The A.P.P. – Alan Parsons Project

Ebbene sì, lo confesso: fosse stato per me, Passion Is Life avrebbe riaperto i battenti direttamente l’anno prossimo  già, la scritta profetica “Temporaneamente sospeso” non è affatto casuale , ma dato che oggi concorre il suo terzo anniversario, be’… non me la sono sentita di fargli un torto del genere, per così dire. Non sapendo bene di cosa parlare (o meglio, ci sarebbe tantissimo da dire ma alle volte, si sa, è meglio tacere), mi butterò ancora una volta sul sicuro e chiamerò in causa una delle mie passioni preferite: La Musica.

In fin dei conti, tra la stesura di un romanzo che va a rilento (sì, questa volta ho deciso di prendermi un po’ più sul serio e di chiamare le cose con il loro nome), pomeriggi di studio (non) troppo proficui, una notizia (fortunatamente falsa) secondo la quale avremmo dovuto fare esami nella sessione estiva persino ad Agosto! zompando quella invernale causando in tutti gli studenti uno scompenso cardiaco, emotivo e fisico non di poco conto (sì, devo ancora riprendermi dallo shock iniziale), l’unica cosa che rimane, alla sera, è proprio l’ascolto dei classici album che hanno fatto la storia della musica e che ci spingono a sognare ancora.

E questa volta, la mia scelta è ricaduta sul gruppo britannico The Alan Parsons Project. Il perché non saprei dirvelo, ultimamente non ho un punto di approdo fisso e definito e ascolto un po’ quello che capita. 

Ma dato che agli A.P.P. non ho quasi mai dedicato un post intero, ho deciso di rimediare e raccogliere qui le canzoni che mi hanno più colpita, perciò… eccole qua, rigorosamente disposte in ordine alfabetico.

 


 

  • A come Ammonia Avenue:

 

Is there no sign of light as we stand in the darkness?
Watching the sun arise

Is there no sign of life as we gaze at the waters?
Into the strangers eyes

 

“Non c’è traccia di luce
mentre stiamo in piedi nell’oscurità?
Guardando il sole sorgere…”

“Non c’è traccia di vita
mentre guardiamo fissi le acque?
Negli occhi degli estranei…”

 

Ultima traccia appartenente all’album omonimo del 7 Febbraio 1984, viene cantata dal mitico Eric Woolfson. L’album, ai tempi accolto assai freddamente dalla critica, avrebbe due interpretazioni: mentre la copertina del disco, che si può vedere da tutte e quattro le angolazioni, simboleggerebbe il fatto che sia possibile vedere ogni cosa da diversi punti di vista; è concesso spazio alla libera interpretazione per quanto riguarda il significato dell’album. In effetti, lo stesso tratta tematiche teologiche che contrastano con quelle afferenti al mondo dell’ecologia e dell’inquinamento. Non a caso, il titolo e la copertina del disco fanno riferimento all’impianto petrolchimico di Middlesborough.

  • B come Beaujolais

 

Beaujolais will be my ruin, Beaujolais, I can’t complain

‘Cause it helps me to forget the past and ease the pain

 

Beaujolais sarà la mia rovina, Beaujolais, non posso lamentarmi…

…Perché mi aiuta a dimenticare il passato e ad alleviare il dolore

 

Ammetto che, pur avendo studiato francese, ho dovuto cercare il significato della parola Beaujolais e, con mia somma sorpresa, ho scoperto che si tratta di un famoso vino novello rosso prodotto nei pressi del Lione. Be’, a questo punto, credo non sia difficile intuire di cosa parli il testo della track cantata da Chris Rainbow. L’album cui la song appartiene non è uno dei più celebri del gruppo: si tratta di Stereotomy, disco prodotto nel novembre del 1985. Questo titolo si trova in un racconto di Edgar Allan Poe, dal titolo: I delitti della Rue Morgue. A quanto pare, gli A.P.P. sono decisamente innamorati di questo famoso scrittore e poeta statunitense; non a caso l’album di esordio della band – Tales Of Mistery And Imagination – è interamente dedicato a lui.

