Chiamasi nostalgia…

I ricordi ti scaldano il corpo dall’interno. Ma allo stesso tempo, ti lacerano dentro.

Haruki Murakami

 

Sono poche le cose che riescono a colpirmi davvero e i ricordi di un passato non troppo lontano sono una di queste. Proprio questo pomeriggio, mentre mi accingevo a riascoltare una noiosissima  (e complessissima) lezione universitaria di Fisica II, ecco che per sbaglio il mio dito va a pigiare, all’improvviso, su di quella registrazione. Una registrazione risalente a quasi tre anni fa. “Stupidamente” e malgrado dovessi continuare a studiare, non sono “riuscita” a fermarne la riproduzione, o meglio, non volevo. E adesso eccomi di nuovo qui a scrivere, a scriverne.

Non avevo mai registrato nessuna lezione del liceo e teoricamente sarebbe “illegale” (ma se è per questo, lo sarebbe anche all’università), però quella lì non sono mai riuscita a cancellarla. Perché quella è una registrazione decisamente particolare. Essa concerne infatti l’ultimo giorno di scuola del quinto liceo, poco prima che noi studenti ci addentrassimo nei meandri di quelle dieci materie che avremmo dovuto studiare in vista degli Esami di Stato, in uno studio matto e a dir poco disperatissimo non dissimile da quello odierno anche se, per certi versi, decisamente più strutturato e meno spaventoso. L’emozione era fisicamente palpabile, o almeno lo era per me.

Finalmente avrei potuto dimostrare che, a dispetto della mia indole placida e in apparenza fin troppo tranquilla, dentro di me si nascondeva la voglia di concludere al meglio quel bellissimo percorso, dimostrando ai professori e ancor prima, a me stessa, che potevo riuscire nell’intento – nonché a “stordire” con fiumi di parole l’intera commissione – non appena prendevo il giusto ritmo e la mia determinazione rasentava una freddezza di cui mi stupivo persino io. Certo non aspiravo al massimo dei voti (che poi, con mia somma sorpresa, riuscii a prendere!), però ammetto che almeno un bel novanta era nei miei pensieri sin dall’inizio dell’ultimo anno scolastico.

Insomma, una parte di me si era ripromessa di non riascoltare quella “malefica” registrazione almeno fin quando non mi fossi laureata, ma temo che se avessi aspettato il momento fatidico… sarebbe di sicuro passato fin troppo tempo (per non dire anni!). Perché questa specie di “patto” con me stessa? Beh, perché semplicemente mi conosco sin troppo bene e so per certo che, quando entrano in gioco i miei ricordi liceali, il tuffo al cuore è assicurato. Quel giorno, quell’ultimo giorno di scuola, si stava discutendo della commissione d’esame e della “iella” cui eravamo stati colpiti nell’avere come docente esterno il professore di Fisica e Matematica, nonché il presidente della commissione come insegnante di Scienze.

Ma non solo.

Nella “celeberrima” registrazione non c’era soltanto la mia voce ma, com’è ovvio, anche quella di tutti i miei compagni. E il professore o la professoressa protagonisti di questo audio? – direte voi -. Ehm, ebbene… sì, diciamo che c’erano anche loro. O meglio, due di loro. Vabbé, almeno adesso “godo” da un bel po’ della fortuna di trovarmi fuori dal liceo e quindi di non essere perseguita penalmente dai cosiddetti professori, che per voi resteranno un segreto di Stato, com’è ovvio! Scherzi a parte, risentire quelle voci mi ha fatto proprio uno strano effetto. Esatto, chiamasi nostalgia, questo maledetto effetto.

