigerate equazioni di Maxwell.

Con molta tranquillità, il professore decreta la fine dell’esame, ponendo l’accento sul fatto di aver saputo bene le equazioni ma non altrettanto bene il resto e io, ovviamente, non posso non concordare con lui. Alla fine, però, mi mette 20 e io mi sento la persona più felice del mondo:

“Ti metto 20, ok? Almeno anche questo esame è andato, dai… quanto hai preso a Fisica I?” mi chiede poi, con curiosità. (Sapete, il mio professore è un po’ fissato con le statistiche…!)

“22” gli rispondo, con un tono dal quale traspare la mia consapevolezza di non essere affatto in gamba in questo tipo di materie.

Lui fa un sorrisetto e mi risponde:

“Vabbe dai, almeno ora non avrai più ‘le fisiche’… anche perché mi pare di capire che non ti piacciono tanto, è così?”

Qua ci scappa da ridere e tutta la tensione di poco prima si scioglie come neve al sole. Mi si legge proprio in faccia, non è così? penso tra me e me, mentre gli rispondo che, effettivamente no, non mi piacciono e che, dunque, io e la Fisica siamo proprio agli antipodi.

“Pensi che già la Chimica-Fisica… è incredibile”, mi lascio scappare, perdendomi per un momento in quei ricordi non troppo lontani salutando poi con calore (e con una sorda ma percepibile riconoscenza, anche perché sostenere l’esame in quel modo è stato per entrambi abbastanza complesso, oltre che strano!) il professore – che non manca di farmi un sincero in bocca al lupo per il futuro! – per l’ultima volta, prima di chiudere tutto e saltare per il soggiorno come una pazza, anche se…

Anche se voi lettori, adesso potreste anche non credermi se vi dico che poi, alla fine dell’esame – come “ciliegina sulla torta” – quella benedetta telecamera di Meet ha ripreso a funzionare alla perfezione!

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

6 Risposte a ““Addio alle fisiche!” – Secondo Tempo”

  1. Ok, ho genuinamente riso. Questi esami a distanza sono esilaranti, almeno per un osservatore esterno… anche se quando sei lì che non ti funziona qualcosa e non ci puoi fare niente posso immaginare il panico. Anche l’attesa del link è terribile, posso confermare per le interrogazioni che ho fatto (anche se sono un po’ meno importanti di un esame universitario).
    Grande!! Complimenti!! Sono contento per te. E che sia benedetto Maxwell con le sue quattro belle equazioni. Peccato per la legge di Snell, dannazione!!

    1. La mia adrenalina era talmente alta (e anche ora stenta a “scendere”) nel momento in cui ho scritto questo post che, come avrai notato, ne ho modificato persino il titolo e alcuni piccoli dettagli, sono ancora un po’ “fuori di testa”, ahahah! Sono contenta che il post ti abbia comunque strappato una risata! Come hai detto tu però dall’esterno appare tutto più esilarante di quanto non lo sia in realtà! A ogni modo, sono contenta che sia tutto finito! Ti ringrazio tanto dei complimenti e, come dici tu, che sia benedetto Maxwell! Non scorderò mai cosa significhino quelle equazioni anche perché hanno davvero un senso, anche non troppo complesso – escludendone il formalismo matematico – contrariamente ad alcuni altri argomenti della fisica! Riguardo alle onde… avevo già pessimi ricordi con Fisica I!
      A te come va con lo studio? Intanto, ti faccio già da ora un sonoro in bocca al lupo per la maturità!

  2. Crepi! E non è vero che certi argomenti non hanno senso!! La fisica e la matematica sono così belle… va beh, non tutti i gusti sono alla menta. Poi oddio, magari andando avanti mi ricrederò anch’io e mi renderò conto che ci sono un mucchio di cose assurde e senza senso. Spero di no!!
    Comunque va tutto bene grazie. Comincia a salirmi un po’ d’ansia ma provo a non darci troppo peso. Cerco di affrontare questo esame con più tranquillità e serenità possibile, ma con la testa sono già all’anno prossimo 🙂

    1. Guarda, ti posso dire che io perlomeno in Fisica sono proprio negata, nel senso che secondo me per capirla veramente bisogna possedere una sorta di “genialità” (oltre al fatto che deve anche piacere!), bisogna essere davvero molto portati, perché comunque a volte nelle dimostrazioni vengono introdotte delle formule che a primo acchito magari non hanno un “senso”, questo perché nella scienza esistono delle convenzioni che si possono comprendere solo con il tempo. Credo proprio che per metabolizzare al meglio alcune discipline occorrano anche tanti anni di esperienza, infatti molti professori a volte si perdono nello spiegarci alcune difficoltà che hanno incontrato e che hanno davvero “risolto” con l’esperienza! E nella Fisica a me personalmente non basterebbero nemmeno gli anni per capirla sul serio, perché non ho una mentalità avvezza a questo genere di cose, non a caso il mio professore di Fisica II lo ha capito!
      Spero per te che la passione per la fisica e la matematica possano crescere! Nel mio caso, mi sono ricreduta su matematica grazie al professore di Analisi I, dove ho scoperto finalmente il senso e il ragionamento che si celano dietro questa disciplina! Quando dovrò fare Chimica-Fisica II, invece… Meglio che non ci pensi ora, mamma mia!
      Per l’ansia da esame di stato, vai tranquillo. Vedrai che sarà molto peggio l’attesa e che, non appena ti siederai su quella sedia e comincerai a parlare, ti rilasserai all’istante! Poi mi dirai! 😉
      Ps: e menomale che non tutti i gusti sono alla menta, altrimenti la vita sarebbe fin troppo monotona e noiosa!

  3. Ah, che delirio… Però almeno è passato, e te lo sei tolto, brava!
    Sai che in piemontese la “fisica” sono le facoltà sovrannaturali? Quindi “fare una fisica” significa “fare un sortilegio”…

    1. Ti ringrazio! 🙂
      Esatto, è stato veramente un delirio che io ho raccontato con ironia, ma nel momento in cui è accaduto il tutto credo fossi sbiancata peggio di un lenzuolo appena lavato! Non conoscevo il significato della parola “fisica” in piemontese! Io penso che, in questo caso, il sortilegio lo abbiano fatto a me, perché tutto mi sarei aspettata nella vita, fuorché di sostenere una mostruosità del genere via Whatsapp! E di certo, questo sarà un esame che ricorderò a vita per una miriade di motivi!

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