  • C come Children Of The Moon

 

Children, children of the moon
Watch the world go by
Children, children of the moon
Are hiding from the sun and the sky

 

Questa splendida canzone fa parte dell’album Eye In The Sky (1982). Il vocalist in questa traccia è David Paton e il ritmo della stessa è davvero particolare e originale.

  • D come Dont’ Let It Show

 

If it’s getting harder to face every day
Don’t let it show, don’t let it show
Though it’s getting harder to take what they say
Just let it go, just let it go

 

Una delle tracks degli A.P.P. che preferisco in assoluto. Credo che le parole non bastino per descrivere questa meraviglia di canzone. Se Dave Townsend voleva emozionarmi, be’… ci è riuscito senz’altro; e ci è riuscito benissimo. Questa canzone appartiene a uno degli album del gruppo più celebri; una pietra miliare il cui titolo, I Robot (1977), si riferisce a una raccolta di racconti del famoso biochimico – e scrittore, appunto –  russo Isaac Asimov. All’interno dell’originale copertina si legge:

 

I Robot … La storia dell’ascesa della macchina e il declino dell’uomo, che paradossalmente è coinciso con la scoperta della ruota … e avvertimento che la sua breve posizione dominante di questo pianeta probabilmente finirà, perché l’uomo ha cercato di creare il robot a sua immagine.

 

Questo concept album dal sound futuristico si propone, in prima istanza, di analizzare tutte le sfumature del progresso scientifico che, almeno in questo caso, potrebbe condurre a un’involuzione della società e alla conseguente spersonalizzazione della stessa, con conseguenze a dir poco devastanti.

  • E come Eye In The Sky

 

I am the eye in the sky

Looking at you

I can read your mind

I am the maker of rules

Dealing with fools

I can cheat you blind

And I don’t need to see any more

 

Io sono l’occhio nel cielo che vi guarda,

Posso leggere la tua mente

Io sono il creatore di norme

Trattando con gli sciocchi

Posso imbrogliare i ciechi

E non ho più bisogno di vedere

 

Questa traccia, molto probabilmente, la conosceranno un po’ tutti. La stessa fa parte dell’album omonimo del Giugno 1982; un album che fruttò al gruppo un successo senza precedenti. Nello stesso si mescolano prettamente tre generi: art rock, rock progressivo e, soprattutto, musica elettronica. In effetti, con un ingegnere del suono dal calibro di Alan Parsons non potrebbe essere altrimenti. Anche questa ballata pop è narrata da Woolfson e fa quasi pensare al Big Brother di 1984, romanzo di George Orwell. Le strofe poste nell’introduzione alla traccia, in effetti, parlano da sole.

  • G come Genesis Ch.1 V.32 – Strumentale (I Robot – 1977)

  • H come Hyper-Gamma-Spaces – Strumentale (Pyramid – Giugno 1978)

  • I come Inside Looking Out

 

To change the world

A dreamer must be

 

Per cambiare il mondo bisogna essere sognatori…

 

Devo dire che qui ho avuto difficoltà nella scelta della canzone e volevo quasi metterci la strumentale I Robot, ma poi ha vinto Woolfson. La canzone fa parte del penultimo album del gruppo, uscito nel Gennaio del 1987, dal titolo: Gaudi. Già, l’album è proprio dedicato all’architetto spagnolo Antoni Gaudi e, perlomeno a mio avviso, è un disco di ottima fattura. La traccia in questione spinge l’uomo a continuare a sperare che tutti i suoi sogni possano avverarsi perché, in fin dei conti, è quello che ognuno di noi si augura.

  • L come Let’s Talk About Me

Una bella canzone Sinth Pop/Art rock cantata da David Paton inaugura Vulture Culture, album del 15 Febbraio 1985. Nella track figura la voce fuoricampo di Lee Abrams, accreditato come “Mr. Laser Beam”. 

