(In) Cortocircuito?

In questo momento di “pseudo-relax post-studio” uno sfarfallio di cariche negative, accompagnate però da un certo grado di speranza, stanno popolando il mio stomaco al posto della cena che dovrei consumare tra breve. D’altronde, ho scelto io quel giorno maledetto, e ho scelto io di sfidare una disciplina assai più grande di me (per inaugurare questa incognita sessione estiva) e con la quale, diciamocelo chiaramente, non posso combattere ad armi pari: La Fisica. Non che ci sia scelta, comunque, e… Ammetto pure che presentarmi con un 18 e “morire” con un 18 sarebbe il mio sogno più grande e in questi ultimi giorni di attesa infinita non faccio altro che ripetermi quelle confortanti parole declamate dal professore (e dunque ripensarci).

“Tanto per la cronaca, queste cose – per l’esame orale – fanno parte del minimo sindacale.”

A questa precisa e inequivocabile affermazione, la mia speranza si rifà viva almeno un poco e mi rendo conto che forse posso riuscire a dirgli almeno quelle: le famigerate equazioni di Maxwell che correlano in modo diretto il campo elettrico con quello magnetico. In queste ultime settimane ho cercato di darmi da fare cercando di imparare qualcosa al meglio delle mie possibilità, però sono ben consapevole che la mia preparazione non è quella che avrei sperato se avessi potuto sostenere l’esame ad Aprile. Il programma è molto vasto e ammetto di non conoscere nel dettaglio molti argomenti e forse ho deciso di scrivere questo post proprio per infondermi coraggio (tra l’altro per la cinquatamiliardesima volta) e per sentirmi “meno sola”. Non appena ho letto dei messaggi su Whatsapp inerenti agli esami di oggi, devo dire di non aver preso molto bene quanto vi era scritto.

Di quelle domande, si e no se ne sapevo una. Lì per lì, la cosa mi ha spaventato parecchio e anche in questo momento non sono al massimo della mia tranquillità: conosco i miei limiti e riguardo alla Fisica, ci vuole davvero un (grande) cervello preposto alla memorizzazione di alcuni fenomeni che, pur esistendo semplicemente in natura, richiedono una trattazione matematica assai complessa e rigorosa che io non saprei nemmeno spiegare (né tantomeno memorizzare, appunto). Ho studiato i teoremi principali connessi all’analisi vettoriale e li ho ripetuti un sacco di volte, tanto che ora posso asserire di conoscerli. Ma questo ovviamente non basta. E mentirei a me stessa se dicessi di sentirmi pronta per affrontare questa mostruosità, ma so anche che la mia speranza non deve morire ORA, a due passi dall’esame orale. Insomma, le formule non sono proprio il mio forte, devo dirlo. E sono decisamente troppo elaborate.

Nei giorni scorsi ho cercato sempre di coltivare il positivo (e di non prendere la cosa “troppo sul serio” per così dire), malgrado la pessima esperienza avuta con Fisica I (e di cui non avevo mai parlato sinora). A causa di un esonero fallito, verso la fine del primo anno dovetti risostenere uno scritto (usufruendo comunque del primo esonero, che andò bene) e presi un 29 magnifico. L’esame orale, però, fu un vero e proprio disastro perché di quei pochi argomenti che dovevamo sapere, il professore mi chiese proprio il più antipatico e a mio avviso il più complesso, complice il fatto che lo studente prima di me non era stato in grado di spiegarglielo. Non so come ho fatto a mantenere il sangue freddo ma, in quel momento, dentro di me pensai: “E ora… cosa caspita gli dico?” Per uno strano scherzo del destino, mi ricordai la legge oraria del moto armonico e la scrissi sulla lavagnetta che si trovava di fronte alla scrivania del professore e, a stento, cominciai a farfugliare quel poco che mi ricordavo sull’argomento. La situazione, però, degenerò quando non riuscii a spiegargli un passaggio matematico che, se non erro, dovevo riscrivere in funzione di un altro parametro presente nella formula.

Ebbene, là mi bloccai del tutto e questo provocò un moto di rabbia nel professore perché, a suo dire, la questione era davvero elementare. Con uno scatto nervoso, si alzò dalla scrivania e mi ripeté – urlandomi letteralmente in faccia – cosa dovessi scrivere, ma io mi ostinavo a non comprendere cosa caspita intendesse. Ero rimasta abbastanza pietrificata e alla fine il professore mi prese il gesso e scrisse al posto mio (o, forse, lasciò perdere?), mentre io ero andata completamente nel panico perché non riuscivo proprio a capire cosa stesse facendo. Come vedete, non mi ricordo nemmeno più il dettaglio di cosa fece alla fine, se non il fatto che, con una rabbia cieca, mi mise 18 (lo ammetto, fui fortunata!), fece la media degli scritti e il totale venne fuori 22. Uscii dal quell’aula con la ricevuta firmata ma con la consapevolezza di non essere riuscita a dare il meglio.