Comunque, durante quell’ascolto, mi sono persino fatta un sacco di risate e ammetto che ne avevo davvero bisogno. In questo periodo, all’università è davvero un caos e non so cosa combinerò in vista della sessione estiva. Ma come si suol dire, bisogna essere fiduciosi. Però mentirei a me stessa se dicessi di non essere ancora fin troppo legata al passato. Insomma, ormai lo avrete capito. Non credo che potrò mai cancellare quanto ho vissuto, in fondo nessuno mi dice di farlo e non lo vorrei nemmeno. Magari tra qualche anno, in caso mi ricapitasse di riascoltare quella registrazione, il senso di nostalgia sarà del tutto scomparso lasciando il posto ad altri ricordi e ad altre esperienze persino migliori, anche se ora come ora fatico a crederlo!

Penso di essere l’unica a nutrire un po’ troppa nostalgia per i tempi andati, comunque… dei miei compagni non ne so molto, diciamo che li ho persi quasi tutti di vista. Non che mi siano mancati poi così tanto, eh! Però devo ammettere che con due-tre di loro, un piccolissimo rapporto è nato persino dopo il liceo, (con mia somma sorpresa, s’intende!). Sarà che il “terribile” destino di universitari costantemente in lotta con esami impossibili ci accomuna così tanto, che quando ci si incontra magari una piccola chiacchierata ci scappa!

Certo, ammetto pure che ora come ora non ho proprio nessun contatto con i miei vecchi compagni di scuola e men che meno con quelli dell’università, anche se di tanto in tanto ci si sente. Ma la nostalgia che mi attanaglia, forse riguarda più me che non la situazione precedente vissuta al liceo. Da quando ho cominciato il mio percorso universitario, le difficoltà sono aumentate di volta in volta e spesso mi sono ritrovata a pensare a quanto mi “mancasse” il fatto di riuscire in tutto e piuttosto bene, quando frequentavo le superiori.

Insomma, devo ammettere che il mio spirito combattivo, il più delle volte, si è perso per strada, complici anche le incertezze della vita, le difficoltà continue nello studio, la mia costante lotta alla ricerca di una stabilità mentale che alle volte fatica proprio ad arrivare. Alcune volte, ripenso al liceo al fine di reagire contro una realtà di studio a dir poco durissima; mentre in altre ripenso al liceo e alla studentessa che sono stata mettendola a paragone, erroneamente, con quella che sono ora.

Il divario tra queste due “situazioni” è talmente grande (caspita se è grande!) che anche soltanto provare a quantificarlo risulta impossibile. In soldoni, all’università mi sono sentita davvero “potente” soltanto quando sono riuscita a superare Analisi I, perché in quel momento mi era sembrato di aver ritrovato “la vecchia me!”. Ma ormai questa “vecchia me” è cresciuta un altro po’, per cui è normale che le difficoltà cui deve far fronte siano una montagna, a differenza delle precedenti!

Insomma, magari questo ennesimo tuffo nel passato potrebbe regalarmi quella forza che negli ultimi tempi mi è un po’ mancata in questo semestre che sta giungendo al termine, perché diciamo pure che le lezioni registrate non sono proprio il massimo (e che alcune materie sono veramente per GENI ASSOLUTI) e benché i viaggi frequenti all’università mi toglievano del tempo per lo studio, mi davano paradossalmente una maggiore carica per affrontare degli esami che ora come ora mi sembrano impossibili.

In soldoni, quali sarebbero i miei progetti per l’imminente futuro? Superare Fisica II a Giugno (l’ultimo esame orale che ho fatto risale a più di un anno fa, ahimè!), questo è sicuro. Per CF2, temo dovrò rinunciarvi (ecco, questa è proprio una delle materie per soli geni), mentre per C. Organica I mi riserverò il diritto di tentare la sorte per la terza volta, con la speranza di superare almeno un altro scoglio che adesso, proprio come le vacanze al mare che probabilmente quest’anno salteranno, mi sembra ancora un po’ lontano, anche se in realtà non lo è affatto… Come sempre, dovrò cercare di illudermi un po’ senza illudermi troppo di poterla scampare in qualche modo ed uscirne vittoriosa ma, soprattutto, “illesa mentalmente” (e qua io avrei un qualche dubbio)!

