Un Nuovo Inizio: – ‘Spettroscopia Time’ –

 

Prof: “È la spettroscopia che fa chimici!”

Io da casa: 🙈 🙈 🙈

 

Un nuovo anno accademico è ormai cominciato e io – come forse nessuno degli studenti universitari – non avrei mai creduto di poterlo ‘inaugurare’ da casa. Ovviamente, le motivazioni che mi hanno spinto a seguire da remoto sono tante e credo si possano intuire. Starsene comodamente sulla sedia di casa a seguire uno schermo parlante è conveniente per due ragioni. La prima è la più ovvia: ci si risparmia la fatica di viaggiare tutti i giorni e, soprattutto, si guadagna del tempo prezioso per sbattere la testolina sulle dispense (negli ultimi tempi, con mia somma gioia, ho detto ‘addio’ ai mattoni!) riguardanti le varie branche delle Scienze Chimiche (da qualche tempo, la triennale ha assunto in via definitiva questo nome). Il secondo motivo è correlato a uno dei mezzi di trasporto più affollati: almeno da casa è possibile evitare la consistente massa di persone che verso le diciotto del pomeriggio ti schiaccia all’interno della metro come una sardina, impedendoti di respirare a dovere. E se non si respirava prima, pensate ora che incubo dev’essere con indosso la mascherina!

In soldoni, ho rinunciato a viaggiare soprattutto per questo motivo e perché il “fattore tempo” è, a mio avviso, estremamente importante, se non la conditio sine qua non per cercare di estinguere più esami possibili (impresa mastodontica)! Devo dire, però, che questo primo giorno di lezione è stato abbastanza “smorto”, come d’altronde mi aspettavo che fosse. Insomma, senza starci a girare troppo intorno… viaggiare è stancante, anche se paradossalmente… un po’ mi manca. Sarà che dovevo alzarmi alle sei di mattina e che amavo la sensazione di dover percorrere a piedi (o meglio, di corsa) un breve tratto per cercare di prendere il pullman in orario mentre il mio bel paesello ancora ‘dormiva’ e la notte faceva ancora da sfondo al mio ‘viaggio (prog) in musica’. Sarà che, alle volte, mi manca il dover correre come una disperata una volta uscita dalla metro con la viva speranza di trovare il mio bel pullman a due piani pronto a riportarmi a casa, sarà che mi mancano le vivaci chiacchierate con i miei compagni di corso (e di sventura), mangiare insieme a loro a mensa ridendo e scherzando per poi lamentarci come disperati sugli esami ancora non dati (tasto dolente!).

Insomma, sarà.

Seguire le lezioni da casa, da un lato, ha contribuito a far perdere quella sorta di “magia” che, nel bene e nel male, permeava le tue giornate di una stanchezza ma, allo stesso tempo, di una speranza di condivisione che ora non c’è più. Questa estate, a dispetto degli anni precedenti, ho affrontato lo studio in uno stato di solitudine quasi completa. E devo dire che il detto “chi fa da sé, fa per tre” è assolutamente valido. Dopo il primo anno di università, io e miei compagni di corso siamo rimasti fondamentalmente uniti, ma non nel campo accademico, purtroppo. Ognuno è andato nella propria direzione ed è inutile dire che alcune volte avrei voluto seguire le loro orme (credo che, se la compagnia è giusta, studiare insieme sia molto più proficuo che farlo da soli!), ma “circostanze di natura essenzialmente matematica” mi hanno impedito di farlo. E non tutti i mali vengono per nuocere, anzi. Questa estate, ho fatto molto di più dei miei compagni, perciò ho dimostrato a me stessa di potercela fare anche da sola.

