HΨ(x) = EΨ(x) – “L’ultima esperienza in gergo fisichese”

1^ Principio della Termodinamica: Non potete vincere

(Non si può creare energia)

2^ Principio della Termodinamica: Potete solo pareggiare… ma solo se fa freddo

(Non si può trasferire energia da un corpo freddo a un corpo caldo)

3^ Principio della Termodinamica: Non fa mai abbastanza freddo

(Non è possibile raggiungere lo zero assoluto)

 

Insomma, a quanto pare… non si vince mai!

Scherzi a parte, le frasette sovrastanti non sono altro che una giocosa interpretazione dei tre principi della Termodinamica declamata dal professore di Chimica-Fisica II. Lo spettro di questa materia tanto assurda quanto agghiacciante mi ha inseguito per ben tre anni. In questo tempo così lungo, ho lasciato e ripreso più volte questa disciplina con la vana speranza di riuscire a farmela entrare in un remoto angolino della testolina che mi ritrovo (e che a tutto pensa meno che ad ammorbarsi/imbottirsi di formule e concetti così astrusi e astratti), ho più volte tormentato la mia povera anima in pena dicendomi che, per colpa di questa benedetta Chimica-Fisica II, non avrei potuto… sì, insomma, non avrei potuto raggiungere una certa vetta! Quest’oggi, però, alla luce di quanto accaduto, posso finalmente dirvelo. Gli esami restanti per giungere al termine di questo percorso a ostacoli (corredato da innumerevoli montagne russe) si possono contare sulle dita di una sola mano! E da un lato, stento ancora a crederci. Rimembrare la me di tre anni fa, che aveva persino paura di una sola formulina innocente, mi fa un effetto a dir poco strano. Alcuni corsi universitari, Analisi I e II, Fisica I e II compresi, sono davvero un qualcosa di terribilmente impressionante per chi, come me, non ha mai avuto delle basi (buone o, nel mio caso, assenti che siano) e, non da ultimo, ha sempre coltivato dentro di sé un pregiudizio distruttivo inerente il non riuscire a superare i propri limiti.

È pur vero, però, che non si può sempre (s)fuggire alle responsabilità accademiche. O forse mai. In realtà, si può sempre decidere se affrontare oppure no, e io… come ben sapete avevo deciso, più o meno (in)consciamente, di affrontare. Molto spesso, tornando indietro con la mente, penso a quanta forza avessi dentro di me e a quante, innumerevoli volte, avessi pensato di buttare tutto all’aria, di arrendermi a un’evidenza che, pur faticando ad accettare, si faceva sempre più strada nel mio cuore e nel mio cervello. Alla fine non so bene, in verità, quale delle due componenti abbia prevalso. Forse entrambe. All’inizio del secondo anno, ho cominciato davvero a capire dove mi trovavo e ho maturato la meravigliosa paura che, malgrado la mia testa mi propinasse un secco no, dovevo concedermi un’altra possibilità di provarci. E sapete tutti come è andata. Badilate a non finire, post universitari sciocchi ma, d’altro canto, infusi di una certa dose di coraggio che ricercavo costantemente dentro di me, vittorie inaspettate e tanto agognate, tentativi fruttuosi e non. Insomma, l’università è una vera e propria scuola di sopravvivenza!

In soldoni – se la volontà di riuscire è più forte della paura, del pregiudizio e di altri mille pipponi mentali che potete farvi -, per quanto sia difficile fronteggiare determinati mostri, bisogna senz’altro abituare il cervello a farsi strada in un qualcosa di mai visto prima; ma soprattutto, a crederci. E, nel mio specifico caso, non è stato affatto semplice, tantomeno immediato. Un tale processo è, in effetti, tuttora in corso e… magari, un bel giorno, verrà coronato da un qualcosa di più grande che, si spera, possa rappresentare la diretta sintesi di tutto quello che ho affrontato in questi anni accademici. Di certo, non pensavo che sarei mai riuscita a estinguere una materia in cui la famigerata equazione di Schroedinger (che fa da titolo a questo post) è l’indiscussa protagonista di tutte le impressionanti elucubrazioni che si possono fare sugli atomi, sulle molecole, sui fermioni, sui bosoni, sugli stati energetici… insomma, è innegabile che la Chimica sia intrinsecamente e profondamente connessa alla Fisica, e questa cosa faccio ancora fatica a digerirla. In questi anni, però, l’ho seriamente capito, e i miei personalissimi interrogativi sulla questione non mancano di certo.

A ogni buon conto, ho superato questa mostruosità con un 24 tanto stupendo (per me) quanto inaspettato! E finalmente, posso dire addio alle Chimiche-Fisiche con tutta la serenità di questo mondo e spostare la mia attenzione su altro.

Nota di colore: ringrazio vivamente l’oscillatore armonico quantistico, (argomento che all’orale mi ha regalato un bel po’ di soddisfazione) e MI do appuntamento alla prossima sfida – estiva -, comprensiva della teoria degli orbitali molecolari che devo assolutamente capire in ogni sua sfaccettatura – sì, questa qui è un pochino ovunque!

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

4 Risposte a “HΨ(x) = EΨ(x) – “L’ultima esperienza in gergo fisichese””

  1. Dai, grande quel 24! 😄
    Piaciute molto l’interpretazione scherzosa dei 3 principi della termodinamica…
    Però mi sembrava di ricordare che il 3° fosse “l’entropia di un cristallo perfetto è zero”. Sarà un’altra sua formulazione!
    Quindi il prossimo passo è Chimica Organica II?

    1. Grazie mille, ancora non mi sembra vero! 😊

      Comunque sì, penso che quella del terzo principio sia un’altra sua formulazione perché, in effetti, il professore nella videolezione aveva detto che questi principi possono essere espressi in tanti modi e che lui stava semplificando molto, ahahah!

      Comunque sia… ma che sei, una specie di indovino? 😂
      Spero di sopravvivere a quell’esame, un vero e proprio mattone!

  2. Togliersi questo mattone dev’essere una bellissima sensazione! E soprattutto sapere che manca ormai “poco” a completare il percorso! Complimenti!!

    1. Grazie di cuore! 🙂
      Esattamente, è una sensazione che ancora non riesco a definire a parole! Ho già cominciato a studiacchiare per il prossimo esame, purtroppo chi si ferma è perduto! Ma perlomeno, parto con una bella dose di carica!

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