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

6 Risposte a “Chiamasi nostalgia…”

  1. Dal canto mio, mi spiace un sacco che non ci sarà alcun saluto finale quest’anno: la fine della scuola sarà fredda e “senza sentimento”. Un normalissimo venerdì di febbraio sono uscito dal liceo, come sempre… senza sapere che non ci sarei più rientrato per un po’, e che non avrei più fatto nessuna lezione insieme ad amici e compagni che hanno condiviso l’aula con me, per 5 anni, 6 ore al giorno, 5 giorni su 7. Che tristezza.
    Altra cosa: non sei affatto la sola a “nutrire troppa nostalgia per i tempi andati”; anzi credo che quando il presente ci mette di fronte a difficoltà (a prima vista) insormontabili, la reazione più naturale sia proprio quella di rifugiarsi nel passato, quando le cose andavano bene ed era tutto (anzi, sembrava tutto) rose e fiori. Ma come si fa a non vivere nel passato? Ad affrontare le sfide della vita malgrado tutto? Boh! E che ne so! È un bel casino. E di sicuro non ho la pretesa di sapere come rispondere a questa domanda, io che di esperienza non ne ho. Nei momenti di difficoltà da un lato mi aiuta scrivere (e l’unica differenza qui è che io lo faccio privatamente), e dall’altra pensare a questi ostacoli come a dei passaggi necessari per costruirmi un futuro. Nel caso specifico, lo studio non è altro che preparazione al futuro, no? È un’attività totalmente innaturale (soprattutto se si studia qualcosa di difficile, che non si capisce e che non piace) però è necessaria nell’ottica in cui ti “proietti” al futuro. Bisognerebbe vivere nel presente, consapevoli del proprio passato e proiettati al futuro… senza eccedere né da una parte né dall’altra. Però scriverlo è facile. Mi dispiace che tu sia in questa situazione, e spero che tu riesca a superarla al meglio!

    1. Eccomi qui, reduce (giustappunto) da un’intensa giornata di studio! Hai perfettamente ragione su tutto: mi dispiace che la vostra condizione di maturandi debba essere vissuta in questo modo, perché comunque al liceo si respira un clima decisamente più familiare condiviso con i professori e, soprattutto, con gli amici e gli studenti con i quali hai appunto condiviso ben cinque anni! Capisco benissimo il tuo dispiacere perché per me il liceo è uno dei migliori periodi che si possano vivere durante l’adolescenza, quindi anche se non mi riguarda più in modo diretto, non ho potuto fare a meno di rifletterci un po’ su, durante la quarantena assoluta.
      Poi è anche vero che spesso si apprezza davvero un qualcosa soltanto quando la si è persa e, almeno al momento, entrambi ci troviamo in una condizione in cui non ci è più permesso, come hai detto, di frequentare le lezioni in presenza. Ed è proprio vero che la sensazione derivante da questo è piuttosto strana e, a tratti, persino surreale.
      Per non parlare del fatto che quando si incontrano parecchie difficoltà nel presente, si tende a ritornare indietro nel passato con la speranza di ritrovare magari quella forza che ci sembra di aver perduto; non so nemmeno quante volte l’ho fatto (soprattutto nei primissimi mesi di università)! Insomma, quello che hai detto riguardo al fatto di proiettarci nel futuro rimanendo però ancorati al presente al fine di costruirci questo “benedetto” (e incerto) futuro sarebbe davvero la cosa giusta da fare, sebbene sia difficile da attuare!
      Come hai detto tu, è un bel casino! Poi quando ci sono di mezzo delle materie molto ostiche, la strada diventa ancora più ardua e il processo di studio è davvero innaturale… Il mio orgoglio (quelle poche volte che si fa vivo!), comunque, mi dice che non dovrei arrendermi al primo ostacolo, ma poi attuare questo proposito diventa un qualcosa di trascendentale! Ed è proprio qui che entra in gioco la scrittura: scrivo non soltanto per sfogare quello che sento dentro, ma per analizzare e analizzarmi, per cercare di darmi ulteriore coraggio e magari trovare, tra quelle righe che ho scritto, una possibile “soluzione” al problema. È come se, in un certo senso, scrivere mettesse un po’ di ordine nella mia vita, e questo credo sia meraviglioso.
      Sono contenta che anche tu scriva e che condividiamo anche questa passione; perché quello che conta non è tanto condividere un pensiero con qualcuno, quanto stare anzitutto bene con se stessi quando ci si dedica a questo bel passatempo. A ogni modo, ti ringrazio molto per aver dato attenzione a questo mio “post-sfogo” ma, soprattutto, per il tuo augurio e incoraggiamento (incrociamo le dita per entrambi)!
      Mi ci voleva proprio un po’ di sursum corda!