Ci misi un po’ per riprendermi da quell’esperienza, perché sapevo di non aver fatto proprio una gran figura. Però decisi comunque di restare, di affrontare a testa alta i prossimi ostacoli che il cammino mi avrebbe riservato; ostacoli di cui io non avrei mai immaginato l’entità. Sapete, anche se non c’entra nulla ora, mi piace spesso ripensare al mio professore di matematica che, durante il primo semestre del secondo anno, mi infuse una forza, un coraggio e una determinazione che per un (bel) pezzo avevo dimenticato… poi arrivò “la crisi”, quella vera. Affrontare più volte Analisi II mi aveva tolto tutta la forza di continuare a lottare in nome di un difficile percorso ma, in primis, di tutti i sacrifici che avevo fatto fino a quel momento per tentare di costruire un qualcosa dopo il liceo, e recuperarla… una fatica immensa! E sono altresì convintissima del fatto che se avessi avuto lo stesso professore di Analisi I, avrei potuto superare quel maledetto esame al primo colpo, in virtù del suo entusiasmo e della sua eccellenza! Però, ovviamente, ho dovuto affrontare il tutto da sola e senza supporti anche se, devo dirlo, da un lato avevo immaginato di chiedere aiuto proprio a lui, e anche in questa “occasione” mi piace (o meglio, devo) pensare che affronterò questa ennesima sfida con il sangue freddo che mi ha contraddistinto finora, comunque andrà.

Insomma, si dice che bisogna sempre sperare e che le difficoltà ci aiutino a crescere e a diventare più forti. Per cui, in nome di questa filosofia, devo cercare di fronteggiare questo “mostro” via online e, da un lato, la cosa mi rende un poco più rilassata. Il professore, poi, è una persona molto calma (anche se in realtà anche l’altro lo sembrava…!) e a detta di molti, non si avrebbero speranze SOLTANTO nel caso in cui tu non sappia nemmeno che materia insegna! Lo ammetto, proprio adesso ho fatto un sorrisetto un’altra volta e mi ci voleva, a seguito di una giornata difficile in cui mi sono fatta duemila domande sul come io possa cavarmela “recuperando” qualche altra cosa. Ormai, però, resto dell’idea di concentrarmi su quel minimo sindacale che potrebbe salvarmi la vita: il caro vecchio Maxwell. E proprio a tal proposito… credo proprio che dopocena ristudierò di nuovo quelle equazioni, ripetendole fino alla nausea (e continuando a sperare in un po’ di fortuna)… a ogni modo, ci sono cose ben peggiori nella vita e se anche non dovessi farmi viva nei prossimi giorni, non pensiate che io abbia nuovamente toccato quel fondo di cui vi ho parlato mesi fa e che ho vissuto l’estate scorsa, anche perché questa volta non ho la benché minima intenzione di esplorare quegli oscuri fondali ancora una volta… IN FONDO, IO HO GIÀ DATO!!! E tanto per stare “più tranquilla”, mi faccio l’ennesima promessa, e dunque… col cavolo che domani mi metto a leggere sul gruppo quello che ha chiesto il professore!

Pubblicato da Eleonora

Sono una ragazza curiosa dalle molte passioni: amo scrivere, leggere (ovviamente), disegnare fumetti, ascoltare musica - specialmente appartenente al filone del rock progressivo - e ballare, soprattutto i Latino-Americani. Mi piacerebbe molto imparare a suonare il pianoforte, nonché trovare un partner ballerino con cui condividere la mia grande passione per la danza... Lo so, forse chiedo troppo!

2 Risposte a “(In) Cortocircuito?”

  1. Mi sembra di ricordare che Fisica A e B fossero tutti esercizi, mentre Fisica C (dopo consegna di relazione di laboratorio) fossero domande di teoria. Invece vedo che a voi chiedono soprattutto teoria, che non so se per te è meglio o peggio…
    Poi pure in modalità online…

    1. Da noi per entrambe le fisiche abbiamo fatto zero laboratorio, e forse questo ha accentuato la difficoltà per l’esame orale perché in un certo senso qualche esperienza di lab magari ci avrebbe aiutato a capire meglio certe cose… In modalità online… hai già visto com’è andata!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *