…Di Terra – Banco del Mutuo Soccorso

La mia breve esperienza di ascolto del gruppo progressive italiano BMSBanco del Mutuo Soccorso – è cominciata durante la quarantena. O meglio, questo non è del tutto vero. Ricordo ancora, in effetti, il momento in cui mi approcciai all’ascolto di questa band, una delle più famose non solo in Italia, ma anche nel mondo. Ascoltai “Darwin” (1972) qualche anno fa, e vi confesso che fu un’esperienza davvero devastante. Per circa quaranta minuti, avevo tentato di resistere a un tipo di prog rock dalle strane e complesse sfumature, un prog rock profondamente diverso rispetto a quello cui ero solitamente abituata. E in effetti avevo resistito – rimanendo del tutto inerme (e quasi sofferente) a quell’ascolto, diciamocelo – sulla comodissima poltrona di mia nonna, in una tranquilla e soleggiata mattinata domenicale, aspettando che papà venisse a prenderci per portarci su a casa.

Ma fu del tutto inutile, comunque: quell’album non mi aveva preso minimamente. Perciò, a seguito di quell’esperimento del tutto fallimentare con i Banco, ero quasi convinta che non avrei più dato loro la “chance di farmi ricredere sul loro conto”. Francesco Di Giacomo, il vocalist del gruppo, mi aveva messo veramente a dura prova, malgrado fossi già da un bel po’ avvezza al progressive rock. Però è pur vero che il prog straniero e italiano spesso ci appaiono completamente diversi anche se di primo acchito, data comunque la mia scarsa esperienza rispetto ai veterani veri e propri, non saprei dire precisamente in che cosa. Magari è solamente l’abitudine che abbiamo di ascoltare i gruppi inglesi, che in qualche modo ci fa sembrare quello italiano un poco “amorfo”.

A ogni modo, ho ormai imparato che la prima impressione non è quella che conta, quando si tratta di prog rock (ah sì, questo vale anche nella vita…). E con i Banco, ammetto di essere partita un po’ prevenuta, pur non conoscendoli davvero. Mio padre mi aveva avvertita, però: i BMS e i PFM (Premiata Forneria Marconi), andavano ascoltati. Insomma, a quanto pare, Le Orme (altro gruppo di spicco appartenente alla scena prog italiana di cui ho, tra l’altro, ascoltato tutta la meravigliosa discografia) non bastavano.

E a quanto pare, il mio caro paparino aveva ragione ancora una volta.

 


 

Durante questa quarantena, come vi avevo anticipato, mi sono messa ad ascoltare, per puro caso, l’album “Canto Di Primavera” del 1979 su YouTube. Sottolineo che il tutto è avvenuto per puro caso perché in effetti, avevo attivato la “riproduzione automatica” e quindi, a seguito di una canzone a me conosciuta, è partito questo album. Per qualche secondo, non ho guardato di cosa si trattasse, ma non appena l’ho fatto, il mio sguardo si è riempito di pura sorpresa. Stavo ascoltando (di nuovo) i Banco.

A distanza di circa tre anni da quel primo ascolto fallimentare di cui ho parlato all’inizio, il destino mi aveva dunque “presentato il conto”. Per qualche strano motivo, non ho avuto il coraggio di sottrarmi da quella melodia che ormai stava prendendo piede dentro di me. Una melodia strumentale dal titolo “Ciclo”, seguita poi dall’omonima canzone (stupenda!) che fa da titolo all’album. In definitiva, mi ero davvero persa qualcosa, negli anni precedenti!

La cosa, comunque, non mi sorprese più di tanto: in fondo era accaduto tante altre volte. Dopo qualche minuto, però, decisi di interrompere la produzione di quell’album per ascoltare un qualcosa che già conoscevo. Malgrado ciò, due o tre giorni dopo “ritornai” a quel “Canto Di Primavera” trasposto in musica, e lo ascoltai da cima a fondo. Rimasi talmente di stucco dalla bravura e dall’originalità di questi artisti, che in un modo del tutto naturale seguitai con l’ascolto del disco “Di Terra”, e poi di “Io Sono Nato Libero”, da moltissimi considerato il capolavoro assoluto dei Banco. E ormai, sono certa che il mio “rapporto” con questo gruppo non finirà qui, anzi.

È a tutti gli effetti cominciato.

 


 

…Di Terra è un meraviglioso disco strumentale dei Banco uscito nel mese di Maggio del 1978, prodotto dall’etichetta Dischi Ricordi. Questo disco, a differenza di Canto Di Primavera, lo ascoltai con il fiato sospeso dall’inizio alla fine (e finora lo avrò fatto almeno cinque volte). Quaranta minuti di musica nei quali si intrecciano i più svariati strumenti, un lavoro orchestrale di tutto rispetto elaborato dal compositore e pianista Vittorio Nocenzi. Un album dalle atmosfere sognanti, tranquille e allo stesso tempo audaci, occulte e misteriose. Un album decisamente originale, che si avvale dell’orchestra del Conservatorio di Santa Cecilia diretta da Antonio Scarlato. Come tutti i dischi che si rispettino, questo si compone di due lati:

 

LATO A:

  • Nel cielo e nelle altre cose mute
  • Terramadre
  • Non senza dolore
  • Io sono vivo

 

LATO B:

  • Né più di un albero né meno di una stella
  • Nei suoi e nei silenzi
  • Di Terra

 

I titoli delle canzoni fanno riferimento a una poesia del vocalist Di Giacomo: leggendo i titoli uno dietro l’altro, si ottiene la suddetta poesia.

 

 “Nel cielo e nelle altre cose mute, terramadre, non senza dolore, io vivo.

Né più di un albero non meno di una stella nei suoni e nei silenzi di terra”.

 

La copertina dell’album (dedicato ad Antonio Scarlato) raffigura un semplicissimo pomodoro (che però non è schiacciato – o meglio terribilmente spappolato – come nella copertina di Tormato degli Yes!) immerso in un cielo stellato.

...Di Terra - 1978
…Di Terra – 1978

Le melodie che compongono questo album potrebbero abbracciare tutti gli stati d’animo che possiamo assumere nella vita, in base alle diverse situazioni che ci troviamo ad affrontare.

Inutile dire che i piccoli assoli di pianoforte presenti nel disco instillano in me una gioia profonda. In particolare, la parte finale dell’album è, a mio avviso, una delle più straordinarie e affascinanti. Però è pur vero che sono di parte, amando alla follia questo strumento musicale! Comunque sia, questo album è sicuramente molto interessante – nonché l’album giusto per rilassarsi con qualche bella melodia strumentale al confine tra il rock progressivo e la musica classica – non a caso l’ho aggiunto al mio arsenale di dischi strumentali da ascoltare nel caso in cui io abbia bisogno di un totale e assoluto relax a fine giornata (e quindi… sempre)!

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

4 Risposte a “…Di Terra – Banco del Mutuo Soccorso”

  1. Io conosco un po’ di tutto nel prog. Oltre ai maggiori e minori inglesi, la scuola di Canterbury, il RIO. Poi conosco un po’ di gruppi francesi, olandesi, tedeschi, americani, canadesi del Quebec. E ancora qualcosa del neoprogressive. Più le fusioni col jazz, col metal e con l’hard rock. Invece di spaghettiprog pochissimo, se non i PFM, probabilmente è un mio pregiudizio, ma non mi attirano proprio.

    1. Mi stai incuriosendo… pure il prog rock francese? Forte! Mi sa che dovrò decidermi ad ascoltare qualcosa… Consigli?
      Comunque, io di prog italiano non me ne intendo molto, però ho intenzione di approfondirlo perché credo che meriti la mia attenzione. Certo, i gruppi stranieri non si battono perché personalmente ho anche molti più ricordi legati a loro… Sul neoprog forse conosco solo qualcosa dei Marillion, ma non so se come genere mi attirerebbe. Sono ancora nei meandri del prog puro! Sui PFM non ho ancora ascoltato nulla, se non Impressioni di Settembre… insomma, sono ancora in fase embrionale un po’ su tutto, per certi versi… se non fosse che negli ultimi tempi mi stavo fissando un po’ con i Led Zepppelin, quindi tutt’altro genere!

  2. Probabilmente il più importate gruppo prog francese sono stati i Magma, che sono davvero un gruppo unico nel panorama musicale.
    Oltre a Kayleigh dei Marillion un altro bel pezzo neoprogressive è Paintbox dei Pendragon.

    1. Grazie per la segnalazione, appena potrò comincerò ad ascoltare qualcosa dei Magma allora! Dei Marillion in effetti si dice che Misplaced Childhood sia il loro capolavoro assoluto, una volta provai persino ad ascoltarlo e in effetti non era male! Il nome Pendragon mi fa pensare a Re Artù! Sto ascoltando il pezzo che mi hai citato e già mi sta conquistando!

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