  2. Assolutamente sì, tutto quello che hai scritto è giusto, sono d’accordo.
    Mi ritrovo molto nel fatto di “mettere ordine nella vita” attraverso la scrittura, spesso (ma mica sempre!) mi è utile per mettere in ordine i pensieri, così trovare una soluzione ai problemi è un po’ più facile (spesso mi rendo conto anche di quanti problemi inutili mi faccia).
    Ma figurati, grazie a te per aver scritto! E in bocca al lupo con fisica 2, sono sicuro che ti divertirai a studiare… ehm… campi elettromagnetici… relatività generale… boh, non so cosa si studi a fisica 2. Cose interessantissime di certo! Sono sicuro che passerai.

    1. Hai ragione, molto spesso ci facciamo proprio dei problemi inutili!
      Comunque, a fisica II si studia l’elettromagnetismo e assimilati, quindi ci hai visto giusto! Se mi divertirò a studiarla? Beh, la vedo dura al momento, ma chissà che io non possa prenderci più gusto e confidenza dopo un po’! Mi piace pensare che il peggio (ovvero l’esame scritto sostenuto mesi fa) sia già passato!
      Grazie ancora dell’incoraggiamento, crepi il lupo!!!

  3. Non ho molta nostalgia dei miei ex-compagni di liceo e del mio vecchio liceo, semmai di quel tempo, dove tutto era più semplice e non mi ero ancora separato dal mio gruppo di amici dell’epoca, e di tutte le esperienze fatte assieme. Ormai che sono passati vent’anni, mi sembra un’altra vita.
    All’università era diverso, perché mi piaceva andarci e coi compagni di corso c’era un rapporto migliore, almeno finché con alcuni di loro i rapporti si sono rotti, e poi con la laurea ognuno è andato per la propria strada. Gli esami erano tosti, però giunti al terzo anno secondo me il peggio è passato. Ma anche qua dopo dieci anni mi sembra un’altra vita, la seconda.
    Adesso con una collega ci ritroviamo a pensare alle classi degli anni passati e siamo intristiti dal fatto che quasi certamente quest’estate non potremo fare il corso in presenza, ma dovremmo farlo in streaming, che come hai sperimentato tu dall’altra parte, non è proprio il massimo.

    1. Beh, alla fine credo che sia normale perdere di vista i propri compagni di liceo/università. Insomma, col passare degli anni cambiano moltissime cose… Benché per me ne siano passati solo tre, mi sembra già di vivere un’altra vita, perché mi trovo ad affrontare diversi ostacoli e spero, infine di uscirne a testa alta!
      Sì, le lezioni in streaming non sono proprio il massimo… a noi sono registrate, quindi è persino peggio! Non c’è nessuna interazione con il docente! Lezioni di un’ora filata buttate lì, su quel drive, piene zeppe di formule incomprensibili (o meglio, sin troppo difficili da ricordare)… non vedo l’ora che finiscano quelle dannate lezioni perché stare ore e ore davanti a un computer non è quello cui aspiravo!

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