Ci sono delle materie, però, che spero di poter comunque fare insieme a loro. Per CF2 sono rimasta l’unica a doverlo dare, purtroppo, ma CF3 devo cercare di estinguerlo insieme a qualcuno che ci capisca più di me. Il titolo – come la citazione e l’immagine floydiana – di questo post, in effetti, non è poi così casuale. Tralasciando il fatto di essermi persa in varie elucubrazioni/sentimentalismi iniziali, sapevo già da tempo che il terzo anno era (quasi) TUTTO incentrato sulla spettroscopia – e questo non è proprio un bene quando c’è di mezzo, purtroppo, la stramaledettissimissima C. Fisica -. Senza contare che nell’esame di C. Analitica III ci sono anche, tra le altre cose, i metodi spettroscopici. Per cui, escludendo Biochimica, potrei benissimo battezzare questo terzo anno di Chimica (per me sarebbe, ahimé, il primo fuori corso, ma dettagli) con l’agghiacciante nome di una tecnica parecchio astratta qual è, appunto, la spettroscopia.

Nel secondo semestre, invece, non seguirò alcun corso perciò questo sarebbe, in definitiva, il mio ultimo anno per quanto riguarda il seguire le lezioni. Ma l’università, comunque, la rivedrò per forza di cose e questo mi costringerà ad affrontare questa nuova realtà accademica popolata di mascherine, amuchina e distanziamento (a)sociale. In effetti, dovrò frequentare il lab di CF-3, complice il fatto di non averlo seguito lo scorso anno. Insomma, questa nuova e stranissima avventura è appena cominciata e, come sempre, non mi resta che incrociare le dita e sperare che la buona sorte non mi abbandoni e che non si sia fatta vedere soltanto questa estate.

A prescindere da tutto, ‘siamo e saremo ancora sulla (buona?) strada’.

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

6 Risposte a “Un Nuovo Inizio: – ‘Spettroscopia Time’ –”

  1. Al terzo anno ho dato l’esame di Spettrochimica che, per assurdo, era opzionale, nonostante fosse un corso straimportante. Comunque per 2 CFU si seguivano le lezioni di teoria (dalle 8 alle 9 del mattino), si facevano tre pomeriggi in laboratorio, si compilavano le relazioni di laboratorio e si sosteneva anche l’esame orale. Contentissimo però di averlo scelto, mentre tutti (e dico tutti) maledimmo l’aver messo Radiochimica, una roba desolante.

    1. Mamma mia, già i nomi delle discipline che hai citato mi fanno accapponare la pelle, ahah!
      Comunque sia, ho preferito non complicarmi ulteriormente la vita e scegliere Geochimica come esame a scelta. Il professore, pochi giorni fa, mi ha fatto sorridere perché, con assoluta pacatezza, ci ha detto (sembrava stesse parlando a dei bambini): “Ragazzi, state tranquilli, questo corso non prevede molta chimica, non vi spaventate… C’è la parola “geo”, eh!”
      Questo per dirti, pensa quanto “terrorismo psicologico” risiede nella mente degli studenti riguardo questa ostica materia che è la Chimica! E devo dire che in parte condivido questa sorta di “terrore” perché nel mio piano di studi ci sono delle materie che sono davvero ostiche ed esasperanti (C. Fisica è per me la prima della lista). Al liceo questo senso di “terrore” non c’è mai stato e questo di sicuro lo devo all’insegnante che ho avuto e al suo approccio di insegnamento, che prevedeva sempre di ragionare sulle cose.
      Al liceo non ho mai imparato le basi di Chimica a memoria, sono sempre riuscita più o meno a capire le cose (con i giusti tempi, ovviamente) e tutto tornava. Ora che sono all’università, be’… la situazione è ovviamente diversa e alcuni concetti credo proprio che vadano imparati a memoria senza battere ciglio. Ad esempio Analitica III è una di quelle materie che mi sembrano quasi “ingegneristiche”, studiare le tecniche strumentali alla fine richiede molta memoria e poco ragionamento, almeno per quello che ho visto finora. Poi certo, la ricerca è un’altra cosa; lì entrano in gioco altre competenze e quel che magari ci “sembra soltanto memoria” diventa, forse, un ragionamento vero e proprio.
      Io personalmente, avrei anche scelto Chimica del Restauro come esame opzionale, se non fosse che il professore con i chimici (così mi hanno detto) ci va parecchio giù pesante… A ogni modo, Geochimica è molto interessante e la seguirò con piacere.
      La cosa assurda, però, è che per questo esame (6 CFU) faranno ben 3 esoneri; nella nostra facoltà noi gli esoneri possiamo soltanto sognarli (e direi che per alcuni esami da 9 CFU minimo tre esoneri servirebbero eccome).
      Purtroppo, come disse il nostro professore di C. Generale del primo anno: “a Chimica non si fanno esoneri!!!”