  • M come May Be A Price To Pay

Per questa meravigliosa canzone, così come per Nothing Left To Lose e The Turn Of A Friendly Cards, allego un mio vecchio post: Riflessioni ‘casuali’ – e intrusioni musicali! –

  • O come Old And Wise

  • P come Pyramania

Un’altra grandiosa traccia afferente all’album Pyramid cantata da Jack Harris. Che dire, il ritmo di questa traccia è trascinante e non poteva certo essere esclusa da questo elenco di canzoni!

  • S come Silence And I

 

We’re two of a kind.
Silence and I.
We need a chance to talk things over.
Two of a kind,
Silence and I.
We’ll find a way to work it out. 

 

Siamo della stessa natura, 
io e il Silenzio. 
Abbiamo bisogno di un’occasione per discutere. 
Della stessa natura, 
io e il Silenzio. 
Troveremo un modo per risolvere il problema. 

 

Questa potrebbe essere davvero considerata come la mia traccia preferita in assoluto e sicuramente gran parte del merito va al bellissimo assolo di stampo blues/jazzistico di pianoforte che è presente verso la metà della canzone. La sofferenza del protagonista della stessa può essere ben compresa da ognuno di noi. Spesso, l’incomunicabilità umana è il fattore scatenante la fine di un qualsiasi rapporto e questo ci porta, perciò, a diventare un tutt’uno con il silenzio. Ed è proprio su questo presupposto che si basa il titolo del brano. Il conturbante silenzio è il nostro unico ascoltatore, come tra l’altro declama anche la canzone The Sound Of Silence del duo folk statunitense Simon & Garkfunkel; un brano dalle atmosfere decisamente più tetre e malinconiche. Tornando agli A.P.P., sembra proprio che i brani migliori siano affidati a Eric Woolfson e, anche in questo caso, la scelta è azzeccata: l’interpretazione del cantante è davvero sublime. A livello strumentale, piano (Parsons e Woolfson), sax (Mel Collins) e batteria (Stuart Elliot) sono assemblati alla perfezione.

La sezione orchestrale, poi… da brivido!

  • V come Voyager – Strumentale (Pyramid – Giugno 1978)

  • Y come You’re Gonna Get Your Fingers Burned

Questa traccia così energica dalle atmosfere pop/rock è cantata da Lenny Zakatek e devo dire che il suo ritmo incalzante mi ha conquistata. Anche questo brano fa parte del disco Eye In The Sky (1982).

  • W come Winding Me Up

 

When she told me her name it was more than a feeling…

 

Ho ascoltato questa meravigliosa traccia quest’oggi e devo ammettere che mi ha decisamente colpita. La trovo geniale, semplicemente geniale. E di sicuro, questo bel risultato lo si deve all’arrangiamento orchestrale presente nella stessa. Questa traccia, cantata da Chris Rainbow, afferisce all’album Eve del 1979. Il disco, come suggerito dalla copertina, è interamente dedicato all’analisi del mondo femminile e in questa traccia si raccontano gli effetti che l’innamoramento ha avuto su un uomo che, come da lui espresso, è stato letteralmente bruciato con gli occhi dalla sua lei.

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

2 Risposte a “The A.P.P. – Alan Parsons Project”

  1. Mi scontenta di questo post che hai saltato la C di Children of the Moon e la O di Old and Wise… Imperdonabile! 😁
    Sono un po’ in ritardo, lo so, comunque buon compleblog!

    1. Che bello ritrovarti qui! 🙂
      Ok, forse non mi crederai, ma giuro che volevo metterla Old And Wise (l’ho ascoltata un sacco di volte)!!! Infatti, quando ho pubblicato il post, mi sembrava che ci mancasse qualcosa; poi mi si è “accesa la lampadina” ma tra studio e altro non ho modificato il post!
      Quanto alla lettera C… confesso di aver peccato di pigrizia, perché ero indecisa tra Children Of The Moon e un’altra che ora non ricordo! A ogni modo, le aggiungerò perché questo fatto di non rimembrare la canzone incriminata mi fa capire che il dubbio non doveva sussistere e che Children Of The Moon è La Song suprema!
      A quanto pare, in questo mio post l’album “Eye In The Sky” ha vinto su tutti gli altri dischi!
      Grazie mille per l’augurio, comunque! 😀

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