  2. Sì, nelle tecniche strumentali c’è tanto studio a memoria, poi ovviamente i principi fisici che ci stanno dietro sono da comprendere.
    Ai miei tempi gli esami erano quasi tutti da 2 o da 4 crediti, quindi niente esoneri (erano rari), ma perché gli esami erano ben tarati.
    Comunque di corsi terrificanti al quarto anno ho dovuto dare Principi di Spettroscopia, 2 CFU, ma un incubo: la teoria matematica dietro alla spettroscopia IR. E poi l’esame divenne una tragedia (ma i retroscena li conosci, tu che hai letto il mio racconto Fosforo…)

    1. Esattamente, quando entra in gioco la fisica… Io vado in cortocircuito direttamente, perciò non mi esprimo. Poi la Chimica, come la Fisica, è una scienza quantitativa, per cui c’è poco da fare… i numeri e le formule sono all’ordine del giorno. Anche se si ha la credenza che la Chimica Analitica sia nettamente più semplice delle altre branche della Chimica.
      La mia professoressa di C. Fisica II, anche qua, mi fece sorridere.
      Durante un esame chiese a un’esaminanda: “Su cosa vorresti fare la tesi?”
      Lei: “Penso su Chimica Analitica…”
      La prof: “Eh, ma non mi andate tutti sulla Chimica Analitica perché è più facile!”
      Io ci risi su, ma devo dire che sono parzialmente d’accordo per quanto ha detto.
      Dico parzialmente perché credo che sostenere gli esami di C. Analitica sia più semplice che sostenere esami di C. Organica e C. Fisica, ma non penso certo che nell’ambito della ricerca (a differenza magari dell’essere studente) sia una branca facile da trattare, anzi! Ogni disciplina richiede abilità ed elasticità mentale perché alla fine tutte le branche della Chimica si intersecano tra di loro, perciò per me sono tutte discipline belle toste, alla fin fine!
      Certo, C. Analitica I l’ho preparata con venti giorni, ma di certo non era un esame così facile, anzi! Ma il fatto che fosse una disciplina pregna di ragionamento me l’ha fatta apprezzare molto di più rispetto ad altri esami che invece ho odiato con tutta me stessa.
      C. Organica I è una bella disciplina ma, a mio avviso, senza esoneri è un completo “stillicidio” e lo testimonia il fatto che, almeno io, l’ho superata al quarto tentativo!
      Quanto alla tua esperienza… hai ragione, i retroscena di quel tuo esame furono davvero una tragedia!

  3. Mah, veramente C. Analitica I è da sempre considerato l’esame più difficile a Chimica…
    Comunque la tesi è un discorso a parte, perché sia compilativa che sperimentale non è come dare un esame. In tanti scelgono una tesi sperimentale in analitica perché nel lavoro poi principalmente si fa quello. In particolare la cromatografia è la tecnica più usata in assoluto nei laboratori d’analisi.

    1. Allora sono strana io, ahaha! Per me C. Analitica I è stato più semplice rispetto ad altri, che non so né come né quando darò! Sicuramente aver avuto una professoressa che, per quanto poco paziente, è decisamente in gamba nello spiegare, mi ha semplificato moltissimo il lavoro.
      C. Analitica II però mi sembra molto più difficile della I… non sono ancora riuscita a comprenderla davvero. Vedremo… quanto alla tesi hai ragione, è indubbiamente un discorso a parte.
      Ed è vero che la cromatografia la usano un po’ tutti, dagli analitici agli organici che la chiamano – secondo la mia prof di Analitica un po’ impropriamente – “la lastrina”, anche se penso che la prof suddetta si riferisse a quella su strato sottile.
      Quanto al discorso “lavoro”, ce lo dissero anche a noi… L’Analitica, in teoria, darebbe più sbocchi rispetto alle altre branche.

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